I gravissimi fatti del carcere di Santa Maria Capua vetere (CE) che mostrano gli abusi degli agenti di polizia penitenziaria contro i detenuti richiamano al reato di tortura, introdotto nel nostro ordinamento nel 2017.
Ne parliamo con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia
«Il paradosso che ci ha mostrato la pandemia è che quasi tutto si è fermato tranne la diffusione e il commercio delle sostanze. Questo ci deve far riflettere. Dalla Relazione annuale al Parlamento sulle droghe, vediamo che c’è stato un aumento di sequestro di sostanze psicoattive; c’è stata una contrazione della cannabis ma l’utilizzo della cocaina si è quadruplicato e sono state censite più di cento nuove sostanze psicoattive».
Lo ha detto Fabiana Dadone, ministra per le Politiche giovanili con delega alle politiche antidroga, intervenendo alla video conferenza “Dalla rete delle relazioni alle nuove politiche sulle dipendenze”, promossa da Cnca, Fict e Intercear, in occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di sostanze stupefacenti, che si è celebrata il 26 giugno, e della pubblicazione della Relazione annuale al Parlamento sulle droghe 2021
Picchiati con schiaffi e manganelli, umiliati con un atteggiamento degradante ai confini della tortura. Anche un uomo su una sedia a rotelle colpito con una manganellata. È quello che si vede nel video delle violenze degli agenti penitenziari del carcere di Santa Maria Capua Vetere pubblicato da Domani giornale sul proprio sito. Sono violenze che risalgono al 6 aprile 2020 dopo la rivolta di quel primo lockdown nelle carceri italiane.
Ciò che lasca interdetti è l’ingente numero di guardie coinvolte che fa il paio con i provvedimenti di custodia cautelare del Gip con 52 persone colpite da misure cautelari.
Se ci sono forze politiche che continuano a difendono a prescindere gli agenti Luigi Manconi di A buon diritto scrive sulle pagine de La Stampa: “Non parlate di mele marce. Devo dedurre che una intera catena di comando – dal responsabile politico del dicastero all’autorità regionale delle carceri – ritiene torture e sevizie come gli opportuni strumenti di «doveroso ripristino di legalità». Se così fosse, andrebbero poste altre domande”.
Inginocchiati sì, no, forse e contro il Belgio? Se lo fanno loro calciatori liberi di scegliere. La Federcalcio italiana dopo il teatrino delle partite precedenti con solo parte della squadra che aderisce al rito simbolico anti razzista e con la decisione di stare in piedi contro l’Austria ora arriva a una nuova decisione che lascia ancora più perplessi.
C’è da chiedersi come mai nel nostro Paese, soprattutto con il calcio, tutto finisca sempre in barzelletta anche su temi così importanti. E proprio nel nome del pallone si è creato il solito stadio con le consuete tifoserie all’italiana, guelfi e ghibellini che se le danno di santa ragione sui social network.
L’Italia è zona bianca, la mascherina non è un più un obbligo all’aperto e le notizie che arrivano dal Paese lasciano davvero perplessi.
Sono stati identificati e denunciati alcuni tra i presunti organizzatori del rave party no mask che si è tenuto fino al pomeriggio di ieri a Maleo, nel Lodigiano. La loro posizione è al vaglio dell’Autorità giudiziaria per le contestazioni del caso. Contemporaneamente, è stato anche sequestrato materiale audio. A Maleo, nel Lodigiano, è stata certificata la presenza di tre casi di variante delta in un focolaio covid di 10 contagiati in corso. Le persone sono arrivate al rave a gruppi soprattutto dal nord Italia dalla mezzanotte fino ad arrivare ad un gruppo di circa 700 partecipanti.
Scendendo a Sud a Napoli, secondo i dati dell’Asl c’è solo il 62% delle prenotazioni in piattaforma per i vaccini. Da oggi non ci sono più napoletani registrati per la prima dose pari a circa il 40% dei residenti.
In un Paese che si scontra se inginocchiarsi sui campi di calcio e ignora chi si inginocchia su quelli quelli agricoli morendo a 27 anni sotto il sole torrido dei 40 gradi il lockdown della ragione non è ancora terminato e continua ad essere un serio rischio per la convivenza civile.
Bentornati all’ascolto del Grs Week. In studio Giuseppe Manzo.
La coltivazione della “Luffa” in Sardegna per l’educazione ambientale. Nelle Marche la promozione e la tutela dei diritti civili. A Brescia l’inserimento dei lavoratori dei più fragili nel settore dell’energia sostenibile. Queste sono alcune delle esperienze delle cooperative sociali nuove aderenti a Legacoop nel biennio 2018-2020 presentate nell’evento del 16 giugno “Viaggio cooperativo per uno sviluppo sostenibile e inclusivo”. Continua a leggere→
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