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La Premier League pronta a dire basta scommesse: la proposta dei club, l’impegno del governo inglese


Stop scommesse. La Premier League è pronta a innestare la retromarcia: i club infatti hanno deciso di autoimporsi il divieto di stringere accordi commerciali con i colossi del betting. La proposta dovrebbe essere ratificata a breve in un’assemblea di azionisti della Premier: serve l’approvazione di 14 squadre su 20.

Non si tratta di un ravvedimento, bensì la volontà di anticipare la decisione del governo inglese e di salvare parte dei profitti generati dagli accordi di sponsorizzazione con le agenzie del betting, mantenendo la possibilità di mostrare i loghi sulle maniche delle magliette di gioco. L’amministrazione di Boris Johnson infatti da tempo ha dichiarato guerra al legame tra i club di Premier con il gioco d’azzardo. Qualche mese fa il ministero della Cultura, dei Media, del Digitale e dello Sport del Regno Unito ha annunciato il riesame dell’attuale legislazione in materia.

Secondo Downing Street l’intreccio tra il calcio e in generale lo sport con il gioco d’azzardo ha prodotto danni devastanti e lo confermano alcuni dati: il Times ha pubblicato un’indagine citando uno studio della Public Health England su 409 suicidi provocati dalla dipendenza dal gioco d’azzardo ogni anno nel Regno Unito. Insomma, una spirale da fermare. C’è anche un rapporto, di tre anni fa, della Gambling Commission e dell’ente benefico Gamble Aware, secondo cui il 5% dei dipendenti dalle scommesse aveva tentato il suicidio nell’anno precedente.

Sulla lotta davvero senza quartiere del governo inglese al gioco d’azzardo dovrebbe rientrare – ma questo era un obiettivo prima del ciclone politico e mediatico che ha avvolto il premier Johnson – un libro bianco del Governo, tra le norme previste anche una tassazione più alta per i colossi del betting per scardinare questo tipo di industria che è parecchio radicata, non solo in Premier League. Secondo uno studio realizzato lo scorso anno da ResearchAndMarkets.com, il calcio europeo ha incassato nel corso di un anno 1,2 miliardi di euro dal betting e il 20% dei club dei primi 15 campionati nazionali europei aveva uno sponsor di scommesse sportive sulla maglia. Nonostante gli incassi, il Regno Unito cerca di invertire la tendenza mentre dall’alto lato dell’Atlantico, con l’apertura alle scommesse legalizzate in buona parte degli stati americani dopo 30 anni o poco meno di divieto, la Nba e la Nfl stanno stringendo accordi milionari con i casinò di Las Vegas, del Nevada, con macchinette da gioco piazzate all’interno dei palazzetti dello sport e degli stadi.

Con il balzo in avanti dei club di Premier sul bando a nuovi contratti con le agenzie di scommesse c’è anche il tentativo di apertura di un tavolo negoziale con la Federcalcio inglese e con la dirigenza della Premier League affinché il divieto volontario vada a impattare solo sugli accordi di sponsorizzazione sul fronte della maglia e non per quanto riguarda le maniche, che è diventata un’importante fonte d’entrata per le società del campionato inglese.

Se andasse a segno l’iniziativa dei club di Premier, l’introduzione di questo auto-divieto sulla maglia dovrebbe avvenire gradualmente, nell’arco in tre stagioni. Una rivoluzione dolce, in modo che quei club che hanno già accordi in atto con le agenzie di betting non siano direttamente colpiti.

Poi ci sono i conti, il peso delle sponsorizzazioni del betting in Premier League. Al momento ci sono sette club – nessuna del sestetto delle big, ovvero Arsenal, Chelsea, Manchester City, Manchester United, Liverpool, Tottenham – con il logo di un’agenzia di betting sulla maglia da gioco. Secondo i dati di SportsProMedia, nella stagione 2020-21 i club di Premier League hanno incassato 122 milioni di dollari dai marchi del gioco d’azzardo. Mentre il mercato del gioco d’azzardo nel Regno Unito è valso 17,3 miliardi di dollari nel 2020. Il giro d’affari è dunque enorme, radicato e l’obiettivo del Governo non è così semplice da raggiungere.

