Archivi categoria: Sport

Tuttingioco: il progetto che permette a tutti i bambini di partecipare ai centri estivi in 17 città


Tuttingioco

È il progetto nato dalla collaborazione tra il Centro sportivo italiano e la Fondazione Conad Ets, grazie a cui bambini e ragazzi provenienti da famiglie in difficoltà economiche hanno potuto partecipare a centri estivi in 17 città su tutto il territorio nazionale, con proposte di varie attività sportive attraverso cui promuovere inclusione e rispetto dell’altro.

Arriva alle battute finali il progetto “Tuttingioco”, nato dalla collaborazione tra Fondazione Conad Ets e Centro Sportivo Italiano – Csi per aiutare le famiglie in difficoltà, agevolando l’accesso di migliaia di ragazzi con limitata disponibilità economica ai centri estivi 2023: un modo efficace per promuovere, attraverso lo sport, i valori dell’inclusione e dell’attenzione all’altro.

50 le realtà partecipanti, tra oratori e società sportive, dove bambini e ragazzi si sono sfidati, a partire dal mese di giugno, in varie attività sportive e ludiche, contribuendo a realizzare il punteggio del proprio oratorio e concorrendo alla conquista di un posto per l’evento finale in cinque concentramenti su tutto il territorio nazionale.

Le sfide hanno coinvolto bambini della scuola primaria e secondaria, che si sono cimentanti in attività volte a stimolare la creatività, il movimento e non solo. Da Milano a Sassari, da Perugia ad Acireale, tanti gli animatori e gli istruttori che hanno accompagnato i partecipanti dei camp in attività e tornei.

Gli eventi finali sono in programma a Salerno, Lecce, Cuneo, Lecco e Ravenna nella prima metà di luglio: in ognuna di queste città sono invitati a partecipare i tre oratori di ogni zona che hanno ottenuto il miglior punteggio nel corso delle passate settimane, per un’ultima sfida che decreterà il vincitore.

Ad aprire il sipario sulle dispute finali è stata la città di Salerno, dove il 3 luglio oratori e società sportive si incontreranno per l’atto conclusivo. La seconda tappa è in programma il giorno successivo a Lecce, mentre bisognerà attendere una settimana per gli ultimi tre eventi: l’11 luglio a Cuneo, il 12 a Lecco e il 14 a Ravenna.

Al termine di ognuna di queste sfide, Fondazione Conad Ets donerà una Carta Prepagata del valore di 50 euro ai componenti della squadra vincitrice, premiando un totale di 100 bambini. Mentre sono stati 1800 i voucher offerti da Fondazione Conad Ets per offrire a giovani e giovanissimi la possibilità di prendere parte alle attività dei camp estivi di 17 città sparse su tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di rendere lo sport accessibile a tutti.

«Siamo convinti che lo sport sia per eccellenza un veicolo di aggregazione, capace di trasferire in modo immediato e concreto alle generazioni più giovani i valori della socialità e dell’inclusione. Per questo sostenere il progetto “Tuttingioco” a fianco del Csi, è stato un onore e un piacere», ha dichiarato Maria Cristina Alfieri, Direttrice di Fondazione Conad Ets. «Questo programma ha messo in pratica i valori più alti espressi dallo sport: coinvolgendo anche ragazzi che per motivi economici non avrebbero potuto partecipare e trasmettendo loro un importante messaggio di solidarietà e uguaglianza».

I Comitati del Centro Sportivo Italiano coinvolti nel progetto «Tuttingioco» sono stati: Lecco, Reggio Emilia, Bergamo, Bari, Lecce, Salerno, Cava de’ Tirreni, Acireale, Roma, Perugia, Cuneo, Sassari, Bologna, Pisa, Ravenna, Pesaro Urbino, Milano.

Francia, non cambia il divieto per le calciatrici con il velo: per il Consiglio di stato non è discriminazione


Senza veli

In Francia il Consiglio di stato ha definito non discriminatoria la norma che vieta di scendere in campo indossando “simboli o vestiti che manifestino palesemente un’opinione politica, filosofica, religiosa o sindacale”. Quindi le calciatrici che indossano il velo continueranno a non poter disputare partite di calcio ufficiali.

