Spazio al gesto. L’iniziativa per ragazzi ipovedenti arriva a Padova, con il campione paralimpico Daniele Cassioli come testimonial. In programma pomeriggi di sport per bambini non vedenti in due impianti di atletica della città, nell’ottica di promuovere il movimento seguendo semplici ma indispensabili ingredienti: muoversi, sperimentare, socializzare e divertirsi.
Il campione paralimpico Daniele Cassioli, cieco dalla nascita, porta a Padova “Spazio al gesto”, progetto che nasce dall’esperienza personale di Cassioli che, da diverso tempo propone su scala nazionale attraverso la sua associazione Real Eyes Sport ASD, esperienze sportive per ragazzi con disabilità visiva. La pandemia ha fermato per oltre un anno l’attività che riprende proprio da Padova. Il progetto ha come finalità l’avviamento al movimento e all’attività sportiva di bambini e ragazzi con disabilità visiva seguendo semplici ma indispensabili ingredienti: muoversi, sperimentare, socializzare e divertirsi.
«Lo sport mi ha dato tanto – racconta Daniele, vincitore di 25 titoli mondiali, 25 europei e 41 italiani di sci nautico – ho deciso di restituire almeno in minima parte quello che ho ricevuto. Quando ero piccolo ero solo un bambino che aveva gli occhi guasti. Lo sport mi ha restituito la dignità e la grande occasione di farmi valere per quello che ho, senza essere considerato per quello che mi manca. Per non lasciare soli i ragazzi abbiamo costruito un protocollo serio per svolgere in sicurezza l’allenamento, condizione indispensabile in questo tempo di pandemia. L’isolamento è pericoloso e lo è ancora di più per chi vive con una disabilità. Rispettando le disposizioni e proponendo esercizi compatibili con la lotta alla diffusione del contagio abbiamo la grande ambizione di far divertire i giovani non vedenti in totale sicurezza».
Next generation mobility: al via la tre giorni sulla mobilità del futuro
Next generation mobility. Parte oggi l’evento in streaming per progettare la mobilità al servizio dei cittadini. Obiettivo della tre giorni di incontri è integrare temi chiave come sostenibilità, intermodalità e sicurezza, per migliorare la vita delle persone lavorando inserendo questa prospettiva nei piani di sviluppo territoriale e delle città.
Next generation mobility, organizzato da Clickutility team e Studio Comelli, si propone proprio di generare dibattito e confronto sulle tematiche della mobilità del futuro come servizio essenziale nei piani di sviluppo territoriale e delle città, che le istituzioni devono garantire a ciascun cittadino. Tre giorni di conferenze in onda in live streaming, durante i quali istituzioni, aziende, start up e università presentano servizi e prodotti per la mobilità: Next generation mobility è un’occasione di aggiornamento, confronto e incontro con i principali stakeholder e decision maker della filiera della mobilità.
La mobilità costituisce un importante elemento di libertà, di pari dignità sociale, strumento che sottrae all’emarginazione territori e popolazioni, con particolare riguardo alle aree interne. È una missione di cui non va mai sottovalutata la finalità di interesse generale. Ogni linea ferroviaria (ed è una sofferenza pensare a quelle non più utilizzate), ci parla di uomini e donne, di luoghi, di comunità, di ciò che è l’Italia. La mobilità con le persone al centro, al loro servizio, per le loro esigenze è la tematica di fondo di Next generation mobility. Ma quale ruolo per le amministrazioni locali? Come utilizzare i dati dei clienti forniti dagli operatori senza danneggiare gli interessi legittimi di questi ultimi? Come affrontare la privacy e, alla fine, chi paga? A queste e ad altre domande si cercherà di dare una risposta nella sessione di apertura di martedì 18 maggio, dedicata alla mobilità come servizio.
