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Muoviamoci a MoDo


Al via a Torino una campagna di comunicazione dell’amministrazione per promuovere nuove abitudini legate alla mobilità dolce. Si chiama MoDo e invita a scegliere modalità di trasporto alternative e sostenibili: in città, intanto, sono state adottate soluzioni che permettono una convivenza più sicura ed efficiente a ciclisti e automobilisti. Protagonisti dello spot gli Eugenio in Via Di Gioia.

Dopo il lockdown le città hanno dovuto vivere grandi trasformazioni che hanno impattato sulla vita di tutti noi: il timore del virus e le disposizioni messe in campo per prevenirne la diffusione hanno contribuito, tra l’altro, a modificare il modo con cui utilizziamo spazi e servizi pubblici. Uno dei cambiamenti più rapidi e visibili è stato quello legato alla mobilità. Il rischio che la paura del contagio spingesse i torinesi a utilizzare quasi esclusivamente l’auto privata per i loro spostamenti era concreto, causando congestionamenti del traffico e disagi.

Anche grazie alle novità introdotte nel Codice della strada dal Decreto Rilancio del Governo, in città è stato possibile adottare nuove soluzioni che permettono una convivenza più sicura ed efficiente a ciclisti e automobilisti. Su 27 controviali la velocità è stata limitata a 20 km/h e in prossimità degli incroci semaforici sono state realizzate le ‘case’, aree presenti già in molte città del mondo, che consentono ai ciclisti di sostare davanti alle auto in attesa che scatti il verde, permettendo così una maggiore sicurezza nelle svolte e nelle ripartenze.

Novità importanti nella viabilità che – come tutte le innovazioni – hanno bisogno di essere spiegate e raccontate ai cittadini, per conoscerne utilizzo e opportunità. Urban Lab, che ha tra le sue finalità quella di raccontare ai cittadini la città che cambia, in questo momento delicato di trasformazioni urbane – non solo fisiche ma anche comportamentali – ha voluto provare a farlo attraverso l’iniziativa MODO – Mobilità Dolce a Torino, con una campagna di affissioni, un video e uno spot radio.

Lo spot video, realizzato per Urban Lab da aurora Meccanica, ricrea volutamente il contrasto tra un documentario “serio” sulla mobilità dolce e la voce fuori campo degli Eugenio in Via Di Gioia, gruppo musicale che, reduce dall’ultimo festival di Sanremo, sta riscuotendo sempre maggiore interesse tra il pubblico e la critica. Hanno realizzato un crowdfunding con i fan per piantare una foresta, il loro ultimo disco “Natura Viva” tratta le tematiche della relazione tra Uomo e Natura, sono una voce fresca, attenta alla sostenibilità e alle buone pratiche che invita a riflettere in modo spesso ironico, ma ricco di contenuto.

A canestro per i diritti


Alla ripresa del campionato, Marco Belinelli, cestista italiano impegnato negli Stati Uniti con i San Antonio Spurs, avrà sulla maglia la scritta “uguaglianza” al posto del nome. La decisione rientra nell’ambito di una iniziativa della NBA contro il razzismo. I giocatori internazionali potranno esprimere la parola o la frase anche nella lingua madre.

Come la maggior parte dei campionati professionistici, anche il campionato statunitense di pallacanestro è in procinto di riprendere. La data ufficiale è fissata per il 30 luglio, saranno disputate ad Orlando (Florida) 8 partite di stagione regolare più i playoff. L’eventuale ultima partita sarà disputata a metà settembre, e già ad inizio dicembre comincerà la prossima stagione cestistica. Tra un allenamento e l’altro la NBA ha affrontato e cercato di dare il proprio supporto alla questione, purtroppo strettamente attuale nel paese, del razzismo.

In sostanza la direzione centrale della NBA ha consentito ai propri giocatori di inserire, sulla maglia da gioco, una parola al posto del cognome. Marco Belinelli ha scelto la parola “uguaglianza”: “Ho scelto di utilizzare la parola uguaglianza. Perché siamo tutti uguali. La NBA ci ha consentito di utilizzare la lingua che preferivamo. Sono italiano e sono sempre stato orgoglioso di esserlo. Le immagini che abbiamo visto in TV, con quell’uomo ammazzato, fanno rabbrividire”. Ovviamente la notizia è stata ripresa, con ampio spazio, in tutti i principali quotidiani italiani e si tratta dell’ennesimo atto importante di Marco verso i problemi della comunità, senza dimenticare la cospicua donazione fatta, coinvolgendo il Sindacato dei giocatori NBA, in favore dell’Ospedale Maggiore di Bologna.

