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“5 nanomoli” alla 4 Weeks 4 Inclusion: sarà proiettata la storia di Valentina Petrillo, atleta trans e ipovedente


Cinque nanomoli

Stasera, nell’ambito di 4 Weeks 4 Inclusion, maratona di eventi on line dedicati alla diversità e inclusione, in programma la proiezione in streaming di “5 nanomoli – il sogno olimpico di una donna trans”, che racconta la vicenda di Valentina Petrillo, atleta trans ipovedente.


All’interno dell’iniziativa 4 Weeks 4 Inclusion, maratona di eventi on line dedicati alla diversità e inclusione, è prevista la proiezione in streaming del film: l’appuntamento è per martedì 7 novembre alle 21.15. Il film (sottotitolato per non udenti e audionarrato per non vedenti) racconta la storia di Valentina Petrillo, la prima atleta transgender ad indossare la maglia della nazionale italiana in una competizione internazionale. Valentina, che soffre di una malattia genetica alla vista, è un’atleta paralimpica. La sua vicenda di persona transgender e disabile ha fatto da apripista: oggi la questione della partecipazione delle persone transgender nello sport è oggetto di dibattito pubblico, grazie anche alla battaglia personale dell’atleta documentata nel film.

Inoltre, è già stato fissato un altro appuntamento con il documentario: domenica 26 novembre, nell’ambito del Matera sport film festival, presso il cineteatro Il Piccolo, di Matera.
La 4W4I è realizzata da un’alleanza di 400 partner che si alternano in una staffetta di webinar e eventi dedicati alla valorizzazione delle diversità e all’inclusione. Per quattro settimane, dal 12 ottobre al 14 novembre, dalle 8.30 alle 21 verrà costruito un racconto corale per guardare alle diverse esperienze e confrontarsi su come agire l’inclusione. L’obiettivo è testimoniare come la diversità, se riconosciuta, accolta e valorizzata, può diventare un fattore strategico per il business e un valore per tutte le persone.

“5 nanomoli” è prodotto da Ethnos con l’Associazione Gruppo Trans, Daruma Inc., il supporto di Regione Emilia-Romagna, il patrocinio di Arcigay, Uisp, Fispes, Comune di Bologna, Associazione Retinite Pigmentosa, Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, Unione Italiana Ciechi.

Il St. Pauli dice stop ai procuratori per i calciatori minorenni: “È giusto parlare con la famiglia”


Stop ai procuratori

Il St. Pauli, che gioca nel secondo campionato tedesco spiega così la scelta di interrompere i rapporti con i procuratori per i giocatori minorenni: “Se si tratta della crescita sportiva di un ragazzo, è giusto parlare con la famiglia, senza intermediari”.


Un esempio per gli altri. Questa è la speranza del St. Pauli che ha deciso di interrompere ogni tipo di rapporto con i procuratori per quel che riguarda i giocatori minorenni. Il club di Amburgo fa sapere di volersi muovere “contro la capitalizzazione del calcio giovanile”. Da qui in avanti, per quel che riguarda i ragazzi del settore giovanile, il St. Pauli discuterà dei contratti solo con l’aspirante calciatore stesso o con la famiglia. A riferirlo è stata la Süddeutsche Zeitung.

“Non è una decisione che vuole andare contro i procuratori in generale – spiegano dal club -. Ma nel calcio giovanile è importante che si dia valore all’ambiente familiare dei ragazzi. Non devono avere potere le agenzie”. In Germania sono molte le società che si stanno ponendo il problema della commercializzazione del calcio giovanile. Ormai è frequente che già in tenera età i giocatori siano seguiti da procuratori che pensano più al proprio interesse che non a quello dei ragazzi. Molte famiglie si rivolgono alle agenzie nella speranza che questo aiuti gli aspiranti calciatori a sfondare. Ci si concentra più su questo che sull’aspetto tecnico.
“Vogliamo fare il primo passo e speriamo di diventare un esempio per gli altri – spiegano dal St. Pauli -. Se si tratta della crescita sportiva di un ragazzo, è giusto parlare con la famiglia, senza che ci siano filtri o intermediari. Il concetto che seguiamo è anche pedagogico. Siamo convinti che un calcio giovanile diverso sia possibile”. E così il club si è convinto di avviare la rivoluzione. Nella speranza di essere sostenuto dalle altre società.

“Doping dei materiali”: scoppia il caso scioline al fluoro in Coppa del Mondo di sci


Neve pericolosa

Scoppia il caso scioline al fluoro in Coppa del Mondo: a Soelden la norvegese Ragnhild Mowinckel è stata squalificata per l’utilizzo di questa sostanza. Le scioline con una base di sostanze Pfas che rappresentano anche un rischio per la salute e per l’ambiente.


