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Gaza, ordini di evacuazione usati come arma: la denuncia di MSF


Le forze israeliane continuano a utilizzare sistematicamente gli ordini di evacuazione improvvisi come strumento di violenza contro la popolazione palestinese. Lo denuncia Medici Senza Frontiere che spiega come lo sfollamento forzato abbia conseguenze fisiche e psicologiche devastanti sulla popolazione.

Ospedali di Gaza bombardati 28 volte in una settimana. La denuncia dell’OMS


Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nell’ultima settimana l’esercito israeliano ha bombardato per 28 volte gli ospedali della Striscia di Gaza. Gli attacchi hanno colpito direttamente o indirettamente dieci diversi ospedali, molti dei quali sono stati costretti a chiudere o a ridurre notevolmente le loro attività.

Strage di giornalisti a Gaza: appello contro il silenzio sui massacri


Il gruppo “Pace e Giustizia in Medio Oriente” ha lanciato un appello firmato da 175 giornalisti italiani per sensibilizzare l’opinione pubblica sui silenzi che gravano intorno ai massacri di Gaza e all’uccisione dei cronisti. “Nella Striscia – scrivono – sono stati uccisi più giornalisti in un anno e mezzo che in tutte le guerre mondiali, in Vietnam, nei Balcani e in Afghanistan messe insieme”.

 

In Ucraina e Moldova ludoteche per i bambini grazie a Aibi


Grazie al progetto BambiniXLaPace, Aibi ha realizzato, dall’inizio della guerra, ludoteche fisse e mobili in diverse città dell’Ucraina e della Moldova. L’obiettivo è di offrire ai bambini la possibilità di apprendere attraverso il gioco, unendo attività ludico-ricreative con lo sviluppo di competenze sociali, emotive e cognitive.

Gaza, serve un’informazione corretta: parla il giornalista Alhassan Selmi


Mentre nella Striscia si continua a morire e la carovana solidale è in viaggio a Rafah, appello per un’informazione corretta. Ascoltiamo Alhassan Selmi, giornalista palestinese, tradotto con la voce di Raffaele Oriani.

Nella tragedia di Gaza non sono solo migliaia di civili, ma anche molti cronisti che perdono la vita nel silenzio dei media e delle istituzioni. A denunciarlo nella sede dell’Ordine dei giornalisti, che ha recentemente approvato un documento contro il blackout mediatico nella Striscia, sono le associazioni di categoria e non solo.

Nell’incontro che si è tenuto ieri a Roma, è stato sottolineato che sono ormai più di 200 (le stime vanno da 217 a 230) i giornalisti e gli operatori dell’informazione uccisi a Gaza, molti mentre facevano il loro lavoro con il giubbotto “Press”, e che alla stampa internazionale da 19 mesi è impedito l’accesso a Gaza e la possibilità di testimoniare in maniera indipendente quello che accade.   All’iniziativa “Verità su Gaza: giornalisti uccisi e stragi ignorate.

#Stopblackout mediatico”, promossa da Articolo 21, Amnesty International Italia e Controcorrente Lazio, è intervenuto in collegamento da Gaza il giornalista Alhassan Selmi. “La situazione va di minuto in minuto di male in peggio -ha raccontato -. Ora l’esercito israeliano costringe le persone all’evacuazione per svuotare il nord di Gaza e distruggerlo. È difficile spiegare a parole quello che sta succedendo”. Il cronista ha spiegato che “l’esercito israeliano cerca di silenziare il flusso informativo”. “Di solito un giornalista racconta la storia, ma loro in questo caso sono parte della storia – ha proseguito -. Soffrono insieme al popolo: basti pensare che è da poco stato bombardato un ospedale, solo per uccidere un collega.

Due milioni di persone sono senza cibo, acqua e medicine, con tanti bambini piccoli”.

“Questa è la casa dei giornalisti e della libertà di informazione – ha sottolineato il presidente dell’Ordine Carlo Bartoli -. Non solo non possiamo essere insensibili, ma dobbiamo essere anche parte attiva, denunciando quello che accade. Di fronte a un’operazione militare con uccisioni indiscriminate di civili ogni coscienza si deve ribellare”.

Il presidente di Articolo 21 Giuseppe Giulietti ha invitato la categoria a dare luce a quanto sta accadendo a Gaza. “Proviamo a organizzare iniziative in modo generoso, ma tra un po’ non ci saranno più i palestinesi. Bisogna saperlo – ha detto-. Che si muovano almeno le istituzioni e le associazioni dei giornalisti è positivo, bisogna farlo con ancora più forza con una campagna di indignazione contro chi si muove con cinismo”.

“I giornalisti palestinesi si appellano, anche industriandosi con ingegno fra blackout e bombe, per continuare a inviare immagini e notizie ai colleghi occidentali e del resto del mondo – ha spiegato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International -. I cronisti di Gaza si chiedono se devono continuare o meno, perché anche le loro famiglie sono in pericolo, vittime di bombe che uccidono interi edifici per colpire loro. Ma tutto questo materiale viene ignorato”.

Dalle associazioni la richiesta di una mobilitazione dei giornalisti in Italia e in Europa, davanti al Parlamento europeo, con comunicati dei cdr sui giornali e videocomunicati. Un appello è stato lanciato anche affinché la Rai dedichi, oltre a un’attenzione costante e veritiera dei suoi Tg e Gr, una prima serata su Gaza.