Arriva la hugbike


È la “bicicletta degli abbracci”, un tandem speciale guidato e frenato dal sedile posteriore, mentre sul sellino davanti possono pedalare in tutta tranquillità bambini con autismo, rassicurati dall’abbraccio dell’accompagnatore. L’idea nasce dal sogno di un padre di pedalare con il figlio. Una piccola modifica meccanica per un grande progetto che partirà in una scuola di ciclismo a Napoli.

È l’ultimo acquisto della scuderia di Pino Marzano, che nella scuola di ciclismo Franco Ballerini del quartiere San Paolo già accoglie una quarantina di bambini e ragazzi autistici in collaborazione con l’Asfa Puglia. “Ora siamo pronti ad allargare la platea grazie a due nuove arrivate – annuncia il presidente della scuola, Giuseppe Marzano, che nel cortile del Terzo municipio ha rinnovato attrezzature e circuiti – Si tratta di due handbike e hugbike: la prima servirà ad avviare al ciclismo bambini con difficoltà motorie, la seconda rappresenta il modello migliore per fare approcciare alle due ruote i ragazzi autistici e anche, per esempio, i non vedenti, che guidano in tandem con un accompagnatore”.

“La bici degli abbracci è un tandem – scrive l’Asfa Puglia sul suo profilo facebook – La peculiarità di questo mezzo sta nel fatto che chi guida è la persona che siede dietro: tutto nasce dal sogno di un padre che vuole pedalare con il figlio autistico. Una piccola modifica per un grande, nobile, progetto”. Da settembre saranno coinvolte anche le scuole del quartiere San Paolo. Per tutte le informazioni, è possibile scrivere a https://www.facebook.com/scuolaciclismoballerini/

“Playing for change”


Sarà presentato domani a Udine il progetto che unisce rifugiati e cittadini friulani nel segno del cricket. Il servizio di Elena Fiorani.

Uno dei modi più potenti per socializzare, da sempre, è l’attività sportiva, e lo è ancor di più per chi viene da angoli di mondo lontani. Punta sul linguaggio universale dello sport l’associazione udinese Ospiti in arrivo che ha promosso il progetto grazie a cui cittadini pakistani e afghani richiedenti asilo e protezione internazionale che ora vivono a Udine insegneranno i loro sport preferito a tutti coloro che vorranno partecipare, in maniera gratuita.

Oltre a dare la possibilità di seguire partite e allenamenti, il progetto si svolgerà attraverso incontri tematici e workshop gestiti direttamente dagli stessi giocatori, che quindi avranno un ruolo primario nelle attività proposte. l’iniziativa, ideata in collaborazione con Uisp Udine, è tra i vincitori della terza edizione di PartecipAzione, il programma di Intersos e Unhcr che finanzia e supporta le associazioni di rifugiati che vivono in Italia

In mezzo al guado


La riforma dello sport è un’occasione da non sprecare. L’Uisp, l’Unione italiana sport per tutti, in una nota inviata al ministro Spadafora, si dice d’accordo su limite dei mandati, incompatibilità, professionismo femminile, tutele al lavoro. Tuttavia chiede interventi più coraggiosi sulla governance del sistema riformato, che non sembra prevedere una collocazione organica per gli enti di promozione sportiva.

Tempo di vacanze


Come ogni anno, grazie al Dynamo Camp, tornano le settimane di terapia ricreativa per i bimbi con patologie gravi. Un’opportunità gratuita, per il diritto alla felicità dei minori e quello alla normalità delle loro famiglie. Tante attività sportive, nel verde delle colline toscane, al fianco di volontari e operatori specializzati per far provare a tanti bambini la gioia dell’autonomia.

Il periodo al Camp ha l’obiettivo di far vivere una vera vacanza, in un ambiente naturale meraviglioso e protetto, dove gli ospiti possano godere di attività quali arrampicata, cavallo, piscina, tiro con l’arco, terapia con i cani, e altre attività, proposte in totale sicurezza medica e in modo inclusivo, con staff specializzato e formato per gestire le problematiche di bambini con patologie gravi. Finalità ultima è contribuire a dare sollievo, e a far riacquisire fiducia in se stessi e benefici permanenti nella gestione della malattia e della vita.

