L’ASD Scuola Calcio Sicilia, società messinese che compete nei tornei giovanili regionali, a partire da questa stagione accoglierà gratuitamente ragazzi tra i 6 ed i 12 anni. In questo modo permetterà a più di 700 giovani di scendere in campo e praticare sport in modo sano e gratuito.
Una opportunità di crescita personale e sportiva per tantissimi ragazzi messinesi: la nuova impostazione scelta dal management siciliano ha portato ad un boom di iscritti e alla selezione di 15 nuovi allenatori, provenienti da Messina e provincia, presso il Centro Sportivo di Granatari che lo scorso anno ha ospitato l’ex campione del mondo e capitano rossonero, Franco Baresi.
Liberi di giocare
Parte il progetto carceri della Federazione italiana rugby, grazie al quale tre club, direttamente collegati a case circondariali, parteciperanno al campionato italiano di serie C. Altre società diffonderanno il gioco della palla ovale in numerosi penitenziari ed istituti di pena minorili di tutta Italia.
L’impegno nelle carceri ha un ruolo centrale nel programma di responsabilità sociale della Federazione Italiana Rugby. Il progetto è stato presentato a Frosinone, in occasione dell’amichevole pre-stagionale tra i Bisonti – la squadra dell’istituto frusinate, per il quarto anno iscritta alla Serie C laziale – e la selezione dell’Università LUISS di Roma.
“Il progetto tecnico federale di FIR – ha dichiarato Stefano Cantoni, consigliere federale in rappresentanza del presidente federale Alfredo Gavazzi – vuole essere inclusivo ad ogni livello, e la possibilità di utilizzare i valori caratterizzanti del nostro sport come strumento di reinserimento sociale di questi ragazzi è coerente con questo obiettivo. Il rugby è presente grazie all’impegno di numerose Società anche in molti altri istituti in tutto il territorio nazionale, pur senza partecipare a competizioni agonistiche”. Il capitano dei Bisonti Rugby, il numero otto nigeriano Precious, da dieci anni detenuto presso l’istituto ciociaro, ha spiegato come “il rugby rappresenti per noi una parte fondamentale della vita all’interno del carcere. Gli allenamenti, le responsabilità individuali e collettive, l’obbligo di rispettare le regole del campo sono per noi un momento importante di crescita, come atleti e come individui. Il rugby è diventato fondamentale nella nostra quotidianità”. “Proprio per quelli che sono i nostri valori fondanti – ha concluso Cantoni – riteniamo che il nostro sport sia particolarmente indicato per lasciare un segno profondo in questi ragazzi, aiutandoli nel proprio percorso riabilitativo” .
“L’integrazione: la vittoria più bella”
È lo slogan che nello scorso weekend è entrato nei campi di calcio della serie A con l’obiettivo di favorire la diffusione di principi come il rispetto e la valorizzazione delle diversità. Più in generale la campagna mira a sensibilizzare la società e il pubblico sportivo rispetto ai temi dell’inclusione.
Continuare a camminare
L’Uisp-Unione italiana sport per tutti ha ricevuto il Premio Louis Braille per il sostegno alla pratica sportiva di non vedenti e ipovedenti. Angelo Lova, non vedente da quattro anni, che ha concluso recentemente la discesa in canoa del tratto fluviale tra Milano a Venezia, spiega ai nostri microfoni cosa significa per lui questa pratica. (sonoro)
Canada coast to coast.
È il Great Trail, la pista ciclabile più lunga del mondo: 24mila chilometri, che attraverseranno tutto il Paese, collegando 15mila località. L’opera è stata iniziata nel 1992, ed ha visto la partecipazione di migliaia di volontari. Ad oggi è stato ultimato l’87% del tragitto che sarà inaugurato il prossimo primo.
Pronti, via
15 edizioni, 23 discipline, oltre 4.300 atleti di 176 Paesi del mondo, 105 atleti qualificati per l’Italia e più di un milione e mezzo di biglietti venduti. Sono i numeri dei Giochi paralimpici di Rio de Janeiro che si aprono oggi. La Rai seguirà l’evento con oltre 1000 ore di diretta tra tv e internet.
Ieri l’inaugurazione di Casa Italia, con Luca Pancalli e il Presidente dell’International Paralympic Committee Phil Craven. “Vorrei confermare quantomeno lo stato di salute di Londra – ha detto Pancalli alla partenza della delegazione azzurra – consentitemi una battuta, magari vincere una medaglia in più dei colleghi olimpici”. “Partiamo con la consapevolezza che straordinari risultati li abbiamo già ottenuti – ha aggiunto Pancalli – con 105 atleti qualificati, seppur senza sport di squadra, e questa è l’unica nota dolente. E’ comunque un numero strabiliante, e continua a crescere rispetto al passato. Siamo freschi di riconoscimento di ente pubblico grazie all’iniziativa di Parlamento e Governo: ciò ci inorgoglisce perché ha dato dignità ad un movimento”.
