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La scelta ecologica della Francia: fino a 4mila euro per chi rottama l’auto per una bici elettrica


Scelte ecologiche. La Francia offre fino a 4mila euro a chi rottama l’auto per una bici elettrica. La misura è pensata per incentivare le persone ad abbandonare i mezzi di trasporto inquinanti a favore di alternative più pulite e rispettose dell’ambiente.

Il governo di Macron offrirà sussidi per spingere la mobilità dolce. Promessi anche investimenti da 250 milioni di euro per rendere Parigi completamente ciclabile. La Francia offrirà sussidi fino a 4mila euro ai cittadini che decidono di smettere di utilizzare le loro automobili a gas per passare invece alle biciclette elettriche. La misura è pensata per incentivare le persone ad abbandonare i mezzi trasporto inquinanti a favore di alternative più pulite e rispettose dell’ambiente. I cittadini che appartengono alle fasce di reddito più basse potranno ottenere il sussidio di 4mila euro al 100% – da spendere per l’acquisto di una bicicletta elettrica o tradizionale – mentre coloro che hanno disponibilità economiche migliori avranno accesso a indennizzi inferiori.

Un sussidio che incentivi l’utilizzo delle biciclette era già stato introdotto nel 2021, ma le autorità francesi hanno recentemente deciso di potenziarlo come parte integrante del piano nazionale di transizione ecologica. Il governo francese ha infatti affermato che vorrebbe che il 9% di coloro che si spostano quotidianamente e devono scegliere tra bici, auto, mezzi pubblici passasse alle biciclette entro il 2024 contro il 3% attuale. Ciononostante, la Francia sarebbe ancora lontana da alcuni paesi europei come l’Olanda, dove, secondo dati citati da The Verge, circa il 27% della popolazione predilige l’utilizzo della bicicletta per i propri spostamenti giornalieri. Ad ogni modo sarebbe un significativo passo avanti verso un futuro più green.

Quella dei sussidi contro le automobili inquinanti è una misura che è stata ripresa da un programma introdotto nel 2020 in Lituania. Nel repubblica baltica ai cittadini viene dato un bonus fino a 1.000 euro per l’acquisto di una nuova bici elettrica, scooter, ciclomotore, moto o anche crediti di trasporto pubblico. In Lituania la misura è stata un tale successo che il governo ha dovuto aumentare i fondi stanziati per finanziare la misura da 5 a 8 milioni di euro per far fronte alle richieste.

Ovviamente, offrire incentivi individuali non basta. Il governo guidato da Emmanuel Macron lo sa e ha già annunciato che investirà 250 milioni di euro per rendere Parigi completamente ciclabile. E la sindaca della città, Anne Hidalgo, è stata rieletta dopo che in campagna elettorale aveva promesso di aggiungere 130 chilometri di piste ciclabili entro cinque anni.

Diritti umani, tifosi contro Qatar2022: il sondaggio globale e la campagna #PayUpFIFA


 

 

Tifosi contro Qatar2022: un sondaggio rivela la sensibilità sul tema delle violazioni dei diritti umani. Il servizio di Elena Fiorani.

Un sondaggio globale commissionato da Amnesty International ha rivelato che due terzi delle oltre 17mila persone consultate in 15 stati ritiene che la Fifa dovrebbe risarcire i lavoratori migranti per i danni subiti durante la preparazione dei mondiali di calcio in Qatar. I partecipanti al sondaggio ritengono anche che le federazioni dei loro stati dovrebbero esporsi sul tema.

Va nella stessa direzione la campagna #PayUpFIFA lanciata da organizzazioni per i diritti umani, tifoserie e sindacati, che chiede di destinare almeno 440 milioni di dollari a un fondo per risarcire i lavoratori e prevenire ulteriori violazioni dei loro diritti. La somma corrisponde a quella che la Fifa ha destinato all’organizzazione dell’evento, da cui si stima ricaverà sei miliardi di dollari.