Nei casi di patologie più gravi, coi programmi per Famiglie, Dynamo ha l’obiettivo di regalare “occasioni di vita” a bambini che hanno capacità motorie quasi nulle, possibilità di comunicazione legata a dispositivi esterni, aspettative di vita limitate. Secondo una ricerca condotta da SeriousFun Children’s Network, di cui fa parte Dynamo Camp, con l’Università di Yale, che ha coinvolto i Camp SeriousFun nel mondo, incluso Dynamo Camp, i genitori hanno  rilevato nei propri figli, dopo il periodo al Camp: il 78% un incremento nella sicurezza in se stessi; il 73% un incremento di autostima; l’81% un incremento di maturità; il 76% un incremento in indipendenza; il 72% un accresciuto interesse a partecipare in attività sociali; il 79% un’apertura a sperimentare nuove attività e esperienze.

Per specifiche patologie, in particolare gravi patologie neurologiche, Dynamo Camp dedica inoltre programmi all’intera famiglia, nella consapevolezza che la malattia grave di un bambino o ragazzo investe tutto il nucleo. Durante i programmi per famiglie, anche i genitori e i fratelli godono di specifiche attività e momenti concepiti unicamente per loro: Dynamo si rivolge così all’intero nucleo e a ogni componente. E il periodo al Camp si rivela spesso un momento di svolta per l’intera famiglia, che inizia a fare rete con altre famiglie che vivono situazioni analoghe, a darsi mutuo supporto e a trovare nei momenti vissuti a Dynamo uno stimolo per affrontare il presente.

Dal 2007, Dynamo Camp ha gratuitamente ospitato 8.799 bambini in programmi per Soli Camper, 8.164 bambini, ragazzi e genitori in programmi famiglia e con i Dynamo Programs ha raggiunto 25.340 bambini in ospedali, associazioni patologia e case famiglia, offrendo programmi di Terapia Ricreativa complessivamente a 42.303 persone; ha coinvolto e formato 7.441 volontari, ad oggi, ha 57 dipendenti, 117 persone di staff stagionale, 25 medici, 30 infermieri, per un totale di 229 persone occupate. Il network di Dynamo Camp comprende 161 ospedali e associazioni in tutta Italia.

Trekking sociale


Pronta la guida, costruita dai ragazzi dell’associazione Va’ Sentiero, del Sentiero Italia, il trekking più lungo del mondo che collega Alpi e Appennini,  attraversando 20 regioni e oltre 350 piccoli borghi montani. La guida completa dei primi 3500 km permetterà a tutti gli amanti delle escursioni in quota di organizzarle in autonomia usufruendo dei consigli di altri escursionisti, sempre all’insegna del turismo sostenibile.

Chi volesse programmare un’escursione sul trekking più lungo del mondo, da oggi puoi farlo gratuitamente e in piena autonomia su vasentiero.org, il nuovo sito in cui sono raccolti dati tecnici, mappe con punti d’interesse, video, consigli esperienziali e dettagli logistici per ben 179 tappe e 3.500 km (per ora) sui 7 mila del Sentiero Italia. Si tratta del tracciato che parte dal Friuli, copre l’arco delle Alpi e arriva alla parte relativa all’Appennino emiliano.

La guida è il frutto dell’esperienza diretta e dell’intenso lavoro dei ragazzi dell’associazione Va’ Sentiero, impegnati da circa un anno nel percorrere a piedi l’intero Sentiero Italia, il filo rosso tra le terre alte italiane che (con i suoi 7.000 km) vanta il titolo di trekking più lungo del mondo e collega Alpi e Appennini, attraversando 20 regioni e oltre 350 piccoli borghi montani. Non si tratta però di un’impresa sportiva, da guinness; quella di Va’ Sentiero infatti è un’iniziativa sociale basata sull’idea di condivisione, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio ambientale, culturale e sociale delle terre alte italiane, spesso dimenticato – dai paesaggi alla cucina, dai volti ai dialetti, il tutto all’insegna del turismo sostenibile.

Una condivisione senza precedenti, nata dal basso e accessibile gratuitamente da parte di chiunque: uno strumento unico nel suo genere che in questo momento di post-lockdown assume un valore simbolico ancora più grande, dando a tutti la possibilità di lasciarsi ispirare e progettare in ogni dettaglio le proprie escursioni, ora che più che ma è fondamentale valorizzare il nostro territorio.

Orange is the new green


Anche il calcio sulla via della sostenibilità. La Pistoiese ha scelto di farsi portavoce della tutela dell’ambiente all’interno del panorama calcistico e sportivo italiano, poco attento al tema e in lentissimo adeguamento se paragonato agli altri maggiori campionati europei. L’obiettivo è diventare un punto di riferimento del settore. Previste attività di sensibilizzazione sul territorio.