Seduti per i diritti
Colin Kaepernick, giocatore di football di San Francisco, sta manifestando il suo dissenso per il trattamento riservato agli afroamericani nel Paese. La sua singolare protesta consiste inginocchiandosi durante l’inno nazionale invece di alzarsi in piedi. La speranza che questo generi un effetto domino anche su altri colleghi.
Prima di una partita di avvicinamento al campionato contro i Chargers di San Diego, il quarterback dei San Francisco ‘49ers alle prime note dell’inno nazionale si è inginocchiato a terra, silente, in segno di protesta. Stavolta c’era un target specifico: infatti, la notte di San Diego è dedicata ai militari. Sono loro a cantare l’inno nazionale, emblema sempreverde del patriottismo del Paese. Ma Kaepernick, sorpreso a indossare in campo dei calzini raffiguranti maiali con il cappello da poliziotto, non crede nelle istituzioni. Non è l’unico: a San Diego il compagno di squadra Eric Reid lo segue e rimane in silenzio e immobile durante l’inno. Così fa, qualche chilometro più in là, Jeremy Lane dei Seattle Seahawks.
Il giocatore non ha nessuna intenzione di mollare. Non crede di offendere il Paese con le sue gesta, ma di “spronarlo”. Intervistato a bordo campo a fine partita, ha detto ai giornalisti: “Amo l’America ma voglio che il Paese migliori e credo che discussioni come quella a cui ho dato il via io servano a tutti per comprendere meglio i diversi punti di vista”.
Nell’America spaccata tra il movimento per i diritti dei neri, Black Lives Matter, il Blue Lives Matter (nato in reazione al primo per difendere la vita e l’onore dei poliziotti), a seconda della fazione, Kaepernick è diventato un eroe o un nemico della patria.
Kaepernick ha raccontato al Los Angeles Times di essere stato diverse volte vittima della polizia durante gli anni universitari in Nevada a causa del colore della sua pelle: costretto a uscire dall’auto e a ricevere visite delle forze dell’ordine a casa a qualsiasi ora, “perché eravamo gli unici neri del quartiere”. Per questo, il suo obiettivo adesso è continuare “a parlare per le persone oppresse, soprattutto quelle che non hanno voce”.
Esportiamoci
Al via la XV edizione della manifestazione volta all’inclusione sociale di persone seguite dai Centri di salute mentale. È un progetto nazionale che si concretizza in iniziative culturali e di spettacolo, ma perno dell’evento è il torneo di beach volley fra squadre di persone con disagio psichico provenienti da tutta Italia.
“Esportiamoci” è organizzato dalla U.O. Riabilitazione del Dipartimento di Salute Mentale sede di Rimini e AUSL Romagna in collaborazione con l’associazione locale “Orizzonti nuovi” e associazioni polisportive della rete Emilia Romagna, nell’ambito del progetto “Cittadini in Movimento”. Sono circa 5000 le persone visitate per problemi di salute mentale nella Regione Emilia Romagna, due terzi dei quali sono utenti fissi. Obiettivo di “Esportiamoci” è quello di aprire una porta sul mondo, affinché sia promossa la cultura dell’incontro. Attraverso lo sport si ha la possibilità di implementare la cura di sé, dal punto di vista fisico, psicologico e sociale; lo sport permette di apprendere fino in fondo concetti come solidarietà, accoglienza e rispetto delle regole. Ecco che il campo da beach volley diventa un luogo privilegiato di incontro, perché lo sport diventa strumento per ritrovare fiducia nella capacità di stabilire relazioni durature con gli altri e sentirsi parte di un gruppo in cui ognuno ha valore per ciò che è.
Atti di vandalismo durante l’estate alla piscina di Scampia
Al rientro dalle vacanze i gestori della piscina comunale “Massimo Galante” di Scampia, Napoli, hanno trovato la struttura pesantemente danneggiata. Durante i giorni estivi di chiusura sono stati messi in atto gravi atti di vandalismo all’interno dell’impianto. La piscina è affidata ad una società sportiva affiliata alla Uisp e alla Fin, gestita da Federico Calvino, dirigente Uisp.