Sport e nonviolenza: il progetto “GG-Good Game”


Allenare alla gentilezza. Il progetto GG-Good Game propone laboratori e seminari in 7 società sportive del territorio di Asti e Alessandria, puntando sullo sport per veicolare i valori della nonviolenza. Il percorso di formazione sul linguaggio e sulle discriminazioni di genere ha coinvolto giovani atleti, allenatori e famiglie.

Puntare sullo sport per veicolare i valori della non violenza. È l’idea alla base di «GG-Good Game», un progetto della associazione «me.dea» con il Csv di Asti Alessandria (www.csvastialessandria.it), che ha coinvolto 7 realtà del territorio – società di calcio, arti marziali, boxe; un mondo che dovrebbe già essere palestra del fair play – in un percorso di formazione sulla violenza di genere e sul linguaggio discriminante.

Laboratori con i giovani atleti, incontri con gli allenatori e le famiglie, che hanno portato in cattedra tra gli altri Mauro Berruto, già coach della nazionale italiana di pallavolo vincitrice della medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Londra 2012. «Il gesto dell’allenare è una pratica quotidiana per mettere insieme persone, trasformarle in squadre e orientarle verso l’obiettivo. La vittoria, quella vera, sta – ha spiegato Berruto in una lezione – nello sforzo necessario per compierlo. Essere allenatore significa allenare al “desiderio di”. Ci sono tanti atleti bravi quando le cose sono facili; ci sono pochi atleti, e sono i campioni, che sono capaci di fare bene una cosa, assumendosene la responsabilità, quando è difficile farlo. La volontà deve essere più forte delle abilità».

Non è stato un percorso in discesa. Come racconta la presidente di «me.dea» (www.medeacontroviolenza.it), Sarah Sclauzero: «Il progetto GG-Good Game è stata una vera scommessa, che oggi possiamo dire di aver vinto. Coinvolgere il mondo sportivo nella sua interezza è stato come aprire una porta su una realtà piena di stereotipi rispetto al tema della violenza di genere, ma al tempo stesso ben disposta a lasciarsi guidare al superamento degli stessi». Si è accesa una luce su termini quali rispetto, differenze, parità di genere «che lo sport con le sue dinamiche – aggiunge – tocca solitamente con altri linguaggi e metodologie». Me.dea ogni anno offre sostegno nelle case rifugio a circa 200 donne. Le sue operatrici hanno proposto laboratori a 200 ragazzi. L’obiettivo: far emergere i concetti legati alla violenza. E poi hanno proseguito con i manager e gli allenatori e anche con i genitori, perché imparino a riconoscere i segni del disagio nei propri figli. E quando sono emerse delle criticità, per esempio alcuni ragazzi hanno raccontato la violenza di cui sono stati testimoni, sono stati offerti loro percorsi dedicati di prevenzione.

Molte le società contattate. Hanno risposto solo in sette: Alessandria Calcio, Alessandria Rugby, l’Asd Olimpia Solero-Quattordio. E ancora StarBoxing Casale, Yudanshakai Casale Asd, Judo Club Casale e Na Ka Ryu Aikido. Così Alessandro Demagistris, maestro del Judo Club Casale: «L’operatrice del Centro antiviolenza in Good Training ha fornito numerosi spunti di riflessione e importanti elementi per gestire adeguatamente determinate situazioni». Tra i partner anche Alterego, associazione che da quattro anni accompagna gli autori di violenza nei percorsi di riabilitazione: «Abbiamo offerto una prospettiva diversa del tema – spiega il presidente Carlo Picchio, che è psicologo – della violenza sulle donne. Vediamo uomini raggiunti da una ammonizione o da una condanna. Lavoriamo sulla gestione del conflitto. E dal nostro osservatorio possiamo solo confermare il valore educativo dello sport».

Rosanna Viotto, presidente del Centro Servizi Volontariato Asti e Alessandria, commenta: «Portare il tema della parità di genere, del riconoscimento delle differenze oltre che evidenziare e far vedere le discriminazioni, fino arrivare alla prevaricazione e alla violenza sulle donne, all’attenzione degli adolescenti e in questo caso dei giovani e delle giovani sportive, ci è sembrato da subito importante oltre che innovativo per il contesto in cui si è svolto il progetto».

