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Pericolo contagio


Si sta diffondendo sempre più velocemente l’epidemia di colera in Yemen. Nel paese, devastato dalla guerra, si segnalano ogni giorno tra i tremila e i cinquemila nuovi casi. Secondo le Nazioni Unite, in assenza di aiuti internazionali, il contagio potrebbe coinvolgere oltre trecentomila persone ed espandersi in altre nazioni.

In ginocchio


Disperata la situazione umanitaria nel Sahel e in gran parte della zona Sub-sahariana in Africa dove, secondo un recente rapporto Onu, circa 26 milioni di persone sono allo stremo per mancanza di cibo e acqua. Nora McKeon della ong Terra Nuova. (sonoro)

Un brutto clima


La mossa di Trump di uscire dagli accordi di Parigi fa discutere soprattutto negli Stati Uniti. Il servizio di Fabio Piccolino.

 

L’uscita degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima ha generato in questi giorni numerose polemiche contro l’amministrazione di Donald Trump, destando preoccupazione per le sorti del pianeta e scetticismo su nuovi possibili trattati. La decisione del presidente è però nei fatti più politica che realmente operativa: l’uscita formale da Parigi non potrà infatti essere completata prima del novembre del 2020, quando negli Usa ci saranno state delle nuove elezioni presidenziali; inoltre diversi stati americani hanno introdotto autonomamente vincoli e limiti alle emissioni inquinanti e molte aziende stanno già ammodernando i loro processi industriali, rendendoli più verdi. La battaglia sul futuro del pianeta non è ancora del tutto perduta.

Un diritto, non una minaccia


È il nome del rapporto di Amnesty che denuncia restrizioni sproporzionate delle manifestazioni in Francia sulla base dello stato d’emergenza dopo gli attacchi di Parigi del 13 novembre 2015. Secondo l’organizzazione a centinaia di attivisti, ambientalisti e sindacalisti è stato ingiustificatamente impedito di prendere parte alle proteste.

 

Lo stato d’emergenza autorizza i prefetti a vietare lo svolgimento di raduni come misura precauzionale per motivi, estremamente ampi e non meglio definiti, di “minaccia all’ordine pubblico“. Questi poteri, limitativi del diritto alla libertà di manifestazione pacifica, sono spesso usati in modo sproporzionato. Sfidando le limitazioni dello stato d’emergenza, molti continuano comunque a manifestare. Nei loro confronti le forze di sicurezza ricorrono spesso a una forza eccessiva o non necessaria: manganelli, proiettili di gomma e gas lacrimogeni sono stati usati contro manifestanti pacifici che non sembrava stessero minacciando l’ordine pubblico.
Lo stato di emergenza in Francia è stato rinnovato cinque volte finendo per normalizzare una serie di misure tra cui il divieto di svolgere manifestazioni e l’impedimento a singole persone di prender parte alle proteste. Il presidente Macron ha annunciato che chiederà al parlamento di estendere per la sesta volta lo stato d’emergenza.

Appello all’Europa


Dopo il fallimento del G7 sui temi dell’immigrazione, il Centro Astalli chiede a Bruxelles più coraggio e accoglienza. Donatella Parisi, dell’associazione umanitaria. (sonoro)

Un po’ di respiro


La Commissione europea ha deciso di sostenere con 12 milioni di euro l’operazione di emergenza dell’agenzia delle Nazioni Unite per il Sud Sudan. Il contributo garantirà assistenza alimentare e nutrizionale a circa 890.000 persone che, a causa del conflitto e dell’insicurezza alimentare, soffrono la fame.

 

Nel paese africano circa cinque milioni e mezzo di persone soffrono la fame: si tratta del peggior livello di insicurezza alimentare mai vissuto dall’indipendenza. La situazione è ulteriormente peggiorata a causa dei flussi continui di sfollati. In alcune zone i tassi di malnutrizione acuta hanno già raggiunto livelli allarmanti. Questa situazione si aggraverà maggiormente durante la stagione di magra, quando le famiglie avranno esaurito le riserve alimentari dell’ultimo raccolto.

