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Ardea, la strage nel Paese con più armi che servizi di cura mentale


 

Aveva 35 anni, si chiamava Andrea Pignani, viveva con la madre in una villetta acquistata nel 2019, a poche decine di metri dal campetto del triplice omicidio. Laureato in ingegneria informatica, disoccupato, un anno fa, a maggio, era stato sottoposto a Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) per aver aggredito la madre, ma non risulta che fosse attualmente in cura per problemi mentali. Secondo i carabinieri non usciva di casa praticamente da un anno.

A Colle Romito Pignani è sceso in strada e ha sparato a Daniel e David di 5 e 10 anni che stavano giocando davanti casa. Poi ha colpito a morte un pensionato di 74 anni che passava di lì in bici, infine si è tolto la vita. Una strage feroce in quella che doveva essere una tranquilla domenica mattina dove molte persone, anche noti politici, hanno seconde case per trascorrere le vacanze. Pignani possedeva una pistola del padre guardia giurata deceduto un anno fa e con quella era solito spaventare anche i vicini.

Una strage feroce, senza senso e senza movente, che può svolgersi in un Paese malato dove ci sono più armi che servizi di salute mentale.

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Giuseppe Manzo giornale radio sociale

Dopo 20 anni aumenta il lavoro minorile e rischia di non fermarsi


 

Il numero di bambini costretti nel lavoro minorile nel mondo è salito a 160 milioni – un incremento di 8,4 milioni di bambini negli ultimi 4 anni – con altri milioni a rischio a causa degli impatti del COVID-19.

A dirlo è Il rapporto Child Labour, pubblicato da Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) e Unicef in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, che si celebra il 12 giugno.

Il rapporto evidenzia che i progressi per porre fine al lavoro minorile si sono arrestati per la prima volta in 20 anni, invertendo il precedente trend che vedeva il lavoro minorile diminuire di 94 milioni tra il 2000 e il 2016.

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Giuseppe Manzo giornale radio sociale

Quell’assordante silenzio sulla povera Saman Abbas


 

“Gli amministratori locali hanno subito espresso solidarietà e sono accorsi, ma a livello nazionale nessuno ha parlato. Da una parte c’è il timore di essere tacciati di razzismo nel condannare l’episodio – spiega -. Dall’altro c’è un razzismo latente nel paternalismo con cui si guarda ai migranti e ai loro figli senza trattarli come pari. Inoltre non credo che nei partiti ci siano figure particolarmente preparate nel riuscire a fare le giuste sfumature quando devono trattare casi come questo e, in generale, di femminicidi”.

Sono le parole di Marwa Mahmoud, consigliera comunale di Reggio Emilia e presidente della Commissione diritti umani e pari opportunità, che risponde a Eleonora Camilli su Redattore Sociale. E spiegano bene l’assordante silenzio di politica, movimenti e opinione pubblica sulla povera Saman Abbas.

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Giuseppe Manzo giornale radio sociale

Un lento ritorno alla normalità e la paura dell’autunno


 

Con il progressivo calo dell’incidenza dei contagi su tutto il territorio nazionale, gli italiani stanno oggi progressivamente tornando a vivere con maggior serenità la propria quotidianità.

Rispetto allo scorso giugno cresce la quota di soggetti che prevede un debellamento della pandemia ma, al contempo, oltre 1 cittadino su 3 teme una nuova ondata in autunno.

Questo emerge dal radar di Swg che ha raccolto gli umori degli italiani.

Nell’insieme ci si sente più sicuri nello svolgimento delle principali attività quotidiane come la spesa e lo shopping o la frequentazione di bar e ristoranti. Timori rimangono in particolare rispetto all’uso dei mezzi pubblici e, in parte, nell’accesso a spettacoli al chiuso.

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Ingiustizia climatica: così i Paesi G7 finanziano (ancora) l’industria del fossile


 

I governi più ricchi del mondo stanno di fatto condannando milioni di persone alla fame, alla siccità e allo sfollamento attraverso il proprio ininterrotto sostegno all’industria dei combustibili fossili.

Lo ha dichiarato Amnesty International in un nuovo rapporto, che fornisce una valutazione profondamente negativa dei fallimenti globali relativi alla protezione dei diritti umani rispetto al cambiamento climatico.

Intanto il 5 giugno A Sud Onlus ha presentato la prima causa legale con oltre duecento ricorrenti che citano in giudizio lo Stato italiano per l’assenza di politiche ambientali efficaci nel contrasto al cambiamento climatico.

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Sesso senza consenso è stupro: dopo la Slovenia si aspetta l’Italia


 

“Sì vuol dire sì, no vuol dire no”.  La Slovenia è così il tredicesimo stato dell’Area economica europea a introdurre nella legislazione sullo stupro il criterio dell’assenza del consenso. Gli altri sono Belgio, Croazia, Cipro, Danimarca, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Lussemburgo, Malta, Regno Unito e Svezia.

Proposte di legge nella stessa direzione sono in discussione o in preparazione anche in Spagna, Paesi Bassi e Italia.

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Colombia, la piazza e la repressione: verità per Mario Paciolla


 

Nel Sudamerica colpito e devastato dall’emergenza Covid c’è un Paese che da 50 giorni è in piazza. In Colombia una “forza trasformatrice nuova” crea “nuovi modelli di organizzazione comunitaria” e “mette insieme le istanze di classe media, studenti, artisti, giovani e contadini”.

Ed è pesante anche la violenza repressiva. Secondo la ong Temblores, sono oltre 45 gli omicidi “presumibilmente a opera di esponenti” della polizia e dell’esercito e migliaia “gli atti di violenza” attribuibili ai corpi di sicurezza.

È in questo Paese che 11 mesi fa, il 15 luglio 2020, è stato trovato morto Mario Paciolla, giovane osservatore Onu. Ogni giorno il comitato Giustizia per Mario tiene alto il ricordo perché la famiglia pretende la verità.

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Giuseppe Manzo giornale radio sociale

Riaperture, relazioni e lavoro: “non sarà come prima”


 

Entusiasmo, voglia di ricominciare, fiducia e sollievo. È ciò che il premier Mario Draghi dice di sentire nel Paese e soprattutto nel mondo produttivo. Se da un lato questi aspetti si trasformano in preoccupazione con la fine del blocco dei licenziamenti per alcuni, ce ne sono altri che vanno considerati.

Secondo Claudio Mencacci, psichiatra e presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia nonostante il graduale ritorno alla libertà, con la fine della pandemia, “non dobbiamo pensare che le cose torneranno come prima”.

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Giuseppe Manzo giornale radio sociale

I 75 anni della Repubblica a un nuovo bivio della sua storia


 

Il 2 giugno del 1946 il voto di 25 milioni di italiani cambiò il destino del nostro Paese. A un anno dalla fine della guerra si doveva scegliere tra monarchia e repubblica.

Per la prima volta votarono le donne e il Paese fu attraversato da fortissime tensioni: i giorni successivi alla vittoria repubblicana ci furono scontri e vittime per i disordini di piazza.

Ha, dunque, 75 anni la nostra Repubblica e sono stati tre quarti di secolo a cavallo del millennio vissuti non senza pericoli.

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