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Tokyo 2020, ufficialmente approvata la squadra dei rifugiati


L’importante è partecipare. La squadra dei rifugiati per Tokyo 2020 è stata ufficialmente approvata dal Comitato olimpico internazionale. 29 atleti provenienti da 11 paesi che gareggeranno in 12 discipline, in rappresentanza di 80 milioni di sfollati e rifugiati nel mondo. Per il presidente del Cio saranno “un potente messaggio di solidarietà, resilienza e speranza”.

“Quando finalmente arriverete a Tokyo il 23 luglio, invierete un potente messaggio di solidarietà, resilienza e speranza al mondo” ha dichiarato il presidente del Cio, Thomas Bach, che ha aggiunto: “Siete parte integrante della nostra famiglia olimpica e vi diamo il benvenuto a braccia aperte”. La squadra olimpica di rifugiati (Ioc Refugee Olympic Team) è stata istituita nel 2015 grazie alla collaborazione tra il Cio e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ed è supportata attraverso il programma Olympic Scholarships for Refugee Athletes. Questa categoria di atleti che non rappresenta una nazione bensì tutte le persone costrette a lasciare le proprie case per via di guerre e violenze. La prima partecipazione risale ai Giochi di Rio, nel 2016.

A causa della pandemia di Covid-19, le Olimpiadi di Tokyo sono slittate di un anno, e c’era attesa per l’annuncio della squadra di rifugiati, di cui 19 uomini e dieci donne, che ai Giochi saranno accolti dalle delegazioni di 14 Paesi, tra cui Germania, Canada, Russia, Kenya e Trinidad e Tobago.

Gli atleti invece, provengono dagli undici tra i Paesi più rischiosi al mondo: ben nove – ossia la maggior parte – provengono dalla Siria, afflitta dal 2011 dalla guerra e dalla conseguente crisi economica. Ci sono poi quattro atleti dal Sud Sudan, che ancora non ha superato le violenze della guerra civile. Tre giovani sono originari dell’Afghanistan, alle prese con un conflitto interno pluridecennale. Un atleta proviene dall’Iraq, mentre cinque dall’Iran. Una partecipazione infine per Eritrea, Camerun, Sudan, Repubblica del Congo, Repubblica democratica del Congo e Venezuela, tutti Paesi afflitti da instabilità interna, da dove giungono denunce di persecuzioni, arresti arbitrari e anche uccisioni.

Secondo l’ultima stima dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, nel 2020 si sono contate oltre 80 milioni di persone costrette a lasciare le proprie case a causa di guerre e conflitti. Di queste, 26 milioni risiedono all’estero con lo status di rifugiato.

Sport alla pari: la proposta di legge per l’uguaglianza di genere


Riscriviamo le regole. Depositata in Regione Lazio una proposta di legge sulle pari opportunità nella pratica sportiva, con cui fornire strumenti concreti per promuovere la partecipazione alla pari delle donne di ogni età al mondo dello sport, a livello amatoriale, agonistico e professionale. Il testo prevede anche l’adozione di una Carta dei diritti delle donne nello sport.

La prima firmataria è consigliera regionale del Pd Eleonora Mattia, presidente della IX Commissione alla Pisana, a giudizio della quale “le pari opportunità non possono essere solo principi, ma devono calarsi nella vita quotidiana con azioni concrete. E quello dello sport è un mondo che milioni di donne e uomini di tutte le età attraversano ogni giorno – circa il 10% degli italiani sopra i 3 anni è tesserato alle Fsn (Federazioni Sportive Nazionali) e alle Dsa (Discipline Sportive Associate) del Coni – e che, nonostante i grandi passi in avanti fatti negli ultimi decenni, continua a registrare evidenti disparità di trattamento, non solo economico”. Per questo è necessario scendere in campo con azioni concrete perché casi come quello di Lara Lugli e di Aurora Leone non si ripetano.

“Lo sport in molti casi è una vera e propria industria e uno spettacolo, ma l’intento di questa proposta di legge è quello di riscoprire nella pratica e nella cultura sportiva uno strumento di attuazione dell’uguaglianza di genere e di una nuova alleanza tra uomini e donne – precisa Mattia – Vogliamo intraprendere questo percorso insieme alle federazioni e alle associazioni per rimettere al centro la disciplina e i valori che lo sport trasmette come strumento educativo, oltre che nelle singole discipline atletiche, e come pratica collettiva, di autodeterminazione, di cura della comunità, di contrasto alla marginalità e alle discriminazioni tutte, a partire da quelle di genere”.

