La Federazione italiana tennis ha deliberato di equiparare i montepremi dei tornei maschili e femminili nazionali di tutte le categorie, compresi il beach tennis e il padel. Un primo segnale in favore della parità di genere, lanciato anche a tutti gli altri sport.
“E’ un passo importante quello che la Federazione Italiana Tennis ha fatto nell’aver equiparato i massimali delle competizioni, indipendentemente dal genere – ha dichiarato Luisa Rizzitelli, presidente di Assist Associazione Nazionale Atlete – è un segnale forte che eravamo fiduciose venisse accolto, non solo perché fa onore al lavoro di questa realtà, eccellenza dello sport italiano, ma perché nessuna Federazione che voglia definirsi moderna può mettere in secondo piano la parità di genere. Mi congratulo con il Presidente Binaghi e con il Consiglio federale per questa decisione al passo con i tempi ed i valori dello sport. Siamo certe che i Circoli italiani sapranno recepirne il significato e che altre Federazioni, non ancora allineate sul doveroso concetto di parità nei montepremi, prendano esempio dalla FIT”.
Di corsa per le cure
Fino al 7 marzo i maratoneti, professionisti e principianti, possono sostenere Emergency correndo in solitaria come e dove preferiscono. Per unirsi alla squadra solidale basterà iscriversi al percorso collettivo per conquistare insieme i 20.000 km che intercorrono tra le strutture sanitarie dell’organizzazione sparse nel mondo.
Non essendo una gara competitiva non ci saranno graduatorie e vincitori, ma è richiesto a tutti i partecipanti di indossare il pettorale dell’evento che arriverà con l’iscrizione, con un disegno realizzato appositamente per l’occasione dall’illustratore Fabio Magnasciutti, e di testimoniare la propria partecipazione con foto o brevi filmati da condividere tramite social network, taggando l’evento con l’hashtag #mymarathonforemergency. Per chi, invece, parteciperà all’iniziativa all’aperto, potrà tracciare il percorso eseguito tramite app per poterlo condividere sui social.
Testimonial dell’evento sarà l’attrice Paola Minaccioni, da sempre sostenitrice di EMERGENCY, che ha illustrato in un divertente video i vari modi per partecipare alla maratona. Per iscriversi all’iniziativa MY MARATON FOR EMERGENCY è necessario registrarsi online tramite il link https://sostieni.emergency.it/mymarathon/. Al momento dell’iscrizione si potranno dichiarare i chilometri in programma con una quota minima di 10 euro, corrispondenti a 10 chilometri di maratona virtuale. Subito dopo, si riceveranno tramite e-mail il pettorale e una cornice per postare la propria foto durante MY MARATHON FOR EMERGENCY.
Grande preoccupazione
Il Parlamento europeo ha esortato Commissione e Stati membri ad intensificare gli sforzi per evitare effetti negativi duraturi dell’emergenza sanitaria sui giovani e sul settore sportivo, in particolare i possibili danni permanenti allo sport di base e, quindi, alla salute pubblica in generale.
Sono devastanti le stime in negativo dell’impatto economico e sociale che la pandemia sta avendo sul settore sportivo che rappresenta il 2,12% del PIL europeo e il 2,72% dell’occupazione totale UE, con circa 5,67 milioni di posti di lavoro. Lo sport di base, in particolare, riveste un ruolo fondamentale nella promozione dell’inclusione sociale delle persone con minori opportunità e con disabilità e i deputati europei chiedono di fornire maggiore sostegno alle famiglie a basso reddito al fine di consentire una partecipazione costante alle attività sportive e ricreative. Misure di sostegno e recupero per il settore sportivo vanno incluse nei piani nazionali di ripresa e resilienza e anche a livello europeo vanno individuate azioni mirate nell’ambito del piano di lavoro dell’UE per lo sport per prevenire conseguenze a lungo termine e potenziali danni irreversibili.
Appello ai social
Si moltiplicano le vittime di insulti razzisti nel Campionato di calcio inglese. Premier League, Football League e le altre associazioni di categoria hanno scritto una lettera congiunta al boss di Twitter, Dorsey, e al fondatore di Facebook, Zuckerberg in cui si legge “non combattere in modo serio questi comportamenti produce un senso di impunità”.
Brexit, social, lockdown: un mix micidiale che ha riproposto la questione del razzismo nel calcio inglese. L’addio all’Unione Europea ha ridato fiato al nazionalismo estremo. Il lockdown ha incattivito ulteriormente gli animi. Vittime, uomini e donne: anche una calciatrice del Manchester United, Lauren James, ha infatti ricevuto offese.
