L’Egitto ha bloccato il sito di Human Rights Watch, dopo la pubblicazione di un dossier sulla tortura sistematica nelle carceri del Paese.
Secondo l’organizzazione, sotto il comando del presidente Abdel Fattah al-Sisi, le forze di polizia regolare e i funzionari della Sicurezza nazionale dell’Egitto sottopongono regolarmente a tortura i detenuti politici, facendo ricorso a varie tecniche come pestaggi, scosse elettriche, posizioni stressanti, e talvolta stupro.
Il rapporto documenta come le forze di sicurezza, in particolare i funzionari dell’Agenzia di Sicurezza nazionale, che fa capo al ministero dell’interno, facciano ricorso a tortura per forzare i sospetti a confessare o condividere informazioni, oppure per punirli. Accuse di tortura sono state comuni fin da quando al-Sisi, allora ministro della difesa, rovesciò l’ex presidente Mohamed Morsy nel 2013, dando il via a violazioni dei diritti di base su larga scala. La tortura è a lungo stata un male endemico all’interno delle forze dell’ordine egiziane, e proprio i dilaganti abusi da parte delle forze di sicurezza contribuirono ad accendere, a livello nazionale, le rivolte che portarono nel 2011 alla deposizione di Hosni Mubarak, leader di lungo corso, dopo quasi trent’anni.
Human Rights Watch ha intervistato 19 ex-detenuti e la famiglia di un ventesimo detenuto, torturati tra il 2014 e il 2016, oltre ad avvocati egiziani di difesa e per i diritti umani. Human Rights Watch ha anche studiato decine di rapporti sulla tortura realizzati da gruppi egiziani per i diritti umani e da organi d’informazione. Le tecniche di tortura documentate da Human Rights Watch sono state praticate in stazioni di polizia e uffici della Sicurezza nazionale in tutto il Paese, con l’uso di metodi praticamente identici, per molti anni.
Il rapporto completo “‘We Do Unreasonable Things Here’: Torture and National Security in al-Sisi’s Egypt” si può leggere qui





Anche l’Uisp a sostegno della campagna “Una pila alla volta” per sensibilizzare sull’importanza della corretta gestione di pile e accumulatori: presentato a Roma, in vista della giornata europea della raccolta e il riciclo delle batterie di sabato 9 settembre, “Una pila alla Volta” il più importante progetto di comunicazione sul riciclo di pile e accumulatori portatili mai realizzato in Italia. La campagna, patrocinata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è promossa dal Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori (CDCNPA) in partnership con Uisp-Unione Italiana Sport per Tutti e Civicamente. L’obiettivo è sensibilizzare ragazzi e ragazze sulla corretta gestione dei rifiuti di pile e gli accumulatori che non vanno gettati nella spazzatura indifferenziata ma piuttosto separati e portati negli appositi centri di raccolta. A spiegare questi semplici gesti sarà B.En. il robot che mette un’energia inesauribile nella raccolta differenziata e che si è guadagnato il titolo di mascotte della campagna. “Non c’è sport per tutti senza un ambiente salubre e non inquinato dove muoversi – ha detto Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, presente alla conferenza stampa – lo slogan che abbiamo scelto quest’anno è attività sostenibili, per sottolineare l’importanza della tutela ambientale e della salvaguardia del pianeta. Sfide importanti che chiamano tutti gli sportivi, a cominciare dai giovani, ad atteggiamenti responsabili. Anche le Nazioni Unite nei global goals specificano che lo sport è un importante fattore di promozione dello sviluppo sostenibile”.
La storia di Mohamed Sissoko dimostra come possano nascere passioni e percorsi comuni da condividere con chi scappa da guerre, fame e terrore. Mohamed è nato 24 anni fa in un villaggio vicino Gao, nel nord-est del Mali a metà strada fra Niger e Algeria, e negli scorsi giorni ha ottenuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Nel 2013 le milizie jihadiste fanno reclutamento intorno a Gao, una delle principali città del Mali. Momo viene scelto, ma scappa dal campo e fugge dal Paese, prima in Algeria e poi in Libia. Un lungo viaggio per arrivare in Italia, passando dalle prigioni libiche. Arriva in Italia a bordo di uno scafo di fortuna all’inizio del 2015, dopo quasi due anni di viaggio.



Malta ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Nel 2014 il parlamento aveva approvato una legge sulle unioni civili che permetteva alle coppie omosessuali l’adozione di minori.
Il valore sociale dello sport, seppur chiaramente riconosciuto dalla legge di riforma del terzo settore, sembra però essere pesantemente messo in discussione e tenuto fuori dai decreti attuativi della legge stessa. Gli Enti di promozione sportiva, attraverso un documento unitario nazionale, contestano in particolar modo l’articolo 35 del decreto legislativo relativo al Codice del Terzo settore.