Dopo le partite di Europa League, che hanno visto scontrarsi Celtic di Glasgow e Lazio sul rettangolo verde, i supporter della squadra scozzese hanno lanciato una raccolta fondi online a sostegno di due associazioni che si occupano di assistenza ai migranti, una scozzese e l’altra italiana, il Baobab di Roma. La società è stata fondata da immigrati irlandesi in Scozia, per questo sono da sempre attenti a chi si trova più in difficoltà. Le donazioni hanno superato i 15mila pound (oltre 17mila euro), ed è probabile che la cifra diventi molto più alta, dato che la raccolta sarà aperta per ancora qualche giorno. “La passione per il calcio, lo spirito sportivo dovrebbero essere questo: un gesto d’amore concreto, un atto di ribellione contro le discriminazioni, un cartellino rosso contro il razzismo, mai e poi mai un saluto romano. Grazie ragazzi, per il supporto e per essere venuti a trovarci al presidio. We’ll never walk alone”. Lo hanno detto gli attivisti di Baobab in una nota, ringraziando i tifosi del Celtif per il gesto. “Nel 2019, il nostro obiettivo è lo stesso. Chiediamo a tutti i fan del Celtic, fan di tutti i club e nessuno, di continuare a contrastare il razzismo e il fascismo. Nel fare ciò, non solo promuoveremo la tolleranza e l’inclusione, ma forniremo il supporto pratico alle due organizzazioni (Baobab e Safr, N.d.R) con progetti a Roma e Glasgow. Dal 2015, Baobab Experience ha supportato oltre 85.000 richiedenti asilo a Roma. Offrono cibo, abbigliamento e servizi di alloggio per garantire il soddisfacimento dei bisogni primari delle persone. Forniscono inoltre assistenza legale, fisica e mentale. Più vicino a casa, Scottish Action for Refugees è un’organizzazione benefica che sostiene i rifugiati in Scozia e coordina gli sforzi internazionali. In particolare a Glasgow, hanno creato uno spazio SAFR che è un hub della comunità che offre aiuto e supporto ai rifugiati e ai richiedenti asilo con gli aspetti pratici di creare una nuova vita in uno strano paese”. Gli ultras del Celtic sono stati a Roma una decina di giorni fa in occasione della partita con la Lazio. Numerose sono state le aggressioni nei confronti dei tifosi scozzesi, alcuni dei quali finiti in ospedale dopo essere stati accoltellati da alcuni esponenti della tifoseria laziale. Ed è proprio in quei giorni che alcuni di loro hanno visitato il campo di Baobab in zona Tiburtina, decidendo poi di avviare la raccolta fondi in supporto ai migranti.
Interruzione di gioco
In Spagna le calciatrici hanno scioperato in occasione della nona giornata di campionato, in programma nel weekend appena trascorso, perché chiedono un adeguamento degli stipendi, ferie e riconoscimento dello stato di gravidanza. Una decisione presa dall’assemblea con oltre il 90% dei consensi. Scarsi i messaggi di sostegno dei colleghi.
Dopo mesi di battaglie e minacce la calciatrici della Liga spagnola di calcio femminile hanno deciso di scioperare e quindi di non giocare le 8 partite della nona giornata di campionato. Motivo del contendere è che la Liga non accetta di riconoscere alle calciatrici il contratto da atlete ‘full time’, quindi professioniste, che comporterebbe un deciso aumento del salario medio, attualmente di 16mila euro (lordi) all’anno, circa 1.000 euro al mese netti. Fra le richieste delle calciatrici, ci sono anche tutele di base come il riconoscimento dello stato la gravidanza e le ferie. “Ci sono situazioni limite di gente pagata come se svolgesse attività per 12 ore la settimana e certe cose non sono più ammissibili. Non è questione solo di soldi, ma di diritto del lavoro” spiega la portiera dell’Athletic Bilbao Ainhoa Tirapu. Poche, per la verità, le discese in campo dei colleghi uomini. Tra questi il giocatore del Barcellona Antoine Griezmann attraverso twitter ha espresso la propria vicinanza alle colleghe in lotta per un accordo migliore. “Mando tutto il mio sostegno alle compagne calciatrici che sono in sciopero e lottano per i loro diritti. Coraggio!”. Anche Andres Iniesta ha voluto dare la propria solidarietà alle ragazze impegnate in una lotta molto difficile.
