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Una Barbie molto speciale


Per celebrare i 60 anni della bambola, Mattel ne dedica una a Bebe Vio, campionessa paralimpica di scherma. “Se sembra impossibile, allora si può fare”, il motto dell’atleta, che oggi si trasforma per “ispirare il potenziale infinito che c’è in ogni bambina”. L’azienda di giocattoli, infatti, ha scelto di dedicare attenzione alle donne che hanno superato ogni limite e sfidato le barriere. Proprio come Bebe.

“MoreRoleModels” è lo slogan della collezione celebrativa, che ha visto la bambola prendere le sembianze ora di Samantha Cristoforetti, ora di Frida Kahlo, ora di tante altre celebrità, più o meno note, tutte rigorosamente donne. Ultima arrivata non certo in ordine d’importanza, è Bebe Vio, l’atleta e campionessa di scherma paralimpica che proprio in questi giorni fa la sua comparsa tra queste bambole da collezione. “Guarda mamma, I’m a Barbie Girl – scherza l’atleta sui social – Non posso ancora crederci! Da piccola mi divertivo ad “infilzare” Ken facendo tirare di scherma la mia Barbie. Era il mio modo per convincermi che l’astuzia e la tecnica potessero annullare le differenze fisiche con il bambolotto maschio. Oggi, il solo pensiero che qualcun altro potrà farlo con il mio personaggio mi riempe il cuore e mi ricorda la responsabilità che ho nei confronti di molti bambini. Spero di non tradirvi mai e di poter essere sempre più una fonte d’ispirazione”.

Razzismo, la serie A scende in campo


“Non possiamo più restare passivi e aspettare che tutto questo svanisca: occorrono nuove leggi e regolamenti più severi”, si legge nel documento sottoscritto da 20 società del massimo campionato per combattere il problema negli stadi, dopo un confronto con Lega, Figc ed esperti internazionali. Negli ultimi mesi sono stati sempre più frequenti gli episodi di offese legate ai colore della pelle dei calciatori.

Una lettera aperta “a chi ama il calcio italiano” per dire basta, per lanciare un messaggio forte. I 20 club di serie A, hanno deciso di rimboccarsi le maniche e schierarsi attivamente contro il razzismo, sottoscrivendo un documento con cui si impegnano “pubblicamente a fare meglio”, chiedendo “una efficace policy contro il razzismo, con nuove leggi e regolamenti”, senza più tempo da perdere. Una lettera che inizia con un’ammissione di colpa. “Dobbiamo riconoscere che abbiamo un serio problema con il razzismo negli stadi italiani e che non l’abbiamo combattuto a sufficienza nel corso di questi anni – si legge nel documento pubblicato dalle società sui rispettivi siti – Anche in questa stagione, le immagini del nostro calcio, in cui alcuni giocatori sono stati vittime di insulti razzisti, hanno fatto il giro del mondo, scatenando ovunque dibattito. E’ motivo di frustrazione e vergogna per tutti noi. Nel calcio, così come nella vita, nessuno dovrebbe mai subire insulti di natura razzista. Non possiamo più restare passivi e aspettare che tutto questo svanisca”.
Quindi l’impegno fattivo, messo nero su bianco. “Su spinta degli stessi club, nelle ultime settimane, è stato avviato un confronto costruttivo con Lega Serie A, Figc ed esperti internazionali su come affrontare e sradicare questo problema dal mondo del calcio. Noi, i club che sottoscrivono questa lettera, siamo uniti dal desiderio di seri cambiamenti e la Lega Serie A ha dichiarato la sua intenzione di guidare questo percorso attraverso una solida e completa politica anti-razzismo in Serie A, con nuove leggi e regolamenti più severi, assieme a un piano di sensibilizzazione mirato per tutti coloro che sono coinvolti in questo sport riguardo al flagello del razzismo. Non abbiamo più tempo da perdere – si legge ancora – Dobbiamo agire uniti con rapidità e determinazione, e così faremo di qui in avanti. Ora più che mai il contributo e il sostegno di tutti voi, tifosi dei nostri club e del calcio italiano, sarà fondamentale in questo sforzo di vitale importanza. In fede, Atalanta, Bologna, Brescia, Cagliari, Fiorentina, Genoa, Hellas Verona, Inter Milan, Juventus, Lazio, Lecce, AC Milan, Napoli, Parma, AS Roma, Sampdoria, Sassuolo, Spal, Torino, Udinese”.
“Il nostro processo di costruzione di una cultura inclusiva reale e concreta è iniziato e ora necessita del sostegno di tutti gli attori coinvolti per consentirci di compiere i passi necessari con coerenza e determinazione. La Lega Serie A sta lavorando sodo su questo argomento ed è pronta a guidare la lotta al razzismo all’interno e all’esterno degli stadi”. Sono le parole dell’amministratore delegato Luigi De Siervo, in aggiunta alla lettera aperta sottoscritta dai 20 club del massimo campionato. “Qualsiasi azione, qualsiasi sforzo sarebbe nulla senza il coinvolgimento, il supporto, la responsabilizzazione di ogni singolo stakeholder – prosegue De Siervo – Siamo pronti a guidare questa campagna, animata da uno straordinario spirito di coesione, coinvolgendo tutti i club ma anche tutti i leader nella lotta al razzismo e alle discriminazioni. Leadership, unità, azione. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno adesso. Sarà una lunga strada, ma sarà sicuramente più facile da percorrere se cammineremo tutti insieme, come una squadra. We Are One Team”.

