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Sport for All: inaugurato il progetto che punta ad abbattere le diversità


Sport for All. E’ il progetto delle Fondazioni Milan ed Èbbene, inaugurato nei giorni scorsi nel quartiere San Cristoforo di Catania. L’iniziativa punta sullo sport come strumento di inclusione e abbattimento delle diversità, diritto da garantire a tutti e attraverso cui dare vita a nuovi spazi di comunità, in particolare nelle periferie urbane.

Un messaggio forte, quello che Catania lancia per l’occasione, perché l’inclusione passa soprattutto attraverso lo sport come diritto da garantire a tutti, soprattutto per coloro che vivono la disabilità o provengono da contesti difficili.

Spor for All è un’iniziativa dall’eccezionale valenza sociale – dichiara il Sindaco Salvo Pogliese – che grazie alla Fondazione Milan e alla Fondazione Èbbene permette in questo quartiere di San Cristoforo di insegnare i valori del rispetto delle regole, di determinare un’aggregazione sociale in un contesto difficile. Un progetto importante che l’amministrazione comunale sostiene con grande orgoglio”.

Un percorso che prende il via al Polo educativo Spazio 47, con la Fondazione Stella Polare, un luogo dove la Fondazione Èbbene mette in campo iniziative di inclusione e crescita territoriale coinvolgendo i bambini e le famiglie del quartiere.

“Lo sport è un diritto da garantire a tutti – spiega il Presidente della Fondazione Èbbene, Edoardo Barbarossa -. Ed è proprio nelle periferie che serve costruire spazi accessibili per contrastare esclusione sociale che sovente caratterizza il volto dei quartieri. Per questo abbiamo accolto con grande entusiasmo la scelta di Fondazione Milan di costruire, per il secondo anno consecutivo, con Èbbene un programma che ci permette di rafforzare la relazione con i bambini e con le famiglie”.

E se garantire a tutti l’accesso alle attività sportive significa contrastare l’esclusione sociale, proprio nelle periferie va rafforzato l’impegno nel rigenerare nuovi spazi di comunità.

Indifesa: anche la Federazione Italiana Rugby al fianco di Terre des Hommes


Giocare alla pari: la Federazione Italiana Rugby scende in campo al fianco di Terre des Hommes per la difesa dei diritti delle bambine e delle ragazze, per il loro empowerment e per la prevenzione e il contrasto alla violenza e discriminazione di genere.

In coerenza con la propria visione di una disciplina capace, attraverso l’applicazione dei propri valori, di incidere concretamente sulla cultura del nostro Paese, la Federazione Italiana Rugby aderisce alla campagna indifesa con cui, da 10 anni, Terre des Hommes mette al centro del proprio intervento la protezione delle bambine e delle ragazze, in Italia e nel mondo, impegnandosi a difendere il loro diritto alla vita, alla libertà, all’istruzione e all’uguaglianza.

Parità di genere, empowerment ed eque opportunità sono i punti cardine della partnership biennale che vedrà le due realtà unite insieme per sensibilizzare il grande pubblico e gli appassionati del mondo del rugby attraverso attività di informazione e sensibilizzazione e un percorso di formazione che coinvolgerà dirigenti, formatori, allenatori, nonché atleti e le loro famiglie.

Il Presidente della FIR, Marzio Innocenti, ha dichiarato: “Giocare alla pari fa parte dei principi dello sport e riguarda tutti, maschi e femmine. L’impegno del rugby italiano contro ogni forma di discriminazione è sancito dal nostro Statuto e trova oggi vita nell’opera di tutti i nostri Club che, quotidianamente, sui campi da gioco si impegnano a combattere gli stereotipi e a promuovere la parità di genere, tra ragazzi e ragazze. Dobbiamo lavorare ancora molto, siamo pienamente consapevoli che la parità di genere in Italia e nel mondo sportivo è un obiettivo ancora non completamente raggiunto. Offrirci quindi ulteriori strumenti che, attraverso il rugby, permettano di accrescere la nostra consapevolezza del gap ancora presente e contribuire a rendere la società di oggi e di domani più paritaria e inclusiva, fa parte dell’impegno di FIR verso la società civile, un impegno che la partnership con Terre des Hommes e la partecipazione ad indifesa ci aiuterà a sviluppare in modo ancor più concreto”.

