Sono passati otto anni dall’incidente nucleare di Fukushima, in Giappone, ma l’allarme radiazioni resta. Il servizio di Fabio Piccolino. (sonoro)
Otto anni dopo l’incidente nucleare di Fukushima, i livelli di radiazione nella zona circostante sono da cinque a oltre cento volte più alti del limite massimo raccomandato a livello internazionale e rimarranno tali fino al prossimo secolo. E’ il risultato di un’indagine di Greenpeace Giappone che accusa il governo di ingannare gli organismi internazionali e le Nazioni Unite sul reale impatto della contaminazione. Secondo l’organizzazione ambientalista, nelle aree in cui operano alcuni addetti alle bonifiche i livelli rilevati sarebbero considerati un’emergenza se fossero registrati in un impianto nucleare. “Questi lavoratori – si legge – non hanno ricevuto formazione sulla tutela da radiazioni. Poco protetti e mal pagati, se denunciano la situazione rischiano di perdere il lavoro”.
Carneficina quotidiana
 Nel solo 2018 i bambini uccisi in Siria sono 1.106: lo fa sapere l’Unicef, precisando che il dato si basa solo sulle verifiche delle Nazioni Unite, e che quindi potrebbe essere anche più alto. Le causa principali sono le mine antiuomo e gli attacchi a strutture scolastiche e sanitarie. Il conflitto nel paese dura da ormai nove anni.
Nel solo 2018 i bambini uccisi in Siria sono 1.106: lo fa sapere l’Unicef, precisando che il dato si basa solo sulle verifiche delle Nazioni Unite, e che quindi potrebbe essere anche più alto. Le causa principali sono le mine antiuomo e gli attacchi a strutture scolastiche e sanitarie. Il conflitto nel paese dura da ormai nove anni.
Tragedia della solidarietà
 Tra le 157 vittime del Boeing 737 della Ethiopian Airlines anche otto italiani, tutti studiosi e volontari. Il servizio di Fabio Piccolino. (sonoro)
Tra le 157 vittime del Boeing 737 della Ethiopian Airlines anche otto italiani, tutti studiosi e volontari. Il servizio di Fabio Piccolino. (sonoro)
La maggior parte dei passeggeri del terribile disastro aereo in Etiopia era attiva nel volontariato e nella cooperazione internazionale e si trovava in Africa per progetti di sviluppo. Tra le vittime italiane tre volontari della Onlus Bergamasca Africa Tremila, il presidente della ong Cisp e della rete LinK 2007 Paolo Dieci, e tre funzionari del World Food Programme. Messaggi di cordoglio sono giunti da tutte le reti associative: AOI ha espresso un “dolore immenso per tutto il mondo della solidarietà e della cooperazione internazionale”, mentre Aics si unisce al dolore che ha colpito le famiglie delle vittime della tragedia. “Il mondo della cooperazione internazionale perde uno dei suoi più brillanti esponenti, Paolo Dieci”: sono le parole utilizzate dal Cisp per annunciare la scomparsa del fondatore e presidente del Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli.
Acqua che salva la vita
 Al via la campagna di Oxfam per rispondere alle necessità delle popolazioni colpite da guerre e dagli effetti del cambiamento climatico. Al mondo due miliardi di persone sono senza accesso a fonti sicure, è la denuncia dell’organizzazione.
Al via la campagna di Oxfam per rispondere alle necessità delle popolazioni colpite da guerre e dagli effetti del cambiamento climatico. Al mondo due miliardi di persone sono senza accesso a fonti sicure, è la denuncia dell’organizzazione.
Fiocco rosso
 È stato inaugurato a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, il primo ospedale pediatrico del paese, nato con il sostegno del Bambino Gesù di Roma. La struttura prevede un’ala dedicata alla malnutrizione gestita dalla ong Action contre a faim e una destinata alle altre malattie, coordinata da Cuamm medici nel mondo. Il presidio curerà circa 70mila bambini in un anno.
È stato inaugurato a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, il primo ospedale pediatrico del paese, nato con il sostegno del Bambino Gesù di Roma. La struttura prevede un’ala dedicata alla malnutrizione gestita dalla ong Action contre a faim e una destinata alle altre malattie, coordinata da Cuamm medici nel mondo. Il presidio curerà circa 70mila bambini in un anno.