 

Nuoto, Alice Dearing ha vinto la sua battaglia: la cuffia adatta alle atlete nere entra nel regolamento ufficiale


Una cuffia per l’uguaglianza: Alice Dearing ha reso il nuoto più inclusivo vincendo la sua battaglia: d’ora in poi nel regolamento ufficiale verrà inclusa la cuffia adatta alle capigliature delle donne nere. È profondamente ingiusto, spiega, imporre alle nuotatrici nere di scegliere tra i loro capelli e lo sport.

Alice Dearing è una nuotatrice 25enne, specializzata in Open Water, che vanta diverse medaglie, nonché un primato: è la prima atleta nera ad aver rappresentato la Gran Bretagna nel nuoto alle Olimpiadi, quelle di Tokyo del 2021. Ma oltre ai successi professionali Alice Dearing ha portato a casa un trionfo destinato a cambiare il corso della sua disciplina vincendo una battaglia in favore dell’inclusività: dopo un’iniziale rifiuto, la Fina, la federazione internazionale che regolamenta il nuoto, ha deciso di ammettere nelle competizioni ufficiali l’uso di una cuffia adatta ai capelli delle donne nere.

Il caso è scoppiato lo scorso anno, quando Dearing è stata mandata in Giappone per rappresentare il suo Paese nelle competizioni. Un mese prima dell’inizio delle gare, l’atleta è stata travolta da una controversia internazionale, perché la federazione le aveva vietato espressamente di partecipare indossando la cuffia da lei scelta.

Alice Dearing solitamente porta i capelli afro al naturale oppure li raccoglie in lunghe trecce, e per contenere il volume delle chiome ha bisogno di una cuffia specifica, quella inventata dal brand Soul Cap, che produce accessori e abbigliamento per il nuoto con un approccio inclusivo. Secondo la Fina si trattava di una cuffia inammissibile nelle competizioni ufficiali, dato che non seguiva “la naturale forma della testa”. Il divieto ha causato un’ondata di sdegno, perché palesava la miopia della federazione incapace di rendere lo sport più inclusivo e barricandosi dietro una posizione che tutelava solo gli atleti con certe specifiche caratteristiche fisiche. A distanza di un anno, durante il quale nel settore del nuoto la discussione è stata portata avanti grazie all’attivismo di una serie di atlete e atleti, di associazioni come la Black Swimming Association, e soprattutto all’esposizione mediatica di Alice Dearing che si è fatta portavoce delle istanze e ha collaborato attivamente con il brand Soul Cap, la decisione è stata ribaltata. Ora la cuffia adatta a contenere i capelli delle nuotatrici nere sarà ammessa nelle competizioni ufficiali.

“Sono sollevata ed emozionata”, ha scritto Alice Dearing in un editioriale per The Guardian. “In quanto donna nera e nuotatrice professionista che ama i suoi capelli intrecciati e nella loro forma naturale, quella afro, so quanto questo cambiamento sia epocale”. “Avere la possibilità di indossare una cuffia che si adegua alla propria capigliatura dà alle atlete maggiore sicurezza, riduce i momenti potenzialmente stressanti nello spogliatoio e in acqua”, prosegue spiegando quanto il rituale per infilare una cuffia quando si hanno i capelli lunghi e voluminosi, specialmente se afro, con dreadlocks o treccine, sia un momento critico. Occorre piegarsi in avanti, farsi aiutare da qualcuno, tirare la cuffia e sperare che non si rompa. Spesso poi, si finisce per indossarla male, in modo scomodo e non funzionale. “È cruciale avere una cuffia che si adegui ad ogni tipo di capello, è una sfida alla visione ristretta della nuotatrice standard”, prosegue l’atleta.