“Nonostante lo slittamento al 31 dicembre 2022, il Fondo per il professionismo negli sport femminili – con una dotazione complessiva di 10,7 milioni di euro – rappresenta un buon segnale. Le federazioni che vorranno accedere ai finanziamenti dovranno deliberare il passaggio al professionismo sportivo dei campionati femminili e di conseguenza potranno accedere a risorse per riorganizzare e migliorare le infrastrutture, ma anche per la formazione delle atlete e dei tecnici e la promozione del settore. Chiaramente – osserva la consigliera regionale – questo è un passaggio fondamentale, ma che arriva in grandissimo ritardo e senza una riforma complessiva del sistema sportivo nazionale”. Inquadrate come dilettanti, infatti, “le atlete tuttora sono costrette – prosegue – ad accettare contratti dove non c’è traccia di garanzie assicurative e contributive e la maternità – come dimostra il caso di Laura Lugli – diventa un rischio. Questo è inaccettabile ed è necessario monitorare soprattutto lo sport amatoriale e dilettantistico perché sono i settori dove si verificano la maggior parte degli episodi discriminatori e, inoltre, dove si formano i giovani sportivi e le giovani sportive del domani”.

Il testo della proposta di legge regionale prevede l’adozione di una Carta dei diritti delle donne nello sport “che sarà uno strumento cardine in cui stabilire i principi generali di azioni e tracciare un percorso. E poi – elenca Mattia – il piano degli interventi che partono dalla scuola con l’educazione sportiva per arrivare gli incentivi alla pratica sportiva fino alla terza età, il contrasto agli abusi, alle rappresentazioni discriminatorie e alle disuguaglianze di genere di ogni tipo. Abbiamo previsto un importante focus sulla formazione professionale e il relativo sviluppo occupazionale delle donne nel settore e, in particolare, il riconoscimento di premialità a favore delle organizzazioni sportive che dimostrino di aver adottato misure per il reinserimento professionale delle atlete a fine carriera, clausole non discriminatorie nei rispettivi statuti e regolamenti, atti di conferimento di incarichi dirigenziali o cariche apicali a donne o che attuino buone pratiche, rispettose dei diritti delle donne previsti dalla Carta”.

Football americano, verso lo stop alla “regolamentazione razziale”


Placcaggio antirazzista. L’encefalopatia traumatica colpisce i giocatori di football, a causa dei ripetuti colpi subiti, per i neri però, a causa di pregiudizi razziali, gli indennizzi sono minori. Finalmente un tribunale americano ha ordinato alla National Football League di abolire l’uso della «regolamentazione razziale» nello stabilire i risarcimenti per la sindrome etc.

La sindrome etc è da anni al centro di polemiche riguardanti la sicurezza dello sport più popolare negli Stati Uniti che sottopone i giocatori a ripetuti traumi cranici a causa delle violente collisioni che avvengono in campo. I caschi integrali di cui sono dotati gli atleti proteggono il cranio ma hanno utilità limitata nell’evitare le forti sollecitazioni cui è soggetto il cervello su cui l’effetto più dannoso è quello di essere scosso con violenza all’interno della scatola cranica.

I soggetti che hanno avuto molteplici commozioni, spesso lungo anni di attività, sono spesso suscettibili, in età più avanzata, agli effetti cumulativi dei traumi: patologie neurodegernatrative come la sclerosi laterale amiotrofica e l’Alzheimer, statisticamente probabile in ex
giocatori ad un tasso 19 volte superiore a quello della popolazione normale. Dopo ripetute commozioni il tessuto stesso del cervello può subire modifiche con annessa ampia gamma di sintomi quali squilibri emotivi, emicranie, scompensi cognitivi e profonde depressioni che hanno dato luogo ad una vera e propria epidemia di suicidi.