Di mobilità progettata e finanziata si parlerà nella sessione pomeridiana del 18 maggio, con un focus sul ruolo del pubblico, fondamentale per garantire una mobilità universale e inclusiva. Se la prima giornata sarà un momento di confronto e di illustrazione delle finalità della mobilità, le altre due giornate della manifestazione hanno a che fare con i mezzi per raggiungere quelle finalità, che oggi non possono prescindere dalla riduzione dell’impatto ambientale, dall’efficienza nell’uso delle risorse materiali e immateriali, come il tempo, fino alla sicurezza e al benessere economico e umano.
Mercoledì 19 maggio, quindi, sarà la giornata dedicata alla mobilità elettrica: dalla micromobilità all’impatto dell’elettrificazione sulla struttura e sulle prospettive di mantenimento e sviluppo della filiera italiana della mobilità individuale.
Giovedì 20 maggio si parlerà nuovamente di nuove tecnologie nella seconda Conferenza nazionale sulla urban air mobility e sull’advanced air mobility, che affronterà il tema della mobilità aerea di persone e merci su tratte urbane e a breve raggio, effettuate con mezzi pilotati o preferibilmente a guida remota o autonoma. L’evento organizzato da Università di Aveiro, Tts Italia e Regione Liguria presenterà, invece, il progetto PriMaaS che promuove l’integrazione delle tradizionali modalità di trasporto collettivo con quelle personali e innovative, creando servizi di mobilità equi e realmente incentrati sui bisogni dei cittadini.
La mattinata proseguirà con la mobilità smart, dai veicoli e infrastrutture connessi alla guida autonoma, dall’infotainment alla sicurezza stradale, con focus tecnologici su digitalizzazione del veicolo, 5g, mapping e geomatica. La giornata prosegue parlando di mobilità delle merci viste come un servizio ai cittadini e inseriti nel concetto di Urban logistics: per la prima volta in Italia si affronterà in sede istituzionale la tematica del curbside management, ossia la gestione e il governo dello spazio urbano legato alla mobilità. La tre giorni si chiuderà con la terza puntata di Urban lab on air, trasmissione che racconta la città che cambia, con ospiti in studio, interviste e dati sulla mobilità. Gli eventi della giornata vedranno la partecipazione di Roberto Sposini, Chief mobility editor di LifeGate.
“Meglio di prima”: quando il movimento diventa strumento di inclusione
Meglio di prima. Grazie a questo progetto, persone con disabilità o a rischio esclusione sociale potranno gratuitamente svolgere il proprio sport preferito o scoprire una nuova attività motoria. L’iniziativa di Cittadinanza Attiva Legnano intende anche sostenere le associazioni sportive, ferme da più di un anno, utilizzando il movimento come strumento di coesione.
Tutte le spese sono sostenute da Cittadinanza Attiva Legnano ed Alto Milanese Organizzazione di Volontariato grazie ai contributi pubblici e privati raccolti, tra cui quello della concessionaria Fratelli Cozzi di viale Pietro Toselli 46, e alla disponibilità di circa 20 associazioni e società sportive per realizzare momenti in cui le persone affette da disabilità o in situazioni di difficoltà possano svolgere attività sportiva o ludico motoria. Per partecipare alle attività invece si può scrivere a info@cittadinanza-attiva.com.
Il riscatto da Boko Haram: Tani, maestro di scacchi a 10 anni
Un maestro di 10 anni. La storia di Tani, in fuga da Boko Haram e diventato campione di scacchi, diventerà un film. Il servizio di Elena Fiorani.
Tani aveva sette anni quando con la famiglia scappò dalla Nigeria e dalle violenze di Boko Haram. La nuova vita è ripartita da un centro di accoglienza di New York: nella scuola pubblica che frequentava si è appassionato agli scacchi, dopo un solo anno di allenamento ha vinto i campionati studenteschi dello Stato.
