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In cerca di Silvia


Quattordici persone sono state arrestate per il rapimento in Kenya della volontaria italiana. Non farebbero parte del commando di otto uomini che ha prelevato la giovane dopo aver ferito a colpi di arma da fuoco diverse persone tra cui tre bambini nel villaggio di Chakama. Ma potrebbero avere avuto contatti con il gruppo di sequestratori se non proprio esserne complici.

Morire di fame


È il destino che ha colpito circa 85mila bambini negli ultimi tre anni in Yemen. A denunciarlo è Save The Children, che ha spiegato come, a causa del conflitto, le importazioni commerciali di cibo attraverso il porto di Hodeidah si siano drasticamente ridotte, permettendo di soddisfare i bisogni di solo il 16% della popolazione del Paese.

“Circa 85.000 bambini nello Yemen potrebbero aver perso la vita a causa della fame estrema dall’inizio della guerra. Per ogni bambino ucciso da bombe e proiettili, dozzine stanno morendo di fame e si potrebbe prevenire. I bambini che muoiono in questo modo soffrono immensamente: le loro funzioni vitali rallentano e alla fine si fermano, i loro sistemi immunitari sono così deboli che sono più inclini alle infezioni e sono talmente fragili che non riescono nemmeno a piangere. I genitori possono solo rimanere a guardare i loro bambini che stanno morendo senza poter fare nulla”, denuncia Tamer Kirolos, Direttore di Save the Children in Yemen. “Nonostante le difficoltà, salviamo vite ogni giorno: abbiamo fornito cibo a 140.000 bambini e curato più di 78.000 bambini per malnutrizione dall’inizio della crisi”

Attacco inquietante e strumentale


Medici senza frontiere risponde al sequestro della nave Aquarius impegnata in una missione umanitaria nel Mediterraneo. Il servizio di Fabio Piccolino. (sonoro)

“Una misura sproporzionata e strumentale, tesa a criminalizzare per l’ennesima volta l’azione medico-umanitaria in mare”. E’ la reazione di Medici Senza Frontiere dopo il sequestro della nave Acquarius a causa di presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti a bordo. Accuse che la ong rispedisce al mittente, sottolineando come tutte le operazioni hanno sempre seguito procedure standard, che le autorità non hanno fino ad oggi mai contestato. Secondo il direttore generale di Medici Senza Frontiere Italia Gabriele Eminente, “l’unico crimine è lo smantellamento totale del sistema di ricerca e soccorso, con persone che continuano a partire senza più navi umanitarie a salvare le loro vite”.
Anche Arci ha espresso la propria solidarietà, parlando di azione giudiziaria strumentale utilizzata per fare propaganda.

A testa bassa


Per più della metà dei bambini al mondo, la possibilità di vivere l’infanzia che meritano e alla quale semplicemente hanno diritto continua ad essere solo un lontano miraggio e ogni giorno, sulla loro pelle, devono fare i conti con le conseguenze disastrose dei conflitti, della povertà o delle discriminazioni. Lo denuncia Save the Children in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia che si celebra oggi.

Per un mondo più equo


Le ong chiedono maggiori risorse in legge di bilancio per la Cooperazione allo sviluppo. Il servizio di Fabio Piccolino. (sonoro)

La Rete Link 2007 ha inviato ai membri del Parlamento ed in particolare alle Commissioni Bilancio e Affari Esteri un documento di analisi e di proposta in merito agli stanziamenti. “Siamo preoccupati – sottolinea il presidente Paolo Dieci – per la tendenza negativa degli impegni finanziari, dopo anni di impegno politico e qualitativo a seguito della Legge 125 e di fronte alle crescenti necessità a cui l’Italia è chiamata a dare risposta nelle sue relazioni con i paesi del continente africano, dell’area mediterranea e del vicino oriente, anche in relazione al governo del fenomeno migratorio”. La richiesta dell’associazione è quella di rivedere al rialzo gli stanziamenti previsti nel ddl, mantenendo anche per il 2019 almeno lo stanziamento dello 0,30% del Pil, senza il quale la cooperazione internazionale dell’Italia rischierebbe un grave passo indietro, che influirebbe negativamente sulle sue relazioni internazionali e bilaterali.

Retromarcia


Cuba ha deciso di ritirare i propri medici dal Brasile, presenti nel paese sudamericano attraverso il programma di assistenza sanitaria “Más Médicos” a causa delle condizioni poste dal nuovo presidente Jair Bolsonaro. Il ministero della Sanità pubblica dell’isola ha fatto riferimento a toni diretti, offensivi e minacciosi che impediscono la prosecuzione del lavoro.

