Parte oggi da Monfalcone, in provincia di Gorizia, l’iniziativa realizzata dall’Anmil, per promuovere la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. Un “pellegrinaggio laico” per l’Italia, in gran parte percorso su sedia a rotelle dal presidente della Fondazione Bruno Galvani, paraplegico dall’età di 17 anni.
Europa sociale
Sono 141 milioni i soci delle cooperative nel vecchio continente. Il servizio è di Giuseppe Manzo.
Cooperatives Europe ha presentato a Bruxelles, in occasione dell’Assemblea annuale, il rapporto “ Il potere della cooperazione: dati 2015”. Il rapporto che si basa su una ricerca, durata 18 mesi con il contributo di 40 esperti nazionali e settoriali di 34 paesi europei. Le cooperative europee offrono lavoro ad oltre, 4,7 milioni di persone . Le 176.000 imprese cooperative, di proprietà di oltre 141 milioni di soci, generano un fatturato annuale di €1,005 miliardi: più del PIL combinato di Finlandia, Danimarca Norvegia e Svezia. Il presidente di Cooperatives Europe, Dirk Lehnoff, ha così commentato: “i risultati di questa ricerca dimostrano le significative dimensioni del fenomeno cooperativo in Europa ed il suo impatto”.
Qua la mano
Un corso per stare insieme e far crescere l’auto-imprenditorialità e l’autostima attraverso le attività artigianali. È il progetto Donna della Fondazione San Vito onlus di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, che ha coinvolto 22 donne italiane e tunisine.
Fare crescere l’auto-imprenditorialità e l’autostima delle donne italiane e musulmane attraverso le attività artigianali. Su questi valori si è basato il progetto “Donna” promosso presso la Fondazione San Vito Onlus a Mazara del Vallo che ha coinvolto ventidue donne italiane e tunisine, tutte mamme dei ragazzi che frequentano il centro “Voci del Mediterraneo”. Il motivo dello stare insieme è stato un corso di ricamo, avviato grazie alla disponibilità di Giovanna Braggio, una volontaria che ha messo a disposizione il proprio know-how alle donne che, una volta a settimana, frequentano il centro “Voci del Mediterraneo”.
Il costo dell’accoglienza
Quest’anno l’Italia spenderà due miliardi di euro. Secondo i dati del Documento di economia e finanza, il 58% delle risorse servirà per pagare le strutture dei migranti e le Commissioni che riconoscono lo status di rifugiato. 870 milioni andranno per il soccorso in mare, 560 per sanità e istruzione.
Il buon Isee
Arriva il ricalcolo per le famiglie delle persone con disabilità. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che ha giudicato illegittimo il conteggio delle indennità come reddito, viene infatti applicata dall’Inps a chi presenta la richiesta.
Salute precaria
Quasi 3 milioni di italiani non si curano per motivi economici. Il servizio di Giuseppe Manzo.
Se a febbraio torna a galoppare la disoccupazione e Tito Boeri lancia un grido sul dramma dei giovani con le pensioni da fame, un altro dato rende chiare le condizioni economiche del nostro Paese. Quasi 3 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi per motivi economici: a lanciare l’allarme è il Presidente di C.R.E.A. Sanita’ dell’Universita’ degli Studi dell’Universita’ di Roma Tor Vergata, Federico Spandonaro, autore del rapporto “L’Universalismo Diseguale”. A questo bisogna aggiungere il dato di un crescente disimpegno di risorse pubbliche per la sanità: spesa sanitaria italiana e’ del 28,7% piu’ bassa rispetto ai Paesi UE con una forbice, anche in percentuale rispetto al PIL, che si allarga anno dopo anno. Sono questi i numeri di un’Italia nella morsa della povertà.
Generazione senza futuro
Analizzare il divario tra bambini poveri e ricchi per dare delle risposte concrete al problema della disuguaglianza. È quello che si propone di fare il primo rapporto sull’equità dei minori realizzato dall’Unicef. In Italia, in questo momento, i più giovani stanno peggio dei loro nonni.
“Sul divario reddituale relativo, l’Italia è al 35° posto su 41 paesi UE/OCSE, sul divario nei risultati scolastici è al 22° posto su 37 paesi, sulla disuguaglianza relativa nell’ambito della salute (autovalutata) è al 28° posto su 35 paesi, sulla disuguaglianza relativa in termini di soddisfazione nei confronti della vita è al 22° posto su 35 paesi. La posizione media dell’Italia per tutte le dimensioni relative alla disuguaglianza è 32° su 35 paesi UE/OCSE”, ha dichiarato il Presidente dell’Unicef Italia Giacomo Guerrera.
Sos Friuli
Emergenza in regione per oltre 5 mila lavoratori impegnati nei servizi alla persona. In pericolo 3300 educatori e 1800 addetti all’assistenza. Associazioni e cooperative chiedono alla Regione impegni concreti affinché scongiuri un disastro occupazionale senza precedenti.