La storia del piccolo rifugiato nigeriano che dalla casa di accoglienza arriva sul podio ha fatto il giro del mondo all’inizio del 2019, raccontata dal New York Times e al centro di un libro di memorie, dal titolo “My Name Is Tani … and I Believe in Miracles”, pubblicato un anno fa. A breve dal libro verrà tratto un film prodotto dalla Paramount. Ma il giovanissimo scacchista non si è fermato: recentemente ha partecipato a un torneo aperto a giocatori di livello avanzato di ogni età e ha vinto tutte le gare, guadagnandosi così il titolo di maestro.
Sulle ruote della libertà: presentata a Parma la Magica Bici
Sulle ruote della libertà. Solidarietà, autonomia e relazione: un modo inclusivo per far provare a tutti l’emozione della bicicletta. Ecco cos’è La Magica Bici, presentata a Parma: persone in carrozzina con i volontari alla guida della bici Cargo hanno l’opportunità di sentire il vento in faccia e provare l’esperienza di andare in bicicletta.
La Magica Bici nasce per dare a tutti, bambini e adulti, l’opportunità di sentire il vento in faccia, di provare l’esperienza di andare in bicicletta, di vivere esperienze di gioco e sport inclusivi! La Polisportiva Gioco è il capofila del progetto che si realizza grazie a Parma Facciamo Squadra edizione 2018 “i diritti dei bambini” e al sostegno di Csv Emilia, Uisp e Anmic Parma. Una rete di associazioni che hanno lavorato a stretto contatto facendo nascere una bici magica. Nata per portare giochi nei parchi e usata durante la pandemia per il servizio delivery con il progetto reverso, ora usata per far vivere nuove esperienze a persone non autosufficienti. “La macchina che funzione ha tanti attori” – fa notare la presidente Csv Emilia, Elena Dondi -. Un grazie speciale ai cittadini che hanno partecipato e partecipano al progetto Parma Facciamo Squadra, dove il proprio impegno viene moltiplicato 3 volte dai partner storici Chiesi, Barilla e Fondazione Cariparma”.
Durante il giro sulla Magica Bici non si è mai soli. Le persone in carrozzina sulla magica bici sono accompagnate dai “pedalatori di idee”, volontari che hanno seguito un corso di formazione per imparare a guidare la bici Cargo e a relazionarsi con persone con disabilità. Sono proprio i volontari che insieme alle associazioni coinvolte pensano e progettano esperienze e percorsi da realizzare con la cargo. La Polisportiva Gioco sta già lavorando a fianco della polizia stradale per studiare i percorsi migliori che potrà percorrere nella città di Parma la magica bici con la speranza di attivare presto un servizio di trasporto sociale alternativo, green, on-demand per persone con disabilità. I biker della polizia locale hanno dato un contributo significato alla riuscita della magica bici aiutando nella formazione.
di Pierluigi Lantieri
Calcio, la Serie A sostiene la campagna “Dai acqua al suo futuro”
“Dai acqua al suo futuro”. Il calcio di Serie A schierato al fianco di ActionAid, per sostenere il diritto all’acqua pulita per tutti i bambini dai campi di calcio delle partite della 36esima Giornata di campionato, fino a domani 13 maggio. Testimonial Marco Delvecchio, ex calciatore della Roma e della Nazionale. Si può donare fino al 20 giugno.
La campagna sms solidale “Dai acqua al suo futuro” ha l’obiettivo di sostenere le famiglie dei territori più vulnerabili del Kenya, in particolare della Contea di Isiolo, colpite duramente dalla crisi climatica e dall’impatto sanitario ed economico della pandemia. Marco Delvecchio, ex calciatore della Roma e della Nazionale di Calcio italiana commenta: “Sono stato al fianco di ActionAid in numerose occasioni. Ho conosciuto da vicino con i miei viaggi in Mozambico e Brasile, la vita delle comunità più fragili dove ogni giorno i bambini devono alzarsi per aiutare la propria famiglia e trovare l’occorrente per mangiare e bere.