La soluzione del caso è ancora lontana. Come riferisce il Times, ci sono club che hanno già metabolizzato l’addio ai soldi delle società di betting, come il Newcastle United del Fondo Sovrano Saudita (PIF), così discusso in Inghilterra, che avrebbe in programma di abbandonare Fun88 come sponsor di maglia al termine della stagione di Premier che inizia il 4 agosto, senza più stringere accordi con aziende del gioco d’azzardo.

L’Everton invece da poco ha sottoscritto un ricco accordo da 12 milioni di euro annui con Stake.com e difficilmente ci rinuncerà, sebbene ci sia stata una petizione da almeno 20mila firme tra i tifosi del club di Liverpool.

E anche il Fulham stringe accordi con un’agenzia di betting, W88, nonostante il parere contrario di una buona fetta della sua tifoseria: sarebbe il decimo club del torneo a mostrare un logo di un’agenzia di scommesse, attualmente sotto contratto ci sono Burnley, Crystal Palace, Leeds, Newcastle, Southampton, West Ham, Wolverhampton, Brentford, Watford.

Staccare la spina è però complesso perché, andando un attimo oltre i conti della ricca Premier, il flusso di euro dal betting è fonte di ossigeno per le serie minori inglesi. SkyBet sponsorizza la seconda divisione (la Championship) e, se passasse la linea dura governativa, verrebbero meno 48 milioni di euro da questo accordo. Mentre due anni fa, in piena pandemia, sono stati gli accordi con le agenzie di betting a tenere in vita la English Premier League, la terza serie inglese.

Ci sarebbe poi il caso di difficile risoluzione dello Stoke City, che oscilla quasi ogni anno tra la Premier e la seconda divisione, che è di proprietà di Bet365, uno dei bookmakers più famosi nel Regno Unito e non solo. Il gigante del betting ha dato il nome anche allo stadio dello Stoke, che da oltre un anno rischia il default, nonostante la presenza di un brand delle scommesse così conosciuto. In questo caso, che tra l’altro non naviga nell’oro, il club andrebbe venduto.

Se il Regno Unito riuscisse a scardinare le resistenze del calcio e dei bookmakers, andrebbe a far compagnia all’Italia, che con il Decreto Dignità del 2018 ha posto fine al laccio tra sport e sponsorizzazioni di betting.

Una decisione, ha scritto Tuttosport qualche settimana fa, che è costata parecchio, in una forbice tra 150-200 milioni di euro in accordi commerciali, con il fintech e soprattutto il crypto che ha preso il posto dei bookies. Nella stima delle perdite sono compresi i mancati investimenti pubblicitari sui diversi mezzi (tv, stampa, radio e web), oltre che a bordo campo, e soprattutto sulle maglie da gioco, lo spazio più ambito per questioni di visibilità.

Oltre all’Italia, che resta il Paese con le maglie più strette per i colossi del betting, ci sono stati cambiamenti lo scorso anno in Spagna che con l’accordo tra Real Madrid e Bwin nel 2007 ha inaugurato la saga dei rapporti commerciali tra calcio e scommesse. Mentre in Francia c’è il divieto di sponsorizzazione solo per gli operatori stranieri.

Si è concluso il Tour de France Femmes: il ritorno della kermesse dopo 33 anni


Un tour in rosa. Dopo una pausa di 33 anni, le donne sono tornate a partecipare all’evento sportivo più visto al mondo: il Tour de France. Dopo 8 giorni ieri si è concluso con 24 squadre di sei cicliste si sono schierate sugli Champs-Élysées di Parigi per il Tour de France Femmes. Nei 119 anni di esistenza del tour, le donne hanno gareggiato soltanto cinque volte. Il tour femminile è durato dal 1984 al 1989 ed è stato poi annullato a causa della mancanza di sostegno finanziario.

Kate Veronneau, direttrice della strategia femminile di Zwift ed ex ciclista professionista: “Per le donne salire sul palco, essere elevate attraverso quella piattaforma è davvero la chiave per attirare molto più pubblico, investimenti e crescita nello sport a tutti i livelli”. “Per le bambine che crescono e si vedono in una varietà di sport … è potente”.