La Etc fu inizialmente confermata dal neuropatologo nigeriano Bennet Omalu che agli inizi degli anni 2000 ha comprovato, dopo una serie di autopsie e analisi patologiche, i danni al tessuto cerebrale in individui affetti. Da allora i rilevamenti effettuati hanno accertato la presenza della sindrome, in vari gradi, nel 99% dei professionisti e perfino nel 21% degli atleti liceali. Uno studio del 2017 su Journal of the American Medical Association, ha rilevato che su 111 autopsie
effettuate su ex giocatori, 110 recavano segni della sindrome. Sono seguite numerose cause legali e nel 2013 è stato stabilito un fondo di 765 milioni di dollari per risarcimenti e cure mediche per 18.000 ex giocatori. Ad oggi la lega ha sborsato un totale di un miliardo di dollari in risarcimenti a 600 giocatori su oltre 2000 che ne hanno fatto richiesta.

È stato l’epilogo di una vicenda in cui la Nfl si è mossa con malafede simile a quella produttori di tabacco quando hanno tentato di «contenere» le rivelazioni scientifiche sui danni provocati dalle
sigarette. Una politica di offuscamento ed occultamento dei dati, resistenza all’introduzione di nuove regole sulla sicurezza e infine una contrattazione al ribasso sui risarcimenti. In quest’ambito sono avvenute le ultime rivelazioni che hanno messo in luce la pratica di sottovalutare i danni medici per minimizzare gli indennizzi, in particolare quelli dei giocatori afro americani che costituiscono la gran maggioranza dei titolari delle squadre.

Il caso deriva da una causa portata da due ex giocatori , Kevin Henry e Najeh Davenport che si erano visiti negare risarcimenti richiesti come parte dell’arbitrato negoziato fra lega e sindacato dei giocatori. I due hanno successivamente denunciato la pratica che nel calcolare i danni ricevuti da ogni giocatore considera la «norma di partenza» (il cosiddetto racial norming) del loro gruppo demografico. Ai giocatori neri viene così riconosciuta una minore capacità cognitiva «di base» e quindi un risarcimento minore. La giudice ha respinto il ricorso civile, ordinando però una revisione integrale del metodo per stabilire l’entità dei danni che il legale delle vittime ha definito «un esempio classico di razzismo sistemico».

Il tutto si inserisce nel dibattito su razza e razzismo strutturale che coinvolge settori sempre più ampi della società americana. Più ancora di quello europeo con le sue esternazioni di razzismo esplicito, lo sport americano soffre si una fondamentale asimmetria razziale. Dei tre sport nazionali solo il baseball ha un componente maggioritaria di giocatori bianchi (58%). Nella NBA (basket) e nella NFL la proporzione di atleti neri è di oltre il 75%. In entrambi i casi i proprietari delle squadre intanto sono preponderantemente bianchi (nel football 30 su 32).

Infanzia, Unicef Bologna promuove il gioco dell’oca solidale


Il gioco dell’oca solidale. “Giocando si imparano i diritti” è il messaggio lanciato da Unicef Bologna con la nuova versione del famoso gioco da tavolo. Sul tabellone di gioco compaiono le indicazioni dei diritti fondamentali dei bambini, come quelli ad essere ascoltati o ad essere protetti. L’edizione speciale del gioco è stata realizzata grazie al sostegno di alcune aziende bolognesi

Attraverso un tabellone ad hoc – punteggiato dalle indicazioni sui diritti fondamentali dei minori –, tutti potranno imparare giocando. Il comitato provinciale Unicef prosegue la campagna di sensibilizzazione sulla tutela dei bambini promossa in occasione del 27 maggio, giorno del trentesimo anniversario della ratifica della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza da parte dell’Italia.

La Convenzione è il trattato sui diritti umani maggiormente ratificato al mondo: a oggi sono 196 i paesi che l’hanno ratificato. “Quale strumento migliore per avvicinare i bambini a un tema così importante, se non il più famoso gioco da tavola – interviene il presidente Raffaele Pignone –. Come Unicef lanciamo questa nuova idea, volta a tenere alta l’attenzione sulle problematiche civili, economiche e sociali infantili, offrendo a piccoli e grandi l’opportunità di riflettere sull’importanza dei diritti fondamentali. Ci rende felici sapere che centinaia di copie stanno già tenendo compagnia ai pazienti pediatrici del Sant’Orsola, del Rizzoli, dell’Ospedale Maggiore e di altre strutture della città”. Il gioco dell’oca – di cui sono state realizzate 25 mila copie – è in distribuzione anche nelle 19 “Scuole Amiche” dell’Unicef, in un secondo momento arriverà a tutte le scuole elementari e medie dell’area metropolitana.