Le scioline con una base di sostanze Pfas fanno volare gli sci, ed è questo il motivo per cui molti le usano, anche non professionisti, ma rappresentano anche un rischio per la salute e per l’ambiente, tanto che la Fis (La Federazione Internazionale di Sci e Snowboard) le ha messe al bando fin dall’inizio della stagione.

Per alcuni una decisione tardiva, ma la federazione, dopo vari avvertimenti di stop, per vietare veramente i prodotti fluorati utilizzati per la preparazione degli sci ha dovuto attendere i risultati dei test condotti proprio dalla Fis a Falun e Tallin. Test effettuati con l’aiuto della Brucker, azienda di strumenti scientifici, e dell’Ibu, l’International Biathlon Union.

Il caso in passato fu sollevato dal giornale francese Equipe che denunciava il rischio dell’impiego di scioline con sostanze perfluoroalchiliche, o Pfas, nello sci nordico. Il vantaggio di queste scioline, ricavate dalla sintesi di sostanze chimiche, è la maggior capacità di scorrere che danno allo sci grazie alla forte resistenza e idrorepellenza. Sostanze usate nell’industria e per impermeabilizzare i tessuti, ma anche per le pentole antiaderenti.

Altro vantaggio è l’applicazione: si possono stendere sulle solette utilizzando un ferro da stiro particolare. Ma è proprio qui il primo problema, infatti il riscaldamento di queste sostanze le rende più volatili con il rischio che vengano assorbite dall’uomo. E proprio l’Equipe portò a sostegno della sua indagine i casi di preparatori del fondo che avevano già accusato gravi conseguenze fisiche.

Studi hanno dimostrato la pericolosità per l’organismo umano e animale di queste scioline. Un preparatore di sci di fondo, che utilizza queste sostanze, rischia disfunzioni del sistema immunitario e tumori. Inoltre per i più giovani crescono i rischi per lo sviluppo cognitivo e neuro comportamentale, per non parlare di disturbi endocrini.

La Fis inoltre, e non per ultimo, ha voluto il divieto delle scioline al fluoro perché ormai si può parlare di “doping dei materiali”, che potrebbe favorire i team più forti e attrezzati.

Photo by Fede Roveda

Basket per il reinserimento sociale: ecco i The Cagers, la prima squadra di detenuti


The Cagers

Il basket come strumento di inclusione e reinserimento sociale: è partito il progetto che darà vita ad una squadra di detenuti che si allenerà a Trieste. Lo staff tecnico sta visitando gli istituti di pena italiani per trovare i cestisti che saranno anche al centro di un doc-movie prodotto da Pantera Film.


La vita e il percorso affrontato dai protagonisti della squadra al di là del muro. Proseguono negli istituti di pena del territorio italiano le selezioni per formare The Cagers, la prima squadra di pallacanestro di detenuti, scelti su tutto il territorio italiano. Lo staff tecnico, composto da Stefano Attruia, Federica Zudetich e Donato Avenia è stato impegnato oggi, martedì 31 ottobre, nel carcere di Pavia per valutare possibili giocatori che, con gli altri, andranno a formare il gruppo che sarà poi trasferito nel penitenziario di Trieste dove si allenerà per un anno come una squadra professionistica. Nella prossima settimana i coach si sposteranno in Puglia per tre tappe negli istituti di pena di Bari (7 novembre), di Brindisi (8 novembre) e di Trani (9 novembre).

L’interesse sul progetto – fanno sapere gli organizzatori – cresce di giorno in giorno ed ecco un’altra importantissima novità. Per dare ampio respiro al progetto sociale ed avvicinare un maggior numero di persone al percorso di trasformazione della squadra, The Cagers sarà anche un doc-movie, diretto da Andrés Rafael Zabala e prodotto da Pantera Film. La vita e il percorso affrontato dai protagonisti della squadra al di là del muro, verrà così ripreso dalle telecamere di una troupe cinematografica. Inoltre, grazie a un confronto con il ministero per lo Sport e i Giovani che, assieme a quello della Giustizia ha dato il proprio patrocinio, è nata la visione e l’organizzazione di un progetto The Cagers dedicato ad altri sport.

A Torino i “Giochi 2030”: diffondere lo sviluppo sostenibile attraverso lo sport


Giochi 2030

A Torino il progetto che ha l’obiettivo di diffondere lo sviluppo sostenibile attraverso lo sport, e sensibilizzare su questi temi chi pratica, segue e organizza attività . Diverse le generazioni coinvolte: dai ragazzi agli adulti, attraverso eventi di formazione nelle scuole, gare ed esibizioni in varie specialità.


Nasce Giochi 2030, un progetto integrato che ha l’obiettivo di diffondere lo sviluppo sostenibile attraverso lo sport e sensibilizzare su questi temi chi pratica, segue e organizza attività sportive.

L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un programma d’azione per le persone, il Pianeta e la prosperità sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU impegnati a definire 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals) entro il 2030.

