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“Le Olimpiadi delle donne?”: lo speciale dell’agenzia Uispress


 

 

Le Olimpiadi delle donne? In occasione dell’apertura di Tokyo 2020 l’Uisp propone un numero speciale della sua agenzia settimanale, su diritti e parità di genere ai Giochi. Il servizio di Elena Fiorani.

Uispress, la testata giornalistica dell’Unione italiana sport per tutti, propone un approfondimento dedicato a sport e diritti in occasione dell’apertura dei Giochi di Tokyo 2020. Grazie agli interventi di esperte, studiose e giornaliste, verrà affrontato il tema dello sport femminile, dei diritti e del linguaggio, a confronto con l’evento sportivo più importante del pianeta.

Mara Cinquepalmi, dell’associazione Giulia, evidenzia che le Olimpiadi di Tokyo saranno le prime con quasi il 49% di atlete, tanto che il giuramento olimpico è stato aggiornato, includendo la lotta ad ogni forma di discriminazione. Anche nella comunicazione a cinque cerchi le donne si fanno largo, ai giornalisti che racconteranno l’evento il compito di non tradire queste premesse.

Multate per abbigliamento non consono: il caso delle atlete norvegesi di pallamano su sabbia


Abbigliamento non consono. La nazionale femminile norvegese di pallamano su sabbia ha giocato per il terzo posto dell’europeo in pantaloncini invece che con il tradizionale bikini, perché li ritiene più adatti ad uno sport molto dinamico che prevede un forte contatto fisico. Non la pensa così la Federazione europea che ha sanzionato con una multa di 1500 euro ogni giocatrice.

Il match in questione prevedeva lo scontro tra le nazionali femminili di Norvegia e Spagna, valido per il terzo posto nella competizione europea di beach handball. Al momento dell’ingresso in campo, le due squadre si sono presentate vestite in modo diverso: bikini minimal per le spagnole, due pezzi (top e pantaloncini) per il team norvegese. Questo non è piaciuto a organizzatori e membri della giuria, che nella stessa giornata della partita (vinta dalla Spagna) hanno avvisato la nazionale della Norvegia della sanzione. La motivazione: per la Federazione europea i pantaloncini più lunghi costituirebbero un “abbigliamento non consono”.

Molti, insieme alle giocatrici stesse, non si spiegano in che modo pantaloncini e top più spessi possano essere ritenuti inadatti a uno sport che prevede invece un forte contatto fisico e ha dinamiche di gioco molto vicine a quelle del calcio. “Molte donne della squadra hanno detto che le uniformi non sono ideali per uno sport che richiede torsioni, giri e altri movimenti atletici nella sabbia” dice al Washington Post Kare Geir Lio, il capo della Federazione norvegese di pallamano.

Ma il problema legato alla sanzione e all’abbigliamento da gara non è solamente di tipo pratico. Secondo il regolamento delle competizioni di pallamano sulla sabbia, infatti, le giocatrici sono autorizzate a scegliere tra un tipo e l’altro della divisa in base a ciò che preferiscono e con cui si sentono più a loro agio. Inoltre, al contrario di quelli femminili, ai team maschili viene permesso senza ingerenze di giocare indossando lunghe canotte e pantaloncini fin sopra il ginocchio. In un comunicato, la Federazione europea fautrice del provvedimento specifica che la mozione per un abbigliamento più inclusivo era già stata avanzata da diverse Federazioni nazionali di pallamano durante l’ultimo congresso ad aprile 2021, ma che a causa di una serie di ritardi non è stata possibile accoglierla. La Federazione si impegna a farlo nel corso del prossimo incontro, previsto per agosto 2021.

Intanto, l’ambiente del team norvegese non fa marcia indietro, e supporta ancora una volta la scelta delle giocatrici di aver indossato la divisa che ritenevano più adatta a se stesse. “Siamo molto orgogliosi di queste ragazze che hanno alzato la voce e hanno detto che ‘abbastanza’ è ‘abbastanza’“, si legge in un tweet della Federazione Norvegese Pallamano, “Insieme continueremo a lottare per cambiare le regole dell’abbigliamento, in modo che i giocatori possano giocare con i vestiti che preferiscono!“.

Calcio, la società Paperino San Giorgio alla ricerca del proprio inno sociale


No Racism Lab. La società di calcio Paperino San Giorgio lancia un “contest” on line rivolto ai giovani di Prato per selezionare il proprio inno sociale, che dovrà avere testi ispirati ai valori della tolleranza, perchè vuole contribuire a diffondere messaggi di uguaglianza, parità di genere e contrastare qualsiasi tipo di discriminazione in ambito sportivo e sociale.