Una delle esperienze più belle è stata portare taniche d’acqua di 30-40 litri per km e km. Una fatica impressionante, con l’acqua che mi cadeva per terra, mentre le bambine camminavano tranquille col collo dritto. Oggi in piena pandemia l’acqua fa ancora di più la differenza tra la vita e la morte, per questo donare per i bambini del Kenya con un sms da 2 euro è un gesto concreto e necessario”. Con un sms o una chiamata da rete fissa al numero solidale 45511, tutti potranno dare un contributo per sostenere il progetto di ActionAid e garantire acqua pulita ai bambini e alle famiglie delle zone più vulnerabili del Kenya, dove l’organizzazione lavora da quasi 50 anni. L’iniziativa solidale è attiva fino al 20 giugno e i fondi raccolti serviranno a finanziare interventi di miglioramento dei sistemi idrici per assicurare anche nella stagione secca l’accesso all’acqua destinata al consumo umano e alle attività agricole. I beneficiari diretti saranno oltre 5mila, tra cui i bambini che frequentano la scuola primaria locale.
Di corsa per i diritti: la campagna della podista Rosalie Fish
Passo di giustizia. Rosalie Fish, nativa americana che corre per denunciare femminicidi e abusi sulle donne e che da due anni ha iniziato una vasta campagna di sensibilizzazione sul problema delle donne indigene scomparse e uccise, fenomeno che coinvolge e travolge soprattutto Stati Uniti e Canada. L’atleta gareggia con l’impronta di una mano rossa disegnata sulla bocca.
Famosa per la mano rossa disegnata sulla bocca, la statunitense rappresenta 30 tribù native nello stato di Washington. Corre per i diritti delle donne, non corre per una medaglia, né per soldi. Rosalie Fish ha origine native americane e appartiene alla tribù Cwlitz della riserva di Muckleshoot. Studentessa allo Iowa Central Community College, Rosalie ha capito in fretta l’importanza di poter difendere le minoranze e allora eccola, sempre più spesso in gara, col solo obiettivo di accendere i riflettori su un argomento così delicato e importante.
Vicina agli impegni sociali, la Fish ha iniziato da un paio d’anni una vasta campagna di sensibilizzazione sul problema delle donne indigene scomparse e uccise (Missing and Murdered Indigenous Women – MMIW). Una brutta storia che coinvolge e travolge soprattutto gli Stati Uniti e il Canada. A far balzare all’attenzione delle cronache la lodevole iniziativa di Rosalie Fish è stata un’idea che la ventenne di Washington ha avuto mentre si preparava a partecipare, nel maggio del 2019, ad una competizione nello stato di Washington. Allo start, infatti, la Fish si è presentata con l’impronta di una mano rossa disegnata sulla bocca, con le dita che si allargavano fino alle guance. Un modo per dire basta al silenzio, no alla sottomissione. Da allora, Rosalie Fish partecipa alle gare con questo simbolo sul viso ed è diventata conosciutissima, contribuendo notevolmente alla diffusione di un messaggio tanto semplice quanto giusto: giù le mani dalle donne indigene.
In più, ad ogni evento podistico al quale prende parte, Rosalie annuncia il nome di una donna a cui dedica la sua impresa. Tra queste, anche sua zia Alice Looney, morta assassinata. L’iniziativa di Rosalie Fish è stata d’esempio ad altre ragazze che corrono per la stessa squadra. Alcune, infatti, hanno adottato l’idea per diventare testimonial di diverse campagne a favore delle donne, su tutte la famosissima #MeToo. Arrivano i dati, preoccupanti, del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America. Secondo uno studio recente, in alcune riserve le donne indigene subirebbero violenze sessuali e femminicidi con una probabilità rispettivamente di due e dieci volte superiore alla media nazionale. Con 10,2 mila follower su Instagram e centinaia di tifosi che l’accompagnano sulle strade americane, Rosalie Fish è pronta a correre forte con l’obiettivo, un giorno, di poter «cancellare» quella mano rossa sulla bocca.
