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Voglia d’Europa


La Francia sceglie Macron e dice non ai populismi. Il servizio di Fabio Piccolino.

L’Europa dei muri e della paura subisce un’altra battuta di arresto. La sconfitta di Marine Le Pen al ballottaggio in Francia segue quella di Hofer in Austria e di Wilders in Olanda: le nuove forze populiste di destra non riescono a fare il grande salto e il futuro dell’Unione Europea sembra essersi fatto più solido. Adesso però servono sfide nuove e risposte concrete: il desiderio di rinnovamento che sta attraversando molte democrazie occidentali e che si esprime oggi con l’affermazione di Macron o con la crescita del Front National  non può rimanere inascoltato. L’Europa di domani sarà meno scettica, ma avrà ha bisogno di più certezze per guardare al futuro con ottimismo.

Wikipedia censurata in Turchia, l’appello in rete


Sabato 29 aprile le autorità turche hanno bloccato l’accesso a tutte le versioni linguistiche di Wikipedia, ledendo il diritto di milioni di persone di accedere a informazioni storiche, culturali e scientifiche neutrali e munite di fonti verificabili.
La comunità di lingua italiana esprime solidarietà alla popolazione turca e alla comunità dei wikipediani turchi e chiede il ripristino del libero accesso all’enciclopedia.
Firma anche tu l’appello dei Wikipediani e diffondi la notizia in Rete.”

 

E’ l’appello contro la censura e per la libera espressione che si legge in queste ore in testa alle pagine italiane di Wikipedia.
Il Tribunale penale di Ankara  infatti  ha bloccato l’accesso al sito dell’enciclopedia online, accusato di condurre una vera e propria “campagna diffamatoria” nei confronti della Turchia. Contro la decisione, la Wikimedia Foundation, che gestisce il portale, ha presentato ricorso al Tribunale penale di Ankara.
Secondo le autorità turche l’oscuramento di Wikipedia è motivato dal fatto che l’enciclopedia digitale è “diventata una fonte d’informazione che agisce con gruppi che conducono una campagna diffamatoria contro la Turchia nell’arena internazionale”. In particolare ci si riferisce ad alcune pagine del portale che affermano l’esistenza di legami tra il governo di Ankara e gruppi jihadisti in Siria.
Intanto Al co-fondatore di Wikipedia Jimmy Wales è stato revocato l’invito a partecipare alla conferenza internazionale “World Cities Expo” di Istanbul.

Finding Home


È il nome della app disponibile per Android lanciata dall’Agenzia Onu per i Rifugiati che consente di mettersi nei panni di chi fugge dalla guerra. L’obiettivo è quello di sensibilizzare e diffondere consapevolezza, creare empatia e porre l’attenzione sulla situazione globale dei profughi.

 

Finding Home mostra le lotte dei musulmani Rohingya, una minoranza discriminata e perseguitata: in Malesia ci sono circa 150mila profughi, la maggior parte provengono dalla Birmania, 56mila sono di etnia Rohingya. Secondo Richard Towle, rappresentante dell’UNHCR “La storia dei rifugiati è spesso difficile da capire. È facile dimenticare che dietro le statistiche e le scelte politiche su qualsiasi crisi, ci sono esseri umani con racconti reali di dolore e paura, ma anche di speranza e forza”.

Somalia, un milione e 400 mila bambini malnutriti


Secondo Unicef ci saranno quest’anno un milione e 400mila bambini gravemente malnutriti, il 50% in più rispetto all’anno scorso: 275mila sarebbero in serio pericolo di vita.
I bambini gravemente malnutriti hanno una probabilità nove volte maggiore di morire per malattie letali come colera, diarrea acquosa acuta e morbillo.
«Fino ad ora, quest’anno l’UNICEF e i suoi partner hanno curato oltre 56.000 bambini gravemente malnutriti – circa il 90% in più rispetto allo stesso periodo nel 2016”, ha dichiarato Steven Lauwerier, Rappresentante dell’UNICEF in Somalia.
Ma la combinazione di siccità, malattia e sfollamento è mortale per i bambini, bisogna fare molto di più, e molto più velocemente, per salvare vite.
Circa 615.000 persone, la grande maggioranza delle quali donne e bambini, sono sfollate da novembre 2016 a causa della siccità.
“I nuovi spostamenti della popolazione aggraveranno ulteriormente la situazione. Coloro che sono rimasti a casa hanno bisogno di assistenza immediata per non sentire la necessità di fuggire: e coloro che sono già scappati, e che si trovano attualmente nei campi, sono estremamente vulnerabili – i bambini più di tutti gli altri», ha continuato Lauwrier.

L’Europa che vogliamo


La Commissione europea ha adottato la proposta del Pilastro europeo dei diritti sociali: venti principi e diritti fondamentali per sostenere il buon funzionamento e l’equità dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale. L’obiettivo è quello di migliorare le condizioni di vita nel vecchio continente.