Cresce la speranza
 Ci sono ancora civili tenuti in ostaggio dai miliziani di Daesh nell’ultima sacca di territorio controllata dai jihadisti nel sud-est della Siria. Tra loro, secondo fonti curde rilanciate da media libanesi, ci sarebbe il gesuita romano Paolo Dall’Oglio, scomparso nel luglio 2013 a Raqqa, allora roccaforte siriana dell’Isis. A riportarlo la testata libanese Al-Akhbar, che arriva a ipotizzare una sua imminente liberazione insieme ad altri ostaggi curdi e occidentali.
Ci sono ancora civili tenuti in ostaggio dai miliziani di Daesh nell’ultima sacca di territorio controllata dai jihadisti nel sud-est della Siria. Tra loro, secondo fonti curde rilanciate da media libanesi, ci sarebbe il gesuita romano Paolo Dall’Oglio, scomparso nel luglio 2013 a Raqqa, allora roccaforte siriana dell’Isis. A riportarlo la testata libanese Al-Akhbar, che arriva a ipotizzare una sua imminente liberazione insieme ad altri ostaggi curdi e occidentali.
Scatti di libertà
 È uscito dal carcere il fotoreporter egiziano Mahmoud Abou Zeid. Il Comitato per la protezione dei giornalisti ricorda come l’uomo abbia trascorso più di 2.000 giorni dietro le sbarre. Nel 2013 era stato arrestato mentre documentava per l’agenzia londinese Demotix scontri tra forze di sicurezza egiziane e sostenitori del deposto presidente Mohammed Morsi all’epoca dello sgombero del sit-in dei Fratelli musulmani.
È uscito dal carcere il fotoreporter egiziano Mahmoud Abou Zeid. Il Comitato per la protezione dei giornalisti ricorda come l’uomo abbia trascorso più di 2.000 giorni dietro le sbarre. Nel 2013 era stato arrestato mentre documentava per l’agenzia londinese Demotix scontri tra forze di sicurezza egiziane e sostenitori del deposto presidente Mohammed Morsi all’epoca dello sgombero del sit-in dei Fratelli musulmani.
Stop bombe
 Una petizione per chiedere la fine dell’esportazione, la fornitura e il trasferimento di armi italiane usate nella guerra in Yemen. Il servizio di Fabio Piccolino. (sonoro)
Una petizione per chiedere la fine dell’esportazione, la fornitura e il trasferimento di armi italiane usate nella guerra in Yemen. Il servizio di Fabio Piccolino. (sonoro)
Una petizione per chiedere la fine dell’esportazione, la fornitura e il trasferimento di armi italiane alla coalizione saudita per il conflitto in Yemen. È quella lanciata da Save The Children qualche giorno fa con l’obiettivo, quasi raggiunto, di raccogliere 40mila firme.
Le bombe fabbricate nel nostro paese vengono utilizzate in guerra per colpire la popolazione, case, villaggi e aree civili: scopo della mobilitazione è che l’Italia, fermando l’export di armi, si faccia promotrice di un’iniziativa globale per bloccare questo commercio sulla pelle dei bambini in Europa e nel mondo. Alcuni Paesi lo hanno già fatto: tra questi Austria, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Norvegia e Svizzera.
Ora basta
Le principali ong in Turchia hanno presentato un appello congiunto per chiedere che vengano fatte cadere le assurde accuse rivolte all’attivista Osman Kavala e ad altri 15 rappresentanti di spicco della società civile. La lettera aperta, firmata da diverse organizzazioni tra cui Amnesty International, Human Rights Watch, chiede la fine della campagna orchestrata di intimidazioni e vessazioni giudiziarie.
Infanzia in pericolo
 “Le vite di 11 milioni di bambini yemeniti dipendono dagli aiuti umanitari”. Lo ha dichiarato Henrietta Fore, direttore generale di Unicef, chiedendo ai leader del mondo un impegno per mettere fine alla peggiore crisi umanitaria del mondo. Ad essere in una situazione critica sono l’80% dei minori del paese, dove continuano ad essere uccisi o feriti a causa delle violenze e reclutati in gruppi o forze armate. Due milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta.
“Le vite di 11 milioni di bambini yemeniti dipendono dagli aiuti umanitari”. Lo ha dichiarato Henrietta Fore, direttore generale di Unicef, chiedendo ai leader del mondo un impegno per mettere fine alla peggiore crisi umanitaria del mondo. Ad essere in una situazione critica sono l’80% dei minori del paese, dove continuano ad essere uccisi o feriti a causa delle violenze e reclutati in gruppi o forze armate. Due milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta.