Sono tutti temi strettamente correlati tra loro, che richiedono strategie condivise, politiche concrete e azioni comuni e coerenti da parte delle persone e dei governi.
Lo sport rappresenta una formidabile leva per coinvolgere diverse generazioni: dai ragazzi agli adulti, potendo ambire a un ruolo propulsore nel percorso dettato dall’Agenda 2030 (ONU).

Giochi 2030 vuole essere un’occasione di ragionamento, dialogo, confronto e azione che coinvolgerà scuole, ragazzi, professionisti, campioni e cittadini che vogliano contribuire a generare un impatto positivo attraverso varie discipline sportive.

Previste varie iniziative:

Formazione nelle scuole;
Organizzazione di gare ed esibizioni in varie discipline sportive;
Promozione di incontri, seminari, workshop;
Organizzazione di convegni, forum, eventi pubblici;
Attività di ricerca, studio, analisi.
Gli attuali promotori sono il Comune di Torino, UISP Torino, Pentapolis Group, GoodCom, Ambiente e Salute SB, Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile.

Caivano, al via un corso per arbitri e allenatori di calcio con il progetto “La Bellezza necessaria”


Comunità in movimento

A Caivano le associazioni del territorio puntano su attività, sport e giovani per reagire a degrado e solitudine, con il progetto “La Bellezza necessaria” promosso da Uisp e dieci associazioni del territorio e sostenuto da Fondazione con il sud. Al via un corso per arbitri e allenatori di calcio.


Si intensificano le attività per i ragazzi del quartiere realizzate dal progetto “La bellezza necessaria”, promosso da Uisp Campania insieme ad dieci associazioni del territorio e sostenuto da Fondazione con il Sud.
Sabato 28 ottobre ha preso il via un corso per allenatore, educatore e insegnante di calcio, organizzato dall’Uisp Campania in collaborazione con l’Università di Cassino. Sabato 28 e domenica 29 si sono svolti due giorni di formazione in presenza, a cui seguiranno appuntamenti on line, fino al 6 novembre, con cui si completerà la parte teorica. Da gennaio si ripartirà con la formazione per completare il percorso con la parte pratica. Il corso può rappresentare una risposta concreta al bisogno di occupazione dei giovani.

Oggi verrà inaugurata un’area verde riqualificata come parco giochi, curata dall’associazione “Un’infanzia da vivere” animata da Bruno Mazza, presente sul territorio da 15 anni e attiva costantemente con attività educative e ludiche per i bambini. Il parco si chiamerà Ohana, che significa famiglia in hawaiano, e il taglio del nastro è previsto alle 13, alla presenza del presidente di Fondazione con il Sud Stefano Consiglio, del presidente Uisp Antonio Marciano e del presidente del Coni, Giovanni Malagó che ha risposto all’appello dei ragazzi del quartiere. In quell’occasione farà un sopralluogo nelle strutture sportive di Caivano, già ristrutturate grazie al progetto “La bellezza necessaria” e nella piscina Delphinia Sporting Club che verrà riqualificata. Parteciperanno all’iniziativa anche i ragazzi coinvolti nelle attività sportive che, attraverso una lettera che leggeranno ai presenti, chiederanno interventi e sostegni per il futuro di Caivano, per riqualificare il quartiere e avere spazi di socializzazione, educazione e sport.

Il progetto “La bellezza necessaria” ha permesso di rigenerare spazi in condizione di degrado e di attivare processi di partecipazione comunitaria tramite lo sport sociale. Il titolo del progetto sta a significare la forza che si genera quando lo sport diventa sociale ed incontra la cittadinanza. Tra gli obiettivi del progetto c’è quello di veicolare le attività fisiche e il gioco sportivo attraverso le associazioni sportive ed educative del quartiere, che fanno rete tra di loro.

Oltre ad Uisp Campania, soggetto responsabile del progetto “La bellezza necessaria” tra i partner figurano le Asd Phoenix Caivano, Pallacanestro Jirafa Caivano, Patatrac, Un’Infanzia da vivere; il Comune di Caivano; I.C.3 Parco Verde; Intra Cooperativa sociale Onlus; Uisp Zona Flegrea; Uisp Napoli; Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

Ecco il Barometro dell’odio nello sport: cresce il linguaggio volgare sui social, il calcio è il tema dominante online


I numeri dell’odio

Presentata la ricerca del Barometro dell’odio nello sport: in particolare sui social media cresce il linguaggio volgare. Il calcio è il tema dominante nelle interazioni online e tutte le squadre mostrano livelli simili di linguaggio ostile nel flusso dei commenti.