Occasione persa


Negativo il giudizio della ong Oxfam sul vertice internazionale sulla Libia. L’organizzazione lamenta pochi passi avanti per processo di riconciliazione: “Migliaia di migranti sono ancora vittime di torture, rapimenti e schiavitù”. Appello urgente perché il tema diventi la priorità al tavolo dei negoziati.

Dietrofront


Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace e oggi Consigliera di stato della Birmania, non è più ambasciatrice di Amnesty International. La revoca dell’onorificenza è stata decisa dopo il suo silenzio sulla persecuzione della minoranza musulmana dei Rohingya. Secondo l’organizzazione “non rappresenta più un simbolo di speranza e di coraggio nella difesa dei diritti”.

Cure nel cuore dei conflitti


È il nome della nuova campagna di Medici Senza Frontiere per sostenere quattro ospedali in Yemen, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan e Libano. L’iniziativa ha anche l’obiettivo di accendere i riflettori su contesti di crisi del tutto dimenticati, dove sono le persone comuni a pagare il prezzo più alto di guerre che non combattono.

Nell’ospedale di Taiz in Yemen, nel pieno di una guerra che ha causato una delle peggiori crisi umanitarie attualmente in corso, con tre milioni di profughi interni, 22 milioni di persone che hanno urgente bisogno di assistenza e più di 1 milione di persone colpite dal colera, i medici di MSF visitano ogni mese circa 2.000 donne in gravidanza che altrimenti non avrebbero accesso alle cure. In Libano, nella città di Bar Elias vicino al confine siriano, MSF ha aperto a inizio ottobre un nuovo ospedale con 22 posti letto e 2 camere di isolamento specializzato in interventi di chirurgia ricostruttiva e rivolto principalmente ai rifugiati siriani e alle comunità vulnerabili in Libano, che a breve avrà in funzione anche due sale operatorie e riuscirà a ricoverare fino a 54 pazienti.

Tra le quattro maternità presenti a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, paese bloccato da anni in una spirale di violenze e rappresaglie ma praticamente assente dalle agende internazionali, quella di MSF all’ospedale di Castor è l’unica che offre assistenza gratuita alle madri e ai loro bambini. Infine in Sud Sudan, lo stato più giovane al mondo, in guerra praticamente da quando è nato con oltre 2 milioni di rifugiati e altri 2 di sfollati che dipendono dagli aiuti per sopravvivere, il centro di salute MSF nel campo di Doro risponde ai bisogni sanitari di 50.000 sudanesi fuggiti dalla guerra in Sudan, fornendo cure neonatali, ma anche prevenzione dell’HIV e altre malattie sessualmente trasmissibili, oltre che supporto per le vittime di violenza sessuale e di genere, che nel paese è una drammatica realtà quotidiana.

“Un giorno in Sud Sudan ho visto un bambino gravemente malnutrito che stava spirando fra le braccia della mamma. Sono corso a chiamare un collega, ma era troppo tardi. Ho visto centinaia di bambini morire, ma quella volta non la scorderò mai: vedere la vita che se ne va così, in una manciata di minuti, è una sensazione impossibile da dimenticare. Ecco, questa è la guerra in Sud Sudan” è la testimonianza di Angelo Rusconi, logista di MSF, nel libro “Lettere dal cuore dei conflitti” che raccoglie tanti altri racconti di operatori MSF in prima linea.

La campagna “Cure nel cuore dei conflitti” chiude le celebrazioni dei 25 anni dalla fondazione di MSF in Italia. MSF fornisce soccorso in 72 paesi, in base ai principi dell’etica medica e dell’imparzialità, ed opera solo grazie al sostegno di donatori individuali, aziende e fondazioni, che garantisce l’indipendenza anche economica della nostra azione. Il 100% dei fondi raccolti da MSF in Italia proviene da donazioni private.

Crack Venezuela


Economia fuori controllo, tre milioni in fuga. Il servizio di Fabio Piccolino. (sonoro)

L’Agenzia Onu per i rifugiati e l’Agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione, hanno comunicato che il numero di rifugiati e migranti dal Venezuela ha raggiunto i tre milioni, in fuga da un’economia fuori controllo e da condizioni di vita sempre più dure. La crisi che ha colpito il paese sudamericano ha generato un esodo a cui devono far fronte in parte i paesi confinanti, costretti a sostenere costi sempre più elevati per garantire un accoglienza dignitosa ai profughi: ad ospitare il maggior numero di cittadini venezuelani c’è la Colombia, con oltre un milione di esuli, seguita da Perù, Ecuador, Argentina, Cile, Panama e Brasile. Secondo Eduardo Stein, rappresentante di UNHCR, la capacità di accoglienza di questi paesi è al limite, ed è necessaria una risposta più concreta e immediata da parte della comunità internazionale.