La Federazione internazionale delle associazioni calcistiche (Fifa), che per molti versi non può essere considerata incline al rispetto e alla promozione dei diritti umani, già nel 2014 aveva annullato il divieto di disputare le partite indossando il velo.

Alla faccia della retorica sulla necessità di rendere lo sport femminile più inclusivo: le calciatrici musulmane continueranno a subire un trattamento diverso dalle altre colleghe e dunque discriminatorio.

Founé Diawara, co-presidente del collettivo Hijabeuses che aveva promosso l’azione giudiziaria presso il Consiglio di stato, ha così commentato la sentenza del Consiglio di stato:

“Poteva essere l’occasione per porre rimedio a una norma sbagliata ed è stata un’occasione persa. La nostra non è una battaglia politica o religiosa, noi chiediamo che sia rispettato il nostro diritto di partecipare alle manifestazioni sportive. Molte donne, ogni fine-settimana, sono escluse dai campi di calcio solo perché indossano il velo”.

La sentenza del Consiglio di stato incoraggerà un gruppo di senatori che vuole fare del contenuto dell’articolo 1 del calcio una legge nazionale da applicare a tutti gli sport.

Il diritto internazionale dice chiaramente che la neutralità o il laicismo di uno stato non sono ragioni legittime per imporre limitazioni ai diritti alla libertà di espressione e di religione, quali ad esempio divieti generali riguardo a simboli culturali e religiosi. Ogni limitazione del genere dev’essere giustificata dai fatti, non da presunzioni e pregiudizi.

A Trevi nasce la “Street Sports Arena”: sarà un punto di riferimento inclusivo e aperto a tutti


Un’area per lo sport

A Trevi è nata “Street Sports Arena” un luogo tutto dedicato allo sport, nel quale famiglie, bambini e adulti avranno la possibilità di praticare molteplici attività indirizzate al benessere fisico e mentale. L’obiettivo è diventare un punto di riferimento inclusivo e aperto anche a persone con disabilità.

Il progetto, infatti, ambisce non solo a mettere al centro lo sport, ma anche diventare un punto di riferimento inclusivo e aperto a tanti protagonisti: dalle famiglie ai bambini, alle persone con disabilità fruendo di tutti i benefici che l’attività sportiva e lo stare all’aria aperta – oltre che lo stare insieme – può portare. Uno spazio senza barriere architettoniche e con uno sguardo particolare rivolto ai disabili, affinché lo sport sia accessibile da chiunque.

Proprio per questo, “Street Sports Arena”, ha scelto la formula della società benefit: una cooperativa volta a perseguire una o più finalità di beneficio comune e operare in modo responsabile, sostenibile, trasparente nei confronti delle persone, comunità, territori e ambiente, enti e associazioni ed altri portatori di interesse sia in ambito sportivo che culturale. La cooperativa ha per oggetto, oltre alle attività esercitate, lo sviluppo e la diffusione dell’attività sportiva dilettantistica in generale, ed ogni altra attività ludica finalizzata al benessere psico-fisco della persona.

Lo Street Sports Arena nasce in un luogo totalmente rivalorizzato con un polo attrattivo strutturato per praticare molteplici attività: dal padel, al calcio, al basket e alla pallavolo. Infine saranno realizzate tante altre attività ludiche ed aggreganti. Il centro, si sviluppa in un’area all’aperto di circa 1500mq ed un’area coperta di 1000mq si trova equidistante da Foligno e il comune di Trevi, a pochi passi dalla zona industriale di Sant’Eraclio.

Il polo comprende, nell’area esterna 2 campi da padel panoramici che nel periodo invernale verranno coperti da una struttura pressostatica riscaldata. Nell’area coperta, invece, presenti 3 campi polivalenti predisposti per il gioco dello street soccer (calcio in gabbia 3vs3), street volley, street basket e teq sports (cinque “nuove” attività sportive collegate ad un tavolo speciale ed innovativo). Una vera e propria arena sportiva. L’idea nasce in ricordo dei tempi in cui i ragazzi si ritrovavano insieme per passare le giornate all’insegna del movimento e del divertimento e si è sviluppata, quindi, con la volontà di dare uno spazio ai giovani (a dimensione del “campetto della chiesa” o del “circolo ricreativo”) nel quale sviluppare tutte quelle capacità fisiche e di relazione sociale che li possano far crescere in maniera sana.

