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Calcio, gli stadi della Supercoppa femminile diventano anche hub vaccinali


In campo contro la pandemia. In occasione delle due gare di Supercoppa femminile di calcio, in programma nel pomeriggio a Frosinone e Latina, gli stadi diventeranno anche hub vaccinali. Fuori dagli impianti inoltre saranno allestiti desk per avere informazioni sulle vaccinazioni pediatriche.

Juventus, Milan, Roma e Sassuolo sono pronte a tornare in campo per inaugurare il nuovo anno del calcio femminile italiano e dare il via alla Supercoppa Ferrovie dello Stato Italiane. La competizione, con il suo nuovo format a quattro squadre, confermato dopo il successo dell’ultima edizione, si aprirà mercoledì 5 gennaio e sarà trasmessa in diretta su TimVision e La7: alle 14.30 allo stadio ‘Domenico Francioni’ di Latina andrà in scena il match tra giallorosse e rossonere, alle 17.30 allo stadio ‘Benito Stirpe’ di Frosinone è invece in programma la partita tra le bianconere detentrici del titolo e le emiliane. Le vincenti si aggiudicheranno il pass per la finalissima che si disputerà sabato 8 gennaio alle 14.30 a Frosinone.

In occasione di entrambe le gare, grazie all’impegno della Regione Lazio, delle ASL del territorio e dei Comuni di Latina e Frosinone, fuori dagli impianti di gioco saranno allestiti dei desk dove le persone potranno ricevere informazioni sulle vaccinazioni pediatriche, mentre a Frosinone prima della finale è stato organizzato un hub dove chiunque avrà la possibilità di vaccinarsi senza bisogno di prenotazione.

di Pierluigi Lantieri

Blind football, l’Asd Disabili Roma 2000 presenta la squadra femminile


Blind football. L’Asd Disabili Roma 2000, impegnata da anni nella promozione e diffusione del calcio a cinque per ciechi, presenta la squadra femminile. L’associazione è l’unica in Italia ad avere una squadra in rosa che vive ancora la fase degli allenamenti individuali o semi-individuali: in primis bisogna sviluppare le abilità motorie, il coordinamento, l’equilibrio.

“È grazie a Danny se oggi sono un’allenatrice di blind football. Prima di incontrarlo, l’idea non mi aveva mai sfiorata. Nemmeno sapevo che a Roma ci fosse una società sportiva che facesse allenamenti di calcio per ciechi”. A parlare è Alma Dhesiollari: laureata in Acquacoltura e gestione della pesca nel suo Paese d’origine – la Grecia –, laureanda in Scienze motorie in Italia, è tra gli allenatori della squadra femminile di calcio a cinque dell’associazione sportiva dilettantistica Disabili Roma Calcio 2000, società capitolina nata nel 1997 inizialmente per rilanciare l’attività di calcio per non vedenti che alcuni tra i soci fondatori praticavano da anni, diventata con il tempo supporto concreto per i singoli e le famiglie nella scelta di attività sportive basate sulle reali esigenze e le attitudini individuali e non sulla prossimità o la disponibilità.

Quando, nel 2019, Sauro Cimarelli e Luca Mazza, allenatore della prima squadra maschile, hanno deciso di “metter su” anche una squadra femminile, rivolgersi ad Alma per gli allenamenti è stato naturale. “Di fatto ci alleniamo tutti insieme, perché con le ragazze siamo ancora nella fase degli allenamenti personalizzati, individuali o semi-individuali. Dobbiamo sviluppare, in primis, le abilità motorie, il coordinamento, l’equilibrio. Di tattica ci occuperemo più avanti, ma siamo sulla strada giusta: le ragazze stanno facendo enormi progressi”.

Parlare di blind football femminile, oggi, è tutt’altro che scontato: l’Asd Disabili Roma 2000 è l’unica società in Italia ad avere una squadra in rosa. La società propone attività di atletica leggera, scherma, judo, karate, arrampicata sportiva, corsi di nuoto, equitazione, ballo sportivo, spinning, showdown e trekking, ma il core business è il calcio a cinque per non vedenti. C’è la prima squadra maschile riconosciuta dalla Fispic, la Federazione italiana sport paralimpici per ipovedenti e ciechi, composta da una dozzina di atleti tra i 18 e i 60 anni (già vincitrice di due Campionati nazionali, due Supercoppe e una Coppa Italia), quattro anni fa è nata la scuola calcio, con una dozzina di ragazzini tra i 9 e i 14 anni (alcuni già passati in prima squadra) e nel 2019 è stato avviato il percorso con le ragazze. Complice la pandemia, il gruppo oscilla tra le tre e le cinque giocatrici, tutte tra i 15 e i 30 anni. A ospitare gli allenamenti è il Centro di preparazione paralimpica in via delle Tre Fontane a Roma: il mercoledì la prima squadra, il sabato la scuola calcio, la squadra femminile e le partite casalinghe della prima squadra.