Palla al centro


Presentato un emendamento alla Legge di bilancio 2020 per agevolare società e federazioni nel passaggio al professionismo delle donne sportive. Il servizio di Elena Fiorani.

Anche la capitana della nazionale italiana di calcio Sara Gama e quella della Roma Elisa Bartoli sono scese in campo al fianco dell’emendamento, affinchè, dicono, “una bambina che sogna di giocare a pallone sappia che potrà vivere di calcio”. Si tratta di una proposta che riguarda tutti gli sport ed è l’avvio di un percorso per tenere alta l’attenzione della politica su questi temi. La Legge 91 dell’81, infatti, permette alle federazioni di dare lo status professionistico ai campionati e, grazie a questo emendamento che estende alle atlete le condizioni di tutela previste dalla legge sulle prestazioni di lavoro sportive, le federazioni che decidessero di far passare il campionato al professionismo avrebbero un incentivo di tre anni per accompagnare questa transizione dal punto di vista economico attraverso una decontribuzione totale.

Chi fa sport ci sta a cuore


Si conclude oggi a Ravenna il progetto di Cia-Conad che ha donato 60 defibrillatori ad altrettante società Uisp del territorio di Friuli Venezia Giulia, Marche, Veneto e Romagna, per garantire la sicurezza di chi fa attività motoria, con particolare riferimento all’ambito non professionistico. La campagna è stata promossa in occasione del 60esimo anniversario della cooperativa.

Con l’impegno di Uisp e CIA-Conad viene garantita la sicurezza di chi fa attività motoria. In questo modo le società sportive che operano e gestiscono impianti sportivi hanno ottenuto sicuramente un grande vantaggio da questo progetto che garantisce la tutela dei praticanti attività motorie e sportive. “Chi fa sport ci sta a cuore” è la campagna promossa da CIA-Commercianti Indipendenti Associati-Conad per il suo 60° anniversario. La cerimonia finale di consegna si terrà giovedì 28 novembre presso la Residenza Municipale del Comune di Ravenna. Sono intervenuti: Massimo Cameliani, assessore allo Sviluppo economico del Comune di Ravenna; Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp; Luca Panzavolta, amministratore delegato della cooperativa Commercianti Indipendenti Associati Conad. Agli interventi è seguita la consegna dei 4 defibrillatori Cardiosafe che sono stati donati alle società sportive del territorio del Comitato Uisp Ravenna: Asd Centro Studi Danza di Lugo; Gs Boncellino di Bagnacavallo; Polisportiva 2000 Tennis di Cervia; Circolo Subacqueo Ravennate. “Siamo grati a CIA Conad che ha scelto di festeggiare 60 anni di attività riservando grande attenzione allo sport e alla sicurezza delle comunità in cui opera – ha sottolineato Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp – con questo intervento concreto dimostra di avere chiaro il valore sociale dello sport e il ruolo delle società sportive del territorio, che rappresentano l’arcipelago del movimento e quindi del benessere dei cittadini”. “Per il nostro sessantesimo anniversario abbiamo scelto di sostenere un progetto importante per le persone, in particolare per i più giovani. La presenza di defibrillatori nei luoghi dove si fa sport è fondamentale, può davvero salvare delle vite. La nostra cooperativa e la rete dei soci imprenditori Conad a noi associati si sentono parte integrante della comunità ravennate e romagnola: questo è un modo per mettere in pratica i nostri valori e i nostri obiettivi – commenta Luca Panzavolta, amministratore delegato CIA-Conad – Oltre a ciò abbiamo promosso un progetto analogo per installare un defibrillatore in oltre 140 negozi Conad della rete, da Trieste ad Ancona, a tutela delle persone che ogni giorno fanno la spesa da noi”.