“Lo sport riveste un ruolo fondamentale nella crescita ed educazione dei nostri ragazzi e ragazze, per questo la partnership che avviamo oggi è un’opportunità preziosa per collaborare con la Federazione Italiana Rugby nella promozione di una reale parità di genere nel mondo dello sport perché ogni bambina e ogni ragazza deve avere il diritto di inseguire i propri sogni, coltivare i propri talenti e giocare alle stesse condizioni dei maschi, vedendosi riconosciuti, anche economicamente, il proprio impegno e i propri risultati”, afferma Paolo Ferrara, Direttore Generale di Terre des Hommes.

Sostenibilità in movimento: torna il Festival della Comunicazione Sportiva


 

 

Parola d’ordine sostenibilità. L’Università La Sapienza ospita il Festival della Comunicazione sportiva. Il servizio è di Elena Fiorani

Un focus su sport e turismo all’insegna della sostenibilità è quello in programma oggi a Roma, in occasione della terza edizione del Festival della comunicazione sportiva, una giornata di confronto dedicata al tema del turismo, dello sport e degli stili di vita sostenibili come vettori per il rilancio dell’Italia nel post Covid.

In programma una tavola rotonda in cui progetti e proposte della comunità di docenti e studenti saranno discussi da Valentina Vezzali (sottosegretaria con delega allo Sport) e Manuela Di Centa (consigliera del Ministro per la valorizzazione e la promozione del turismo montano e sportivo). Il tema della sostenibilità e l’attenzione allo sport e al benessere fisico sono sfide concrete che l’ateneo romano ha intrapreso da oltre un decennio, avviando e realizzando progetti scientifici e culturali con un profilo multidisciplinare.

Carl Nassib, il primo coming out nella storia del football americano


Libero di essere. Carl Nassib, giocatore della National Football League, ha annunciato con un video sui social di essere gay. Si tratta del primo atleta nella storia del football americano a fare coming out. “Mi auguro che un giorno video come questi non siano più necessari. Fino ad allora, però, farò la mia parte”, ha detto.

Carl Nassib dei Las Vegas Raiders è il primo giocatore attivo della National Football League (Nfl) a fare coming out. Nassib ha annunciato di essere gay e di “averlo voluto dichiarare giù da tempo. Ora mi sento a mio agio a farlo”. Il ventottenne è alla sua sesta stagione nella Nfl e alla seconda nei Raiders.

Il giocatore ha fatto il suo annuncio precisando di essere una persona molto riservata e che dunque non ha alcuna intenzione di attirare l’attenzione su di sé: “Penso solo che la rappresentanza e la visibilità siano molto importanti”, dice Nassib. Che in un post su Instagram spiega: “Non conosco tutta la storia che c’è dietro la nostra coraggiosa comunità Lgbtq, ma non vedo l’ora di impararla e di aiutare a continuare a combattere per l’uguaglianza e per l’inclusione”.

Nel giro di un’ora dal suo annuncio il difensore dei Raiders ha ottenuto una grande quantità di apprezzamenti, compreso quello della sua squadra, che ha commentato il suo posto con tre cuori neri. Nassib ha accompagnato il suo coming out con una donazione da 100 mila dollari a Trevor Project, un’associazione che lotta per prevenire i suicidi tra i giovani Lgbtq.

 

SportOpera: parte stasera la rassegna del Campania Teatro Festival


SportOpera. Parte stasera la sezione del Campania teatro festival che indaga la relazione tra arte e sport. Tre campioni olimpici e paralimpici in scena con “Preludi – Hybris”, testo tratto da Omero e Giovan Battista Marino in cui la celebrazione della morte diventa occasione per incarnare l’aspirazione vera dello sport: la sfida all’inerzia e all’incombenza della fine.