“I capelli possono essere una barriera logistica per alcune comunità”, afferma Dearing, sottolineando come per molte donne nere le chiome siano una parte importante della loro identità, dell’espressione di sé. È quindi profondamente ingiusto, spiega, che un regolamento realizzato sulla base di uno standard caucasico imponga alle nuotatrici nere di scegliere tra i loro capelli e lo sport. Secondo Swim England, l’ente che regola lo sport in Inghilterra, solo il 2 per cento dei nuotatori sono neri. Il 95 per cento degli adulti e l’80 per cento dei bambini neri in Inghilterra non nuota, riporta il Guardian. E saper nuotare non è solo utile al benessere fisico, ma può salvare la vita. Quando lo scorso anno la Fina ha bandito la cuffia “inclusiva”, i fondatori di Soul Cap, Toks Ahmed e Michael Chapman, hanno scritto su Instagram: “Per i giovani nuotatori sentirsi inclusi e vedersi rappresentati in uno sport è cruciale. Il divieto scoraggerà molti giovani atleti dal perseguire questo sport”. Il timore espresso era che sentissero di dover “scegliere tra lo sport e i loro capelli”.

Ora che la posizione della federazione del nuoto è cambiata e che la cuffia contenitiva è stata ammessa nelle competizioni ufficiali, si assisterà ad “un’ondata positiva per i piccoli club e i programmi locali in tutto il Paese che permetterà ai bambini e agli adulti di sentirsi a loro agio nell’acqua della piscina sapendo che la cuffia che indossano è rispettata anche ai livelli più importanti di questo sport”, conclude soddisfatta Dearing.

Aperte le candidature di ComuniCiclabili: il giudizio di Fiab su mobilità sostenibile e amministrazioni locali


ComuniCiclabili: aperte le candidature per la sesta edizione dell’iniziativa con cui la Fiab valuta le amministrazioni locali sotto diversi punti di vista: mobilità urbana, cicloturismo, comunicazione e promozione, governance. Il progetto vuole stimolare i comuni ad adottare politiche a favore della mobilità ciclistica, offrendo anche suggerimenti per migliorare.

Sono aperte le candidature per la sesta edizione dei ComuniCiclabili, l’ambizioso progetto con cui la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta ha valutato in questi anni 174 amministrazioni in tutta Italia, dove la rete è in continua crescita (il 20% dei cittadini vive in queste aree urbane). Non si tratta di un premio, dato una volta per tutte, ma di una fotografia della situazione attuale sotto diversi punti di vista (quattro gli ambiti complessivi: mobilità urbana, cicloturismo, comunicazione e promozione, governance). Situazione che può migliorare o peggiorare. Come ogni anno potete consultare il sito ufficiale per scoprire come far aderire il vostro comune e ottenere il ranking in bike smile (da 1 a 5).

«Il momento attuale mette in luce le carenze e i ritardi accumulati dall’Italia verso la reale transizione energetica – ha commentato Alessandro Tursi, presidente FIAB -. E questo vale tanto sulle rinnovabili, quanto sulla mobilità ciclistica e attiva. I comuni possono e devono fare la loro parte: è tempo di rompere gli indugi, per accelerare finalmente verso quella via europea basata su bicicletta e mezzi pubblici. ComuniCiclabili è uno strumento che FIAB mette a disposizione di sindaci e assessori per confrontarsi e focalizzarsi sulle strategie. Le azioni da mettere in campo sono tante, attuabili anche nel brevissimo periodo».

Attraverso l’iniziativa ComuniCiclabili la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta intende stimolare i comuni ad adottare politiche a favore della mobilità ciclistica. La valutazione del grado di ciclabilità di ogni territorio (assegnato sulla base di un’analisi oggettiva) è espressa con un punteggio da 1 a 5, indicato con il simbolo dei bike smile, anche sulla bandiera gialla che viene consegnata ad ogni ComuneCiclabile. In più FIAB offre alle amministrazioni suggerimenti in merito a interventi da intraprendere per migliorare di anno in anno il proprio livello di ciclabilità. A ogni edizione FIAB verifica lo stato di tutti i comuni presenti nel circuito e rinnova il punteggio assegnato, adeguandolo ai passi (avanti o indietro) compiuti da ogni singola amministrazione.

Sport, donne e emancipazione: Safiya Alsayegh sarà la prima ciclista degli Emirati Arabi Uniti ai Mondiali


Emancipazione su due ruote. L’Unione Ciclistica Internazionale ha annunciato che Safiya Alsayegh sarà la prima ciclista professionista degli Emirati Arabi Uniti a partecipare ai Campionati del mondo di ciclismo su strada, in programma a Wollongong, in Australia, dal 18 settembre.

