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Nasce la Nazionale Italiana Dottori di calcio: 50 medici impegnati nella solidarietà in tutto il Paese


Nazionale Italiana Dottori di calcio

Oggi a Roma la presentazione dell’associazione no profit composta da 50 medici impegnati nella solidarietà provenienti da tutta Italia. L’iniziativa nasce per rendere a tutto il personale sanitario impegnato quotidianamente al servizio dei più deboli e di chi soffre.


Oggi alle ore 12.00, presso l’Aula degli Organi collegiali del Rettorato della Sapienza, sarà presentata la Nazionale Italiana Dottori di calcio, composta da circa 50 medici, provenienti da varie regioni di Italia, che prestano la loro opera presso strutture sanitarie universitarie e ospedaliere, nonché sul territorio come medici di base.

Un gruppo di medici molto affiatato ed eterogeneo sia per competenze specialistiche (sono pressoché rappresentate tutte le diverse branche della medicina), sia per età (giovani medici ai primi anni di specializzazione e medici alla soglia della pensione).

Interverranno alla conferenza stampa la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni, il presidente del Comitato Paralimpico Italiano Luca Pancalli, il presidente onorario della Nazionale Italiana Dottori Francesco Le Foche e il Presidente della Nazionale Italiana Dottori Vito Trinchieri.
È prevista la partecipazione di Marco Tardelli.

Calcio contro le discriminazioni: presentata a Berlino la Dichiarazione dei diritti umani per gli Europei 2024


Diritti europei

L’Uefa e la Federcalcio tedesca hanno presentato a Berlino la Dichiarazione dei diritti umani per gli Europei 2024, con cui si impegnano a difendere e proteggere i diritti umani durante il torneo. Si tratta di un vero e proprio piano d’azione, con i passi da realizzare per raggiungere gli obiettivi dell’inclusione e per rendere il torneo un’esperienza sicura per tutte le persone coinvolte.


La dichiarazione è frutto di una stretta cooperazione e dell’approccio complementare tra la stessa Uefa, la federazione, la nazione ospitante e le città che ospitano il torneo.
La dichiarazione è stata presentata nel corso della conferenza sullo sport e i diritti umani organizzata a Berlino dal Ministero federale degli Interni e della Comunità della capitale e il direttore della sostenibilità sociale e ambientale Uefa, Michele Uva, ha sottolineato: “Siamo davvero felici di firmare questa dichiarazione, poiché questo è un momento importante per il nostro sport e per la società”.

“La Uefa non è impegnata solo nella dichiarazione di oggi, ha aggiunto. Stiamo anche lavorando a stretto contatto con le organizzazioni non governative e le parti interessate per sviluppare un approccio dettagliato alla protezione e alla promozione dei diritti umani.
 È un vero e proprio piano d’azione, con numerose azioni in atto per segnare l’obiettivo più grande. Faremo in modo di trasformare questa ambizione in realtà”.
La dichiarazione prevede in particolare alcuni obiettivi, come ‘Accessibilità, diversità e inclusione’, per cui gli organizzatori garantiranno che gli stadi, gli ambienti di lavoro e l’intero ecosistema calcistico siano accessibili a tutti, in particolar modo ai bambini. Inoltre, ogni forma di discriminazione o abuso dovrà essere prevenuta e combattuta, il torneo dovrà essere un’esperienza sicura per tutti i soggetti coinvolti nel torneo e andrà garantito l’accesso a cibi e bevande salutari e l’attività fisica è sostenuta e promossa.

Foto di Tobias Flyckt su Unsplash

A Taranto il “Festival della cultura paralimpica”: 4 giorni di dibattito, mostre, presentazioni di libri e talk


Festival cultura paralimpica

Fino al 17 novembre, in programma a Taranto 4 giorni di dibattito, mostre, presentazioni di libri e talk. “Abbiamo scelto Taranto perché è un territorio che sta affrontando un percorso di rinascita”, sono le parole di Luca Pancalli, presidente Comitato italiano paralimpico.


“Abbiamo scelto Taranto come sede della quarta edizione del Festival della cultura paralimpica perché è una porta sul Mediterraneo, ma anche perché è un territorio che sta affrontando un percorso di rinascita e ci piaceva l’idea di portare proprio qui il messaggio di resilienza che bene esprimiamo attraverso i nostri atleti paralimpici”. Lo ha detto Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico (Cip) in occasione della conferenza stampa di presentazione del festival che si è svolta questa mattina nel Salone degli Specchi di Palazzo di Città, a Taranto.

