Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale a sostegno delle vittime di tortura. Il sistema giuridico internazionale proibisce il suo utilizzo in qualsiasi circostanza. Sono 131 i paesi in cui Amnesty International ha denunciato casi di altri maltrattamenti nell’ultimo anno.
Passo indietro
Sull’immigrazione l’Ungheria fa dietrofront smentendo di voler sospendere unilateralmente la Convenzione di Dublino così come invece annunciato. L’Ue aveva sollecitato chiarimenti da Budapest. Cristopher Hein, direttore generale del Consiglio italiano per i rifugiati. “In queste ultime settimane effettivamente la situazione è precipitata per quanto riguarda una risposta comune ed europea al dramma dei rifugiati e al diritto d’asilo in Europa e nei singoli stati membri. Abbiamo dei segnali, che vanno dalla Grecia all’Ungheria e alle frontiere tra l’Italia e la Francia, la Svizzera e l’Austria, che tutti insieme fanno capire che una risposta politica è ancora assolutamente da cercare.”
A casa
Almeno 60mila curdi sono tornati in Siria dopo la liberazione di Kobane alla fine del gennaio scorso. A raccontarlo è il quotidiano turco Hurriyet, secondo il quale il numero potrebbe crescere nei prossimi giorni, dopo che nelle scorse ore lo Stato Islamico ha perso il controllo della città di Tal Abyad.
Messaggi in bottiglia di un’infanzia negata
È la campagna promossa dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati in favore dei figli di Gaza. Nei territori palestinesi la vita è difficile e sogni semplici come quello di un futuro fatto di famiglia e lavoro sembrano impossibili. Marina Calvino tra le organizzatrici dell’iniziativa. “Un bambino di otto anni a Gaza è passato attraverso tre conflitti. Tra questi bambini c’è questo gruppo di piccoli rifugiati palestinesi, che sono nostri studenti della scuola del beach camp di Gaza. Sono stati scelti tra i nostri alunni nelle scuole come interpreti di questo video che introduce la campagna che si chiama Sos for Gaza – Message in a bottle, messaggio in una bottiglia.”
Sos Nepal
Il Paese asiatico deve fare i conti, oltre al sisma, con i trafficanti di esseri umani. Ad essere in pericolo sono i bambini. Il servizio è di Fabio Piccolino. “Dopo il terremoto in Nepal sono scomparsi duecento bambini. E’ una delle emergenze che il paese è costretto ad affrontare in seguito alle due terribili scosse che ad aprile e maggio hanno provocato 8.800 morti e 21mila feriti. Dopo il sisma, molti bambini e adolescenti rischiano di diventare preda dei mercanti di esseri umani: un problema che aveva dimensioni notevoli già prima del terremoto. Secondo l’Unicef, la perdita dei mezzi di sussistenza e il peggioramento delle condizioni di vita consentono ai trafficanti di convincere facilmente i genitori a dare loro i propri figli con la promessa di una vita migliore. Il rischio di essere sfruttati e di subire abusi è così molto elevato.”
Sotto shock
Negli Usa è stato arrestato il responsabile della strage che ha causato la morte di nove persone in una chiesa metodista episcopale frequentata dalla comunità afroamericana a Charleston nello stato del South Carolina. Il presidente Obama ha parlato di attacco insensato, sottolineando ancora una volta la necessità di regolamentare la vendita di armi.
Senza fine
Da marzo ad oggi sono stati uccisi almeno 279 bambini in Yemen a causa dell’intensificarsi delle violenze. I dati arrivano dall’Unicef, che denuncia anche l’aumento dell’arruolamento di minori, utilizzati in gruppi armati e spesso feriti o mutilati.
Alta tensione
Ad Hong Kong si riaccende la mobilitazione per la libertà di voto. La riforma elettorale che il parlamento sta per approvare, prevede infatti il rigido controllo di Pechino sulle politiche della regione. La determinazione dei manifestanti deve però fare i conti con la frammentazione del movimento e la disillusione dopo la fine della protesta dello scorso autunno.
Piccoli schiavi
In Ghana migliaia di bambini lavorano nelle miniere d’oro, impiegati per il trasporto di carichi pesanti con il rischio di sviluppare malattie respiratorie o di essere avvelenati dal mercurio. Human Rights Watch denuncia l’assenza di controllo da parte del governo.
Scuole sicure
Pronta la risoluzione delle Nazioni Unite per tutelare studenti e professori. Il servizio di Fabio Piccolino. “Il prossimo 18 giugno le Nazioni Unite discuteranno la Dichiarazione scuole sicure che mira a contrastare l’uso militare degli istituti scolastici a difesa dell’istruzione dei bambini. Negli ultimi dieci anni infatti, in almeno 26 paesi del mondo le scuole si sono trasformate in basi, caserme, centri di detenzione, depositi di armi ad opera sia delle forze armate che dei gruppi di combattenti. Una pratica che mette a rischio studenti ed insegnanti, trasformando gli edifici in obiettivi sensibili. Ad aderire alla Dichiarazione scuole sicure sono attualmente trentotto paesi: l’impegno è quello di proteggere scuole ed università durante i conflitti armati”.