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Un mare di vantaggi


Il sistema di accoglienza dei migranti fa bene all’economia ma nessuno lo dice. Il servizio di Giuseppe Manzo. “Non solo speculazione, accogliere i migranti fa bene all’economia italiana. Assistere le persone che ogni giorno arrivano sulle nostre coste, ospitare nelle strutture i richiedenti asilo e i titolari di protezione internazionale, anche nel rispetto della legge, muove introiti che favoriscono innanzitutto gli enti territoriali e aumentano le entrate a livello locale: circa un miliardo di euro l’anno. Soldi che servono per pagare gli stipendi, i contributi e i contratti degli operatori che lavorano nei centri, e che sono soprattutto giovani italiani. A dirlo è Daniela Di Capua, direttrice dello Sprar, servizio centrale per i rifugiati. Altre voci di spesa sono alloggi, strutture di proprietà dei Comuni, fornitori di generi alimentari, farmacie e cartolerie.”

Giovani cooperatori: “partecipazione per uscire dalla crisi”


DSCN1155[1]Partecipazione come elemento-chiave per perseguire l’innovazione e, attraverso la partecipazione stessa, “elevare l’impresa oltre le singole persone, applicando realmente la proprietà collettiva”.
Il modello partecipativo rappresenta nel mondo della cooperazione un punto di partenza imprescindibile per ideare un percorso di rinnovamento; quest’ultimo, a sua volta, permette l’affermazione all’interno del mercato con strumenti e principi diversi da quelli del capitalismo classico. L’obiettivo? “Colmare lo spazio vuoto tra il mondo produttivo e quello etico-responsabile” e non arrendersi allo smantellamento delle garanzie sociali.

A declinare in questi termini l’esigenza di innovazione della cooperazione sono i giovani che la scorsa settimana hanno preso parte alla seconda edizione di Woodcoop, un appuntamento annuale organizzato da Generazione Legacoop. Woodcoop 2015 ha coinvolto a Firenze cooperatori under 40 interessati a promuovere il modello e la cultura della cooperazione, oltre che ad approfondire tematiche legate al mondo del lavoro, alla produzione e alla legalità.

“La partecipazione è nel dna della cooperazione, anche se questo principio non sempre viene agito”, ha detto Stefano Frasi, responsabile dell’innovazione della cooperativa Koinè. Eppure, molto più che in altri tipi di impresa, le cooperative hanno l’obbligo di applicare in modo rigoroso il principio partecipativo, in modo tale da realizzare “l’autogestione dell’impresa da parte dei soci e l’auto-organizzazione dei lavoratori”.
Non è pensabile, ha continuato Frasi, lasciare l’applicazione del principio partecipativo alle singole soggettività; al contrario, bisogna estenderne la portata a tutti i livelli per garantire il carattere collettivo dell’impresa.

Si parte, allora, dall’elezione del consiglio d’amministrazione (che deve rappresentare non tanto il territorio in cui opera la cooperativa, ma soprattutto le varie tipologie di servizi che fornisce) alla partecipazione dei soci nelle decisioni di politica retributiva e nella stesura dei piani di investimenti.

Non solo: a ogni singolo componente della cooperativa deve essere garantita informazione (preventiva) e formazione, in un processo che si stratifica nel tempo e che non si esaurice, al contrario, in un singolo momento.
Se si pensa a un’azienda come composta da una testa (la direzione) e un corpo (i soci), dice Frasi, quello che bisogna perseguire “è un modello che renda la testa non autosufficiente dal corpo, e ponga tutti allo stesso livello di partecipazione”.

La realizzazione di un simile modello di impresa (che si distingue cioè dalle aziende “tradizionali” per la sua governance partecipativa) rappresenta il passaggio “da un’ottica individuale a una condivisa e collettiva”, come ha sottolineato Annalisa Casino, presidente della coop Eticae. Il principio di collaborazione, unito a quello di assunzione condivisa di responsabilità, può essere ben racchiuso nel termine “stewardship”, che nella sua applicazione all’interno della gestione delle cooperative conduce a un equilibrio dei poteri e all’affidamento alla leadership di una gestione etica dell’impresa.

Il principio di stewardship, ha detto Casino, è oggi particolarmente importante in quanto “risponde alla necessità del mondo produttivo di soddisfare i bisogni etici e di consumo critico”; esso permette alle imprese che lo mettono in pratica “una collocazione diversa sul mercato, dando un valore maggiore a ciò che viene fatto dentro l’organizzazione stessa, sia dal punto di vista della produzione, sia della governance aziendale”.