Questa è una pietra miliare non solo per l’UAE Team ADQ e per la carriera ciclistica di Safiya, ma per l’intera Nazione degli Emirati Arabi Uniti che per la prima volta nella storia sarà presenti ad un Campionato del Mondo, l’evento più importante della stagione ciclistica.

Safiya Alsayegh, 20 anni, è la prima ciclista professionista degli Emirati Arabi Uniti, è entrata a far parte quest’anno dell’UAE Team ADQ, la prima squadra World Tour femminile degli Emirati. L’atleta di Dubai quest’anno ha già conquistato entrambi i titoli nazionali nella prova su strada e in quella a cronometro e ha vinto la medaglia di bronzo nella prova a cronometro dei Campionati Asiatici tra le Donne Under 23. Abbina all’attività sportiva gli studi universitari ed è una fonte di ispirazione per tante donne nel suo paese.

In queste giornate che stanno regalando tanti successi all’UAE Team ADQ in Europa, arriva quest’altra bella notizia che rappresenta un ulteriore importante step di crescita e un altro obbiettivo raggiunto da questo progetto sportivo che vuole lasciare un segno nel mondo del ciclismo femminile e nella storia dello sport degli Emirati Arabi Uniti.

BoycottQatar2022: l’appello firmato da oltre 30 realtà di calcio popolare italiano


 

 

Pallone gonfiato: oltre trenta realtà di calcio popolare italiane hanno firmato l’appello BoycottQatar2022. Il servizio è di Elena Fiorani.

I Mondiali in Qatar sono un enorme business costruito con lo sfruttamento degli ultimi e uno spettacolo per pochi fortunati milionari. I firmatari dell’appello oppongono al maxi evento un modello di sport di base e popolare: “Il calcio è da sempre un canale di coesione, integrazione, un linguaggio mondiale che non può e non deve staccarsi dagli occhi e dai piedi del popolo, delle persone comuni, della gente”.

Scrivono e denunciano come, nonostante le politiche promosse dalla FIFA negli ultimi anni per combattere disuguaglianze di genere, lavorative e razzismo negli stadi, la scelta di svolgere i mondiali in Qatar sveli il vero volto del calcio business: diritti umani e civili messi in secondo piano a favore di mega operazioni finanziarie e commerciali.

La Serie A sfida la crisi energetica: saranno ridotti i tempi di illuminazione negli stadi


Pallone sostenibile

In tempi di crisi energetica, anche la Serie A di calcio si organizza per limitare i consumi, riducendo i tempi di illuminazione negli stadi. “È solo un primo passo – spiega il presidente Lorenzo Casini – dobbiamo essere un esempio virtuoso”.
“La Lega Nazionale Professionisti Serie A – si legge in una nota – anche alla luce delle misure di risparmio energetico adottate dal Consiglio del Ministri, stabilisce che il lasso di tempo di piena accensione dei sistemi di illuminamento dei terreni di gioco di Serie A sia fissato a un massimo di 4 ore. Pertanto a parziale modifica di quanto definito al punto A.5 della Circolare n. 6 del 29 luglio 2022 “Norme relative all’utilizzo degli impianti da gioco”, al fine di riscontrare le esigenze generali e nel contempo rispettare le necessità di calibrazione dei sistemi GLT e VAR nonché di produzione televisiva, le Società ospitanti le gare dovranno garantire l’accensione a pieno regime degli impianti secondo le seguenti tempistiche”.