Il punto di partenza è una base musicale scaricabile dal sito internet del Paperino San Giorgio. Su questa, i ragazzi fra i tredici e i diciannove anni residenti o domiciliati in provincia di Prato, potranno cantare o rappare, buttando giù un testo incentrato sui valori dell’antirazzismo. Gli elaborati che saranno ritenuti più efficaci diventeranno quindi parte integrante del nuovo inno ufficiale del club di via del Ferro, da fare risuonare in ogni occasione sportiva che si terrà al ‘Comunale’, rappresentando così un segno tangibile di lotta alle discriminazioni. “Siamo lieti di promuovere questa iniziativa – sottolinea con evidente soddisfazione il presidente del Paperino San Giorgio, Sauro Pratesi – che rimane fedeli ai nostri valori, che ci vedono impegnati nel mondo del pallone non solo con obiettivi sportivi, ma anche educativi. In particolar modo verso i più giovani”. Il regolamento del progetto ‘No Racism Lab’, che vuole dunque favorire la libertà d’espressione fra i giovani attraverso la musica e la parola, è scaricabile dal sito www.paperinosangiorgio.it

Gli autori dei brani selezionati dalla giuria saranno chiamati a partecipare da protagonisti alla registrazione di un video-clip musicale (che verrà girato naturalmente a Prato), nel quale potranno comparire anche gli altri partecipanti al contest che ne faranno richiesta. Il termine per le iscrizioni, da effettuarsi tramite il form on-line sul sito www.paperinosangiorgio.it, è fissato al 31 agosto prossimo. Tramite il video si vuole dare un messaggio ancora più forte all’iniziativa, per dire no al razzismo e alle discriminazioni.

Olimpiadi, tre bambole speciali volano a Tokyo con l’Italia Team


Donne in gioco. Per i Giochi Olimpici di Tokyo arrivano tre Barbie edizione speciale che celebrano le donne della squadra italiana. Le bambole verranno messe all’asta a supporto di famiglie e bambini malati di tumore. Con questo progetto, i promotori vogliono ricordare alle bambine che possono aspirare ad essere tutto ciò che desiderano, anche nello sport.

In occasione dei Giochi Olimpici, Barbie, Italia Team ed EA7 Emporio Armani collaborano per celebrare le atlete dell’Italia Team: sono tre le Barbie uniche create per l’occasione che verranno messe all’asta a supporto della FIAGOP – Federazione Italiana Associazioni Genitori e Guariti Oncoematologia Pediatrica Onlus.

Le tre bambole voleranno a Tokyo insieme all’Italia Team, per essere esposte in esclusiva a Casa Italia Tokyo 2020 e poter essere ammirate in tutti i loro incredibili dettagli. L’esclusiva grafica che personalizza i capi è un omaggio alla cultura giapponese: il Sol Levante, simbolo del Giappone, viene reinterpretato con i colori del Tricolore, mentre la scritta ITALIA, ricreata con caratteri che richiamano la scrittura Kanji, racchiude al suo interno il riferimento al Torii, il tradizionale portale d’accesso a un luogo sacro.

Al loro ritorno in Italia, le 3 Barbie One-of-a-Kind verranno messe all’asta per uno scopo molto speciale: supportare la FIAGOP, la federazione che con le sue associate lavora ogni giorno per garantire ai bambini malati di tumore e leucemia il diritto alla salute e alla buona qualità di vita e assicurare alle loro famiglie il sostegno necessario. Il CONI supporta l’associazione amplificandone in particolare l’evento «Io corro per loro – Bambini senza cancro» previsto a Milano il 26 settembre 2021 e destinato a sostenere la ricerca scientifica.

Un progetto altamente valoriale in grado di unire i tre brand sotto il comune obiettivo di ispirare le future generazioni di donne, in linea con i principi dell’Olimpismo e della gender equality promossa dal Movimento Olimpico: impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi e realizzare i propri sogni, nello sport, così come nella vita, al meglio delle proprie possibilità e senza discriminazioni.

Special Olympics, assegnati a Torino i Giochi Mondiali Invernali 2025


Giochiamo in casa. Sono stati assegnati a Torino i Giochi Mondiali Invernali Special Olympics 2025, che coinvolgeranno 3.125 atleti e coach, 3.000 volontari, migliaia di persone tra staff, personale medico, familiari, media, ospiti, delegati ed oltre 300.000 spettatori. Otto le discipline sportive in campo.