Parte il Giro d’Italia Donne: in sella per 928 chilometri da Chianciano Terme a Olbia


In sella, si parte

Inizia oggi da Chianciano Terme la 34^ edizione del Giro d’Italia Donne che si concluderà a Olbia il 9 luglio, dopo aver attraversato nove tappe, lungo un percorso complessivo di circa 928 chilometri, caratterizzato da un grande valore tecnico, storico, turistico e naturalistico

Allo start sono attese 168 atlete appartenenti alle migliori 24 squadre del mondo (oltre che dall’Italia, le cicliste provengono da Australia, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania, Norvegia, Olanda, Spagna, Stati Uniti e Svizzera). La competizione partirà da Chianciano Terme (SI) oggi, venerdì 30 giugno, per concludersi a Olbia (SS) il 9 luglio, dopo aver attraversato nove tappe, lungo un percorso complessivo di circa 928 chilometri, caratterizzato da un grande valore tecnico, storico, turistico e naturalistico.

La carovana si sposterà poi in provincia di Firenze per la prima tappa in linea che potrebbe sorridere alle attaccanti. L’Emilia Romagna ospiterà invece la terza e quarta frazione che non potrebbero essere più diverse tra loro: Modena accoglierà le velociste, Borgo Val di Taro le scalatrici. Si passa poi in Piemonte dove andranno in scena due tappe piuttosto mosse, mentre la Liguria ospiterà l’ultima frazione sul continente. Dopo un giorno di riposo per permettere alla carovana il trasferimento, la corsa ripartirà dalla Sardegna dove, ad Olbia, verrà assegnata la maglia rosa finale.

Cricket razzista e misogino: l’accusa alla più antica disciplina sportiva d’Inghilterra


Cricket razzista e misogino

Un’indagine durata due anni dell’Independent Commission for Equity in Cricket accusa la più antica disciplina sportiva d’Inghilterra di essere affetta “in modo diffuso” da razzismo, definito “strutturale e istituzionale”, classismo e misoginia.

L’inchiesta ha evidenziato che un “razzismo strutturale e istituzionale” continua a permeare il cricket in Inghilterra e in Galles, con “discriminazioni elitare e classiste” e le donne che vengono “spesso sminuite, stereotipate e trattate come atlete di Serie B” a ogni livello dello sport.

Tra le 44 raccomandazioni formulate, la prima è che la federazione, l’English and Welsh cricket board (Ecb), si scusi senza riserve. Poi c’è l’invito a promuovere misure per favorire l’inserimento di giocatori di colore (oggi sono meno che nel golf) e per equipare da subito i premi partita tra uomini e donne, oggi sbilanciati “in modo imbarazzante”.

Sono più di 150 le testimonianze scritte raccolte dalla commissione, istituita nel marzo 2021 sull’onda dei movimenti ‘Black lives matter’ e ‘Me Too’. A spiccare sono quelle del capitano della nazionale inglese maschile, Ben Stokes, e femminile, Heather Knight, e di Azeem Rafiq, un ex giocatore pakistano dello Yorkshire che ha denunciato il razzismo di cui era vittima.

“Useremo questo momento per resettare il cricket”, ha promesso il presidente dell’Ecb, Richard Thompson, insediatosi a settembre sull’onda degli scandali emersi. Oltre a presentare le sue “piene scuse”.

“Il cricket dovrebbe essere uno sport per tutti e sappiano che non sempre è stato così”, ha ammesso, “per troppo tempo le donne e le persone di colore sono stati trascurati”. Già nel novembre 2021 era stato messo a punto un piano in 12 punti per affrontare il problema del razzismo alle luci delle denunce di Rafiq, la ‘gola profonda’ che poi era stata anche vittima di minacce e intimidazioni, compreso un tifoso che aveva defecato nel suo guardino.