I nodi da sciogliere sugli operatori “privi di titolo” in Friuli Venezia Giulia – riguardanti oltre 5 mila lavoratori impegnati nei servizi alla persona, tra cui 3300 educatori, 1800 addetti all’assistenza e centinaia di operatori dell’inserimento lavorativo – sono diversi ed articolati. Non sono strettamente legati al percorso legislativo nazionale (la pdl presentata dal deputato Iori di cui si auspica la celere conclusione), ma pongono una serie di problemi concreti. Le rappresentanze regionali di Legacoopsociali, Confcooperative-Federsolidarietà e Agci-Solidarietà, insieme a Circolo Acli Nuova Cooperazione e Gruppo spontaneo educatori Pordenone chiedono di “tutelare i lavoratori “privi di titolo” occupati ad iniziare da precise direttive regionali in sede di procedure di affidamento – spiegano Giada Pozzetto, Luca Fontana, Gian Luigi Bettoli, Pier Antonio Zanin e Samantha Marcon -, ciò per evitare esclusioni arbitrarie e discriminazioni attraverso penalizzazioni economiche, come le penali imposte agli appaltatori”.
Ma va anche affrontata quanto prima “la definizione di un realistico calendario attuativo della formazione ex pdl nazionale, così come per quello della riqualificazione come operatori sociali degli addetti all’assistenza attraverso le “competenze minime”. In questo senso appare “poco realistica la scadenza del 31 dicembre 2018, anche a fronte dei nuovi ritardi accumulati nel 2015”.
Serve inoltre “la garanzia di modalità di svolgimento dei corsi di riqualificazione in ambito universitario per gli educatori “privi di titolo”, che non gravino economicamente sulle persone e sulle cooperative sociali, quindi con l’assunzione dei costi a carico della Regione, e che garantiscano una realistica ed effettiva possibilità di frequenza, ad esempio con corsi concentrati nei week-end o nella stagione estiva”.
Povera Patria
Secondo gli ultimi dati Eurostat, in Italia l’8,2% della popolazione fatica a permettersi un pasto a base di carne, non può riscaldare adeguatamente la propria casa o deve rinunciare all’acquisto di beni durevoli. Sette milioni soffrono di gravi privazione materiali, dato inferiore solo alla Grecia.
In Italia sono quasi sette milioni le persone che soffrono di gravi privazioni materiali: un numero inferiore, a livello europeo, solo rispetto ai Paesi dell’est e alla Grecia. In Europa, la popolazione che vive in questa condizione rappresenta l’8,2% di quella totale (in tutto 41 milioni di europei).
Sono questi gli ultimi dati Eurostat, che prendono in esame le persone che oggi non possono riscaldare le proprie case, faticano a permettersi un pranzo a base di carne o devono rinunciare all’acquisto di beni durevoli come un’automobile o una lavatrice. La percentuale rimane elevata, nonostante si registri un miglioramento rispetto al 2014, quando coloro che erano sottoposti a gravi privazioni materiali rappresentavano il 9% della popolazione. Il calo continua ormai da diversi anni dopo il picco raggiunto nel 2012: in quell’anno le persone che dovevano rinunciare a una serie di beni considerati utili o indispensabili per condurre uno stile di vita adeguato erano il 9,9% della popolazione, cioè quasi un cittadino europeo su dieci. Altri Paesi europei vivono una situazione molto peggiore di quella italiana: in Bulgaria la percentuale sale al 34,2% dei cittadini, in Romania al 24,6%, in Grecia al 22,2%, in Ungheria al 19,4% e in Lettonia il 16,4%. Rispetto a stati come la Francia (4,5%), la Germania (5%) e il Regno Unito (6,1%) , però, gli italiani sono il fanalino di coda. In Spagna il problema della privazione materiale riguarda il 6,2% degli abitanti.
Un miliardo l’anno
È la promessa del ministro Poletti all’Alleanza contro la povertà per ridurre l’indigenza nel Paese. Il servizio di Giuseppe Manzo.
Un miliardo per la povertà in attesa di una misura nazionale. Il ministro Giuliano Poletti rilancia l’impegno del governo sul Sostegno inclusione attiva (Sia) durante il confronto pubblico con l’Alleanza contro la povertà ieri a Roma e ha affermato che “bisogna cancellare la fase delle sperimentazioni nella lotta alla povertà e l’approccio di tipo emergenziale, per passare invece ad una misura organica di contrasto”. Il portavoce dell’Alleanza e presidente Acli Gianni Bottalico ha replicato dicendo che sarà monitorata l’efficacia del Sia e afferma che“occorre operare una forte spinta affinché governo e Parlamento prevedano già dalla prossima legge di stabilità un sensibile incremento delle risorse sul fondo per la lotta alla povertà”.