E poi: Marcus Rashford e Axel Tuanzebe (Manchester United), Antonio Rudiger e Reece James (Chelsea), Romain Sawyers (West Bromwich Albion) e, ultimo della lista, Yan Dhanda, centrocampista dello Swansea, 22 anni, mamma inglese e papà indiano, preso di mira dopo la partita di FA Cup contro il Manchester City. L’escalation è stata impressionante. Rudiger, che già ebbe qualche problema in Italia ai tempi della Roma, ha risposto in modo perentorio attraverso il sito del Chelsea.
La situazione è vergognosa e preoccupante. Premier League, Football League, federazione donne, Associazione calciatori, Associazione allenatori, Associazione arbitri e l’organizzazione Kick It Out hanno scritto una lettera congiunta al boss di Twitter, Jack Dorsey, e al fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg. I toni sono duri e s’invoca un forte richiamo al dovere dopo le promesse, in parte non rispettate, di qualche tempo fa: “Le vostre piattaforme restano un paradiso per gli abusi e non è più accettabile. L’inerzia è stata interpretata come una resa. Facebook, Twitter e Instagram hanno miliardi di utenti e non combattere in modo serio questi comportamenti produce un senso di impunità”.
È stato formulato un pacchetto di richieste: 1) filtrare e bloccare post e messaggi prima che vengano inviati, nel caso contengano materiale razzista o discriminatorio; 2) misure solide, trasparenti e rapide per rimuovere gli abusi; 3) strumenti più rapidi per consentire l’identificazione degli utenti; 4) impedire a chi si è reso protagonista di questi episodi di registrarsi nuovamente sulle piattaforme social.
I vertici di Facebook, “inorriditi” di fronte a queste storie, hanno garantito un impegno maggiore sulla questione, mentre Twitter ha affermato: “Il comportamento razzista non ha posto nel nostro servizio. Quando identifichiamo account che violano una qualsiasi delle nostre regole, prendiamo subito provvedimenti”.
Sport clandestino
È il cricket raccontato da Simone Gambino, nel suo nuovo libro, in cui ricostruisce la storia di questa disciplina in Italia. Il servizio di Elena Fiorani.
“Gli anni clandestini” racconta l’avventura del cricket nel nostro Paese come un romanzo. E infatti è una storia familiare, una sorta di autobiografia, quella scritta da Simone Gambino per farci vivere gli anni pionieristici di questo sport in Italia, prima del riconoscimento ufficiale, quando i suoi praticanti non erano per nulla conosciuti, ma anche ostacolati nell’attività, tra campi improvvisati e giocatori che dovevano essere contemporaneamente tecnici, dirigenti e autisti. Il libro ripercorre gli anni eroici di uno sport praticato da pochissimi, in particolare elites intellettuali ed economiche.
E invece, per raggiungere una significativa diffusione in Italia, il cricket ha dovuto fin dall’inizio includere lavoratori stranieri dai mestieri più disparati. Un vero e proprio ribaltamento sociologico che ha portato questo sport da essere un passatempo per classi agiate ad uno strumento di integrazione per gli immigrati provenienti da paesi come India, Pakistan o Sri Lanka.
Nel segno di Madiba
Nell’anniversario della liberazione di Nelson Mandela, nel Museo Franchi di Firenze è stata inserita una frase del leader sudafricano: “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Parla ai giovani in un linguaggio che loro capiscono’. Altre parti del suo discorso verranno aggiunte ogni anno in questa ricorrenza.
Refugee Teams
E’ il programma educativo per giovani stranieri promosso dalla Figc con ministero dell’Interno, Anci, Ufficio Centrale Siproimi. Crescita culturale, didattica e comportamentale, sono i presupposti alla base del percorso, cinque le tematiche: alimentazione, alfabetizzazione, educazione civica, corretto stile di vita e regole del gioco.
Crescita culturale, didattica e comportamentale, sono i presupposti alla base del nuovo programma educativo rivolto ai minori stranieri coinvolti in Refugee Teams, l’iniziativa sociale sviluppata dal Settore Giovanile e Scolastico della Figc in collaborazione con il ministero dell’Interno, l’Anci, l’Ufficio Centrale Siproimi e con il supporto di Eni e Puma. Dopo il Corso di Formazione in Sport e Integrazione dedicato agli operatori dei centri Siproimi, partito lo scorso 14 gennaio, da oggi, tutti i ragazzi partecipanti avranno la possibilità di accedere all’applicativo digitale realizzato prettamente per loro e dare il via al proprio percorso ludico-educativo.