Prosegue la quattordicesima edizione del Campania Teatro Festival diretto per il quinto anno consecutivo da Ruggero Cappuccio e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, presieduta da Alessandro Barbano: riparte nella Manifattura della Porcellana del Museo
e Real Bosco di Capodimonte (Porta Miano), alle 21, la sezione SportOpera a cura di Claudio Di Palma e Vesuvioteatro che indaga la relazione tra arte e sport. Lo fa con “Preludi – Hybris”, da Omero e Giovan Battista Marino. Sul palco Stefania Rocca, affiancata dai campioni Gabriella Dorio (Medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Los Angeles 1984) e Imma Cerasuolo (Medaglia d’Oro alle Paraolimpiadi di Atene 2004), con la partecipazione di Patrizio Oliva (Medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Mosca 1980).

Le musiche sono eseguite dal vivo da Massimiliano Sacchi (clarinetti), Annalisa Madonna (voce), Gianluca Rovinello (arpa), Marcello Giannini (chitarra ed elettronica), Pasquale Benincasa (percussioni). La realizzazione dello spazio scenico è a cura di Emmanuele Esposito in collaborazione con il Biennio di Scenografia per il Teatro dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Omero ci lascia suoni e versi che bene descrivono i cerimoniali sportivi dell’antica Grecia: i ludi funebri per la morte di Patroclo o Anchise ad esempio. Celebrare la morte diveniva l’occasione per incarnare un vitalismo atletico grazie al quale rimisurare abilità ginniche e ribadire il valore apotropoaico dello sport il cui fine implicitamente risultava, e ancor oggi risulta, la sfida all’ossessione dell’inerzia, al senso della fine. La fine è, però, anche il limite estremo dell’esperienza sportiva, l’ultimo spostamento del limite come quello di Calamo e Carpo nell’opera di Marino.

Iraq, dove la vita riparte anche dalla boxe


Voglia di ricominciare. In Iraq la vita riparte anche dalla boxe: per le donne Yazide la vita nei campi profughi è stata un’opportunità di emancipazione grazie a quanto imparato dai corsi delle ONG: la 21enne Husna, ad esempio, ha aperto una piccola palestra e avviato corsi di pugilato dove non c’erano impianti sportivi neanche prima della guerra.

Così, mentre gli yazidi tornano nel Sinjar per ricostruire le loro vite, le donne possono mettere a frutto quanto imparato grazie all’attivazione di corsi formativi da parte di alcune ONG. C’è, per esempio, la 21enne Husna, che apre la sua piccola palestra dove avvia corsi di boxe lì dove non c’è mai stato nemmeno un impianto sportivo, anche prima che la guerra distruggesse città e villaggi. I corsi di boxe di Husna sono il primo evento sportivo per donne nella sua città. Ma non solo, anche seminari di letteratura, corsi di avviamento al lavoro e di educazione ai metodi contraccettivi.

Husna appartiene al milione e mezzo di sfollati iracheni: civili costretti a fuggire di fronte all’invasione dell’ISIS. Ritornando a quel periodo, spiega la giovane «Ricordo solo che una mattina abbiamo dovuto lasciarci tutto alle spalle, salire in macchina e scappare in montagna. L’Isis si stava avvicinando al Sinjar. Se fossimo rimasti, saremmo stati uccisi, proprio come gli altri». La popolazione yazida era un obiettivo particolare dell’aggressione dell’ISIS. Molti di loro hanno quindi sperimentato un orrore inimmaginabile durante la fuga e hanno assistito all’uccisione o al rapimento dei loro familiari. Dal 2014, gli yazidi sfollati sono stati abbandonati nei campi del Kurdistan iracheno.