TennistaOltre Plus: il ping pong come veicolo di inclusione
Una racchetta per tutti. Il progetto “TennistaOltre Plus” mira a raggiungere entro la fine dell’anno scolastico circa 800 alunni con disabilità dislocati in 50 istituti italiani, utilizzando il ping pong come veicolo di inclusione. La seconda edizione dell’iniziativa ha come testimonial la campionessa paralimpica Giada Rossi, bronzo ai Giochi di Rio nel 2016.
‘TennistaOltre’ quest’anno diventa ‘Plus’. L’iniziativa è promossa dalla Fitet-Federazione italiana tennistavolo ed è sostenuta finanziariamente dalla Fondazione Vodafone. “Sono contenta di essere qui per lanciare questa nuova edizione del progetto Fitet – ha detto Giada Rossi – Per noi atleti è una grande soddisfazione quando un giovane si avvicina al mondo dello sport paralimpico. Personalmente io ho iniziato il mio percorso quasi per caso a scuola, grazie alla quale ho raggiunto poi i miei traguardi. Ma questa iniziativa vuole far sapere a tutti i ragazzi con difficoltà che questo percorso esiste”.
Euro 2020, ipotesi arbitro donna per Italia-Turchia
Facciamoci sentire. La partita Italia-Turchia che aprirà gli Europei di calcio a Roma il prossimo 11 giugno arbitrata da una donna? Il servizio di Elena Fiorani.
Comincia a circolare la proposta di dare una risposta simbolica al ritiro del governo di Erdogan dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne, avvenuto con decreto governativo il 20 marzo scorso. Il contesto ideale potrebbe essere quello degli Europei di calcio che si terranno dall’11 giugno all’11 luglio in varie città europee. La partita inaugurale è Italia-Turchia e si giocherà allo stadio Olimpico di Roma.
Sarà la prima alla presenza di spettatori: un ritorno alla vita attraverso un momento di sport condiviso. La richiesta per l’Uefa è di fare arbitrare l’incontro da un team di donne, infatti in questa edizione, per la prima volta, saranno anche donne a dirigere gli incontri ufficiali, tra cui Stephanie Frappart, già nota per il debutto in Champions League.
Un calcio alla violenza: Sapir Berman primo arbitro transgender
Passione senza confini. Il primo arbitro transgender scenderà in campo nel campionato di calcio israeliano. Ad annunciarlo è stata la stessa protagonista, che in una conferenza stampa ha comunicato che d’ora in avanti assumerà il nome femminile di Sapir Berman al posto di quello maschile di Sagi, poiché a 26 anni ha deciso di essere veramente sé stessa
“Mi sono sempre vista – ha sottolineato – come una donna fin da quando ero molto giovane. In un primo momento non sapevo come definirlo, come chiamarlo ma c’è stata sempre un’attrazione per il lato femminile e c’era invidia delle altre donne”. Berman, 26 anni, ha poi ricordato di “essere stato un uomo di successo: sia nell’associazione degli arbitri sia a scuola sia anche con le ragazze. Ero un uomo ma quando ero sola ero una donna.. e così ho continuato a vivere per 26 anni”.
Poi la decisione finale: “ho scelto di venire allo scoperto, di mostrare al mondo come ero. Per primo per me stessa, per il mio benessere ma anche per i miei cari in modo che non mi vedessero soffrire”. Berman è nota per essere una degli arbitri top del campionato israeliano, anche se nei mesi passati – hanno ricordato i media locali – non è stata designata spesso perché si stava sottoponendo a trattamenti ormonali . La Federcalcio israeliana e l’associazione arbitri del paese hanno espresso pieno sostegno a Berman e ora la federazione si sta consultando sia con la Uefa sia con la Fifa per sapere come accogliere adeguatamente gli arbitri transgender.




