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Voglia di libertà


Nonostante la Corte suprema turca abbia giudicato incostituzionali le motivazioni del loro arresto, i due giornalisti Alpay e Altan sono ancora in carcere a Istanbul. In Italia diverse associazioni, tra cui Articolo21 e No Bavaglio, si sono attivate con una petizione su change.org per chiederne la liberazione immediata e condannare la violazione della libertà di stampa e dei diritti umani del governo di Erdogan.

Born into war


Secondo un nuovo rapporto dell’Unicef, in Yemen, dopo l’escalation di violenza a marzo 2015, sono nati oltre 3 milioni di bambini. L’allarme della ong: “Un’intera generazione sta crescendo senza conoscere altro che le violenze”.

Disastro ambientale


A dieci giorni dall’incidente della petroliera iraniana Sanchi nel mar cinese orientale, si aggrava la situazione dell’ecosistema circostante. Ai nostri microfoni Alessandro Giannì di Greenpeace. (sonoro)

 

Foto: La Stampa

In alto mare


A pochi mesi dal blocco del programma di relocation dei migranti, situazione ancora più critica per i minori soli. Il servizio è di Giovanna Carnevale.

 

In due anni di attività del programma di relocation dei migranti giunti in Italia e Grecia verso altri Stati europei, i risultati sono scoraggianti: solo uno su tre è stato ricollocato. Nel nostro Paese, si parla di circa 11.000 persone trasferite su oltre 34.000. In particolare, denuncia Save the children, sono 384 i minori stranieri non accompagnati inseriti nel programma che stanno ancora aspettando un trasferimento. E con il blocco del programma di relocation, terminato nel settembre scorso, la situazione è destinata a peggiorare. Occorre dare piena attuazione alla legge Zampa sui minori non accompagnati, sottolinea l’organizzazione, per dare effettive opportunità di integrazione e inclusione sociale a bambini e ragazzi che arrivano nel nostro Paese. Nel 2017, sono stati più di 15.000.

Orrore su orrore


L’anno per la Libia si apre com’era finito con morti in mare e torture nei centri di detenzione. Ai nostri microfoni Luca Maséra dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione. (sonoro)

Porte ancora aperte


La giustizia americana blocca temporaneamente la decisione di Trump di eliminare la tutela ai cosiddetti dreamer, 800.000 persone arrivate negli Stati uniti da bambini con genitori migranti giudicati illegali. Almeno fino a quando varie cause non saranno risolte continueranno quindi ad essere applicate le norme dell’era Obama.

Pugno duro


Sarebbero almeno 3.700 i cittadini arrestati in Iran nel corso delle proteste antigovernative, che nelle ultime ore si stanno smorzando. A riportarlo alcune ong locali, mentre le agenzie di stampa parlano di un migliaio di fermi. Nelle manifestazioni contro l’aumento dei prezzi e le difficoltà economiche hanno perso la vita oltre venti persone.

AFP PHOTO / TASNIM NEWS / MORTEZA JABERIAN

Un suicidio ogni 55 minuti


È la drammatica media registrata nelle scuole e università indiane. Il fenomeno è in drammatica impennata, con un totale di quasi 9.500 ragazzi in un anno che hanno deciso di togliersi la vita. Tra le cause principali il non superamento degli esami.

No welcome


Le ong denunciano le recenti misure di Israele per liberarsi dei migranti irregolari. Il servizio di Giovanna Carnevale.

 

Stop alle deportazioni di migranti irregolari fuori dal territorio israeliano: è quanto sta chiedendo il mondo delle ong a seguito delle recenti iniziative del governo di Netanyahu per incoraggiare l’abbandono del Paese di quanti non abbiano lo status di rifugiato. Tra le misure adottate, l’incentivo economico di 3.500 euro per la partenza entro tre mesi. Altrimenti? La legge israeliana prevede per i migranti irregolari la reclusione a tempo indeterminato e multe salate per chi offre loro accoglienza. Secondo le ong una somma anche maggiore sarebbe destinata ai Paesi che accoglieranno i migranti: al primo posto ci sarebbero Ruanda e Uganda, i quali avrebbero stipulato con Israele un accordo che prevede in cambio dell’accoglienza anche una maggior collaborazione sia militare che agricola. Ma i due Paesi dell’Africa orientale negano l’esistenza di tale accordo.

Pulizia in rete


Fino a 50 mila euro di multa per i social media che non cancellano entro 24 ore i contenuti d’odio segnalati. È quanto previsto dalla nuova legge tedesca, la prima di questo tipo nel mondo, per arginare il fenomeno dell’hate speech, in gran parte attribuito all’assenza di controlli su piattaforme come Facebook, Twitter e Instagram.

 

La legge riguarda i social media con oltre 2 milioni di iscritti. Per i contenuti più complessi da esaminare (come pagine, video, fake news) è consentito un tempo di 7 giorni prima di procedere alla rimozione. Anche l’Unione europea ha recentemente chiesto alle grandi piattaforme social di fare di più per porre un freno all’hate speech, mentre l’Inghilterra pare stia pensando ad una norma ad hoc che contenga i fenomeni di estremismo online.