I campi, ognuno dei quali ospita decine di migliaia di sfollati, si trovano solitamente a chilometri di distanza dalle città più vicine e, in pratica, sono isolati dal resto del Paese. Le famiglie hanno dovuto vivere per anni in piccole case container. Questo non ha impedito ad alcune donne rifugiate di migliorare la propria vita. I campi per sfollati del nord-ovest dell’Iraq, sotto il governo regionale curdo, sono pieni di storie di successo di donne che hanno costruito con il minimo indispensabile e hanno lasciato i campi meglio di quando sono arrivate. Husna era infatti uno di loro. Ha imparato a boxare mentre viveva in un campo per sfollati interni chiamato Rwanga, per sette anni, la maggior parte della sua adolescenza.

Nel 2018 Husna ha firmato per un progetto intitolato “Boxing Sisters”. Una ONG chiamata “Fiore di loto” l’aveva avviata allo scopo di migliorare la salute mentale e fisica delle donne rifugiate. «Sono andata alla prima sessione e mi sono subito innamorata di questo sport», racconta Husna. Tutti gli allenatori, inclusa Cathy Brown (pugile britannica che ha visitato il campo), hanno convenuto che aveva talento. Ora Husna è diventata a sua volta allenatrice di boxe ed è piuttosto famosa. La conoscono non solo le vicine e le amiche del campo di Rwanga, ma anche le donne degli altri campi, che partecipano ai suoi corsi. L’ONG “Fiore di loto” aiuta tuttora Husna negli altri campi per sfollati ad addestrare più donne e ragazze, anche ora che è tornata a Sinjar. Husna dice che la boxe le ha dato uno scopo. «Se non fosse per i corsi di boxe, non saprei cosa fare tornando nel Sinjar – ammette la ragazza – non c’è niente lì per me, nessun lavoro o nessuna università che potrei permettermi».

Nel campo di Rwanga, i corsi di boxe non sono tuttavia l’unico programma di emancipazione su cui le donne possono fare affidamento. Le ONG come “Fiore di loto” hanno infatti offerto una serie di attività istruttive per le donne così da garantire loro l’indipendenza. «Sono stati tutti programmi di successo perché le donne li hanno accolti e apprezzati e vi hanno preso parte con entusiasmo» afferma Vian Ahmad, direttore regionale della ONG. Grazie alla formazione professionale offerta nei campi, decine di donne hanno imparato ad avviare una propria piccola impresa. Leyla per esempio, è una donna yazida di 37 anni, che ha imparato a cucire grazie ai corsi attivati dall’ente.

Ora ha aperto la sua piccola sartoria. «È ironico – prosegue il direttore – ma vivere in un campo ha fornito opportunità alle donne a cui non avrebbero mai avuto accesso, nei loro villaggi». «I nostri corsi di letteratura nei campi – racconta Ahmad – sono sempre stati pieni» e ora più di cento donne hanno imparato a leggere e scrivere. Una di queste è Nove. L’ONG l’ha infatti aiutata ad aprire un piccolo negozio di alimentari nel campo di Essian. Nine può così sostenere la sua famiglia e prendersi cura del marito disabile.

 

Calcio, estate al femminile: l’iniziativa lanciata dall’Uisp Bologna


Estate al femminile. E’ quella lanciata dall’Uisp Bologna: un mese dedicato alle donne, dai 6 anni in su, che vogliono giocare a calcio. Per tutto luglio in programma tre allenamenti settimanali con insegnanti qualificati, per divertirsi, migliorarsi tecnicamente e prepararsi al meglio per la prossima stagione. Non ci sono categorie di età o di bravura, il progetto è aperto a tutti.

Una rivoluzione che Uisp ha scelto di condurre in prima persona, dedicando tutto luglio, “mese durante il quale, solitamente, il calcio si ferma”, al calcio femminile. Si chiama “Estate al femminile”: un mese dedicato alle calciatrici, settore giovanile e adulti, dunque dai 6 anni. In programma, 3 volte a settimana dopo le 18 per evitare il caldo eccessivo, insegnanti qualificati e specializzati nel calcio femminile lavoreranno con le partecipanti per divertirsi, migliorarsi tecnicamente e prepararsi al meglio per la prossima stagione. “L’idea è questa: noi, grazie alla collaborazione con il Fossolo – capofila da anni, in città, per questa disciplina –, diamo la possibilità di provare.