European Mile, domani il giorno clou dell’iniziativa europea


 

 

 

European Mile. L’iniziativa europea che promuove il movimento per tutti attraverso la corsa e la camminata vivrà sabato la sua giornata centrale. Il servizio di Elena Fiorani.

Solo un miglio ci separa dal futuro ed è quello che l’Europa dello sportpertutti percorrerà idealmente insieme il 5 giugno, giorno clou dell’ “European Mile”, iniziativa europea che invita al movimento e all’attività fisica. Correre o camminare per almeno un 1 miglio, da soli o in gruppo, ma sempre virtualmente uniti: questo è l’invito ai partecipanti per ritrovare il proprio benessere psico-fisico.

“European Mile”, come “Move Week”, rientra nell’ambito di NowWeMove, campagna che Isca conduce dal 2012 per promuovere sani stili di vita tra i cittadini europei e le cui iniziative italiane sono coordinate dall’Uisp. Domani un evento in diretta Facebook, a partire dalle 10, racconterà le attività sul territorio, con collegamenti da 14 città e interventi di ospiti italiani e internazionali: da Trieste ad Avola anche l’Italia si muove.

Bicicletta, aumentano vendite e spostamenti su due ruote


Boom delle due ruote. Oggi è la Giornata mondiale della bicicletta. I dati più recenti mostrano che gli spostamenti a piedi o in bici in Italia sono passati dal 24% del 2019 al 33% dei primi dieci mesi del 2020 e sono aumentate le biciclette vendute. La buona notizia è che all’aumento delle bici si è affiancato nel 2020 un potenziamento delle reti ciclabili.

Casi virtuosi sono quelli di Milano (+ 67 km), Venezia (+18 km), Bologna (+ 16 km), Genova (+25 km), Roma (+ 33 km). Lo ricorda Narvalo, società spin-off del Politecnico di Milano, in occasione della Giornata Mondiale della Bicicletta del 3 giugno. Narvalo cita i dati del rapporto Mobilitaria di Legambiente e di Ancma-Confindustria. Secondo Mobilitaria, 26,6 milioni di italiani affermano di aver cercato nel 2020 un nuovo mezzo di trasporto, meno inquinante dell’automobile.

“Nel 2020 è emerso un interessante miglioramento del tasso di mobilità sostenibile, – commentano Venanzio Arquilla e Ewoud Westerduin, fondatori di Narvalo, – trainato non solo dal Bonus Mobilità, ma anche e soprattutto dalla consapevolezza della bicicletta come mezzo sicuro e alternativo sia ai mezzi pubblici, per evitare assembramenti, che all’uso privato dell’auto, per limitare il traffico e le emissioni di CO2. Allo stesso tempo, consente di fare movimento e rimanere in salute”.

Valentina Petrillo, prima atleta trans con la nazionale paralimpica


Diritti in corsa. Valentina Petrillo è la prima atleta transgender italiana ad indossare la maglia della Nazionale in una competizione internazionale: fino al 5 giugno parteciperà ai Campionati Paralimpici Europei di Atletica Leggera, in Polonia. Il suo sogno è staccare il pass per le Paralimpiadi di Tokyo e correre per l’Italia nella categoria ipovedenti.

Valentina Petrillo (Omero Bergamo), atleta ipovedente, si presenta in Polonia con il record italiano di 1’00’’31 sui 400m, stabilito il 22 maggio a Faenza. La corsa di Valentina procede di pari passo con lo sviluppo del film documentario “5 nanomoli – Il sogno olimpico di una donna trans”, per la regia di Elisa Mereghetti e Marco Mensa, prodotto da Ethnos, Gruppo Trans APS e dalla società di produzione giapponese Daruma Inc, con il patrocinio di Uisp, Arcigay e del Comune di Bologna. Attualmente in lavorazione, il film conta sulla consulenza di Joanna Harper, medico canadese autrice di numerosi studi sugli atleti transgender, e sul supporto di numerose associazioni lgbt europee.

