Dopo quattro anni di guerra, in Siria continua la crisi umanitaria. Il servizio di Fabio Piccolino.
Sono passati quattro anni dall’inizio della guerra in Siria, un conflitto per cui sembra impossibile trovare una soluzione. Fino ad oggi sono morte 215 mila persone, di cui oltre diecimila bambini; i rifugiati sono quasi quattro milioni.
Il rapporto diffuso da 21 ong tra cui Oxfam, Save the children e Medici del mondo è impietoso: le risoluzioni del consiglio di sicurezza Onu hanno fallito tutti i loro obiettivi.
La fotografia di un paese devastato ed impaurito è un’immagine buia: secondo la coalizione #withsyria, che riunisce 130 organizzazioni non governative, infatti, l’83 per cento delle luci visibili di notte in Siria si sono via via spente dal marzo 2011: ad Aleppo sono il 97%.
E’ per questo che fino al 19 marzo Palazzo Vecchio a Firenze sarà illuminato di rosso. Una luce di solidarietà contro il silenzio.
Mercato troppo libero
Continua in tutto il mondo la mobilitazione contro il Trattato transatlantico sugli investimenti tra Europa e Stati Uniti. Un firma che avrebbe ripercussioni negative su ambiente, agricoltura e consumatori. Come ci racconta Simona Maltese della Campagna No Ttip.
Mai più.
A quattro anni dal disastro nucleare di Fukushima, la zona attorno alla centrale danneggiata dallo tsunami è ancora deserta. Restano veicoli abbandonati, spazzatura contaminata da materiale radioattivo e case danneggiate. La ricostruzione è ancora lontana dall’essere completata, anche se il governo aveva promesso ai residenti la possibilità di tornare nelle proprie abitazioni entro il 2016.
Un profugo ogni quattro secondi
È il drammatico dato che emerge dall’ultimo rapporto di Oxfam. Il servizio è di Fabio Piccolino.
Promesse non mantenute
I donatori internazionali avevano garantito 5 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza da stanziare a seguito dell’ultimo conflitto. Sei mesi dopo, però, il denaro non è ancora arrivato. La denuncia delle ong: così la Palestina non si rialzerà mai.
Un pericoloso déjà vu
Negli Stati Uniti cresce la tensione razziale dopo l’ennesimo omicidio di un ragazzo di colore disarmato da parte di un poliziotto. Il servizio è di Fabio Piccolino.
Il caso di Tony Robinson, il giovane di colore ucciso sabato da un poliziotto in Wisconsin, riaccende le tensioni negli Stati Uniti. Nei giorni scorsi è uscito il rapporto del Dipartimento di giustizia americano, a conclusione delle indagini aperte dopo l’uccisione del diciottenne nero Michael Brown lo scorso agosto, ad opera dell’agente Darren Wilson. Il razzismo, si legge, è un problema reale della polizia di Ferguson.
Secondo il dossier infatti, i poliziotti hanno violato sistematicamente i diritti dei cittadini afro-americani, procedendo a fermi ed arresti senza validi motivi, ed utilizzando la forza quando non necessario.
“Ferguson non è un caso isolato”, ha dichiarato il presidente Obama dopo l’ennesima tragedia a sfondo razziale.
Un lungo cammino
Ancora otto anni per ripulire l’Afghanistan dalle mine antiuomo. L’80% del Paese, infatti, è stato bonificato dagli ordigni posati a più riprese a partire dalla fine degli anni ’70. Si Finora scoperti e distrutti oltre due milioni di esemplari.
Uomini col burqa per i diritti delle donne afghane
Uomini con il burqa a Kabul per raccontare la condizione della donna: è l’idea messa in piedi da un gruppo di giovani afghani in vista dell’8 marzo.
L’iniziativa è stata organizzata insieme alla ong Afghan Peace Volounteers e mira a denunciare le violenze di genere e le violazioni cui le donne sono sottoposte anche dopo la caduta del regime talebano: il burqa, simbolo dell’annullamento dei diritti delle donne, è ancora molto diffuso in tutto il paese.
Alla fine del 2013 Human Right Watch ha denunciato che il Ministero della Giustizia afghano stava valutando di reintrodurre la lapidazione per reati morali come l’adulterio, ipotesi scongiurata a causa della forte mobilitazione della comunità internazionale.
Secondo un’indagine della Global Rights, in Afghanistan oltre l’87% delle donne ha subito un abuso, che avvengono per lo più in zone rurali; sono molto frequenti inoltre i matrimoni forzati e precoci.
La differenza di genere è ancora molto marcata: solo il 5,8% delle donne afghane ha un titolo di scuola superiore, contro il 34% degli uomini, mentre la presenza delle donne sul mercato del lavoro è pari al 15,7% del totale.
No more violence
È il nome del progetto di Cesvi in Tagikistan per contrastare la violenza contro le donne, in particolare quella domestica. Circa un terzo, infatti, subisce maltrattamenti fisici, psicologici o sessuali, e la maggior parte dei crimini non vengono denunciati a causa delle norme sociali che regolano i rapporti di genere e di età.
Aria malata
L’inquinamento in India ha di gran lunga superato i livelli di sicurezza. Il servizio è di Fabio Piccolino.
Metà della popolazione indiana vive in zone a rischio da un punto di vista atmosferico.
Un recente studio infatti, afferma che circa 660 milioni di persone abitano in aree dove l’inquinamento è al di sopra dei livelli di sicurezza standard.
La qualità dell’aria in India è la peggiore del mondo: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità 13 delle 20 città più inquinate del pianeta si trovano qui.
La ricerca spiega che l’assenza di provvedimenti in materia ambientale è causa della diminuzione della prospettiva di vita media sull’intera popolazione: è necessario che l’India monitori la qualità dell’aria e istituisca un sistema di sanzioni e di limitazioni delle emissioni delle polveri sottili e dell’ anidride carbonica.