Quando la ciclista statunitense Marianne Martin vinse il primo Tour de France femminile nel 1984 aveva 26 anni e le cose sembravano molto diverse per le cicliste. In particolare, la ciclista non aveva né stipendio né radio. Durante una gara a tappe a Grenoble, in Francia, ha guidato davanti al gruppo per oltre 30 miglia. “Non sapevo dove fossero, quindi ho solo spinto avanti, pensando: ‘Mi prenderanno”, ha ricordato Martin, ora 64enne. “Ma non l’hanno mai fatto“. I 10 minuti che ha guadagnato sul gruppo durante quella cruciale gara a tappe, le hanno dato la sicurezza di vincere l’intero Tour, che allora era una gara a 18 tappe.

Quando Martin gareggiava, l’interesse diffuso per gli sport femminili era limitato. Ma quel mondo oggi sembra diverso. “Lo sport femminile è di tendenza forte perché le aziende che hanno investito nello sport stanno vedendo rendimenti favolosi”, ha aggiunto Veronneau. In effetti le atlete stanno attirando più attenzione da parte di fan e marketer, il che sta portando a credere che le donne siano uno dei migliori investimenti nel settore sportivo.

“Le atlete prendono molto sul serio la loro responsabilità di essere modelli perché devono lottare per ogni dollaro di sponsorizzazione”, ha continuato Veronneau. “Sanno che tutto ciò che fanno avrà un impatto sulle opportunità che verranno dopo di loro”. La ciclista del team Human Powered Health e medaglia di bronzo olimpica Lily Williams, 28 anni, è stata ispirata a iniziare a pedalare dopo aver visto il Tour de France maschile in TV in estate con la sua famiglia.

“Penso che certamente se ci fosse stato un Tour de France femminile, avrei iniziato a pedalare molto prima“, ha detto Williams, aggiungendo che ha iniziato a pedalare solo un paio di anni fa. “E penso che il mio arco di carriera sarebbe molto diverso”. La maggior parte delle cicliste del 2022 in sella al Tour ha meno di 35 anni e non ha mai avuto l’opportunità di guardare altre donne partecipare a questa manifestazione.

Gli organizzatori di gara si sono posti l’obiettivo di far crescere il ciclismo femminile al punto di arrivare ad una possibile parità di genere. Per ora, questo significa 8 tappe invece delle 21 tappe che gli uomini percorrono. Le squadre ciclistiche femminili sono più piccole di quelle maschili e questo fatto rende le 21 tappe eccezionalmente più difficili da portare a termine per le squadre femminili dal punto di vista finanziario, personale e fisico.

Proteste per Roma-Tottenham in Israele, gli attivisti pro Palestina: “Non ha niente di “amichevole””


 

 

 

Questa non è un’amichevole. Proteste a Roma per l’incontro ad Haifa tra la squadra di Mourinho e il Tottenham. Il servizio di Elena Fiorani.

Diversi negozi dell’AS Roma sono stati tappezzati di manifesti che ricordano quattro giovanissimi giocatori palestinesi uccisi da soldati israeliani solo nell’ultimo anno. La mobilitazione nasce per dire no all’amichevole che si giocherà domani ad Haifa contro la squadra allenata da Antonio Conte.

La Balata FC, squadra in cui militava uno dei ragazzi uccisi, insieme al team degli amputati di Gaza, composta da ragazzi che hanno perso arti a causa di assalti militari o spari dei cecchini israeliani, hanno scritto una lettera alla Roma chiedendo di annullare la partita. Gli attivisti per i diritti del popolo palestinese hanno rammentato alla Roma che giocare in Israele, dove vige un regime d’apartheid come accertato da Amnesty International, non ha niente di “amichevole”.

Storico cambio al vertice della Premier League: Alison Brittain sarà la prima presidente donna


Cambi al vertice. Alison Brittain sarà la prima presidente donna della Premier League. E’ stata votata all’unanimità dai venti club del campionato di calcio inglese, il più ricco e importante al mondo. Anche la Football Association vanta una presidente, Debbie Hewitt, nominata nel giugno 2021 e a sua volta la prima donna a ricoprire l’incarico in oltre 125 anni di storia.

La Premier League, la massima serie inglese, dal 2023, avrà come guida una donna, per la prima volta nella sua storia. Brittain prenderà il posto a inizio del 2023 di Peter McCormick, che dallo scorso gennaio è presidente ad interim dopo le dimissioni di Gary Hoffman a causa della reazione ostile dei club all’acquisizione del Newcastle da parte di un fondo di investimento pubblico saudita.