Un’eredità importante
È nata l’Associazione Emiliano Mondonico: a lanciare l’iniziativa Clara, figlia del calciatore e allenatore scomparso nel 2018. Alla base un’idea di calcio diversa, fatta di umanità, correttezza, rapporti diretti con le persone, lontano dallo sport come solo business. Tra i progetti un torneo per bambini intitolato “381, Un campione per amico”, il numero di panchine del mister in serie A. La presentazione ufficiale a palazzo Lombardia, a Milano, dove sono stati chiamati a ufficializzare la nuova realtà tanti degli amici che hanno lavorato con il calciatore e allenatore scomparso nel marzo del 2018. “Ho deciso, senza ragionare troppo, di andare avanti – ha detto la figlia -. Non era giusto che si fermasse tutto, non me lo potevo permettere. Da sola non ne avevo la capacità e ho cercato persone un po’ folli come me per dare tutto ciò che abbiamo dentro per portare avanti i suoi progetti”. Con lei a portare avanti i valori di Mondonico “giorno dopo giorno, a testa alta e con la schiena dritta, senza mai mollare” ci sono Massimo Achini, presidente del Csi Milano, Oreste Perri, presidente del Coni Lombardia e “gli amici di sempre, gli amici di Rivolta d’Adda, quelli che ci sono sempre stati e continueranno ad esserci”, cioè le persone con cui condivideva il Comune di nascita. Allenatore capace di ottenere cinque promozioni in serie A con Cremonese (1983-1984), Atalanta (1987-1988 e 1994-1995), Torino (1998-1999) e Fiorentina (2003-2004), Emiliano Mondonico in carriera è stato anche un giocatore del Monza: era la stagione 1970-71, lui arrivava dal Torino in A per giocare un campionato nella categoria inferiore prima di tornare nella massima serie nell’Atalanta. Avrebbe poi concluso la carriera nella Cremonese, la stessa squadra in cui aveva esordito nel professionismo. A Monza in 23 partite giocate aveva messo a referto 7 reti. Tra i progetti ci sono il Premio Emiliano Mondonico “Si può vincere senza arrivare primi” (riconoscimento dedicato a giocatori e allenatori dello sport professionistico che si distinguono per la loro particolare umanità. Tuttosport sarà media partner), e la collaborazione con L’ Approdo (Associazione per il trattamento delle dipendenze) dove l’allenatore aveva contribuito a un progetto di sport-psicoterapia. E ancora: un torneo per bambini intitolato “381, Un campione per amico” dove la cifra rappresenta il numero di panchine che Mondonico ha fatto in serie A e che sarà, nelle intenzioni, il numero delle partite che si giocheranno con mille bambini delle squadre Big Small (7-8 anni) del Csi Milano. Infine, l’istituto minorile Cesare Beccaria di Milano, la cui squadra di calcio porterà il nome di Mondonico e avrà il sostegno dell’associazione.
Tutti per uno
Diffondere la pratica sportiva tra le persone con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali in carico alla rete riabilitativa e assistenziale dell’Ausl della Romagna. È l’obiettivo della convenzione con il Comitato paralimpico regionale per l’apertura di quattro nuovi sportelli informativi.
“Per le persone con disabilità lo sport e l’attività fisica, oltre a ricoprire un ruolo importante in campo riabilitativo, sono uno strumento essenziale per lo sviluppo psicofisico, per promuovere ed educare all’autonomia, potenziare le capacità esistenti, accrescere l’autostima e favorire l’integrazione sociale”, spiega il dottor Gianluigi Sella responsabile Medicina dello sport e Promozione attività fisica di Ravenna presso il dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl Romagna, nonché referente aziendale del progetto “Esercizio fisico e attività sportiva nella popolazione affetta da disabilità”. “La mission del Comitato paralimpico è diffondere la pratica sportiva a tutti, senza discriminazioni e in condizioni di uguaglianza e pari opportunità”, aggiunge Melissa Milani, presidente del Cip Emilia-Romagna. Quella con l’Ausl della Romagna è la quarta convenzione firmata dal Comitato paralimpico con un’azienda sanitaria dopo Piacenza, Bologna e Parma: “Ci permetterà – continua Milani – di raggiungere ancora più facilmente le persone con disabilità del territorio: negli Sportelli informativi potranno avere tutte le informazioni utili per conoscere le società sportive ‘accoglienti’ ed essere indirizzate verso lo sport più in sintonia con i loro interessi e capacità”.