“I danni sono di grande entità – denuncia Federico Calvino – Abbiamo riscontrato la rottura della ringhiera a bordo vasca, delle griglie in plastica, di sette vetri esterni, dei tubi di filtraggio per l’acqua e dei supporti di sicurezza antincendio. Addirittura sono stati svuotati tutti gli estintori presenti”. Da registrare anche il furto di motori, defibrillatori, computer e stampanti. Calvino ha sporto denuncia alla Questura di Napoli; ignota al momento l’identità dei colpevoli e le motivazioni che potrebbero aver spinto qualcuno a compiere questo gesto. La piscina è rimasta chiusa una ventina di giorni per la pausa estiva, dallo scorso 10 agosto.
“È un episodio molto grave, in particolare in un territorio difficile come quello di Scampia – dice Antonio Mastroianni, presidente Uisp Napoli – dove un impianto sportivo rappresenta un avamposto di democrazia. Inoltre, ci colpisce perchè Federico Calvino, così come suo padre Filippo, storico dirigente Uisp, è impegnato sul doppio fronte dello sport e del sociale. Il nostro primo pensiero è di solidarietà nei confronti dei gestori, ma anche di preoccupazione. Metteremo a disposizione il nostro supporto e il nostro impegno, affinchè la piscina possa riprendere al più presto le attività, che accolgono in media settecento persone a stagione”.
E.F.
Ancora oggi sul territorio della città di Ostia, alle porte di Roma, vive un piccolo nucleo dei primi atleti paralimpici italiani, oggi 70-80enni. Approdati giovanissimi al Centro Paraplegici dell’Inail hanno rimesso in moto le proprie vite attraverso lo sport, divenendo i pionieri di quella grande avventura che, nei decenni successivi, sarebbe sbocciata nel movimento paralimpico. Erano operai, agricoltori, pastori provenienti da varie regioni d’Italia, che Maglio riuscì a coinvolgere in un progetto di riabilitazione e reinserimento sociale rivoluzionario. Ed erano tutte vittime di infortuni sul lavoro gravi e fortemente invalidanti, che sembravano aver tolto spazio a qualsiasi speranza. Negli anni seguenti l’eredità di Antonio Maglio è stata raccolta e sviluppata dal Comitato Italiano Paralimpico, che ha il compito di gestire e promuovere le attività sportive tra le persone disabili. Grazie all’impegno del Cip, oggi come ieri, tanti campioni paralimpici si sono fatti conoscere in Italia e nel mondo, conquistando l’opinione pubblica anche per le straordinarie qualità umane, oltre che per l’eccellenza delle prestazioni atletiche. L’obiettivo del progetto “Memoria paralimpica”, realizzato dall’agenzia stampa Redattore Sociale in collaborazione con Zoofactory film production e Kapusons web agency, è stato quello di recuperare l’inestimabile patrimonio di ricordi e fotografie del gruppo di Ostia, ricostruendo al tempo stesso il filo rosso che lega gli atleti della prima ora ai campioni di oggi. Nello specifico sono state raccolte e messe a disposizione dell’intera collettività oltre 900 foto d’epoca in gran parte inedite tratte dagli album personali dei protagonisti e realizzate 25 interviste ai “pionieri” e ai più giovani: da Aroldo Ruschioni ad Alex Zanardi, da Olver Venturi a Martina Caironi, da Irene Monaco a Luca Pancalli (oggi presidente del Cip), fino a Bebe Vio, Vittorio Podestà, Assunta Legnante, Cecilia Camellini ecc.
Paralimpiadi, in un film “pionieri” e campioni moderni
Un film-documentario dal titolo “E poi vincemmo l’oro”, un archivio multimediale online e una mostra fotografica per raccontare la storia del movimento paralimpico italiano dagli albori ai giorni nostri.
Giovedì 1 settembre, a pochi giorni dalla quindicesima edizione delle Paralimpiadi di Rio, dal 7 al 18 settembre, il Comitato Italiano Paralimpico (Cip), insieme a Inail e Fondazione Italiana Paralimpica, presenta, dalle 11 alle 13, a Roma nella sede centrale dell’Inail di Piazzale Pastore 6, il progetto “Memoria paralimpica”. Un viaggio indimenticabile nella storia della riabilitazione, dello sport per disabili e dell’intero Paese, che prende le mosse dall’esperienza pioneristica di sport-terapia portata avanti negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso dal dottor Antonio Maglio all’interno del Centro paraplegici Inail di Ostia per arrivare fino ad alcuni dei più popolari campioni dei nostri giorni. Scarica il programma della presentazione.
Si terrà l’anteprima assoluta del film “E poi vincemmo l’oro”, che verrà poi trasmesso da Rai Due domenica 4 settembre. Guarda il trailer.
Un rarissimo ed emozionante concentrato di “storie di vite straordinarie” – questo il titolo dell’evento dell’1 settembre – per comprendere nel profondo il significato dello sport (non solo per queste persone) e come è cambiata la nostra cultura in proposito.