“Sono una tifosa di calcio da quando ero bambina e quindi sono assolutamente felice di essere nominata presidente della Premier League”, ha dichiarato Brittain. “Il gioco del calcio è di enorme importanza nazionale, è amato da così tante persone in tutto il mondo e può avere un enorme impatto positivo sulle comunità. Sarà un vero privilegio poter aiutare a sviluppare piani per il futuro e lavorare con tutte le principali parti interessate per garantirne la sostenibilità e il successo a lungo termine”.

Brittain è attualmente l’amministratore delegato di Whitbread PLC, una delle più antiche società per azioni del Regno Unito. In precedenza, ha ricoperto diversi ruoli senior nel settore bancario britannico, come direttore del gruppo nella divisione retail del Lloyds Banking Group e come direttore del consiglio di Santander Uk. Già la Football Association (Fa) vanta una presidente, Debbie Hewitt, nominata nel giugno 2021 e a sua volta la prima donna a coprire quell’incarico in oltre 125 anni di storia. Brittain presiederà un consiglio composto da altri quattro membri, tra i quali il ceo, Richard Masters, e che si occupa di gestione, indirizzo e sviluppo del massimo campionato inglese.

Australia, sette rugbisti schierati contro la nuova divisa pro Lgbt: boicottaggio per “motivi religiosi e culturali”


La maglia della discordia. Sette giocatori della squadra australiana di rugby Manly Warringah Sea Eagles non scenderanno in campo con la nuova divisa in sostegno della comunità Lgbt, per “motivi religiosi e culturali”. Il primo rugbista professionista gay, Ian Roberts, per anni colonna della squadra, si è detto “triste e a disagio” per il boicottaggio.

Accade in Australia, nella massima serie rugbistica, dove sette giocatori dei Manly Warringah Sea Eagles, club della costa orientale, hanno già annunciato la loro intenzione nel boicottare la gara di giovedì in casa contro i Sydney Roosters, che potrebbe essere decisiva per l’accesso ai playoff. Il motivo? Il club ha annunciato che scenderà in campo con la nuova divisa in sostegno della comunità Lgbt, decisione che ha infastidito alcuni giocatori, specialmente perché presa in maniera unilaterale.

Sui social, inevitabilmente, è scoppiata la polemica. Il club ha fatto sapere che accetta la decisione dei suoi giocatori di non scendere in campo e si è scusato con loro e con la comunità Lgbt: il tecnico Des Hasler ha ammesso “un errore significativo, che ha causato confusione, disagio e dolore per molte persone, in particolare per quei gruppi i cui diritti umani si stava cercando di sostenere“. È sceso in campo anche il primo rugbista professionista dichiaratamente gay, Ian Roberts, per anni una colonna proprio della squadra australiana, il quale si è detto “triste e a disagio” per questo boicottaggio.

È nato l’alfabeto della gentilezza nello sport: già 15.000 le parole che girano l’Italia


Sportivi e gentili. È nato l’alfabeto della gentilezza nello sport, il primo è stato compilato da Silvia Salis, vicepresidente del Coni, che ha affermato: “lo sport è un ambasciatore di messaggi positivi – ha spiegato Salis – Ho aderito con entusiasmo a questo progetto che si diffonde grazie alle bambine e ai bambini”.

A meno di un anno dal lancio del progetto “L’alfabeto della Gentilezza”, sono già 15.000 le parole gentili che girano l’Italia in lungo e in largo, grazie all’adesione di tantissimi bambini che si sono impegnati ad abbinarne una ad ogni lettera dell’alfabeto italiano. Tra i termini usati dai piccoli, purtroppo, incontriamo tre grandi “assenti”: Abbraccio, Bacio e Carezza, verosimilmente allontanati dalle nostre abitudini da una pandemia che continua ad accanirsi conto la quotidianità di tutti noi.

