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Emergenza ebola


Una nuova epidemia sta mettendo in ginocchio la Repubblica Democratica del Congo. Il servizio di Fabio Piccolino. (sonoro).

900 persone uccise e 1400 contagiate: sono i numeri della nuova epidemia di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo, la decima in pochi anni a colpire il paese africano.
Il problema principale, oltre all’instabilità politica e agli attacchi dei gruppi violenti, è la riluttanza della popolazione locale a farsi vaccinare: le persone non si fidano degli operatori sanitari, con il risultato che su un milione di persone, solo 87 mila hanno svolto le procedure per l’immunizzazione, aumentando così il rischio di contagio. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità si tratta della seconda epidemia di Ebola più grande in assoluto, dopo quella che colpì l’Africa occidentale tra il 2014 e il 2016 in cui morirono più di 11mila persone.

Alta tensione


La drammatica crisi politica in Venezuela rischia di abbattersi sulle fasce più deboli della popolazione. Per questo Unicef chiede di proteggere i bambini da ogni forma di violenza. Secondo l’organizzazione umanitaria già due minori sono morti e almeno 15 sarebbero rimasti feriti durante le proteste di piazza delle ultime ore.

Aula rosa


Il Parlamento spagnolo avrà il più alto numero di donne nella storia della nazione: dopo le ultime elezioni infatti le deputate saranno 164, pari al 47% del totale. Nel paese iberico è in vigore dal 2007 la legge sulla parità, secondo la quale nelle candidature la rappresentanza dei due sessi non può essere inferiore al 40% o superare il 60%.

Parti complicati


È il titolo del Rapporto di Medici Senza Frontiere sulle difficoltà sanitarie in Yemen. A causa del conflitto in corso infatti donne incinte, neomamme e bambini sotto i quindici anni muoiono perché non riescono a raggiungere le cure adeguate. Dopo quattro anni di guerra, il sistema è al collasso.

Tra il 2016 e il 2018, 36 donne e 1.529 bambini, di cui 1.018 neonati, sono morti nell’ospedale di MSF a Taiz Houban, nel governatorato di Taiz, e nell’ospedale di Abs, supportato da MSF, nel governatorato di Hajjah. A Taiz Houban, quasi un terzo dei bambini e neonati erano già deceduti all’arrivo in ospedale. Molti neonati arrivati nelle strutture di MSF erano sottopeso alla nascita o erano nati prematuri a casa o in piccole cliniche private. Le cause più comuni dei decessi, sono la nascita prematura, l’asfissia e la sepsi neonatale. L’alto numero di decessi di bambini e neonati è in gran parte legato a fattori causati direttamente dal conflitto: la scarsità di strutture sanitarie funzionanti, le difficoltà delle persone nel raggiungerle, l’impossibilità di soluzioni alternative. Molte persone devono attraversare le linee del fronte, passare attraverso terre di nessuno o negoziare il passaggio attraverso più posti di blocco per raggiungere un ospedale ancora funzionante. Anche alcune madri e bambini ammessi all’ospedale di Taiz Houban hanno attraversato le linee del fronte. Questo li espone a un pericolo fisico oltre ad aumentare in modo esponenziale i tempi del viaggio. Prima del conflitto, i residenti di Houban, alla periferia di Taiz, potevano raggiungere un ospedale pubblico nel centro città in dieci minuti, mentre oggi il viaggio per raggiungere le cure può durare fino a sei ore.
“La distanza dalle cure mediche è un problema enorme” spiega Sadeqa, ostetrica di MSF nell’ospedale Abs. “I pazienti non possono spostarsi a causa di attacchi aerei e combattimenti, e non escono di notte per paura di essere attaccati. Una volta un’auto è stata colpita da un attacco aereo che ha ucciso tutte le persone a bordo”.

 

Giustizia umanitaria


Secondo la Cassazione l’Italia deve accogliere i migranti omosessuali non protetti nei loro Paesi. I particolari nel servizio di Fabio Piccolino. (sonoro)

L’Italia deve accogliere le persone gay provenienti da altri paesi che hanno subito discriminazioni o persecuzioni. La Corte di Cassazione infatti si è pronunciata in merito al ricorso di un cittadino originario della Costa d’Avorio, perseguitato in patria dalla famiglia per il suo orientamento sessuale. Una volta arrivato in Italia aveva chiesto lo status di rifugiato senza però ottenerlo, poiché in Costa D’Avorio l’omosessualità non è criminalizzata. I giudici della Corte di Cassazione però hanno ribaltato la sentenza, sostenendo che, in casi di questo tipo, non è necessario verificare la legislazione del Paese di origine, ma accertare innanzitutto l’adeguata protezione per minacce provenienti da soggetti privati.

Basta propaganda


“Sulla Libia è sempre più urgente una presa di responsabilità umanitaria, corale, senza tentennamenti e condivisa dall’Europa”. Così l’Arci nazionale in risposta all’allarme lanciato dall’Unicef che indica 500.000 i bambini colpiti dal conflitto e 1800 da evacuare con urgenza. L’associazione ha denunciato anche la criminalizzazione del lavoro delle ong.

#VaccinesWork


Al via la nuova campagna globale di Unicef per sottolineare la forza e la sicurezza dei vaccini tra i genitori e gli utenti dei social media. La campagna si svolgerà in concomitanza con la Settimana mondiale delle vaccinazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento.

Serve aiuto


Un mese dopo il passaggio del ciclone Idai in Mozambico, l’agenzia Onu World food programme ha fornito assistenza alimentare a un milione di persone e prevede di sostenerne altrettante nelle quattro province maggiormente colpite. Ma per riuscire a portare avanti l’intervento fino a giugno c’è bisogno di 130 milioni di dollari.

Fermate il boia


La Comunità di Sant’Egidio ha lanciato un appello per chiedere la sospensione dell’esecuzione, prevista per il 2 maggio, di Dexter Johnson, condannato a morte in Texas. L’uomo, accusato di omicidio, soffre di un handicap mentale cronico dovuto ad un importante trauma cranico subito in gioventù, che ne esclude la colpevolezza morale.

Orrore quotidiano


L’Europa sta aiutando la Libia a proseguire nelle violazioni dei diritti umani: è l’accusa di Amnesty International che chiede ai leader del vecchio continente la formulazione di un serio piano per gli sbarchi, la riforma del sistema di Dublino e percorsi sicuri e legali che forniscano alternative alle persone che si imbarcano in viaggi pericolosi.

In Libia, dove oltre 10.000 persone, tra cui 2.000 bambini, sono attualmente arbitrariamente trattenute in condizioni terrificanti nei centri di detenzione, è necessario porre fine alla detenzione arbitraria e indagare sulle accuse di tortura e maltrattamenti, reimpostando la cooperazione con il paese in materia di migrazione e dando priorità alla protezione dei diritti umani.