Inserite in un contesto globale e strettamente attuale, le imprese a gestione partecipata contengono in sé un altissimo potenziale, come spiegato anche dal giornalista e filosofo Roberto Ciccarelli: quello di proteggersi dalle “aggressioni sia del mercato sia dello Stato, che tassa i più deboli. Le forme di cooperazione e mutualismo possono costituire una resistenza alla dismissione del welfare e dare vita a una nuova forma di convivenza sociale”.

Già in altri Paesi europei come la Francia e il Belgio, ha continuato Ciccarellli, è in atto una riscoperta di quelle piccole e medie società di mutuo soccorso che si costituirono tra la fine dell’ Ottocento e l’inizio del Novecento.
Oggi queste ritornano all’attenzione come risposta a un’emergenza sociale europea, perchè in una società di capitalismo avanzato, il ricorso a uno spirito cooperativo consente di unire produzione e resistenza: non arrendersi alla perdita delle garanzie sociali ma, al tempo stesso, non rinunciare all’imprenditorialità.

Veneto criminale


Riciclaggio, usura, traffico di rifiuti ma anche droga e armi: questi gli affari che vedono la presenza mafiosa nella regione del nord-est. Sono 88 i beni confiscati lo scorso anno e si registra un forte aumento delle operazioni finanziarie sospette.

B. 180


È il nome della birra fatta da persone con disturbi psichici e appena presentata a Milano ad Expo. Sa di agrumi essiccati e miele, ed è prodotta nell’ambito dei progetti di inserimento lavorativo del Consorzio Co.Ri. di Caserta.

Piccola impresa meridionale


Al Sud, rispetto alle regioni settentrionali, aumentano le cooperative. E migliora anche il rapporto tra numero di coop e popolazione residente, con una diffusione capillare sul territorio. Anche qui il Mezzogiorno si pone in una posizione interessante: infatti il rapporto medio nazionale cresce dall’1,49 del 2010 all’1,79% del 2013.

Un Paese di poveri


Secondo l’ultimo rapporto dell’Inps sono 15 milioni le persone che vivono in condizione di disagio sociale. Continua la perdita di posti di lavoro e la mancanza della ripresa sta aumentando i tassi di indigenza anche per quei gruppi solitamente poco esposti a tale rischio.

Nella terra di nessuno


Migranti sfruttati nei campi, tra i caporali anche amici e parenti. Il rapporto della Caritas nel servizio di Giovanna Carnevale. “Lasciare il Paese d’origine per guadagnarsi da vivere contraendo già un debito e legarsi indissolubilmente al lavoro dei campi, sfruttati dai propri connazionali. E’ questa la situazione, in sette casi su dieci, dei lavoratori migranti, provenienti dall’Africa e che forniscono manodopera a basso costo sia al Sud che al Nord Italia. In base a quanto rivelato dal rapporto 2015 del Progetto Presidio della Caritas italiana, tra i caporali che lucrano sul lavoro degli immigrati ci sono anche amici e parenti. I profili sono vari, e vanno da colui che riceve qualche benefit in cambio del trasporto giornaliero al caporale amministratore delegato, che ha un guadagno extra per ogni segmento della filiera del raccolto. Nei casi esaminati dal rapporto, due lavoratori su tre vivono in baraccopoli e, almeno per quanto riguarda i migranti provenienti dalla Tunisia, il guadagno è in media tra i 20 e i 25 euro al giorno.”

No alla povertà


In Sicilia c’è tempo fino al 20 luglio per sottoscrivere il disegno di legge di iniziativa popolare contro l’indigenza. Il testo è stato presentato da Libera, Caritas e numerose altre associazioni. La proposta ha come obiettivo un’integrazione economica per le famiglie al di sotto della soglia di sussistenza.

Una buona occasione


Si chiama Ubo dal nome del progetto di lotta allo spreco lanciato lo scorso anno da Piemonte e Val D’Aosta. Consigli per la cottura, la conservazione e il “recupero” di oltre 500 prodotti. La dispersione alimentare costa agli italiani circa 13 miliardi l’anno.

Come se nulla fosse


L’Anagrafe dell’Edilizia scolastica, prevista da una legge del 1996, ancora non è stata realizzata. Il ministero dell’istruzione l’aveva promessa entro il 22 aprile, poi il 30 giugno. Di fronte all’ennesimo rinvio Cittadinanzattiva ha depositato un ricorso per chiedere l’ottemperanza del Miur rispetto a quanto gli imponeva la sentenza esecutiva del Tar del Lazio dello scorso anno.