Se piace, l’invito per settembre è quello di iscriversi in una società di calcio femminile. A Bologna sono tante e molto buone: fino a 5, 6 anni fa, ce n’erano un paio. Si sono moltiplicate: la domanda lievita, è cresciuta anche in periodo di emergenza sanitaria”. Non ci sono categorie di età o di bravura, il progetto è aperto a tutti e i gruppi verranno suddivisi successivamente). Ci sarà anche il progetto “amatoriale” per adulte da inserire nella squadra di calcio a 7 del Fossolo che partecipa al campionato Uisp. “In pratica, una scuola calcio per sole ragazze – sintetizza Marco Bergonzoni, responsabile calcio Uisp Bologna –. Noi ci crediamo, e la stiamo programmando”.

“Da 10 anni – conclude – lavoriamo e investiamo nel calcio femminile, con ottimi risultati. Nello sport c’è posto per tutti, cogliamo questa opportunità. Finalmente anche le società lo stanno capendo. All’estero, per esempio, sono molto più avanti di noi. Ma non molliamo e ce la faremo, arriveremo ai loro livelli”.

Cicloturismo, domani e domenica saranno le Giornate nazionali


 

 

 

Tutti in sella. Domani e domenica saranno le Giornate nazionali del cicloturismo, per un weekend alla scoperta del territorio in bicicletta. Il servizio di Elena Fiorani.

Durante il weekend del 19 e 20 giugno verranno organizzate su tutto il territorio nazionale numerose iniziative a due ruote, adatte a tutti, per diffondere sempre più una modalità di turismo rispettosa dell’ambiente e con grandi benefici per la salute privata e pubblica.

L’obiettivo della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta e ActiveItaly, ideatrici delle giornate, è promuovere il turismo in bicicletta come volano economico per far ripartire il settore turistico in sicurezza. Saranno proposte escursioni facili con cui i partecipanti potranno visitare parchi, oasi e realtà enogastronomiche che si sviluppano lungo ciclabili o strade a basso traffico. L’attività di formazione continua lunedì 21 giugno alle 17 con il webinar “Ricettività e impresa a due ruote per fare formazione agli operatori del settore”.

Sport e inclusione: al via a Napoli la rassegna “Mediterraneo Antirazzista”


Mediterraneo Antirazzista. Prende il via oggi a Napoli la nona edizione della manifestazione culturale che mette al centro lo sport come strumento per abbattere frontiere e costruire diritti. Il tema di quest’anno è la “riemersione” e l’evento si conferma un’occasione di aggregazione e dibattito intorno ai temi del multiculturalismo e della riappropriazione degli spazi pubblici.

Il Tema di quest’anno è “La Riemersione”, e si collega al tema scelto per il Simposio d’Arte a Scampia, evento artistico e culturale organizzato dall’associazione OcchiAperti. “I can’t breathe”, ha ripetuto George Floyd prima di morire per ben 20 volte, il 20 maggio dello scorso anno. “Non posso respirare” lo slogan del movimento “Black Lives Matter”. “Le vite delle persone nere contano”, e contano i corpi di migranti e delle migranti che riemergono nel Mediterraneo, le esistenze ignorate delle persone rom che vivono volutamente ai margini della nostra città e del nostro quartiere. Ed ancora contano le tante identità invisibili escluse sistematicamente ed ancor più fortemente durante la pandemia.

Riemergere dall’apnea, dall’isolamento con la forza della comunità resistente. Una comunità che quest’anno, come in altre occasioni, si organizzata dal basso per fronteggiare la pandemia attraverso attività solidali. Una comunità in costante lotta contro ogni sorta di oppressione e discriminazione per una liberazione collettiva, perché Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo: ci si libera insieme (Paulo Freire).