Buone pratiche


Con il Progetto Olimpia a Fabriano sport gratis per 30 ragazzi provenienti da famiglie in difficoltà economica che potranno iscriversi, senza alcuna spesa, a corsi di varie attività. A partire da gennaio ad ogni ragazzo sarà assegnato un contributo di 250 euro finalizzato alla copertura annuale per la disciplina prescelta. Per ora sono 5 le società che hanno dato la disponibilità, ma c’è ancora tempo per aderire.

Il Progetto Olimpia è promosso dall’associazione Quadrifoglio che ha intercettato il finanziamento erogato da Cariverona. I club che hanno aderito all’iniziativa sono: Faber Ginnastica, Taekwondo Fabriano, Fortitudo calcio, Virtus team calcio a 5 e Sterlino basket. Ma altre associazioni potrebbero aggiungersi in queste settimane. “Per questa, come per altre proposte relative al sociale, decisiva è stata la volontà di sedersi tutti attorno allo stesso tavolo e portare ciascuno il proprio contributo all’interno di un forte gioco di squadra”, evidenziano dal comune di Fabriano. Un felice connubio tra sport e sociale che rappresenta una prima volta importante per Fabriano, evidenziando anche la sensibilità delle società sportive che hanno deciso prontamente di aderire all’iniziativa. La Consulta comunale dello sport ha invitato le proprie associazioni a riflettere nel dare la propria disponibilità, visto che ancora c’è tempo per ampliare la scelta per i trenta ragazzi. “Il progetto Olimpia è un progetto di integrazione sociale per i più piccoli che consente anche a chi non ne ha la possibilità economica di iscriversi a una società sportiva per praticare lo sport preferito insieme ai coetanei”, ha evidenziato il primo cittadino di Fabriano, Gabriele Santarelli.

Tutti per uno


In provincia di Reggio Emilia durante una partita del campionato di Eccellenza il senegalese Omar Daffe, portiere dell’Agazzanese ha lasciato il campo dopo aver ricevuto insulti razzisti, l’arbitro lo ha espulso per abbandono del terreno di gioco ma i compagni si sono schierati con lui e hanno smesso di giocare. Quindi la gara è stata sospesa e non è mai ripresa, ora toccherà al giudice sportivo prendere una decisione. Non si placano i casi di razzismo nel mondo del calcio. L’ennesimo episodio arriva da Bagnolo in Piano, in provincia di Reggio Emilia, nel match Bagnolese-Agazzanese del campionato di Eccellenza. Vittima il portiere ospite, il senegalese Omar Daffe, da anni impegnato nel sociale come presidente di un’associazione di volontariato che ogni anno porta in Senegal beni di prima necessità e materiali sportivo per i bambini del luogo. Poco dopo la mezz’ora del primo tempo, a seguito di uno scontro di gioco, sarebbero partiti dalla tribuna insulti di carattere razzista nei suoi confronti. Daffe ha così abbandonato il campo, gettando a terra i guantoni, ma l’arbitro lo ha espulso — secondo regolamento — per abbandono del terreno di gioco. Probabilmente, il direttore di gara non aveva sentito gli insulti. Non è la prima volta che Daffe è vittima di insulti razzisti: a gennaio, nella scorsa stagione, il portiere dell’Agazzanese aveva vissuto un episodio analogo nella partita contro il Piccardo Traversetolo.

In sella


Paola Gianotti, atleta che ha fatto il giro del globo in bici, lancia una campagna che toccherà i 350 comuni attraversati dal Giro d’Italia. Passerà il giorno prima della tappa ufficiale con l’obiettivo di installare i cartelli “Attenzione. Strada frequentata da ciclisti”. Ma ha bisogno di cittadini e associazioni locali perché convincano i sindaci ad aderire.

 

Buio in sala


È iniziata ieri la nona edizione del Matera Sport Film Festival, fino a sabato la proiezione di 24 film in concorso provenienti da 15 nazioni differenti. Il servizio di Elena Fiorani. (sonoro)

Per questa nona edizione il Festival si allarga e si divide tra il Cinema “Il Piccolo” di Matera, e il Cineteatro “Due Torri” di Potenza, tracciando un ponte ideale tra la Capitale europea della cultura per il 2019 e la Città europea dello Sport 2021. Dice Michele Di Gioia, direttore del Matera Sport Film Festival: “Il Festival racconta cosa vuole dire fare sport e cultura del territorio, puntando i riflettori su storie di persone comuni che hanno qualcosa da dire e lo fanno con il linguaggio popolare dello sport, semplice ma non banale”. Nel corso del Festival verrà presentato il documentario prodotto dall’Uisp “Riace. I Mondiali Antirazzisti nella città dell’accoglienza che racconta le storie di Mustafa e Farhan che si ritrovano 5 anni dopo aver condiviso l’odissea dei barconi dalla Somalia a Mazara del Vallo.

