La notizia di abolire il matrimonio al di sotto dei 18 anni ha una portata storica per lo Zimbabwe e fa da monito a tutti quei paesi in cui tale pratica è ancora in vigore. Nello specifico è rivolta a ragazzi e ragazze senza distinzione di sesso anche se ad aumentare è solo l’età delle donne che di fatto passa da 16 a 18 anni (per gli uomini era già di 18 anni).
Nel mondo sono oltre 700 milioni le donne che al di sotto dei 18 anni contraggono il matrimonio. Ida ti contenuti nel rapporto Unicef dicono anche che il 17% di queste donne, circa 125 milioni, vive in Africa, e oltre il 30% di esse, circa 40 milioni, si è sposato prima ancora di compiere 15 anni. Nel solo Zimbabwe una ragazza su tre si sposa prima dei diciotto anni e il 4% contrae matrimonio prima ancora di avere compiuto 15 anni.
La sentenza della Corte Costituzionale dello stato africano è arrivata grazie alla denuncia di due ragazze che hanno trovato il coraggio di denunciare i loro casi davanti al governo. Ora l’impresa più grande sarà quella di far conoscere tale divieto anche in quelle zone del paese più povere e degradate dove vige ancora un sistema tribale.
Il naufragio dell’Europa
Mentre il vecchio continente decide di alzare muri e ripristinare le frontiere, i morti nel Mediterraneo e nella rotta verso la Grecia aumentano di ora in ora. Ai nostri microfoni la denuncia del presidente di Medici senza frontiere, Loris De Filippi. “La situazione sta diventando assolutamente gravissima. In questo momento, mentre noi stiamo parlando, 2 500 persone hanno dormito a Policastro, che è un posto tra la Grecia e la Macedonia, a -8 °C e tra queste persone c’erano anche dei bambini. Questa è la situazione che l’Europa sta provocando a delle persone che scappano da un conflitto, a delle persone che avrebbero diritto all’asilo, non è opinabile. Questo non è successo e queste sono le conseguenze.”
Guantanamo addio
La chiusura del carcere teatro di violenza e torture potrebbe essere l’ultimo provvedimento di Barack Obama prima della fine del suo mandato. Il servizio di Fabio Piccolino. “Chiudere Guantanamo. Potrebbe essere questo l’ultimo atto del presidente degli Stati Uniti Barack Obama prima della fine del suo mandato. La struttura, messa in piedi all’indomani degli attacchi dell’11 settembre 2001, è stata più volte oggetto di critiche per le condizioni di detenzione e le violenze subite dai prigionieri, tanto che si è parlato a più riprese di violazione dei diritti umani. Il superamento di Guantanamo era tra i punti più importanti della campagna elettorale di Obama, che già nel 2009 aveva firmato il decreto definitivo per la chiusura. Dopo la riforma del sistema sanitario, i matrimoni tra persone dello stesso sesso e la stretta sull’acquisto delle armi, la fine del carcere sarebbe un importante nuovo passo sulla strada dei diritti.”
Nello Yemen si continua a morire
Sono almeno 10 i bambini morti in questi giorni a Taiz nello Yemen e tre sono rimasti feriti in un bombardamento aereo mentre tornavano da scuola. Dopo cinque mesi di intensi negoziati, Medici Senza Frontiere è riuscita finalmente ad ottenere il permesso per portare forniture mediche salvavita in questa città assediata, dove la popolazione vive nell’incubo quotidiano dei bombardamenti e della mancanza di cibo, acqua e beni di prima necessità.
Sotto il profilo dell’assistenza e cura medica Taiz non può più contare sui venti ospedali di un tempo. La popolazione di 600.000 abitanti ora può far riferimento solo su sei strutture peraltro solo in modo parziale. MSF fornisce assistenza medica a Taiz da maggio 2015 e ha curato più di 5.000 feriti di guerra, ma negli ultimi mesi l’accesso alla città era stato impossibile.
Dopo cinque mesi di intensi negoziati con i funzionari, l’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF), sabato 16 gennaio, è riuscita a ottenere il permesso di far arrivare due camion carichi di forniture mediche essenziali nella zona assediata della città di Taiz, nel sud dello Yemen.
“Siamo veramente soddisfatti di essere riusciti a portare le forniture mediche agli ospedali di quest’area assediata dove c’è un grande aumento di pazienti con ferite di guerra” dichiara Karline Kleijer, responsabile di MSF per l’emergenza in Yemen. “Queste scorte mediche, che comprendono drenaggi toracici, farmaci anestetici, flebo, suture e antibiotici, saranno di supporto agli interventi salvavita negli ospedali”.
Le difficoltà nello Yemen (evidenziate nel nostro articolo MSF: SERVONO PIÙ AIUTI IN YEMEN) sono il risultato di una guerra di cui si parla ancora poco che ancora miete vittime innocenti.
Inferno Europa
Donne e bambini migranti a rischio violenza nel viaggio verso il vecchio continente. La denuncia in un nuovo rapporto realizzato dall’Unhcr insieme al Fondo per la popolazione dell’Onu e la Commissione per le donne rifugiate. Secondo le ong restano inadeguate e a volte pericolose le risposte messe in campo dai vari governi nazionali.
Allarme Niño
Il fenomeno climatico che ciclicamente alterna forti inondazioni e periodi di siccità minaccia quattordici milioni di persone in Africa meridionale, a rischio fame. Secondo le Nazioni Unite i Paesi più in pericolo sono Malawi, Madagascar e Zimbabwe.
Un milione di disperati
Sono tanti i rifugiati che fuggono verso l’Europa secondo l’ultimo rapporto di Medici senza frontiere. La ong ha fotografato l’impatto umanitario delle politiche di Bruxelles nell’anno appena passato. Cresciuto ma ancora insufficiente per dare una mano a chi cerca aiuto e accoglienza.
Un divario incolmabile
Un divario incolmabile. I 62 supermiliardari più ricchi del mondo hanno una ricchezza equivalente a quella della metà più povera della popolazione mondiale: è quanto emerge da un rapporto della ong Oxfam pubblicato in coincidenza con l’annuale World Economic Forum previsto questa settimana a Davos.
Irrespirabile
Peggiora la qualità dell’aria in molte aree urbane del mondo. Il servizio di Fabio Piccolino.
Brutte notizie
774 giornalisti licenziati, 156 fermati e oltre 200 finiti sotto inchiesta. Quello appena trascorso è stato un anno nero per la libertà di informazione in Turchia, giudicata allarmante da diversi osservatori interni e internazionali e che ha visto il Paese precipitare nella graduatoria di Reporter senza Frontiere.