StraGenova
Dopo il rinvio di ottobre dovuto al maltempo, domenica torna la corsa nel centro cittadino. Il servizio di Elena Fiorani. (sonoro)
La manifestazione podistica organizzata da Il Secolo XIX con l’Uisp Genova, torna a invadere il cuore della città. Un mese fa la corsa è stata rinviata a causa del maltempo, purtroppo anche in questi giorni le previsioni non sono buone e le notizie dal nord al sud d’Italia
impensieriscono, ma le adesioni crescono e l’entusiasmo continua a salire. Sono previsti tre percorsi, tutti con partenza da piazza De Ferrari: due da 10 km, una competitiva e una per tutti e la Family Run. La manifestazione è strettamente legata anche alla StraGenova del Cuore
del 14 ottobre 2018: dal palco allestito in piazza De Ferrari, infatti, sarà svelato il progetto per il quartiere colpito dal crollo del ponte Morandi, da realizzare grazie alle offerte dei genovesi raccolte proprio in occasione della corsa non competitiva organizzata lo scorso autunno.
Oltre le mura
Si conclude oggi l’edizione 2019 del torneo “Sportivamente” organizzata nel carcere di Foggia. In programma un pomeriggio di sport e inclusione per valorizzare la funzione rieducativa della pena. Dalle 14.30 il campo di calcio della Casa Circondariale ospiterà la finale del torneo che, negli scorsi mesi, ha visto sfidarsi in campo le squadre delle diverse Sezioni dell’istituto penitenziario.
L’intera manifestazione sportiva ha visto un elevato coinvolgimento di tutta la popolazione detenuta, che ha contribuito a rendere speciale il torneo. Attraverso lo sport si affermano i valori fondanti del senso civico, del rispetto del proprio prossimo e del valore della regola. L’IPSSAR “M. Lecce” di San Giovanni Rotondo ha in programma un’attività di collaborazione con la Casa Circondariale di Foggia, “una serie di iniziative che partiranno dalla pratica sportiva, con una notevole rilevanza didattica per gli alunni e riabilitativa per i detenuti”.
La corsa del secolo
Domani a Roma un pomeriggio di racconti, aneddoti, e canzoni per raccontare la storia del paese attraverso il Giro d’Italia. L’evento si inserisce nella rassegna “Date una bicicletta a Fausto Coppi”, progetto di promozione della lettura e cultura della due ruote in occasione dei 100 anni dalla nascita e dei sessanta dalla morte del campionissimo.
Perché Coppi? Perché ancora Coppi? Perché sempre Coppi? Per i trionfi: cinque Giri d’Italia, due Tour de France, un campionato del mondo su strada e due su pista, il record dell’ora che durò quattordici anni, tutte le grandi classiche del ciclismo, dalla Milano-Sanremo (tre volte) al Giro di Lombardia (cinque volte), compresi Parigi-Roubaix e Freccia Vallone. Per la sua storia: accompagnò l’Italia e gli italiani dalla miseria del primo dopoguerra all’inizio del boom economico attraverso il Ventennio, la Seconda guerra mondiale, la ricostruzione e la rinascita. Per i suoi scandali: due mogli, due figli, due famiglie, in un’epoca in cui il divorzio non era neppure immaginabile. Per la sua semplicità, generosità, umanità. Per la bicicletta: una regina alata, un tappeto volante, una fabbrica di sogni e avventure. E per lo sport: in Coppi si specchiavano, si identificavano, si esaltavano tutti quelli che, nell’esistenza quotidiana, non riuscivano, non vincevano, non ce la facevano. E per i suoi anniversari: cento anni fa (15 settembre 2019) la sua nascita, sessant’anni fa (2 gennaio 1960) la sua morte. Coppi non è stato il più forte né il più vincente, ma il più grande. Ed è per questo che la sua storia è diventata letteratura, mito, leggenda.
E allora diamo una bicicletta a Fausto Coppi. Diamogli una bicicletta sotto forma di quattro pedalate in collaborazione con le associazioni Fiab-RuotaLibera, Fiab-BiciLiberaTutti, Fiab-NaturAmici e Uisp-VediRomaInBici, di un reading con l’attore Maurizio Cardillo e uno dei giornalisti sportivi più autorevoli, Gian Paolo Ormezzano, di un incontro sulla storia (d’Italia) e sul Giro (d’Italia) con lo storico Gioachino Lanotte e lo scrittore giornalista Marco Pastonesi, di un altro incontro sul rapporto tra musica e bicicletta con il cantante musicista e scrittore Andrea Satta, di un appuntamento a scuola per occuparci di sicurezza stradale con la Fondazione Michele Scarponi, e di un’installazione artistica di Fernanda Pessolano dedicata alle storie e ai libri, di una narrazione scenica “Coppi Ultimo” con Marco Pastonesi e Alessandro D’Alessandro all’organetto. Alcuni di questi appuntamenti fanno parte del programma della manifestazione “Alla fine della città”, a cura di Ti con Zero, inserita in “Contemporaneamente Roma 2019”.
