Per evitare che l’ondata di gelo che nei giorni scorsi ha colpito il Texas causasse danni agli impianti delle raffinerie di petrolio, le più grandi industrie dello Stato hanno immesso nell’atmosfera circa 150 tonnellate di gas serra e inquinanti, causando gravi danni all’ambiente.
Arma di guerra
Per i bambini che vivono in zone di conflitto c’è anche il pericolo della violenza sessuale. Il servizio è di Fabio Piccolino.
Settantadue milioni di bambini vivono in luoghi del mondo dove forze e gruppi armati sono soliti perpetrare atti di violenza sessuale contro i minori: è l’allarme lanciato da Save The Children nel Rapporto “Arma di guerra”, che accende i riflettori sul pericolo che molti bambini in zone di conflitto sono costretti ad affrontare quotidianamente.
Secondo i dati, il rischio di subire abusi oggi è quasi dieci volte più alto rispetto a dieci anni fa. I Paesi in cui si registra il numero più alto di violazioni sono lo Yemen e la Somalia, seguiti da Iraq, Siria, Colombia e Sud Sudan.
Bersagli sociali
Nel corso del 2020 sono stati uccisi almeno 331 difensori dei diritti umani nel mondo: sono i dati del report dell’organizzazione Front Line Defender da cui emerge che due terzi delle persone assassinate si occupavano di ambiente, di terra e di popolazioni indigene. America Latina e Filippine le aree più pericolose per gli attivisti.
Microfoni spenti
A mezzanotte, nell’ultimo minuto del giorno di San Valentino, è calato il silenzio su un altro pezzo, l’ennesimo, di democrazia in Ungheria. Dopo 20 anni di trasmissioni, si è spenta per sempre KlubRadio, l’ultima radio indipendente magiara, silenziata dal governo di Viktor Orban sulle frequenze analogiche. In Ungheria infatti la legge prevede che l’Autorità controlli i contenuti dei media: il motivo formale della revoca della licenza a Klubradio, che ha visto respinto il suo ricorso dalla Corte di giustizia di Budapest e che non aveva notificato in tempo i contenuti trasmessi.
Ma Andras Arato, direttore e proprietario dell’emittente, non si è dato per vinto e si è trasferito sulla piattaforma internet della radio mandando in onda l’Inno alla Gioia, l’inno ufficiale dell’Unione europea. Poco prima di cessare le trasmissioni, Arato ha salutato gli ascoltatori esprimendo la sua rabbia contro Orban per la decisione di silenziare la radio, e la redazione ha scandito con un conto alla rovescia gli ultimi secondi di vita delle trasmissioni sul canale consueto. Poi il silenzio, ma per poco. Mezzora dopo è stato inviato un messaggio sul gruppo Facebook creato per l’occasione: il lavoro continua, non è la fine ma solo un cambiamento.
Una sfida aperta a Orban sulla quale anche l’Unione Europa sembra intenzionata ad agire. La Commissione in una lettera ha chiesto che le frequenze sospese “con motivazioni giuridiche molto discutibili” possano ancora essere utilizzate evitando danni irreparabili ai proprietari delle stesse”. Una sollecitazione esplicita è arrivata da un portavoce dell’Esecutivo Ue Christian Wigand, che così ha parlato durante il briefing con la stampa a Bruxelles: “Quando l’Ungheria applica le norme europee sulle frequenze dovrebbe rispettare la carta dei diritti fondamentali, che includono la libertà di espressione, informazione e di impresa”.
Secondo i critici, l’emittente è stata silenziata per motivi politici, ma il Consiglio per i media dell’Ungheria ha respinto le accuse di pregiudizio politico. L’esecutivo comunitario esaminerà se il rifiuto dell’estensione della licenza di Klubradio sia in linea con il diritto Ue e adotterà ulteriori azioni se necessario, ha riferito ancora Wigand. Il portavoce ha confermato che la Commissione ha inviato una lettera alla rappresentanza permanente dell’Ungheria a Bruxelles proprio a proposito di Klubradio, esprimendo preoccupazione, e che Budapest non ha ancora risposto.
di Pierluigi Lantieri
A sostegno di chi migra
Caritas Ambrosiana e Ipsia-Acli stanno costruendo a Lipa, in Bosnia, un refettorio per consentire alle persone che fuggono da guerre, persecuzioni e povertà di avere un pasto caldo e un luogo sicuro dove fermarsi.
Ascoltiamo la testimonianza di Silvia Maraone, operatrice sul campo.
Cure negate
Secondo l’organizzazione inglese di volontariato Royal Mencap Society, nel Regno Unito molti pazienti con disabilità mentale non sono stati sottoposti a rianimazione in caso di Covid-19 negli ospedali e negli istituti. Una decisione che ha causato un aumento dei decessi nelle persone con difficoltà di apprendimento.
Sos minori
I bambini soldato nel mondo sono quasi ottomila: una pratica inaccettabile con conseguenze gravissime. Il servizio è di Fabio Piccolino.
Secondo l’ultimo Rapporto delle Nazioni Unite, i bambini soldato nel mondo sono circa 7750, nella maggior parte dei casi reclutati in Siria, Congo e Somalia, ma presenti, con ruoli diversi, in diciotto diversi paesi. Una realtà che Unicef definisce “atroce” e che costituisce una serie di violazioni dei diritti dei minori, inaccettabili nella nostra epoca.
In occasione della Giornata Mondiale contro questa pratica, celebrata pochi giorni fa, Intersos ha lanciato la campagna #StopBambiniSoldato, con l’obiettivo del reintegro nella società dei minori coinvolti nei conflitti attraverso un percorso che, a partire da cure mediche e supporto psicologico, mira ad un pieno reinserimento sociale e lavorativo.
Ingiustizia globale
In 130 Paesi del mondo non è ancora stata somministrata alcuna dose di vaccino anti-Covid, mentre tre quarti delle immunizzazioni sono avvenute nelle dieci nazioni più ricche. Una disparità che Oms e Unicef definiscono “autolesionista”.
Serve un cambio di passo
Focsiv e Ipsia-Acli lanciano un appello alle istituzioni italiane e europee affinché sul tema delle migrazioni si intervenga con pratiche strutturate e politiche di accoglienza lungimiranti e coraggiose anziché con misure tampone che si limitano a contrastare l’emergenza del momento.