 

Per la definizione del pilastro, l’Unione europea ha aperto, da marzo a dicembre 2016, una consultazione pubblica durante la quale sono state raccolte 16.000 opinioni di cittadini e stakeholder, tra cui quella del Forum Nazionale del Terzo Settore.
I principi e diritti sanciti dal pilastro sono articolati in tre categorie: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque (stipendi, dialogo sociale e coinvolgimento dei lavoratori ecc…) e protezione e inclusione sociali (tra cui reddito minimo, assistenza per i senzatetto e accesso ai servizi essenziali).
“Assicurare il rispetto dei principi e dei diritti definiti nel pilastro europeo dei diritti sociali”, si legge nel comunicato stampa della Commissione europea, “è responsabilità congiunta degli Stati membri, delle istituzioni dell’UE, delle parti sociali e di altri soggetti interessati. Le istituzioni europee aiuteranno a definire il quadro e preparare la strada per l’attuazione del pilastro, nel rispetto delle competenze e delle tradizioni di dialogo sociale degli Stati membri. Saranno necessarie ulteriori iniziative legislative affinché alcuni principi e diritti compresi nel pilastro divengano effettivi. Ove necessario, la legislazione dell’UE vigente sarà aggiornata, integrata e applicata più efficacemente”.
Il pilastro è presentato in due forme giuridiche di identico contenuto: una raccomandazione della Commissione, che ha efficacia a partire dal 26 aprile, e una proposta di proclamazione congiunta del Parlamento, del Consiglio e della Commissione. Su tali basi la Commissione avvierà le discussioni con il Parlamento europeo e il Consiglio per assicurare al pilastro un ampio sostegno politico e l’approvazione ad alto livello.

Avanti a testa alta


“Le navi delle ong nel Mediterraneo svolgono un ruolo di supplenza rispetto alle politiche fallimentari dell’Europa sull’immigrazione”. Rispondono così le organizzazioni non governative agli attacchi di questi giorni. Ma il polverone si sta pian piano abbassando dopo che altri procuratori della Repubblica confermano: nessun legame tra operatori umanitari e scafisti.

No, grazie


Annullata in Brasile la costruzione di una gigantesca diga idroelettrica che secondo Greenpeace “avrebbe stravolto il cuore dell’Amazzonia brasiliana e causato danni irreversibili per l’ambiente minacciando la sopravvivenza del popolo indigeno  Munduruku”. Il progetto prevedeva la deforestazione di un’area di 2.200 chilometri quadrati.

 

La licenza di costruzione della diga di Sao Luiz do Tapajos è stata annullata dall’ Istituto brasiliano delle risorse naturali rinnovabili e ambientali (Ibama).
Il rappresentante generale del popolo Munduruku Arnaldo Kaba ha espresso la sua soddisfazione e ha spiegato che è importante “continuare combattere contro le altre dighe che minacciano il nostro fiume”. Greenpeace ha spiegato che ci sono altri 42 i progetti idroelettrici previsti per il bacino del fiume Tapajos e centinaia previsti per l’Amazzonia.

Norma di civiltà


Il Messico approva la legge contro la tortura che ne stabilisce il divieto assoluto e proibisce l’uso in tribunale di prove ottenute con la violenza. Il provvedimento era stato richiesto da più fronti dopo la sparizione forzata dei 43 studenti nello stato di Guerrero nel 2014.

 

I familiari delle vittime hanno hanno marciato nella capitale chiedendo al governo la verità e condanna dei colpevoli. La sorte dei giovani infatti è ancora ignota anche se la versione ufficiale sostiene che siano stati uccisi da un’organizzazione criminale, i loro cadaveri bruciati. L’inchiesta degli esperti internazionali ha però espresso forti dubbi sulla versione del governo.

“Noi salviamo vite”


Le ong rispediscono al mittente le accuse di questi giorni che le vedono paragonate agli scafisti. Il servizio di Fabio Piccolino.

Le ONG italiane rispondono duramente alle accuse e alle polemiche di questi giorni contro chi si occupa  dell’aiuto umanitario a rifugiati e migranti. AOI, Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, insieme al  Coordinamento italiano delle ONG internazionali  e a Link 2007 invitano la società civile a reagire ad una deriva che colpevolizza ingiustamente e strumentalizza le Ong, invece di interrogarsi sulle responsabilità delle politiche europee in relazione alle morti in mare. Secondo Save the Children “è necessario continuare le operazioni di ricerca e salvataggio, fino a quando non verranno introdotte vie alternative e sicure per consentire ai migranti di raggiungere l’Europa”.

Libertà per i giornalisti in Turchia


È l’appello di Gabriele Del Grande, il documentarista trattenuto per diversi giorni in un centro di detenzione amministrativa. Nel Paese sono 174 i cronisti in carcere. Secondo Reporter senza Frontiere, la Turchia è oggi la più grande prigione al mondo per i professionisti dei media.

 

La maggior parte degli arresti è avvenuta in seguito al tentato colpo di stato dello scorso 15 luglio. Secondo il Segretario generale di RSF Christophe Deloire, RSF, “è sufficiente una linea editoriale critica nei confronti del presidente Erdoğan per essere messi in carcere con l’accusa di terrorismo. Richiediamo l’immediato rilascio di tutti i giornalisti imprigionati per le loro attività professionali e l’abrogazione dei decreti legislativi adottati in seguito allo stato di emergenza che legalizzano l’annullamento della libertà di espressione”.