In collaborazione con Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi, Coordinamento Roma Ciclabile, Istituto Pacinotti Archimede – Liceo Sportivo.
Sport come terapia
È il progetto che ha portato all’ inaugurazione di un complesso sportivo presso il centro di accoglienza di Niamey, in Niger, realizzato dall’ Agenzia Onu per i Rifugiati e finanziato da Fondazione Milan. Sono stati costruiti un campo da calcio, uno da basket e uno da pallavolo, che saranno messi a disposizione dei migranti evacuati dai centri di detenzione libici.
Stoppati sul più bello
La Tam Tam basket di Castel Volturno ha vinto il torneo regionale ma non può passare all’Eccellenza. A deciderlo il Tar del Lazio rigettando il ricorso della società dove giocano 50 ragazzi nati nel nostro Paese ma figli di immigrati. In base alla legge, infatti, sono ancora privi della cittadinanza italiana, dando ragione alla Federazione che nel regolamento non ammette più di due stranieri per squadra.
King e Victor sono due fuoriclasse sottocanestro. Il loro papà, d’origine nigeriana, è il pastore evangelico di Castel Volturno. I due fratelli sono nati in Italia e ogni giorno si allenano con passione. La loro squadra è la Tam Tam Basket. L’anno scorso hanno vinto il campionato regionale. Avrebbero ora diritto di passare nell’Eccellenza. Ma la legge è contro di loro. E il Tar li stoppa. La colpa? In squadra sono tutti figli di immigrati. La Tam Tam Basket è una squadra fondata tre anni fa nel cuore di Castel Volturno. Oggi ci giocano 50 ragazzi, tutti minorenni tranne uno, tutti nati in Italia da genitori d’origine africana. Il problema? In base alla legge sono ancora tutti privi della cittadinanza tricolore. Il loro allenatore Massimo Antonelli ogni giorno li accoglie sul campo di gioco. “Il nostro coach – afferma King – non è come i pirati che quando trovano un tesoro se lo tengono per sé”. Il tesoro di Antonelli sono i suoi ragazzi. Quest’anno hanno vinto il campionato under 15 regionale e speravano di giocare a livello nazionale nel campionato under 16 Eccellenza. Ma i regolamenti sono contro di loro. In base al regolamento della Fip, la Federazione Italiana Pallacanestro, non ci possono essere più di due stranieri per squadra. La regola ha più di un fondamento: c’è stato infatti un periodo in cui procuratori senza scrupoli prendevano giovani atleti africani e ci lucravano su. Insomma lo spirito della norma non è razzista, bensì di tutela dei minori nel traffico sportivo. Per questo, rivolgendosi al Tar del Lazio, la Tam Tam Basket chiedeva solo una deroga, non di violare la legge. Deroga giustificata dal carattere del territorio di Castel Volturno dove oltre la metà dei residenti è d’origine africana. Ma il Tar del Lazio non ha concesso la deroga e ha dato ragione alla Fip. Per Victor, King e i loro amici non resta ora che continuare a giocare all’interno della loro regione.
Torneo Dimondi
Domani a Bologna 24 squadre in campo per dare un calcio corale alle discriminazioni nello sport. Il servizio di Elena Fiorani. (sonoro)
La quinta edizione del Torneo comincia domani e andrà avanti fino a giugno: il primo appuntamento è al centro sportivo Pizzoli di Bologna. È un’iniziativa che mette al centro il piacere dello scambio e della condivisione, invece di agonismo e ricerca della vittoria. Obiettivi
che, per essere raggiunti, prevedono una rivoluzione delle regole sportive. Come squadre miste sotto il profilo del genere, ma anche dell’età e, ovviamente, della provenienza. Ma anche con agevolazioni per chi è meno bravo, come un numero variabile di persone in campo a seconda
della preparazione. Il tema della prima giornata, “Lo sport come valorizzazione e inclusione delle differenze di genere”, verrà affrontato insieme ad associazioni locali e con la mostra dal titolo “Contro le regole: gay e lesbiche nello sport”, che racconta le esperienze di atleti che hanno combattuto esclusione e pregiudizi legati all’identità di genere.