Nel rapporto si sottolinea che ci sono stati fatti “passi positivi” nella crescita delle donne nel cricket ma si lamenta la mancanza di donne nelle stanze dei bottoni, la scarsa copertura mediatica delle gare femminili e le disparità di equipaggiamenti e divise oltre a una “cultura diffusa di sessismo e misoginia” che spesso è sfociata in “‘avance’ e inviti indesiderati”. Un esempio di discriminazione evidenziato è il fatto che l’Inghilterra femminile non abbia mai disputato un Test match al Lord’s, il tempio londinese del cricket, che invece ospita “l’annuale sfida tra i college di  Eton e Harrow”.

Il classismo è un altro problema per uno sport che in Inghilterra è ancora elitario, a differenza delle ex colonie come l’India dove è giocato da tutte le cassi sociali. Del resto fino al non lontano 1962, gli inglesi dividevano ancora i giocatori di cricket tra “gentlemen” che giocavano per puro piacere e “lavoratori” che venivano pagati ma spesso erano trattati come servi.

Calcio contro l’antisemitismo: cosa prevede la dichiarazione di intenti sottoscritta al Viminale


Numeri che fanno la differenza

Il mondo del calcio sottoscrive al Viminale la dichiarazione di intenti per la lotta contro l’antisemitismo. Tra le norme previste il divieto per i calciatori di indossare la maglia numero 88, perché usato nei gruppi neonazisti per simboleggiare il saluto Heil Hitler. Definite inoltre le modalità di interruzione delle partite in caso di episodi di discriminazione.

Nel codice etico delle società, inoltre, ha proseguito Piantedosi, “viene recepito il riferimento alla definizione internazionale di antisemitismo. C’è quindi il divieto dell’uso da parte delle tifoserie di simboli che possano richiamare il nazismo; la responsabilizzazione dei tesserati a tenere un linguaggio non discriminatorio in tutte le manifestazioni pubbliche; la definizione delle modalità di interruzione delle partite in caso di episodi di discriminazione. Sarà inoltre valutato positivamente l’atteggiamento proattivo delle società in questo campo”.

Il numero 88 viene usato dai gruppi neonazisti come saluto non evidente (di tipo iniziatico) inneggiante a Adolf Hitler. La lettera H è l’ottava lettera dell’alfabeto e quindi 88 ha il valore di HH, che sarebbe l’abbreviazione di Heil Hitler, il saluto nazista. Spesso il numero 88 è associato al numero 14, ad es. 14/88, 14-88 o 1488 che simboleggia le Quattordici parole coniate da David Lane, un suprematista bianco. Viene utilizzato nei titoli di canzoni di gruppi rock di ispirazione nazista, come “88 Rock ‘n’ Roll Band” dei Landser e nei nomi di organizzazioni neonaziste come l’inglese Colonna 88 e la neozelandese Unità 88, non più esistenti.

L’inserimento di questo numero è vietato sulle targhe automobilistiche austriache. Nel 2014 a seguito di proteste, è stata fermata la vendita del detersivo Ariel in Germania, la cui confezione includeva una maglia bianca con il numero 88: la Procter & Gamble si è pubblicamente scusata. Nel mondo del calcio tricolore fece notizia la maglietta col numero 88 indossata da Mateusz Praszelik, Gigi Buffon e Marco Borriello, che a seguito delle polemiche smentirono di avere simpatie di qualsiasi tipo verso l’estrema destra. L’anno scorso in Serie A solo due giocatori avevano l’88: Pasalic dell’Atalanta e Basic della Lazio.

Calcio e ambiente: agli Europei Under 21 la campagna “Cleaner Air, Better Game”


Calcio in campo per l’ambiente

La Nazionale Under 21 di calcio promuove la campagna UEFA “Cleaner Air, Better Game”, lanciata in occasione del Campionato Europeo di Georgia e Romania. Gli Azzurrini hanno posato per uno scatto volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della raccolta differenziata e sugli effetti dannosi dell’inquinamento atmosferico sulla salute pubblica.