Oltre il tifo


Dopo le partite di Europa League, che hanno visto scontrarsi Celtic di Glasgow e Lazio sul rettangolo verde, i supporter della squadra scozzese hanno lanciato una raccolta fondi online a sostegno di due associazioni che si occupano di assistenza ai migranti, una scozzese e l’altra italiana, il Baobab di Roma. La società è stata fondata da immigrati irlandesi in Scozia, per questo sono da sempre attenti a chi si trova più in difficoltà. Le donazioni hanno superato i 15mila pound (oltre 17mila euro), ed è probabile che la cifra diventi molto più alta, dato che la raccolta sarà aperta per ancora qualche giorno. “La passione per il calcio, lo spirito sportivo dovrebbero essere questo: un gesto d’amore concreto, un atto di ribellione contro le discriminazioni, un cartellino rosso contro il razzismo, mai e poi mai un saluto romano. Grazie ragazzi, per il supporto e per essere venuti a trovarci al presidio. We’ll never walk alone”. Lo hanno detto gli attivisti di Baobab in una nota, ringraziando i tifosi del Celtif per il gesto. “Nel 2019, il nostro obiettivo è lo stesso. Chiediamo a tutti i fan del Celtic, fan di tutti i club e nessuno, di continuare a contrastare il razzismo e il fascismo. Nel fare ciò, non solo promuoveremo la tolleranza e l’inclusione, ma forniremo il supporto pratico alle due organizzazioni (Baobab e Safr, N.d.R) con progetti a Roma e Glasgow. Dal 2015, Baobab Experience ha supportato oltre 85.000 richiedenti asilo a Roma. Offrono cibo, abbigliamento e servizi di alloggio per garantire il soddisfacimento dei bisogni primari delle persone. Forniscono inoltre assistenza legale, fisica e mentale. Più vicino a casa, Scottish Action for Refugees è un’organizzazione benefica che sostiene i rifugiati in Scozia e coordina gli sforzi internazionali. In particolare a Glasgow, hanno creato uno spazio SAFR che è un hub della comunità che offre aiuto e supporto ai rifugiati e ai richiedenti asilo con gli aspetti pratici di creare una nuova vita in uno strano paese”. Gli ultras del Celtic sono stati a Roma una decina di giorni fa in occasione della partita con la Lazio. Numerose sono state le aggressioni nei confronti dei tifosi scozzesi, alcuni dei quali finiti in ospedale dopo essere stati accoltellati da alcuni esponenti della tifoseria laziale. Ed è proprio in quei giorni che alcuni di loro hanno visitato il campo di Baobab in zona Tiburtina, decidendo poi di avviare la raccolta fondi in supporto ai migranti.

Interruzione di gioco


In Spagna le calciatrici hanno scioperato in occasione della nona giornata di campionato, in programma nel weekend appena trascorso, perché chiedono un adeguamento degli stipendi, ferie e riconoscimento dello stato di gravidanza. Una decisione presa dall’assemblea con oltre il 90% dei consensi. Scarsi i messaggi di sostegno dei colleghi.

Dopo mesi di battaglie e minacce la calciatrici della Liga spagnola di calcio femminile hanno deciso di scioperare e quindi di non giocare le 8 partite della nona giornata di campionato. Motivo del contendere è che la Liga non accetta di riconoscere alle calciatrici il contratto da atlete ‘full time’, quindi professioniste, che comporterebbe un deciso aumento del salario medio, attualmente di 16mila euro (lordi) all’anno, circa 1.000 euro al mese netti. Fra le richieste delle calciatrici, ci sono anche tutele di base come il riconoscimento dello stato la gravidanza e le ferie. “Ci sono situazioni limite di gente pagata come se svolgesse attività per 12 ore la settimana e certe cose non sono più ammissibili. Non è questione solo di soldi, ma di diritto del lavoro” spiega la portiera dell’Athletic Bilbao Ainhoa Tirapu. Poche, per la verità, le discese in campo dei colleghi uomini. Tra questi il giocatore del Barcellona Antoine Griezmann attraverso twitter ha espresso la propria vicinanza alle colleghe in lotta per un accordo migliore. “Mando tutto il mio sostegno alle compagne calciatrici che sono in sciopero e lottano per i loro diritti. Coraggio!”. Anche Andres Iniesta ha voluto dare la propria solidarietà alle ragazze impegnate in una lotta molto difficile.