La manifestazione vuole essere un’occasione di aggregazione attraverso lo sport, di dibattito e convivialità intorno ai temi del multiculturalismo, della ricchezza delle diversità, della riappropriazione degli spazi pubblici, dei diritti umani, del Mediterraneo come crocevia di culture ma anche come luogo di speranza e purtroppo molto spesso anche di morte. Mediterraneo Antirazzista significa anche superare la dicotomia centro – periferia e rendere fulcro della città quei quartieri solitamente considerati dormitorio. Da 9 anni ormai (escludendo lo scorso anno in pandemia) in occasione del Mediterraneo, Scampia diventa centro, portando in strada e sui campi da gioco, tutta l’energia di una città che ripudia il razzismo, i confini e le barriere.

Anche in questa edizione, per il terzo anno, il Mediterraneo Antirazzista, come il Carnevale Sociale di Napoli, attraversa altri quartieri oltre Scampia, quali Soccavo e Sanità, dove comunità resistenti stanno riqualificando dal basso campi sportivi in disuso e spazi abbandonati.

Dolomiti for Duchenne: 3^ edizione dell’evento solidale di mountain bike


Dolomiti for Duchenne: in Val Pusteria la terza edizione dell’evento solidale di mountain bike organizzato dell’associazione di pazienti e genitori di bambini e ragazzi con la Distrofia di DUchenne e Becker per sostenere la ricerca. Da domani al 20 giugno centinaia di ciclisti dall’Italia e dall’Europa potranno scegliere tra 3 percorsi diversi per sfidare le montagne dolomitiche.

Si avvicina, dopo la pausa obbligata del 2020, nello splendido scenario della Val Pusteria la terza edizione di Dolomiti for Duchenne, l’evento di 3 giorni in mountain bike organizzato da Parent Project aps, l’associazione di pazienti e genitori di bambini e ragazzi con la distrofia muscolare di Duchenne e Becker. L’evento è in programma dal 17 al 20 giugno e avrà come base il Comune ed il territorio di Villabassa (BZ), grazie ad una collaborazione preziosa che si rinnova per il terzo anno, e vedrà la partecipazione di centinaia di ciclisti dall’Italia e da altri Paesi europei.

Ogni giorno i biker potranno scegliere tra 3 percorsi diversi – lungo, medio e corto – per sfidare le montagne dolomitiche e condividere emozioni uniche, accomunati dall’obiettivo di contribuire a sostenere la ricerca sulla distrofia muscolare di Duchenne e Becker, grave patologia genetica rara che si manifesta nell’infanzia e non ha ancora una cura.

In questa terza edizione della Dolomiti for Duchenne saranno messe in atto tutte le precauzioni legate alla situazione sanitaria. La comunità di Parent Project farà sentire lo stesso ai partecipanti tutto il proprio entusiasmo e la propria energia grazie alla presenza di una delegazione di giovani pazienti, all’organizzazione di momenti di condivisione la sera in piazza e a speciali dirette web che permetteranno a biker, ragazzi e famiglie in tutta Italia di sentirsi ancora più vicini, uniti dalla stessa, grande motivazione.

I giovani che parteciperanno in rappresentanza di Parent Project sono membri della Consulta dei Ragazzi di Parent Project, che potranno incontrarsi in presenza per la prima volta grazie al progetto ConSolidaRe. Connessioni Solidali in Rete. Consolidare Parent Project nel percorso di rinnovamento associativo per collocare al centro delle Comunità i ragazzi con distrofia muscolare di Duchenne e Becker, finanziato ai sensi del D.lgs 3 luglio 2017 n.117, art.72 Annualità 2020.

Dolomiti for Duchenne è la tappa conclusiva del Dys-Trophy Tour, circuito di eventi in mountain bike. Il circuito prevede eventi di ogni categoria, dalle Marathon fino alle pedalate ecologiche, per permettere ad ogni tipologia di biker di partecipare.