G7, affondato


A Taormina il vertice dei grandi della Terra si chiude senza accordi importanti. Il servizio di Fabio Piccolino.

 

“Un grande nulla di fatto”: è insufficiente il giudizio delle associazioni e delle ong dopo il G7 di Taormina. Secondo Oxfam, i leader mondiali non hanno dimostrato la volontà di affrontare seriamente le grandi questioni del nostro tempo, come la fame e la crisi migratoria.
La Coalizione italiana contro la povertà ha parlato di “summit dai risultati insoddisfacenti”, mentre Save the Children ha sottolineato l’assenza di una visione comune sul tema della migrazione, nonostante il vertice si sia tenuto in un luogo simbolo come la Sicilia. Secondo Medici Senza Frontiere la risposta alla crisi umanitaria non può essere la criminalizzazione delle persone in fuga. Mentre sul clima, pesa la posizione della nuova amministrazione americana, che ha preso tempo sull’attuazione degli accordi di Parigi.

G7, una sfida da vincere


Si apre oggi il summit dei grandi della Terra. Per ong e associazioni al centro deve esserci il tema dell’immigrazione e il diritto al cibo. Il servizio di Fabio Piccolino.

 

La scelta di Taormina come sede del vertice del G7 aveva l’obiettivo di tener viva l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sul tema delle migrazioni e dei profughi: le associazioni e le ong che si occupano di diritti hanno espresso tuttavia preoccupazione per quello che potrebbe rivelarsi un “accordo al ribasso”. Il timore di Action Aid è che si facciano dei “passi indietro su alcuni temi fondamentali”, come gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030. Oxfam chiede che i leader mondiali trovino una soluzione per affrontare le carestie che minacciano 30 milioni di persone in Sud Sudan, Yemen, Somalia e Nigeria. Unicef infine pone l’accento sui minori migranti, con un evento simbolico che invita a riflettere su chi è costretto a lasciare la propria terra rischiando la vita.

Spunta l’arcobaleno


Taiwan si avvia alla legalizzazione delle unioni tra le persone dello stesso sesso. La Corte costituzionale infatti ha dichiarato illegittima la legge secondo cui il matrimonio può esistere solo tra un uomo e una donna. Si tratterebbe del primo paese asiatico ad approvare le nozze gay.

Lo scorso dicembre una proposta di legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso era stata presentata dal partito progressista di Tsai Ing-wen,ma le proteste delle forze politiche conservatrici e di quelle religiose ne avevano ostacolato il percorso. La sentenza della Corte, presa da quattordici giudici, sembra essere però decisiva per un cambiamento normativo. Taiwan è considerato uno dei paesi più progressisti dell’Asia, uno dei pochi che organizza ogni anno il gay pride.

Un’altra via


L’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi ha lanciato un appello a Tripoli per la liberazione dei richiedenti asilo bloccati nei centri di detenzione per migranti in Libia, auspicando soluzioni alternative per chi viene da paesi in conflitto. “I bambini, le donne e gli uomini che hanno già molto sofferto – ha detto –  non dovrebbero sopportare queste difficoltà”.

 

I centri di detenzione di questo tipo sono circa quaranta in Libia, dove migliaia di migranti vivono in condizioni precarie dopo essere stati intercettati o salvati nel Mediterraneo durante le loro traversate verso l’Europa. UNHCR ha assicurato di aver ottenuto la liberazione di più di 800 rifugiati vulnerabili e richiedenti asilo negli ultimi 18 mesi. Dopo una visita in un centro di detenzione libico, Filippo Grandi si è detto “scioccato dalle condizioni difficili nelle quali i rifugiati e i migranti sono detenuti” e ha promesso di rafforzare la presenza della sua organizzazione in Libia se le condizioni di sicurezza lo permettono, per fornire assistenza anche alle centinaia di migliaia di sfollati libici all’interno del Paese.

Foto: Globalist