Nato nel capoluogo toscano, “l’alfabeto della gentilezza fa bene sia a chi lo scrive che a chi lo riceve – ci spiega l’ideatrice Gaia Simonetti, giornalista fiorentina nonché ambasciatrice alla gentilezza del progetto “Nazionale Costruiamo Gentilezza”, coordinato da Luca Nardi –. Un luogo gentile è caratterizzato da una panchina viola. Il viola, colore della gentilezza, nasce dalla fusione del rosso del cuore e del blu della testa”. Ma c’è un’importante novità nell’ascesa del progetto studiato da Gaia Simonetti: la nascita dell’alfabeto della Gentilezza nello Sport, che è stato compilato da Silvia Salis, vicepresidente vicario del CONI, lo scorso 15 luglio. Nel suo alfabeto si leggono, ad esempio, parole come Amicizia, Gioco, Insieme, Umiltà e Volontà. “Lo sport è un ambasciatore di messaggi positivi – ha spiegato Salis –. Ho aderito con entusiasmo all’alfabeto della Gentilezza, che parte e si diffonde grazie alle bambine e ai bambini, declinandolo allo sport e alla sua bellezza”.

Cerchiamo di capire meglio cosa sia il progetto Costruiamo Gentilezza. Realizzato da una squadra di donne e uomini distribuiti sull’intero territorio nazionale, l’iniziativa vanta quasi 1.500 “costruttori di Gentilezza”, tra cui 186 assessori alla Gentilezza, e sarà protagonista dei Giochi nazionali della Gentilezza dal 22 settembre al 2 ottobre prossimi, che lo scorso anno hanno coinvolto 10.000 bambini e 5.000 nonni.

“Nell’occasione – commenta Simonetti – verrà consegnato al portiere Guglielmo Vicario, che fu tra i primi ad ospitare una famiglia fuggita dalla guerra, il primo “Premio Costruiamo Gentilezza nello Sport”, promosso a Firenze dall’Ussi Toscana e dall’Associazione Cor et Amor e dedicato allo sport e ai suoi valori”.

Dalla Grecia a Capo Nord: la pedalata contro le disuguaglianze di Francesco Izzo


 

 

Go isla go. Seimila km in bici per comprare tre anni di cibo per una casa famiglia nel sud delle Filippine. Il servizio di Elena Fiorani.

Una pedalata tra Grecia e Capo Nord per sensibilizzare sul divario esistente tra l’occidente e tante popolazioni nel mondo che non hanno neanche l’acqua potabile. Secondo Francesco Izzo, promotore della raccolta fondi, tutti noi possiamo intervenire per cambiare le cose.

Dal 22 aprile attraversa l’Europa in bicicletta per raccogliere, tramite la piattaforma GoFundMe, il denaro necessario a comprare cibo per la sua casa famiglia a Calabnugan, dove vivono 21 bambine: nel villaggio del sud delle Filippine la vita non è semplice, obiettivo del progetto è assicurare a queste ragazze un’istruzione di qualità che permetta loro di costruirsi un futuro. Questa sera a Roma si tiene l’evento conclusivo della campagna.

Il coraggio della tennista Daria Kasatkina: quel “sì” sulla relazione omosessuale che potrebbe costarle caro


Contro la paura. Ha un forte valore umano e politico la scelta della tennista russa Daria Kasatkina che in un’intervista ha dichiarato di avere una compagna. La legge russa infatti vieta qualsiasi discussione sui rapporti Lgbtq e in questi giorni i legislatori stanno cercando di imporre un divieto totale di “promozione” delle relazioni non eterosessuali.

Una chiacchierata senza filtri in cui in pochi minuti ha infranto alcune delle regole più stringenti del suo paese, la Russia. Ha infatti un forte valore umano e politico la scelta fatta dalla tennista russa 12° nella classifica del Wta (Women Tennis Association), Daria Kasatkina che in un’intervista con il blogger russo Vitya Kravchenko ha risposto candidamente “sì” alla domanda se stesse uscendo con una ragazza. Una semplice dichiarazione che però potrebbe mettere nei guai la semifinalista del French Open proprio nei giorni in cui il parlamento russo discute dell’inasprimento delle già stringenti restrizioni alle discussioni pubbliche sulle relazioni Lgbtqai+.

Kasatkina ha aggiunto che crede che a lungo termine “tenerlo segreto non sarebbe stato sostenibile”. “Non ha senso, finisci a pensarci sempre fino a quando non mi decidessi a parlarne. Ovviamente, ogni persona decide come e quando fare coming out”, ha detto l’atleta. Subito dopo il rilascio dell’intervista, Kasatkina ha pubblicato una foto su Instagram di lei che abbraccia la pattinatrice artistica medaglia d’argento olimpica Natalia Zabiiako con un’emoji a forma di cuore e in un post su Twitter l’ha chiamata“la mia torta carina”. Zabiiako. La stessa foto è stata postata dalla pattinatrice che ha vinto la medaglia olimpica con la squadra russa nel 2018 anche lei con il cuore.