L’obiettivo è quello di “declinare lo sport non solo come narrazione delle medaglie che si vincono, ma come pezzo di politiche pubbliche del paese con l’intento di investire nel capitale umano e tentare di contagiare i territori che ospitano l’evento così da far crescere su questi territori la consapevolezza dell’importanza dello sport, praticato da tutti. Lo sport è un linguaggio universale- ha detto ancora Pancalli- che consente di superare le barriere”.

Il Festival della cultura paralimpica si svolge all’interno dell’Arsenale militare marittimo di Taranto dal 14 al 17 novembree all’inaugurazione ha partecipato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La manifestazione, ideata e promossa dal Comitato italiano paralimpico, arriva a Taranto dopo l’edizione inaugurale di Roma (presso la stazione Tiburtina), nel 2018, e quelle di Padova e Milano.

“A Taranto sono in programma quattro giorni di dibattito, mostre, presentazioni di libri, talk e tanti altri eventi- ha continuato Pancalli- e soprattutto ci sarà il coinvolgimento dei ragazzi delle scuole, perché quello che vogliamo lanciare è proprio un messaggio normalizzante e di crescita culturale. Produrre una cultura della normalità significa, infatti, investire in un paese migliore. E in questo senso il paralimpismo in Italia sta testimoniando una silenziosa rivoluzione culturale, il movimento paralimpico sta trasformando il paese- ha detto ancora Pancalli- e l’esempio è proprio questa foto di una modella con protesi che mi è apparsa stamattina su un sito di shopping online”, ha sottolineato il presidente Cip mostrando la foto sullo schermo del suo telefonino.

“Speriamo che le quattro giornate di Taranto possano rappresentare un punto di partenza di quello che dobbiamo fare sul territorio per costruire il nostro futuro. Non dimentichiamo di maneggiare uno strumento che è fondamentale per contribuire alla crescita dei territori. Abbiamo bisogno di un’Italia che possa essere sempre più unita, anche nel diritto di poter esercitare lo sport. E’, però, necessario creare gli strumenti affinché questo diritto sia esigibile, per farlo è necessario collaborare, tutti insieme”.

Pancalli ha infine sottolineato come lo sport, anche attraverso i successi degli atleti paralimpici, può consentire ai giovani con disabilità di “guardare non a quello che hanno perso ma a ciò che è rimasto. E se la società contemporanea imparasse a guardare la persona e non la disabilità avremmo più persone inserite in un ambito di comunità”.

Fondo per la non autosufficienza: la Regione Emilia-Romagna stanzia 18 milioni di euro in più


Una buona causa

La Regione Emilia-Romagna ha stanziato 18 milioni di euro in più sul fondo per la non autosufficienza: l’aumento è stato possibile in seguito all’annullamento, causa l’alluvione dello scorso maggio, del Gran Premio di Formula 1 di Imola. Le risorse aggiuntive serviranno a sviluppare la rete dei servizi del welfare sul territorio regionale.

Partono i “Giochi inclusivi” di Insuperabili: gli studenti di Floridia (Siracusa) sperimentano diverse abilità e disabilità


Giochi inclusivi

Parte da Floridia, in Sicilia, il progetto di Insuperabili che farà sperimentare agli studenti diverse abilità e disabilità in una sana competizione. L’iniziativa entra nel vivo a dicembre in tre diversi istituti comprensivi, con il coinvolgimento di tutti gli studenti, disabili e non.


Un progetto pilota che parte da Floridia per poi essere replicato in altre parti d’Italia per permettere agli studenti di sperimentare diverse abilità e disabilità in una sana competizione.

È “Giochi inclusivi a scuola – lo sport per tutti”, iniziativa promossa da Insuperabili nazionale con la sede di Floridia, per favorire una cultura sportiva inclusiva, favorendo il lavoro di rete tra le diverse realtà già attive nella promozione e nella costruzione di una società di tutti e per tutti.

Quattro le fasi principali del progetto: la presentazione dell’iniziativa alla città, i giochi inclusivi d’istituto, il concorso artistico e creativo e i giochi inclusivi di comunità con il convegno “Sport e inclusione – esempi di buone prassi del territorio”.