“Non sono tutti ragazzi romani, anzi. C’è un ragazzo campano che per un anno ha fatto da solo il pendolare sui treni regionali Caserta-Roma e oggi è docente di lettere e ha scelto di mettere la sua passione in stand by, c’è un ragazzo francese che arriva a Roma il martedì e si trattiene fino al sabato, tutto a suo spese, e molte atleti sono marchigiane. Il nostro non è uno sport diffuso su tutto il territorio, per questo siamo diventati un po’ un punto di riferimento”, spiega Luca Mazza. Quest’anno il campionato nazionale maschile ancora non è ripartito (conta 6-7 squadre, da Crema a Lecce), mentre quello femminile non esiste: “Ci piacerebbe, quando le nostre calciatrici saranno pronte, organizzare partite con le altre squadre europee. Per ora ci avvaliamo della facoltà di inserire nelle squadre maschili una o due ragazze, il regolamento lo prevede”.

Il boom del calcio a cinque per ciechi, a livello internazionale, ha registrato un’accelerata con i Giochi di Atene 2004, quando esordì come disciplina paralimpica. È normato da un regolamento specifico: la palla è sonora e il campo ha le dimensioni di un normale campo da calcio a cinque (20 metri per 40). Lungo la linea del fallo laterale ci sono sponde alte fino a un metro e mezzo: se la palla ci sbatte sopra e rimbalza è ancora in gioco, perché la sponda fa parte del campo stesso. Esiste il calcio d’angolo, perché sulla linea di fondo non ci sono sponde. Il portiere è sempre vedente ma ha un’area ristretta all’interno della quale può muoversi: un metro laterale e due in avanti, se esce è calcio di rigore. Gli allenatori sono due: uno sta a centrocampo a guidare la fase centrale del gioco, e può parlare solo quando la palla è nel suo perimetro d’azione. L’altro allenatore sta dietro la porta avversaria e parla con gli atleti per aiutarli a fare gol, ma può farlo solo negli ultimi 13 metri. È fondamentale che le voci dei due allenatori non si sovrappongano mai: durante una partita di calcio a cinque per ciechi deve esserci silenzio assoluto – ma ai gol si può esultare – per decifrare bene le voci degli allenatori, il suono della palla e la voce dell’avversario in avvicinamento. “L’atleta che va incontro al pallone deve annunciarsi dicendo “Voi”, ripetendolo finché non toglie la palla all’avversario o entra in contatto con lui. Questo, naturalmente, per evitare scontri”, spiega Mazza. “Voi” è una formula internazionale per segnalarsi in avvicinamento. Le porte sono 3,26×2,14 metri, dunque un po’ più grandi di quelle standard, e le mascherine sugli occhi sono obbligatorie per tutti i calciatori per evitare che chi vede luci e ombre sia avvantaggiato. Si gioca su due tempi da 25 minuti e le altre regole sono quelle del calcio a cinque per normodotati.

Un ruolo cruciale, nell’approccio a questo sport, è quello ricoperto dai genitori: fondamentali per i più piccoli, sono chiamati a grossi sacrifici anche nel caso di figli più grandi. “Sin dal primo incontro spieghiamo loro tutto e facciamo vedere una partita. Ai nostri atleti cerchiamo sempre di far fare tutto, e lo stesso chiediamo alle famiglie, perché li lascino mangiare da soli, vestirsi da soli. Suggeriamo di lasciarli il più liberi possibile, per favorire una sempre maggiore autonomia. Perché intendiamoci: il calcio per non vedenti è difficilissimo ma, quando ci si riesce, di riflesso si riescono a fare molte più cose anche nella vita di tutti i giorni. I nostri atleti cresceranno e avranno bisogno di essere indipendenti. E se non diventeranno calciatori o calciatrici, pazienza: fare sport e giocare a calcio darà loro una mano nella vita. Abbiamo in squadra atleti che, appena arrivati da noi, da soli non camminavano. Ora corrono. Liberi”.

Progetto Playinc: bambini normodotati e con disabilità giocano all’inclusione


Giochiamo all’inclusione. “Playinc” è il progetto europeo di inclusione sportiva per bambini normodotati e con disabilità, che prevede una partnership tra cinque organizzazioni provenienti da quattro Paesi e promuove l’inclusione attraverso il gioco e la socializzazione.