Gare diurne: per le gare con inizio dalle ore 12.30 alle ore 18.00 la piena accensione dovrà essere garantita 60 minuti prima dell’inizio della gara.
Gare serali: per le gare con inizio alle ore 20.45 la piena accensione dovrà essere garantita 90 minuti prima dell’inizio della gara.
La Lega poi cercherà di individuare soluzioni per un efficientamento energetico degli stadi (come il passaggio ai led per tutti gli impianti o l’installazione di pannelli fotovoltaici), nonché per realizzare, in vista dell’inverno, l’ottimizzazione dei consumi di riscaldamento dei terreni di gioco. Resta più di un dubbio, in termini di limite delle 4 ore, sulle gare programmate alle 20:45, soprattutto quando tornerà in vigore (a fine ottobre) l’ora solare.

di Pierluigi Lantieri

Las Leonas approda alla Biennale di Venezia: storie, sogni e difficoltà di calciatrici in campo a Roma


Las Leonas: alla Mostra del cinema di Venezia le storie di vita, i sogni, le difficoltà delle protagoniste del Campionato di calcio a 8 femminile internazionale che si gioca a Roma e dà il titolo al film. Ognuna con il proprio percorso di emigrazione, con la propria storia familiare ma tutte accomunate dalla stessa passione per il calcio.

Sul campo di calcio Vis Aurelia, in un quartiere di Roma lontano dal centro della città, si svolge il campionato di calcio a 8 femminile internazionale: trofeo Las Leonas. A partecipare sono sei squadre; ne fanno parte soprattutto calciatrici latinoamericane, ma anche marocchine, moldave, capoverdiane, cinesi, italiane… E Las Leonas è il titolo del film che racconta le storie di vita, i sogni, le difficoltà di Vania, Melisa, Joan, Bea, Siham, Ana, Elvira; ognuna con il proprio percorso di emigrazione, con la propria storia familiare ma tutte accomunate dalla stessa passione per il calcio. Diretto da Isabel Achával e Chiara Bondì, il film è prodotto dalla Sacher film di Nanni Moretti con Rai Cinema. E Repubblica vi presenta una clip in cui proprio Nanni Moretti si cimenta nella scelta della coppe con cui assegnare i diversi riconoscimenti del torneo.

Leonesse nella vita e sul campo di calcio, le protagoniste, quasi tutte badanti, domestiche o tate, vengono riprese nelle case dove lavorano, nella vita familiare e durante il campionato di calcio, quando il campo diventa luogo di aggregazione, momento di libertà, di divertimento e di riscatto sociale. Il film, presentato alla Mostra nella sezione Giornate degli autori – Notti veneziane il 3 settembre, sarà al cinema dal 15 settembre e, dall’8 settembre, in anteprima a Roma, Milano e Torino. Isabel Achával, Chiara Bondì e Nanni Moretti introdurranno il documentario a Roma, Milano e Torino e accompagneranno il film in giro per l’Italia.

“Abbiamo voluto raccontare le storie di alcune donne straniere accomunate dalla passione per il calcio. La prima volta che le abbiamo viste giocare ci è sembrato che sul campo di calcio accadesse qualcosa di speciale. Era come se stessero volando dietro la palla”, raccontano le autrici, “il campo di calcio si era trasformato in un momento di riscatto sociale e rappresentava il raggiungimento di un desiderio difficile da trovare nella vita reale. Volevamo raccontare la sensazione di libertà e di gioia che ci trasmettevano. Bea, Siham, Melisa, Vania, Elvira, Joan e Ana, le protagoniste del nostro film, ci sono sembrate da subito delle grandi lottatrici. Fiere e forti come delle leonesse, vanno avanti nella vita con ottimismo e coraggio, malgrado le difficoltà delle loro storie personali”.

Come dice Ana, una ragazza moldava protagonista del film, parlando delle sue compagne di calcio: “Sono loro che mi hanno insegnato ad accettare la vita, ad affrontarla così com’è, a non piangersi mai addosso”. Molte di loro, continuano le registe, “sognavano di diventare delle giocatrici professioniste, altre non avevano mai giocato in vita loro, ma per tutte correre dietro una palla significa poter sognare e dimenticare la fatica di ogni giorno. Il contrasto tra la fatica del lavoro, la solitudine di vivere in un Paese straniero lontano dai propri familiari e l’adrenalina, la forza che emerge giocando a calcio, ci è sembrato da subito molto forte. Questo è stato il punto di partenza del nostro film. Ci interessava proprio valorizzare la forza che ognuna di queste donne tira fuori nella propria vita come accade anche, in un certo senso, correndo dietro la palla. Ecco che il campo di calcio si trasforma in una metafora delle loro esistenze”.