In Italia è sempre più pesante il linguaggio volgare in ambito sportivo. Almeno sui social media. Sul campione analizzato, quasi un commento su tre è considerato d’odio. L’hate speech aumenta; si riduce leggermente la discriminazione

Piove odio nel linguaggio espresso sui social media su temi sportivi. E la ricerca del Barometro dell’odio nello Sport, presentato oggi al Foro Italico, con i suoi risultati vuole segnalarne il grado di pressione.

I crescenti discorsi d’odio, il cosiddetto “hate speech”, sono ben evidenziati dai numeri di questa ricerca, realizzata dal Centro CODER dell’Università di Torino nell’ambito del progetto “Odiare non è uno sport” (AID 012618/4), realizzato con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che ha monitorato per tre mesi, dal 1° ottobre 2022 al 6 gennaio 2023, i social (Facebook e Twitter) delle 5 principali testate sportive italiane: Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Il Corriere dello Sport, Sky Sport e Sport Mediaset.

Quattro le categorie utilizzate per definire l’hate speech: linguaggio volgare, aggressività verbale, aggressività fisica e discriminazione.
Nel campione analizzato, pari 3.412.956 su Facebook e 29.625 su Twitter, circa un milione di commenti sono stati classificati come hate speech e di questi circa 200.000 contenevano almeno un riferimento alla discriminazione.
Il calcio è il tema dominante nelle interazioni online: rappresenta circa il 96% dei post analizzati su Facebook e Twitter.
Tutte le squadre di calcio mostrano livelli simili di linguaggio d’odio nel flusso dei commenti.

L’hate speech aumenta, in leggero calo la discriminazione
Su Facebook, rispetto al 2019, anno della prima rilevazione, la percentuale di post senza commenti di odio è diminuita dal 25,7% al 15,1%, mentre i post con più di 25 commenti di hate speech sono aumentati dal 13,6% al 29,8%. Anche su Twitter, rispetto al 2019, la percentuale di hate speech è cresciuta in maniera significativa: il 54,9% dei commenti è stato identificato come hate speech, mentre nel 2019 era il 31%.

La dimensione più frequente è rappresentata dall’aggressività verbale con una percentuale pari al 67,3%, seguita dal linguaggio volgare con il 22,1%. Mentre discriminazione e aggressività fisica registrano valori più bassi nel 2022 rispetto al 2019, passando rispettivamente da 7% a 6,5% e da 6% a 4,1%.

Dalla ricerca si evince che oltre il 95% dei post analizzati riguarda il calcio e che alcuni personaggi collegati a questo sport – calciatori, allenatori, commentatori e compagne di calciatori – contribuiscono a generare un alto volume di interazioni a cui corrisponde una quota variabile tra il 10% e il 20% di volgarità, aggressività e discriminazione.

Nel complesso la ricerca evidenzia l’importanza di affrontare il problema dell’hate speech nello sport online, promuovendo un ambiente inclusivo attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori in campo.

Basket: la storia di Che Flores, il primo arbitro trans negli sport professionistici americani


Fischietti arcobaleno

Che Flores è diventato nel 2022 arbitro Nba, dopo 14 anni sui campi e più di mille partite arbitrate a ogni livello. A settembre ha deciso di rendere pubblica la sua identità non binaria, diventando così il primo arbitro trans negli sport professionistici americani.


Nel 2022 Che Flores è finalmente diventat* un arbitro NBA, culminando una carriera di 14 anni sui campi con il fischietto in bocca, più di mille partite arbitrate, a ogni livello, in tre Paesi diversi, in tre leghe professionistiche diverse (l’unic* a dirigere una finale di tre campionati diversi, NCAA, G League e WNBA). Poi, l’anno scorso, il grande salto: la NBA. Solo che in quell’annuncio fatto dalla lega di Adam Silver (“Due nuovi arbitri donna nella lega”) Flores non riusciva a riconoscersi fino in fondo, visto che ormai da anni la sua identità di genere (che definisce trans e non-binaria) era diversa. E a settembre di quest’anno la decisione di renderla pubblica anche al resto del corpo arbitrale NBA, diventando così il primo arbitro non binario trans negli sport professionistici americani.

“L’ho fatto anche per far sapere a un sacco di ragazzini e ragazzine che esistiamo, che possiamo avere successo in mille modi diversiMi piace l’idea che si vedono su un campo NBA possano dire: ‘Posso farlo anch’io'”, ha detto Flores a “GQ”. E dopo aver arbitrato 35 gare di stagione regolare già lo scorso anno, quest’anno Flores (maglia n°91, come quella di Dennis Rodman ai Bulls) torna sui parquet NBA, una destinazione che per la prima volta è sembrata possibile grazie a Violet Palmer, la prima donna chiamata ad arbitrare nella lega. E se un veterano come Bill Kennedy (apertamente dichiaratosi omosessuale nel 2015) è ormai una superstar tra i fischietti NBA, ora anche Che Flores è più liber* di far vedere cosa sa fare in campo: “Ora mi sento al 100% me stess*”, dice.