Questo il cuore del progetto europeo “Let’s the children play inclusion”, guidato dall’associazione Around Sport (Italia), in collaborazione con AiCS (Italia), UCEC (Spagna), HLA (Croazia) e CSIT (Austria). L’iniziativa prevede una partnership tra cinque organizzazioni provenienti da quattro Paesi e si concentra sull’inclusione nelle attività sportive di bambini con disabilità motorie e cognitive, chiamati a fare sport insieme ad altri non disabili fino a 13 anni. Al centro delle attività la convinzione che, per produrre miglioramenti personali e sociali, il coinvolgimento diretto di tutti sia la chiave.

Dodici coach e cinque manager parteciperanno a tre meeting internazionali durante i quali, partendo dalla condivisione delle esperienze di ognuno, si lavorerà allo sviluppo di un toolkit che comprenderà linee guida, un video e un catalogo di sport per tutti. Un direttore sportivo e quattro commissari tecnici della CSIT – la Confederazione internazionale dello sport amatoriale – garantiranno una supervisione internazionale sui nuovi sport “adattati”.

Tutti i risultati del progetto verranno raccolti nella piattaforma online PlayInc che sarà progettata in base alle esigenze mappate, coinvolgendo i gruppi di destinatari. PlayInc sarà gratuita per tutti e diventerà quindi uno strumento utile per comunicare le conoscenze sviluppate durante i progetti ad allenatori e manager, interessati ad apprendere come adattare lo sport in modo da includere i bambini con disabilità cognitive e motorie.

Una comunità in movimento: lo sport all’interno del carcere di Fermo


Una comunità in movimento. Nel secondo semestre del 2021 sono state 32 le ore di attività fisica e sportiva nel carcere di Fermo, grazie al progetto dell’Unione Sportiva Acli delle Marche, nonostante le limitazioni dovute alla pandemia. Tra le discipline praticate anche la ginnastica posturale e alcune andature di atletica.

Nasce la Roma Calcio Amputati: giovani e adulti accomunati dalla stessa passione


La forza dello sport. È nata l’associazione sportiva dilettantistica Roma Calcio Amputati, che coinvolge ragazzi, giovani e adulti accomunati dalla passione per il gioco del calcio e l’amore per la vita. L’iniziativa vuole favorire l’inclusione, l’integrazione, l’accessibilità e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui temi della disabilità.

Get Active: il bando Acli per il servizio civile


Get Active. Nell’ambito del bando Acli per il servizio civile sono organizzate attività destinate a giovani tra gli 11 e i 24 anni. Nello specifico, attraverso l’organizzazione di tornei e attività sportive si intende contrastare l’abbandono sportivo precoce dei ragazzi e i fenomeni di sedentarietà adolescenziale.

Fuori dagli stadi inglesi: il pugno duro contro i reati di odio


Pugno duro. Le persone che pubblicano online offese razziste potrebbero essere bandite dagli stadi di calcio in Inghilterra e Galles fino a 10 anni. A dirlo come riporta il Guardian è il ministro dell’Interno britannico che sta lavorando ad un inasprimento della legislazione per un allargamento dei Daspo ai reati di odio online.

Calcio, in Germania partita annullata per insulti razzisti: è la prima volta


Fermi tutti. Per la prima volta nella storia del calcio professionistico tedesco, una partita è stata annullata dopo un insulto razzista di un tifoso a un giocatore in campo. E’ successo domenica durante un incontro in terza divisione. Mentre le squadre erano negli spogliatoi, molti degli spettatori hanno gridato in coro “Nazisti fuori!”.

Firenze, il reinserimento dei detenuti passa da una mobilità sostenibile


Piedelibero. A Firenze 200 mezzi a noleggio a lungo termine per una mobilità sostenibile e il reinserimento sociale. A fornire le bici, infatti, sarà la cooperativa sociale fiorentina Ulisse, che da anni porta avanti “Piedelibero”, progetto sociale di reinserimento lavorativo dei detenuti, in un’officina allestita all’interno dell’Istituto Penitenziario di Sollicciano.

Duecentotrenta biciclette “sostenibili”, recuperate e perfettamente restaurate, sono pronte a popolare le piste ciclabili e le strade di Firenze grazie al progetto “Piedelibero per La Comune”. L’iniziativa d’esordio de “La Comune”, neocostituita cooperativa di comunità urbana fiorentina – la prima in città – è un progetto di noleggio bici a lungo termine, nato grazie al contributo della Fondazione NOI – Legacoop Toscana, che coniuga sostenibilità ambientale, riuso e riciclo, valorizzazione di percorsi di reinserimento sociale e promozione di uno stile di vita più ecologico.

“Piedelibero per La Comune” punta a incentivare la mobilità sostenibile su due ruote a partire dalle giovani generazioni e dagli studenti, che avranno a disposizione un servizio di noleggio utile e vantaggioso per “pedalare in libertà” contribuendo anche, alla luce dell’esperienza pandemica, a non “intasare” i mezzi pubblici nelle ore di punta.