L’iniziativa entrerà nel vivo a dicembre con i giochi che si terranno nei tre diversi istituti comprensivi con il coinvolgimento di tutti gli studenti, disabili e non, delle classi quarte e quinte della primaria e delle prime e seconde della secondaria di primo grado di ciascun istituto.

La classe che otterrà il punteggio più alto nella competizione interna vincerà la fase dei giochi d’istituto mentre le migliori classificate con un alunno con disabilità potranno accedere al turno finale dei giochi inclusivi, dove sfideranno le classi parallele degli altri istituti.

Agli studenti del liceo toccherà invece fare da tutor  per poi rielaborare l’esperienza vissuta, restituendo il percorso svolto, le difficoltà, i punti di forze e le emozioni vissute attraverso la lettura, la riflessione e la compilazione di una scheda prestrutturata.

La terza fase, che sarà realizzata a febbraio con la collaborazione con l’associazione culturale Focus, prevede l’avvio di un concorso artistico-creativo, “Uno sport per amico – Amici nello Sport”, con l’obiettivo di avviare nei ragazzi una riflessione sul tema lo sport come opportunità di conoscenza di sé e dell’altro, di sperimentazione della difficoltà, della prova, della scelta, del successo.

Il concorso prevede quattro sezioni: disegno artistico, testo letterario, testo musicale, coreografia.

Quindi, ad aprile, sarà la volta della quarta e ultima fase, ovvero i giochi inclusivi di comunità, in cui le classi selezionate nella fase di istituto si affronteranno alla presenza di docenti, famiglie, rappresentanti delle istituzioni, referenti delle associazioni aderenti, per decretare la scuola vincitrice.

Beach volley, le norvegesi dicono no al bikini


Un punto per i diritti

Le giocatrici norvegesi di beach volley, durante le qualificazioni per le Olimpiadi di Parigi 2024 si sono rifiutate di giocare in bikini, appellandosi al regolamento, modificato solo nel 2012, che permette alle atlete di scegliere come vestirsi. 30 anni fa era stato scelto il bikini per “aumentare la popolarità della pallavolo”.


Cina: le norvegesi Olimstad e Sunniva si battono per i loro diritti, previsti dal regolamento, rischiando di perdere le qualificazioni per le Olimpiadi di Parigi 2024
Spesso per le donne battersi per i propri diritti può costare caro. Come accaduto alle due giocatrici norvegesi di beach volley, Emilie Olimstad e Sunniva Helland-Hansen, che hanno rischiato di perdere la qualificazione per le Olimpiadi di Parigi 2024 durante la gara del circuito World Tour in Cina, tenutasi venerdì scorso, perché l’arbitro si era opposto alla loro volontà – e al loro diritto concesso dal regolamento – di giocare in top e short anziché in bikini. “Pensavamo che l’arbitro scherzasse perché conosciamo le regole molto bene, eravamo sicure di aver diritto di giocare in pantaloncini – hanno dichiarato le due giocatrici Olimstad e Sunniva all’agenzia di stampa norvegese Ntb – Lui però era saldo nella sua posizione, dicendo che non avrebbe consentito di farci giocare con l’equipaggiamento sbagliato”.

Le atlete si sono così imposte nettamente per il loro diritto di giocare vestite a loro agio e hanno mandato l’arbitro a studiare il regolamento. Un ordinamento assai discusso, se si considera la motivazione che 30 anni fa portò l’allora presidente della Federvolley Mondiale, Ruben Acosta, ad optare per un abbigliamento ridotto per le atlete: “aumentare la popolarità della pallavolo”. L’ordinamento, per fortuna, fu poi rivisto nel 2012, dopo che alcune atlete musulmane si rifiutarono di partecipare ai Giochi Olimpici di Londra in bikini e che ad oggi consente a tutte le atlete di scegliere come vestirsi: in costume da bagno, in shorts o in pantaloncini.

Nonostante l’esistenza di un regolamento i dibattiti, oltre quello già citato, non sono mancati. Alle Olimpiadi di Tokyo 2021 le atlete tedesche di ginnastica artistica si sono ribellate alla “sessualizzazione dei corpi”, indossando una tuta intera che coprisse tutto il corpo, boicottando il body inguinale. Al contrario, nello stesso anno durante i Mondiali in Qatar, le tedesche Carla Borger e Julia Sude boicottarono per motivi opposti, dopo che la Federvolley aveva loro caldamente consigliato di indossare pantaloni lunghi e maniche lunghe.

Foto di Engin Akyurt