La campagna ‘Cleaner Air, Better Game’ (aria più pulita, gioco più bello), che ha ricevuto anche il sostegno della Commissione Europea, svolge un ruolo fondamentale nel promuovere un’azione collettiva per monitorare e ridurre le emissioni di anidride carbonica durante il Campionato Europeo Under 21. Attraverso la campagna, la UEFA invia infatti un messaggio forte alla comunità calcistica e non solo, cioè che un futuro più pulito non solo è auspicabile, ma anche realizzabile con l’azione e l’impegno collettivo.

Per tutta la durata del torneo, la UEFA, insieme alle federazioni georgiana e rumena, continuerà a dare priorità ai principi ambientali, sociali e di governance nelle operazioni dell’evento, in linea con l’approccio strategico delineato per il torneo. In questi giorni gli organizzatori, oltre ad aver introdotto contenitori per il riciclaggio e per sensibilizzare alla raccolta differenziata, stanno conducendo un’analisi sulla mobilità degli spettatori, monitorando attentamente le emissioni di carbonio dell’evento e riducendo al minimo l’uso di generatori per le trasmissioni televisive.

Sport e diritti umani: il sondaggio Amnesty sull’organizzazione dei grandi eventi sportivi


Diritti ai Mondiali

Dal sondaggio commissionato da Amnesty International a YouGov, ed effettuato in 15 stati, emerge che il 53 per cento degli intervistati ritiene che i diritti umani debbano essere un elemento fondamentale nelle decisioni sull’organizzazione dei grandi eventi sportivi.

Dopo le polemiche seguite all’assegnazione dei mondiali di calcio del 2018 alla Russia e di quelli del 2022 al Qatar, la Fifa si è dotata per la prima volta di criteri relativi ai diritti umani nell’assegnazione della competizione del 2026 a Canada, Messico e Usa. Tali criteri dovrebbero essere usati anche per i mondiali del 2030, ma si teme che la Fifa possa annacquarli o ignorarli in tale occasione.

La Fifa già dal 2017 aveva una sua politica in materia di diritti umani ma non ha mai effettuato adeguate valutazioni dei rischi per i diritti umani nell’assegnazione dei successivi tornei. Ad esempio, la Coppa del mondo per club è stata assegnata a Cina, Emirati Arabi Uniti, Marocco e Arabia Saudita senza procedure trasparenti e senza aver consultato la società civile. Vi sono state massicce violazioni dei diritti umani anche nel cotesto del mondiali del 2022 in Qatar, nonostante nel 2020 la Fifa avesse sviluppato una “strategia di sostenibilità” che comprendeva anche impegni sui diritti umani: centinaia di migliaia di lavoratori sono ancora privi di risarcimenti per le sofferenze patite durante l’organizzazione e lo svolgimento del torneo.

Candidature congiunte per l’organizzazione dei mondiali di calcio del 2030 sono attese, rispettivamente, da Spagna, Portogallo, Marocco e Ucraina e da Argentina, Cile, Paraguay e Uruguay. L’Arabia Saudita sta preparando la candidatura per il 2030 o per il 2034, con Egitto e Grecia come possibili partner. La decisione finale è attesa al Congresso della Fifa del 2024.

Lo Statuto della Fifa (articolo 3) e la Politica sui diritti umani (articoli 7 e 10) richiedono che l’organo di governo mondiale del calcio “rispetti” e “cerchi di promuovere” i diritti umani, identifichi e affronti l’impatto negativo sui diritti umani delle sue attività e dialoghi costruttivamente con le autorità e altri attori rilevanti per tener fede a tali responsabilità.

Nella sua politica sui diritti umani, la Fifa s’impegna anche a rispettare i diritti umani secondo quanto prevedono i Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani. Questi ultimi affermano che tutte le imprese devono applicare la diligenza dovuta in relazione a tutti gli aspetti delle loro attività. Se gravi pericoli per i diritti umani non potranno o non saranno prevenuti, l’impresa dovrà prendere tutte le misure necessarie per far cessare il loro impatto.

Vincere l’indifferenza: a Berlino i Giochi Mondiali estivi per atleti con disabilità intellettive



Giochi molto speciali

Si stanno svolgendo a Berlino i Giochi Mondiali estivi per atleti con disabilità intellettive, per vincere l’indifferenza. Il servizio di Elena Fiorani.