Minori, quasi 1 su 5 non fa sport: i dati di Con i Bambini e Openpolis


 

 

Se lo sport non è per tutti. In Italia quasi 1 minore su 5 non fa sport: sono i dati emersi dall’Osservatorio promosso da Con i Bambini e Openpolis. Il servizio di Elena Fiorani

Tra una settimana partono le Olimpiadi di Tokyo, riflettori puntati sullo sport di livello, ma nel nostro Paese molte luci sono spente sullo sport sociale e per tutti. Secondo i dati emersi dal rapporto nazionale su minori e sport dell’Osservatorio #conibambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, già nel 2019, quindi prima delle chiusure causate dal Covid-19, un giovane su 5 era sedentario.

Le aree sportive all’aperto sono divenute essenziali in quest’emergenza, ma non sono presenti ovunque, solo il 10% si trova al sud. Pochi spazi per lo sport anche nelle scuole, con forti differenze territoriali. In cima alla classifica ci sono Friuli e Piemonte, all’altro capo Calabria e Campania, che sono anche quelle con il minor numero di ragazzi e ragazze che praticano sport con continuità.

Piano Nazionale Mobilità Ciclistica, Giovannini: “Sarà varato entro fine anno”


Rivoluzione su due ruote. Il Piano Nazionale della Mobilità Ciclistica dovrebbe essere varato entro fine anno: lo ha detto il ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, Giovannini. Il PNRR prevede 600 milioni di euro per ciclovie nazionali e piste ciclabili urbane, mentre altri 400 milioni saranno stanziati dalla legge di bilancio.

Lo prevede l’art. 3 della legge 11 gennaio 2018, n. 2 e doveva essere approvato entro ottobre 2018. Come spesso accade i sei mesi entro il quale il piano doveva essere approvato sono diventati anni. Ma, finalmente, qualcosa sembra stia per cambiare. Infatti, in una recente intervista, il Ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, ha annunciato che, entro la fine dell’anno, sarà varato il Piano Nazionale della Mobilità Ciclistica, ricordando che il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) prevede 600 milioni di euro per ciclovie nazionali e piste ciclabili urbane e che altri 400 milioni saranno stanziati dalla legge di bilancio.

Un annuncio importante, considerato che quasi tutte le regioni e diversi altri enti locali hanno già provveduto alla pianificazione di loro competenza, in assenza di un quadro generale di livello nazionale.
Il Piano generale della mobilità ciclistica è articolato con riferimento a due specifici settori di intervento, relativi, rispettivamente, allo sviluppo della mobilità ciclistica in ambito urbano e metropolitano e allo sviluppo della mobilità ciclistica su percorsi definiti a livello regionale, nazionale ed europeo.

Il Piano generale della mobilità ciclistica si riferisce a un periodo di tre anni e reca:

a) la definizione, per ciascuno dei tre anni del periodo di riferimento, degli obiettivi annuali di sviluppo della mobilità ciclistica, da perseguire in relazione a due distinti settori di intervento (mobilità ciclistica in ambito urbano e metropolitano e mobilità ciclistica su percorsi definiti a livello regionale, nazionale ed europeo), avendo riguardo alla domanda complessiva di mobilità;

b) l’individuazione delle ciclovie di interesse nazionale che costituiscono la Rete ciclabile nazionale «Bicitalia» e gli indirizzi per la definizione e l’attuazione dei progetti di competenza regionale finalizzati alla realizzazione della Rete stessa; c) l’indicazione, in ordine di priorità, con relativa motivazione, degli interventi da realizzare per il conseguimento degli obiettivi di cui alla lettera a), nei limiti delle risorse di cui alla lettera e);

d) l’individuazione degli interventi prioritari per assicurare le connessioni della Rete ciclabile nazionale «Bicitalia» con le altre modalità di trasporto;

e) la definizione del quadro, per ciascuno dei tre anni del periodo di riferimento, delle risorse finanziarie pubbliche e private di cui all’articolo 10 – Disposizioni finanziarie – della legge, da ripartire per il finanziamento degli interventi previsti nel medesimo Piano generale, nonché di quelli indicati nei piani della mobilità ciclistica delle regioni, dei comuni, delle città metropolitane e delle province;

f) gli indirizzi volti ad assicurare un efficace coordinamento dell’azione amministrativa delle regioni, delle città metropolitane, delle province e dei comuni concernente la mobilità ciclistica e le relative infrastrutture, nonchè a promuovere la partecipazione degli utenti alla programmazione, realizzazione e gestione della rete cicloviaria;

g) l’individuazione degli atti amministrativi, compresi quelli di natura regolamentare e gli atti di indirizzo, che dovranno essere adottati per conseguire gli obiettivi stabiliti dal medesimo Piano generale;

h) la definizione, nei limiti delle risorse di cui alla lettera e), delle azioni necessarie a sostenere lo sviluppo della mobilità ciclistica in ambito urbano, con particolare riferimento alla sicurezza dei ciclisti e all’interscambio modale tra la mobilità ciclistica, il trasporto ferroviario e il trasporto pubblico locale.