Il programma, lanciato in occasione della settima edizione del progetto, si colloca all’interno delle attività formative sviluppate in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, che rappresentano la grande innovazione per il 2021, affronterà cinque tematiche specifiche: alimentazione, alfabetizzazione, educazione civica, corretto stile di vita e regole del gioco. Per ogni argomento saranno previsti quattro moduli formativi, contestualizzati nel mondo del calcio, che consentiranno agli iscritti di progredire nel percorso previsto. Nel dettaglio, i ragazzi, attraverso la piattaforma web dedicata a Rete Social Football, potranno creare il proprio profilo avatar digitale con la possibilità di personalizzarlo secondo una logica progressiva in base all’avanzamento del cammino educativo (Tutorial).
Il programma si prefigge l’obiettivo di fornire contenuti necessari e funzionali alla crescita e all’educazione dei ragazzi coinvolti, utilizzando uno strumento di e-learning innovativo e, soprattutto, fruibile ed efficace per i destinatari.
di Pierluigi Lantieri
Jump the gap
È il progetto di ricerca e formazione volto al superamento del divario di genere in ambito sportivo. Per partecipare basta compilare un questionario: i dati raccolti verranno utilizzati per promuovere nuove politiche tese ad abbattere le barriere che ostacolano la partecipazione femminile.
AiCS è promotore del progetto di ricerca e formazione “Jump the gap” volto al superamento del gender gap in ambito sportivo. Il progetto è condotto in collaborazione con l’Università di Padova e parte da oggi la ricerca scientifica al quale ogni uomo e ogni donna possono dare il
proprio contributo.
Il progetto ha infatti l’obiettivo di indagare come la comunità configura le giovani donne e le donne adulte che svolgono attività fisica e le barriere che questa popolazione incontra nella pratica sportiva di base. I dati raccolti dal suddetto questionario verranno analizzati tramite un software di analisi testuale e forniranno una fotografia rispetto alla descrizione della configurazione di “donna che pratica sport” all’interno della comunità.
LINK AL QUESTIONARIO: https://websurvey.unipd.it/survey/index.php/439197?lang=it
Insieme per crescere
Il Comune di Maranello ha stilato la “Carta educativa per i giovani e lo sport” per promuovere una rinnovata attenzione a pratiche che mettano al centro la persona e non il risultato. Il documento valorizza le attività che creano amicizia e inclusione sociale, educando all’autonomia e alla responsabilità.
Il progetto “Carta Educativa per i Giovani e lo Sport” è un percorso coordinato dal servizio Politiche Giovanili insieme ai servizi Istruzione e Sport del Comune di Maranello, in collaborazione con il Centro di Ricerca Criminologica sul Disagio Giovanile del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
La Carta è il frutto di un intenso confronto tra Amministrazione comunale, Istituzioni e Associazioni impegnate a vario titolo nel mondo dello sport.
Il tavolo di lavoro promosso dall’Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Maranello, infatti, ha coinvolto attivamente le diverse realtà sportive cittadine, il mondo della scuola e i comitati dei genitori.
Il progetto si è dunque sviluppato attraverso una serie di incontri sul significato e sul valore della pratica sportiva con responsabili e rappresentanti dello sport cittadino, della scuola e dei genitori, a cui è seguita una fase di carattere empirico, consistita nella somministrazione di questionari a un campione di circa 180 studenti di quattro classi di seconda elementare e di quattro classi di prima media di Maranello.
I questionari sono stati compilati nelle classi con il supporto di un gruppo di ricercatori del Centro di Ricerca Criminologica sul Disagio Giovanile del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane di dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Obiettivo della ricerca era rilevare i bisogni e le aspettative di bambini e ragazzi per consentire l’elaborazione di una Carta Educativa per i Giovani e lo Sport aderente alle effettive caratteristiche del territorio, e come tale rispondente alle reali esigenze di crescita dei giovani che si rivolgono alla pratica sportiva in questo contesto.
I dati ricavati dalla ricerca empirica sono stati restituiti con momenti di incontro ai genitori ed i rappresentanti del mondo dello sport, per condividere con loro i risultati della ricerca, raccogliere i loro punti di vista e la loro esperienza e pervenire alla elaborazione di una Carta realmente adatta a favorire un processo di crescita armoniosa dei giovani nel mondo dello sport.