“Correre per i colori dell’Italia significa coronare il sogno che avevo sin da bambina – dice Valentina Petrillo – Ora mi aspetto di conquistare una medaglia e di fare una prestazione importante. Credo che la mia presenza in Polonia possa essere un segnale forte nella direzione del riconoscimento dei diritti delle donne e delle persone Lgbtiq, sia in quel Paese, sia in tutto il mondo. La Fispes, Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali, mi sostiene e crede in me, insieme a Uisp, Gruppo Trans APS e Ethnos. Sta finalmente emergendo la mia figura di donna sportiva, insieme ai miei risultati, rispetto al mio percorso di transizione. E per me questo è un grosso segnale di apertura e di inclusione”.

“Finalmente, per la prima volta nella storia dello sport in Italia – dice Milena Bargiacchi, vicepresidente di Gruppo Trans APS – si aprono le porte dell’arena sportiva internazionale anche alle persone transgender, nel pieno rispetto dei parametri previsti dai regolamenti. Non accettiamo più di essere spettatori e di restare in panchina, così come nel mondo del lavoro anche nel mondo dello sport vogliamo riportare al centro le nostre vite fino ad ora marginalizzate, non contemplate, spinte in uno spazio invisibile”.

“Da tempo siamo impegnati per i diritti delle persone Lgbtiq nello sport – dice Manuela Claysset, responsabile nazionale Uisp per le politiche di genere e i diritti – Come Uisp diamo la possibilità alle persone che lo richiedono di acquisire una identità Alias, cioè essere riconosciute con un nome allineato al genere a cui si sentono di appartenere e differente dal sesso attribuito loro all’anagrafe, superando così una delle difficoltà che atleti trans possono riscontrare nello svolgimento dell’attività sportiva. Questa scelta è stata possibile grazie alla collaborazione di Rete Lenford Avvocatura Lgbt e la disponibilità di Marsh, broker assicurativo”.

“Rispetta le strisce”: oggi a Bologna il flash mob su mobilità e sicurezza


Strade pericolose. Oggi a Bologna si terrà un flash mob dal titolo “Guardami, ci sono anche io. Rispetta le strisce!”, programmato dopo l’ennesimo incidente, occorso stavolta a una bambina di 10 anni che percorreva un attraversamento ciclopedonale. Si tratta solo dell’ultimo caso di incidente stradale che coinvolge pedoni o ciclisti che attraversano sulle strisce.

Si tratta solo dell’ultimo caso di incidente stradale che coinvolge pedoni o ciclisti che attraversano sulle strisce e, per questa ragione, in via Azzurra si terrà un flash mob organizzato da Salvaiciclisti, Consulta della Bicicletta e Cinnica e intitolato “Guardami, ci sono anche io. Rispetta le strisce!“. Se il primo lockdown, quello del 2020, aveva avuto come conseguenza benefica la riduzione degli incidenti sulle strade, nel 2021 sono già 29 le persone che hanno perso la vita a Bologna e provincia. A rivelarlo è l’Osservatorio per l’educazione alla sicurezza stradale, che ha appena pubblicato un report nel quale emerge che le vittime dei primi sei mesi del 2021 sono quasi il triplo di quelle dello stesso periodo del 2020.

Secondo il responsabile dell’Osservatorio, Mauro Sorbi, «la pandemia ha aumentato l’aggressività e la distrazione dei guidatori». «Già la ripresa dopo il primo lockdown nel 2020 aveva visto due incidenti nel Comune di Bologna – osserva ai nostri microfoni Simona Larghetti, presidente della Consulta della Bicicletta – Una persona è morta e una è rimasta gravemente ferita mentre attraversavano sulle strisce. Nel 2020 in tutta la Città Metropolitana sono morte sei persone sugli attraversamenti pedonali». Larghetti afferma che tutta la comunità sta vivendo ore di grande angoscia per le condizioni della bambina di 10 anni ed è preoccupata anche per il messaggio che la vicenda rischia di lasciare circa la sicurezza stradale per i bambini, mentre si stanno svolgendo progetti di mobilità attiva come il Pedibus o di Bike to School.

Le cause maggiori degli incidenti stradali rimangono la distrazione a causa del telefonino e l’eccesso di velocità. «Spesso le due cose combinate insieme – sottolinea Larghetti – Su questo ancora non si riesce a intervenire, perché il controllo della velocità attraverso l’autovelox viene ancora vissuto come una vessazione nei confronti dei cittadini». Oltre agli autovelox, gli organizzatori del presidio di domani indicano altre soluzioni, come rallentatori e dossi, anche nella forma dei cuscini berlinesi, recentemente approvati anche dal Ministero, che consentono di non ostacolare autobus e ambulanze.