Paralimpiadi Tokyo 2020: presenti anche i 6 atleti del team rifugiati


La squadra più coraggiosa del mondo. Alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 ci saranno anche i sei atleti del team rifugiati, una donna e cinque uomini che gareggeranno in rappresentanza degli oltre 82 milioni di persone che sono state costrette a fuggire, 12 milioni delle quali vivono con una disabilità. Il team rifugiati sarà il primo a entrare nello stadio il 23 luglio durante la cerimonia di apertura.

Lo chef de mission per la squadra è Ileana Rodriguez, una rifugiata cubana che ha gareggiato ai Giochi Paralimpici di Londra 2012 nel nuoto per gli Stati Uniti. “Vorrei esortare le persone di tutto il mondo a sostenere la squadra sportiva più coraggiosa del mondo, la squadra paralimpica dei rifugiati”, l’invito di Andrew Parsons, presidente dell’Ipc. “Questi atleti esemplificano come il cambiamento inizia con lo sport: hanno subito lesioni che hanno cambiato la vita, sono fuggiti per la loro sicurezza e hanno intrapreso viaggi pericolosi, ma nonostante le numerose barriere poste sul loro cammino, sono diventati atleti d’elite pronti a competere ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. Lo sport è un potente strumento per includere i rifugiati con disabilità nella società e l’annuncio del Refugee paralympic team è un momento toccante per l’Ipc: stiamo mantenendo un impegno che abbiamo preso al Forum mondiale dei rifugiati dell’Unhcr nel 2019 per promuovere la partecipazione equa nei eventi sportivi per i rifugiati”.

L’annuncio della composizione della squadra è stato dato tramite un video con le voci e i volti delle star del mondo della musica, dello sport, della letteratura, del teatro e dello schermo che difendono la causa dei rifugiati. Per cominciare, Ibrahim Al Hussein, nuotatore rifugiato siriano che vive ad Atene, è stato annunciato dal frontman dei Coldplay, Chris Martin. E’ poi la volta dell’atleta Alia Issa, rifugiata siriana che vive sempre ad Atene, annunciata dall’attrice britannica e Goodwill Ambassador dell’Unhcr, Gugu Mbatha-Raw. Parfait Hakizimana, rifugiato del Burundi che vive nel campo profughi di Mahama, Ruanda, specializzato nel parataekwondo, è stato annunciato dalla cantante d’opera e destinataria della Legione d’onore francese e ambasciatrice di buona volontà dell’Unhcr, Barbara Hendricks (la sua partecipazione è legata però alle chance di qualificazione fissate al primo agosto). Ancora, a Tokyo ci sarà Abbas Karimi, nuotatore rifugiato afgano che vive a Fort Lauderdale, negli Stati Uniti, annunciato dall’ambasciatore di buona volontà dell’Unhcr Khaled Hosseini, l’autore del best-seller ‘Il cacciatore di aquiloni’ e lui stesso rifugiato afghano. Anas Al Khalifa, rifugiato siriano che vive a Halle, in Germania, gareggerà nella paracanoa e il suo nome è stato annunciato dal calciatore e sostenitore di alto profilo dell’Unhcr, Asmir Begovic. Infine c’è Shahrad Nasajpour, rifugiato iraniano che vive a Phoenix, negli Stati Uniti, ed è specializzato nel lancio del disco, annunciato dal calciatore del Bayern Monaco e del Canada, Alphonso Davies, anch’egli rifugiato originario della Liberia e recentemente annunciato come Goodwill Ambassador dell’Unhcr.

Sport e disabilità: da domani i 5 corsi formativi promossi da Sportfund Onlus


Capire per insegnare. Da domani in programma cinque appuntamenti formativi on line promossi da Sportfund Onlus dedicati al rapporto tra sport e disturbi dello spettro autistico. Nei corsi, rivolti a tecnici sportivi, verranno affrontati vari argomenti, dai problemi sensoriali al ruolo delle famiglie.