Perché una Carta Educativa per i Giovani e lo Sport?
Il percorso di riflessione avviato con il progetto della Carta Educativa per i Giovani e lo Sport è sfociato nella redazione di indicazioni per la costruzione di un percorso educativo nella pratica sportiva, un insieme di princìpi che liberamente – e responsabilmente – vengono condivisi da quanti credono nel valore educativo della pratica sportiva.
Indicazioni che, accanto ai princìpi, impegnano gli adulti, in base al loro ruolo e al grado di responsabilità, a focalizzare i punti critici di una società che sta cambiando e a mettere in pratica scelte educative positive.
Questo documento, dunque, non intende affermare ciò che deve o non deve essere fatto, quanto piuttosto mostrare come sarebbe preferibile e migliore un ambiente nel quale ciascuno imparasse ad agire coerentemente con i valori dello sport. La Carta indica dunque una meta, rappresenta una linea di partenza e non certo un arrivo.
Perché la Carta Educativa sia “viva” e non si riduca a mera enunciazione retorica di princìpi, bisogna – come diceva Pietro Calamandrei a proposito della nostra Carta Costituzionale – “ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità”.
L’applicazione della Carta Educativa per i Giovani e lo Sport prevede quindi l’organizzazione annuale di momenti formativi riferiti sia agli operatori del mondo sportivo, per migliorare la conoscenza sugli aspetti gestionali e relazionali, sia per i genitori.
Gli obiettivi della Carta:
In un cammino percorso in collaborazione con le Associazioni Sportive del Territorio per la realizzazione di politiche giovanili significative nell’ambito sportivo e sociale, di tutela del territorio e della salute, riconoscendoci in un forte messaggio educativo ed etico, ci proponiamo i seguenti obiettivi:
• DIFFONDERE un’idea forte dello sport, dei suoi diritti, delle sue potenzialità e risorse che, anche se riconosciute, troppo spesso non vengono adeguatamente sostenute.
• PROMUOVERE manifestazioni, eventi e concorsi che sappiano esprimere un grande coinvolgimento giovanile e rappresentare momenti di fratellanza e solidarietà, in grado di rivolgersi anche in campo internazionale.
• ATTIVARE ricerche ed approfondimenti sulle tipologie dei giovani praticanti, approfondendo il tema degli abusi, dell’inclusione sociale e dell’alimentazione, promuovendo indagini sul fabbisogno di impiantistica, favorendo anche confronti con altre realtà nazionali ed internazionali.
• SOSTENERE momenti formativi riferiti agli operatori del mondo sportivo per migliorare la conoscenza sugli aspetti gestionali, sull’utilizzo delle energie alternative e stimolare l’attenzione sulla tutela ambientale.
• SENSIBILIZZARE tutto il mondo sportivo sulle necessarie collaborazioni da attivare con il mondo della disabilità, sulla solidarietà e sul ruolo che lo sport recita in favore di una migliore integrazione.
• FAVORIRE la comunicazione con società sportive, tesserati e loro famigliari per un maggiore coinvolgimento di tutti gli attori dello sport giovanile, facendo maturare una sempre maggiore consapevolezza sul reale obiettivo che assieme debbono perseguire.
• VALORIZZARE il lavoro svolto dalle associazioni sportive impegnate nel progetto, sostenendo in particolare le azioni rivolte verso le realtà più deboli e svantaggiate, incentivando le società sportive che dimostrano la coerenza delle proposte, rispetto alla coerenza del Progetto.
Donne in campo
Quest’anno il Super Bowl apre le porte alle donne, in campo e fuori. Il servizio di Elena Fiorani.
Domenica si gioca il Super Bowl numero 55, un’edizione sicuramente speciale a causa della pandemia in corso con le inevitabili restrizioni, ma anche perché per la prima volta ad arbitrare la partita di football più attesa dell’anno, tra Tampa Bay e Kansas City, sarà una donna, Sarah Thomas, che gestirà il più grande spettacolo sportivo d’America.
Thomas, 46 anni, sarà parte del gruppo di otto persone che arbitrerà la sfida, con il ruolo di ‘down marker’, l’ufficiale di campo che si occupa di posizionare con esattezza millimetrica la catena che indica le 10 yard da guadagnare per conquistare un primo down. Un’altra giovane donna si guadagnerà insieme a lei l’attenzione dei milioni di telespettatori collegati, si tratta di Amanda Gorman, la poetessa intervenuta all’insediamento di Joe Biden, che reciterà dei versi inediti prima del calcio d’inizio.