Diventando soci della neonata cooperativa “La Comune”, singoli cittadini, aziende o associazioni potranno noleggiare per 6 mesi o un anno una bicicletta ad un canone agevolato. A fornire le bici sarà la cooperativa sociale fiorentina Ulisse, che da anni porta avanti “Piedelibero”, progetto sociale di reinserimento lavorativo dei detenuti: in un’officina allestita all’interno dell’Istituto Penitenziario di Sollicciano, sotto l’occhio esperto dei meccanici-operatori sociali di Ulisse, le biciclette provenienti dalla Depositeria comunale vengono recuperate e portate a nuova vita, riciclando in sicurezza rottami altrimenti destinati alla demolizione.

Le bici disponibili per il noleggio con “La Comune” saranno di diversi modelli (Olanda 26”, City bike mono marcia 28”, City bike con marce 28”) e saranno completamente riqualificate: ciascuna bicicletta avrà un numero di serie inciso sul telaio che la renderà identificabile e garantirà la filiera sicura del prodotto. Le bici saranno complete di campanelli e catarifrangenti ed immediatamente riconoscibili grazie alle caratteristiche manopole rosse e all’adesivo “Piedelibero per La Comune”. Gli adesivi sono stati stampati dalla Stamperia Sociale – Ginger Zone, realtà che ha come finalità l’inserimento socio-lavorativo di giovani stranieri non accompagnati e persone in stato di fragilità, promossa da COSPE-Onlus e Cooperativa Sociale Oltre il Ponte Onlus. Sulle biciclette sarà presente anche un Qr code, che una volta inquadrato darà accesso a tutte le informazioni relative al progetto.

Alla sottoscrizione del primo noleggio, i primi 100 soci della cooperativa avranno in omaggio un kit luci, un lucchetto ad alta resistenza e una borraccia fornita da Publiacqua spa (luci, lucchetti e caschi saranno inoltre sempre acquistabili dai soci della cooperativa a prezzi vantaggiosi).
Nel contratto di noleggio saranno inclusi due tagliandi obbligatori per revisionare periodicamente i mezzi e in città sarà attivata una rete di officine convenzionate.

Inoltre, sarà possibile parcheggiare gratuitamente la bici in uno degli spazi messi a disposizione da Uisp Firenze: la rete dei depositi sarà implementata costantemente, per essere sempre più capillare all’interno del territorio comunale.

E in caso di furto del mezzo? Sarà possibile avere un’altra bici: opzione, questa, valida per una volta nel corso del noleggio, presentando la denuncia di furto.

Educazione fisica, la riforma rischia di partire con le ruote sgonfie


Falsa partenza: sembrava in dirittura d’arrivo mentre ad oggi la riforma dell’educazione fisica nella scuola primaria rischia di partire con le ruote sgonfie. È saltata, infatti, la certezza dei fondi, che nella prima versione della legge di Bilancio, erano messi nero su bianco fino al 2033. Il rischio ora è che la grande svolta diventi soltanto una generica dichiarazione di intenti.

Qualche giorno dopo le garanzie sono saltate, i numeri spariscono e tutto è rimandato alle risorse prodotte dal saldo del turn over fra chi va in pensione e chi viene assunto, in pratica al calo demografico e alla possibilità che i soldi risparmiati possano essere investiti nell’assunzione di docenti. Un meccanismo come minimo faticoso. La sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali ce l’ha messa tutta, è riuscita a strappare comunque un risultato storico con la scrittura in legge di Bilancio dello sbarco dei docenti di educazione fisica e del concorso in “scienze motorie e sportive”, ma i tempi rischiano di allungarsi e nonostante le rassicurazioni del ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi sono in pochi a credere che a gennaio, ci siano risorse e certezze per cominciare il percorso (dal 2022-2023 tocca alla quinta elementare, dal 2023-2024 alla quarta).

“Dove sono finiti i partiti che esultavano, tutto nessuno escluso, di fronte allo storico risultato raggiunto, e oggi sono spariti nonostante i nostri inviti”, è il quasi disperato appello di Daniele Iacò, presidente del Comitato Italiano Scienze Motorie. D’altronde il confronto fra le due versioni, la prima con le risorse, l’altra senza, rende l’idea della frenata. Da “almeno” due ore di educazione fisica a “non più”. Come se qualcuno avesse detto: non esagerate… Certo la norma aveva generato la protesta delle associazioni dei maestri, timorosi di essere in qualche modo espropriati di parte della didattica. Ma certo sorprende il fatto che in un mese ci sia stato un sostanziale silenzio. Il rischio è che la grande svolta diventi soltanto una generica dichiarazione di intenti.