“La formazione degli istruttori sulle disabilità è uno dei nostri obiettivi fondanti, cuore di tutto il processo. Perché se ci sono gli spazi per fare inclusione ma non gli istruttori formati, la macchina si ferma”. Alberto Benchimol, tra i fondatori e presidente di Sportfund Fondazione per lo sport onlus, parla dei presupposti alla base del corso di approfondimento online per tecnici sportivi su Sport e autismo. Cinque gli appuntamenti in programma, a partire da mercoledì 13 luglio: “Registriamo una domanda crescente da parte delle famiglie. L’autismo, poi, è uno degli ambiti nei quali si ottengono, grazie allo sport, maggiori risultati, sia quando si parla di bambini, sia quando si parla di adulti”.

La partecipazione è gratuita ma è obbligatorio registrarsi: al termine dei lavori, e con la frequenza minima del 75 per cento delle ore previste, sarà rilasciato un attestato di partecipazione. “Affronteremo temi fondamentali per tecnici che hanno a cuore l’inclusione di ogni persona nell’attività sportiva e desiderano approfondire le potenzialità della Comunicazione aumentativa alternativa”.

Ad aprire il corso, dopo Benchimol e Carlo Mazzola, presidente della Fondazione Mazzola – realtà milanese che dal 2018 promuove lo sport come strumento per la salute, il benessere e l’empowerment delle persone con disabilità e come volano di inclusione sociale ed economica –, Stefano Cainelli, psicologo e musicoterapeuta interverrà per un inquadramento su “I disturbi dello spettro autistico”, intervento che aprirà anche la giornata del 14 luglio. Il 25 luglio sarà la volta di Martina Benedetti, psicologa clinica, con “I problemi sensoriali nelle persone con disturbo dello spettro autistico”.

A seguire, Federico Comini, psicologo e psicoterapeuta, formatore corsi per maestri di sci, guide alpine e accompagnatori di territorio, parlerà di “Avviamento allo sport della persona con disturbo dello spettro autistico”. Quarto appuntamento, martedì 20 luglio, ancora con Martina Benedetti (“Strategie di apprendimento nei disturbi dello spettro autistico”) e Federico Comini (“La gestione del comportamento problema”). Ultimo appuntamento, il 22 luglio: Venera Russo, psicologa clinica specializzata in Comunicazione aumentativa alternativa parlerà di comunicazione aumentativa alternativa e della sua applicazione in ambito sportivo; in chiusura Francesca Vitali, psicologa dello sport, interverrà a proposito di “Sport, famiglie e disabilità”.

Cina, metà degli studenti miopi a causa della poca attività all’aperto


Gli occhi dello sport. Metà degli studenti cinesi sono miopi: troppo studio e poca attività all’aperto aumentano lo stress e danneggiano la vista: nel Sud della Cina si prova a rimediare con attività sportive di gruppo, soprattutto i giochi con la palla che allenano la vista oltre a rendere gli studenti più felici.

Gli scolari cinesi scalano le classifiche internazionali sugli apprendimenti ma intanto perdono diottrie. Secondo uno studio del ministero dell’Educazione rilanciato dall’agenzia di stampa Xinhua più della metà degli studenti cinesi (il 50,2%) sono miopi e il loro numero è in aumento. La mancanza di attività all’aperto e di esercizio fisico sono fra i fattori che contribuiscono a questo problema. Ecco perché nella scuola elementare di Ronghe, nella regione autonoma del Guangxi Zhuang, Cina meridionale, agli studenti è stata offerta la possibilità di scegliere tra oltre 20 diverse attività sportive organizzate dall’istituto ogni martedì pomeriggio con l’aiuto di insegnanti professionisti: calcio, basket, tennis, scherma, taekwondo e danza sportiva sono solo alcune delle discipline disponibili nel programma doposcuola di 90 minuti. L’attività fisica ha un duplice scopo: alleviare lo stress – che nell’ultracompetitivo sistema scolastico cinese raggiunge livelli parossistici – e, appunto, frenare la miopia infantile.

Meno stress, più diottrie «Oltre a garantire quattro lezioni di educazione fisica ogni settimana, la scuola svolge specificamente una serie di attività sportive volte a migliorare la salute visiva degli studenti e ad aiutarli a partecipare attivamente all’esercizio fisico», spiega il vicepreside Tang Jining. Il club di basket è uno dei gruppi sportivi più popolari a scuola. «Nei giochi con la palla gli occhi devono osservare la direzione della palla e questo contribuisce a prevenire la miopia», sostiene Xie Kun, insegnante di educazione fisica della scuola e allenatore del club di basket. «Attraverso una serie di attività sportive non solo potremo riuscire a frenare la miopia infantile, ma renderemo anche gli studenti più felici e li aiuteremo a sviluppare la buona abitudine di fare esercizio fisico», conclude Tang Jining.