Dal 2013, la legge russa vieta qualsiasi discussione sui rapporti Lgbtqai+ che sia considerata “promozione di rapporti sessuali non tradizionali” ai minori. Ciò ha limitato la possibilità di protestare o di difendersi della comunità queer.  In questi giorni lo sforzo dei legislatori russi è indirizzato ad ampliare questa legge con un divieto totale di “promozione” delle relazioni non eterosessuali in una luce positiva o neutra e di mostrare contenuti LBGTQ nei cinema.
La 25enne Kasatkina è classificata al 12° posto nel mondo e vive e si allena in Spagna. Durante l’intervista l’atleta ha anche chiesto la fine dei combattimenti in Ucraina. “Che la guerra finisca” ha detto Kasatkina quando le è stato chiesto cosa desidera di più nella vita, e descrive il conflitto come un “totale incubo”. Le autorità russe insistono sul fatto che il conflitto non viene definito una “guerra”, ma una operazione militare speciale’ e le critiche alla guerra o all’esercito russo possono essere punite con multe o reclusione. In questa luce le dichiarazioni della giovane tennista appaiono molto più ‘gravi’ in un’ottica di futuro ritorno in Russia. Ed forse per questo che Kasatkina si commuove quando le viene chiesto se teme di non poter più tornare ‘a casa’ dopo i suoi commenti.

 

Città aperte e sport per tutti: firmato l’accordo Ali-Uisp


Città aperte e sport per tutti. Sono le parole d’ordine del protocollo d’intesa firmato ieri da Autonomie Locali Italiane e Unione Italiana Sport Per tutti. L’accordo vuole contribuire a sviluppare e diffondere lo sport come fattore di crescita, “con particolare attenzione a pari opportunità e inclusione”, valorizzando le esperienze di educazione alla cittadinanza attiva dell’associazionismo sportivo.

Tiziano Pesce, presidente Uisp, e Matteo Ricci, presidente nazionale Ali, hanno firmato l’accordo che ha durata triennale, nella sede nazionale delle Autonomie Locali Italiane, presenti Valerio Lucciarini De Vincenzi, direttore generale Ali, e Tommaso Dorati, segretario generale Uisp, con il comune impegno di valorizzare le esperienze di educazione alla cittadinanza attiva dell’associazionismo sportivo diffuso; attivare tavoli di confronto per una lettura organizzata del bisogno sportivo nel territorio che possa essere la base per orientare le scelte urbanistiche e di realizzazione dell’impiantistica sportiva di base, la spese sociale sportiva, ambientale ed educativa dei Comuni, Province e Regioni; promuovere ed incentivare percorsi e azioni di coprogrammazione e coprogettazione.

«Ci impegneremo a favorire tavoli intersettoriali nelle pubbliche amministrazioni – ha dichiarato Matteo Ricci, Presidente nazionale di ALI – per legittimare il valore sociale dello sport all’interno delle politiche di welfare, includendo l’area legata alla prevenzione e alla promozione della salute di cui l’attività sportiva e fisica fanno parte. Lo sport è legato alla cittadinanza e alla salute. I sindaci e gli amministratori locali conoscono bene quanto sia importante e vitale per le nostre città avere impianti sportivi, aree fitness, parchi, ciclopiste, percorsi pedonali, quanto siano fondamentali per il benessere pisco-fisico e sociale delle nostre comunità, la capacità che hanno gli impianti e i luoghi sportivi di incrementare la socializzazione attorno ad essi, vitalizzare le comunità, creare partecipazione consapevole e un’educazione dei giovani alla cittadinanza attiva. La collaborazione con Uisp – conclude Ricci – aprirà nuove occasioni di sviluppo e di benessere per le nostre città, i nostri territori e per tanti cittadini, dai più giovani agli anziani».

«Siamo ogni giorno al lavoro per predisporre campagne e progetti – dice Tiziano Pesce, Presidente Uisp –  che utilizzino il carattere trasversale dell’attività sportiva praticata ed il suo valore sociale e che coinvolgano le amministrazioni pubbliche per affermare nuovi stili di vita attiva per i cittadini, in tutte le età della vita».