Il primo passo è stato fatto, come in molti progetti dello stesso stampo, internamente alla società con la presa di coscienza e l’acquisizione di un nuovo spirito green, nonché con l’implementazione di alcune basilari best practices. Il prossimo passo consisterà nell’organizzazione di attività concrete da effettuare tra e con la gente per sensibilizzare e diffondere l’idea all’interno del territorio.

Il tutto in collaborazione con i propri partner commerciali ed istituzionali, che potranno fruire di un positivo ritorno d’immagine, e con il costante coinvolgimento dei tifosi e dei cittadini in generale, che beneficeranno di una squadra molto più presente rispetto al passato. Il progetto ha già ottenuto il patrocinio del Comune della città di Pistoia, segno del concreto interesse che la società e la comunità hanno per simili iniziative. L’obiettivo sociale è offrire attività ai tifosi ed alla comunità in maniera più costante, influenzando positivamente le loro abitudini ed ottenendo risultati e benefici sul piano ambientale.

Effetti speciali


Un luogo di sport può diventare uno spazio aggregativo attraverso il colore e l’ispirazione artistica. Il servizio di Elena Fiorani.

Street art e tempo libero. Riqualificazione urbana e sport. Due ambiti, quelli del gioco collettivo e dell’arte visuale, che spesso si intersecano con eccellenti risultati, dimostrando che la necessità di disporre di spazi urbani destinati alla cultura, allo scambio e all’interazione nelle nostre città può anche dare vita a forme di espressione artistica. Come è stato per lo street artist marchigiano Giulio Vesprini che, armato di pennello e rullo, ha deciso di mettersi a disposizione della comunità di una frazione di Sant’Elpidio a Mare realizzando uno spettacolare playground multicolore.

È nato così un campo da basket e calcio rivisitato grazie a giochi cromatici e fantasie che si incastrano, rendendo la superficie un luogo in cui sentirsi liberi e parte attiva dello spazio circostante. Un intervento simile era stato realizzato nei mesi scorsi a Matera dall’artista Quapos.

Proteste da Oscar


Sarà Ava DuVernay a dirigere la docuserie che racconterà l’adolescenza di Colin Kaepernick, ex quarterback di colore che nel 2016 si oppose alla brutalità della polizia nei confronti dei neri manifestando il proprio dissenso durante l’esecuzione dell’inno americano. La sua scelta di inginocchiarsi è diventata poi una forma di protesta condivisa a livello mondiale. Previsti sei episodi di cui l’atleta sarà voce narrante e produttore.

I sei episodi della serie dal titolo “Colin in black and white” racconteranno l’adolescenza del campione del football, i suoi anni del liceo e soprattutto l’ambiente in cui è cresciuto – è stato adottato da una famiglia bianca californiana – fattore importante per la sua formazione intellettuale. Netflix non ha lasciato nulla al caso, perché alla regia ci sarà Ava DuVernay, la prima donna afroamericana a ricevere una nomination al Golden Globe e al Critics Choice Award come miglior regista per il film Selma – La strada per la libertà ed è poi stata nominata anche a un Oscar per il documentario XIII Emendamento.

Dice Colin che insieme alla DuVernay e allo scrittore Michael Starrbury sarà produttore della serie: “Sarà un onore collaborare con lei. Troppo spesso si vedono storie sui neri raccontate con lo sguardo dei bianchi. Cercheremo di dare una prospettiva differente a ciò che adesso noi neri stiamo facendo. Esploreremo i conflitti razziali che ho dovuto affrontare crescendo in una comunità bianca dopo essere stato adottato durante gli anni del liceo”.  Le sue proteste che si protrassero per tutta la stagione 2016 raccolsero molti consensi e tanti dei suoi colleghi seguirono il suo esempio.

Ma ci furono anche una valanga di critiche. Incluso i messaggi minacciosi del presidente Donald Trump che intimava ai proprietari Nfl (molti repubblicani) di licenziare tutti quelli che osavano mancare di rispetto alla bandiera e ai soldati che nelle varie guerre l’avevano difesa. Furono inutili i tentativi di Kaepernick di spiegare che il suo gesto non aveva nulla di antipatriottico. Colin era il quarterback che alla sua prima stagione (subentrò al titolare Alex Smith infortunato a metà = campionato) nel 2012 aveva portato San Francisco al Super Bowl (sconfitta dai Baltimore Ravens) e conquistato l’anno seguente l’Nfc Championship a un passo da un altro SB.

Ma dopo quel campionato di proteste restò a spasso senza mai più ritrovare una squadra disposta a offrirgli un contratto. Era stato ostracizzato dalla Lega e soltanto poche settimane fa il commissioner Roger Goodell lo ha “perdonato” e ha benedetto il suo eventuale nuovo ingaggio.