Move Week, parte oggi la settimana europea del movimento


L’Europa si muove. Parte oggi la Move Week, settimana europea del movimento. Eventi in programma in oltre 60 città italiane per promuovere sani stili di vita e combattere la sedentarietà. Quest’anno c’è anche l’European Mile, per riappropriarsi del movimento correndo, camminando o pedalando per almeno 1 miglio. Come ogni anno l’Uisp coordina le iniziative italiane.

La mobilitazione è lanciata dall’Isca-International sport and culture association e nasce per promuovere stili di vita attivi tra i cittadini di tutte le età. Quest’anno Move Week si lega alla neonata European Mile, che invita a riappropriarsi del proprio movimento correndo, camminando, pedalando per almeno 1 miglio (1,6 km), da soli o in gruppo. I numeri di questa edizione confermano la voglia di tornare a fare attività fisica e motoria: 365 eventi (di cui 131 in Italia) in programma per Move Week e 322 eventi per European Mile. Move Week si apre ufficialmente il 31 maggio, ma in questa settimana c’è già stato qualche prologo: Napoli, Messina, Rovigo, Rosolini (Siracusa), Villabartolomea (Verona) hanno già iniziato a colorarsi di arancione, con eventi all’aria aperta, in città o in montagna, che hanno coinvolto adulti e adolescenti.

European Mile è iniziata ad aprile, anche se la data centrale è il 5 giugno, e in Italia sono state già percorse 4.969 miglia. Le città che hanno camminato di più? Roma e Torino in Italia, mentre in testa alla classifica mondiale troviamo, per ora, Novo Mesto in Slovenia. Tutti gli eventi sono organizzati per svolgersi nel pieno rispetto delle norme di contenimento del contagio: infatti, a differenza delle scorse edizioni, la maggior parte delle città hanno organizzato iniziative all’aperto, prediligendo anche per Move Week la corsa, la camminata e la bicicletta, mettendo in campo flessibilità e creatività, all’insegna della contaminazione tra sport differenti.

“Con grande entusiasmo ci stiamo apprestando a dare il via alla Move Week – dice Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp – dopo un’edizione 2020 solo virtuale. L’appuntamento europeo, promosso da Isca per incentivare stili di vita attivi, torna quest’anno nel momento in cui, seppure con gradualità, stanno ripartendo le attività sportive e il bisogno dei cittadini di rimettersi letteralmente in movimento si fa sentire sempre più forte. Un’occasione anche per rilanciare quanto ci sia necessità di un concreto riconoscimento dello sport sociale e per tutti quale politica pubblica, strumento importante capace di contribuire alla diffusione di un modello di ripresa sostenibile, equo e solidale, con la salute dei cittadini al centro”.

Sia Move Week, sia European Mile rientrano sotto l’egida di NowWeMove, campagna nata 9 anni fa per contribuire alla diminuzione del tasso di sedentarietà dei cittadini europei, ed oggi più che mai attuale, dopo un anno in cui la necessità di movimento è stata inversamente proporzionale alla possibilità di praticarlo.

di Pierluigi Lantieri

Gianni Mura, va in scena un omaggio allo storico giornalista


 

 

Le parole di Gianni Mura. Si potranno rivivere domani a teatro, con la performance-omaggio dedicata alla sua scrittura e alle sue passioni. Il servizio di Elena Fiorani.

‘Si sbagliava da professionisti’ è il titolo dell’evento pensato dall’autore Marco Arturi per portare in scena l’universo della storica firma di Repubblica. Mura ci ha lasciato il 21 marzo dello scorso anno, in pieno lockdown, quando sport e ristoranti, le sue grandi passioni, erano completamente fermi. Quello in programma al Teatro Basilica di Roma sarà un omaggio letterario ed umano.

Verrà ricordato l’amore di Mura per i perdenti riconoscibili anche tra coloro che stavano in cima alle classifiche, perché non c’è vittoria senza sconfitta. L’universo di Mura che emergerà dalla serata porterà con sè le tracce indelebili di Marco Pantani e Gigi Riva, ma anche i segni di Tenco e De André, perché una narrazione verbale così errante fra leggende della strada, dei campi da gioco e imprese della buona tavola non può privarsi di suoni e rumori.