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Negazionismo turco


La teoria dell’evoluzione di Darwin sarà esclusa dai programmi delle scuole superiori a partire dal 2019. La misura è in linea con la crescente islamizzazione del paese promossa dal presidente Erdogan. La revisione prevede anche un ridimensionamento delle tradizioni secolari ispirate al fondatore dello Stato, Mustafa Kemal Ataturk.

In Turchia il tema dell’istruzione è molto dibattuto, in particolare tra islamisti (come Erdoğan) e laici. In passato le novità introdotte dalla riforma erano anche state criticate da diversi docenti universitari turchi, che avevano sottolineato come l’unico altro paese nel quale la teoria dell’evoluzione è stata esclusa dal percorso scolastico obbligatorio è l’Arabia Saudita.

Mai più


Oggi è la giornata internazionale contro la tortura, un’occasione per chiedere la messa al bando della pena capitale. Il servizio è di Fabio Piccolino.

 

Oggi è la Giornata che le Nazioni unite hanno istituito per ricordare le vittime della tortura: una pratica subita ancora oggi da migliaia di persone in oltre 140 paesi nel mondo, nonostante la Convenzione internazionale contro i trattamenti e le punizioni crudeli, inumani e degradanti sia in vigore dal 1984. In Italia, dopo che l’introduzione del reato di tortura è stato oggetto di dibattimenti per oltre trent’anni, si è giunti ad una norma in discussione alla Camera che Antigone ed Amnesty International hanno definito “impresentabile” e “non applicabile” dopo le modifiche apportate al testo originale. A dissociarsi è stato persino il primo firmatario della legge, il senatore Luigi Manconi.

Un po’ di giustizia


La Corte europea dei diritti umani ha condannato la Russia per la legge che vieta la promozione dell’omosessualità, giudicandola discriminatoria. Secondo Strasburgo la norma “ha rinforzato la stigmatizzazione e i pregiudizi e incoraggiato l’omofobia, azioni incompatibili con i valori di eguaglianza, pluralismo e tolleranza di una società democratica”.

 

A presentare il ricorso a Strasburgo sono stati 3 attivisti gay condannati per aver protestato tra il 2009 e il 2012 contro varie leggi, l’ultima del 2013, che rendono un reato la promozione tra minorenni di relazioni sessuali non tradizionali. Il ministero della Giustizia russa ha annunciato che ricorrerà in appello contro la sentenza.

Basta armi


È l’appello presentato ai parlamentari italiani da reti e associazioni della pace per chiedere la fine delle forniture belliche all’Arabia Saudita nel conflitto in Yemen. “Le bombe nostrane – dicono – fanno stragi di civili, alimentando una delle guerre più drammatiche e gravi al mondo”.

 

Il testo di mozione riprende e rilancia quello della Risoluzione votata dal Parlamento Europeo (a febbraio 2016 e a metà giugno 2017) che per ben due volte ha richiesto di “avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte dell’UE di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita, tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale da parte di tale paese nello Yemen”. La mozione è firmata da Amnesty International, Movimento dei Focolari Italia, Oxfam Italia, Fondazione Finanza Etica, Rete Italiana per il Disarmo, Rete per la Pace.

 

Bavaglio turco


Si è aperto a Istanbul uno dei processi contro i giornalisti dopo il tentato golpe dello scorso anno. Tra gli imputati c’è Nazli Ilicak, una delle firme storiche del Paese. Alla prima udienza hanno partecipato molte organizzazioni per la libertà d’espressione: dallo scorso 15 luglio sono 150 i reporter finiti in carcere.

L’azione repressiva è favorita dallo stato d’emergenza proclamato nel Paese che ha portato alla sospensione delle garanzie democratiche di tutti i cittadini turchi. Nell’ambito delle inchieste sul fallito golpe sono stati eseguiti decine di migliaia di arresti in ogni settore della vita pubblica, dalla politica all’esercito, dalla magistratura, alla scuola e, ovviamente, in quello dell’informazione.
Articolo 21, insieme a Fnsi NoBavaglio Pressing e tante organizzazioni per i diritti umani, continua a portare avanti la campagna contro il bavaglio turco, senza mai abbassare la guardia.

Oltre le bombe


Un parco giochi per i bambini di Kobane. È uno dei progetti del piano di rigenerazione sociale e urbana della municipalità della città siriana che mira a costruire spazi pubblici, parchi, biblioteche, centri culturali per i cittadini con particolare attenzione per i più piccoli. L’iniziativa è promossa da una serie di ong internazionali.

(Foto: UIKI Onlus)

 

Sos Pianeta


Trenta milioni di persone nel mondo rischiano la vita a causa della siccità e di altri allarmi ambientali. Il servizio di Fabio Piccolino. (sonoro)

La siccità mette a rischio la vita di trenta milioni di persone, soprattutto nel Sud Sudan, nel Corno d’Africa e nel bacino del lago Ciad. E’ solo uno dei molti allarmi ambientali emersi nel corso della Giornata mondiale delle desertificazioni indetta dalle Nazioni Unite.
Un’emergenza che riguarda l’Africa in maniera particolare: sette milioni di persone sono a rischio di insicurezza alimentare in Etiopia, mentre in Somalia la carestia del 2011 ha causato 260 mila morti. Secondo un rapporto della commissione europea, l’esposizione globale ai rischi delle catastrofi naturali è raddoppiato negli ultimi quarant’anni. E’ necessario correre ai ripari, e il pensiero va agli accordi sul clima di Parigi, messi a rischio dalla marcia indietro della nuova amministrazione statunitense.

Complicità di sangue


Alcune delle armi usate nel conflitto in Yemen sono state prodotte in Italia: a denunciarlo è la ong Mwatana, collegata all’Onu, che documenta violazioni commesse contro i civili  e che ha fornito prove fotografiche di bombe made in Italy in un raid che lo scorso ottobre ha ucciso almeno 6 persone, di cui 4 minori.

Il legame dimenticato


Gli effetti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale hanno un impatto diretto sul lavoro minorile: lo racconta un rapporto di Terre Des Hommes che invita a comprendere tutte le cause e le dinamiche che stanno alla base di un fenomeno che mette a rischio 83 milioni di bambini in tutto il mondo.

 

Anche se esistono dei dati ufficiali sul lavoro minorile, questi non sono sufficienti per comprendere tutte le cause e le dinamiche che stanno alla base del fenomeno. Inoltre i dati disponibili sugli effetti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale riguardano principalmente questioni sanitarie. Sono quindi necessarie ulteriori ricerche e campagne di sensibilizzazione sul rapporto tra cambiamenti ambientali e lavoro minorile, un rapporto che non deve essere trascurato dalle politiche e i programmi per l’eliminazione del lavoro minorile. Questo fenomeno attualmente costringe oltre 83 milioni di bambini in tutto il mondo a rischiare la propria incolumità fisica ogni giorno e li condanna a un futuro di povertà ed esclusione sociale.

Io sto con le ong


Il Parlamento ungherese al voto sulla legge contro le organizzazioni non governative, associazioni e movimenti civici che ricevono fondi dall’estero per le proprie attività. Per aiutarle, il Forum Civico Europeo e l’Arci chiedono di partecipare a una campagna internazionale di solidarietà attraverso fotografie da postare sui social media così da dimostrare che non sono sole.