7mila giovani partecipanti provenienti da 190 Paesi, hanno sfilato sul prato dove l’Italia del calcio si laureò campione del mondo nel 2006. Adesso sono 97 gli azzurri in gara per guadagnarsi un titolo nei 26 sport di questi Special Olympic estivi. Fino a domenica sport e tanta voglia di mettersi in gioco grazie ad un’opportunità unica per sviluppare autonomia e piena coscienza delle proprie capacità e potenzialità. Grandi eventi come questo servono a far conoscere una realtà in cerca di riscatto attraverso lo sport: donne e uomini, ragazze e ragazzi, messi nelle condizioni di scoprire la fiducia in sé stessi e la piena soddisfazione sul campo di gioco, per poi riversare questo ottimismo nella vita, uscendo da solitudine e chiusura.

Il Veneto sarà Regione Europea dello Sport nel 2024: “Buon esempio di sport per tutti”


Sport e benessere

ACES Europa, associazione non profit con sede a Bruxelles, che opera in sinergia con la Commissione Europea, ha scelto il Veneto per l’anno 2024, come “buon esempio di sport per tutti come strumento di salute, integrazione, educazione e rispetto”.

“Dear President, We have the honor to declare Veneto European Region of Sport 2024. Congratulations for the award because your region is really a good example of sport for all as an instrument of health, integration, education and respect which are the main goals of ACES Europe”. Si apre così la lettera che ufficializza la nomina del Veneto quale Regione Europea dello Sport 2024.

“Ne sono fermamente convinto: il Veneto è da sempre una grande palestra a cielo aperto. E da oggi può fregiarsi ufficialmente del titolo di Regione Europea dello Sport 2024 come mi ha comunicato il presidente di Aces Europe, Gian Francesco Lupattelli. Un traguardo rilevantissimo che consacra il binomio indissolubile Veneto-Sport e porta con sé un ulteriore visibilità per la nostra terra, con straordinarie ricadute sociali ed economiche ed eventi internazionali. Abbiamo creduto in questa candidatura, perché siamo una grande realtà già sottolineata anche dall’attribuzione dei Giochi Olimpici del 2026. Anche per la partita del 2024 il Veneto è pronto, come sempre, a dare il meglio di sé”.

Il riconoscimento è proposto da ACES Europe, associazione no profit con sede a Bruxelles, che opera in sinergia con la Commissione Europea e in qualità di Federazione delle associazioni delle capitali e città europee dello sport per la promozione di politiche sportive nel territorio.

“Siamo orgogliosi perché raggiungiamo questo obiettivo dopo aver superato un’accurata valutazione – sottolinea Zaia -. Sono stati compiuti sopralluoghi in tutto il territorio che hanno messo in luce, in tutte le province, realtà di eccellenza nelle più svariate discipline. Il Veneto, infatti, si è confermato una terra dalla grande vocazione sportiva e, grazie alla sua conformazione geografica, in grado di offrire un sistema territoriale e infrastrutturale che si presta a qualsiasi attività sportiva sia a livello agonistico sia amatoriale. Non a caso il 43,8 per cento della popolazione pratica sport. Una realtà che, secondo i dati che abbiamo presentato, è al secondo posto in Italia per numero di atleti con 481.517 tesserati pari al 10,4 per cento del totale e al terzo per quello di società: 5.435 società, pari all’8,7 per cento”.

“In questo frangente ringrazio tutti gli sportivi veneti che sono i veri artefici del traguardo – conclude il Presidente della Regione Veneto – e le associazioni che sono la fucina di una vera cultura sportiva. Insieme mi congratulo con tutti coloro che si sono adoperati a portare avanti la candidatura in un vero gioco di squadra. In particolare, ringrazio per il sostegno MSP Movimento Sportivo Popolare Italia, CONI Veneto, CIP Veneto, Sport e Salute, MIM Ufficio Scolastico regionale Veneto, Anci Veneto, insieme agli assessori allo Sport, Corazzari, alla Sanità, Lanzarin, e all’Istruzione, Donazzan, con i professionisti delle rispettive strutture regionali”.