A pochi mesi dal blocco del programma di relocation dei migranti, situazione ancora più critica per i minori soli. Il servizio è di Giovanna Carnevale.
In due anni di attività del programma di relocation dei migranti giunti in Italia e Grecia verso altri Stati europei, i risultati sono scoraggianti: solo uno su tre è stato ricollocato. Nel nostro Paese, si parla di circa 11.000 persone trasferite su oltre 34.000. In particolare, denuncia Save the children, sono 384 i minori stranieri non accompagnati inseriti nel programma che stanno ancora aspettando un trasferimento. E con il blocco del programma di relocation, terminato nel settembre scorso, la situazione è destinata a peggiorare. Occorre dare piena attuazione alla legge Zampa sui minori non accompagnati, sottolinea l’organizzazione, per dare effettive opportunità di integrazione e inclusione sociale a bambini e ragazzi che arrivano nel nostro Paese. Nel 2017, sono stati più di 15.000.
L’anno per la Libia si apre com’era finito con morti in mare e torture nei centri di detenzione. Ai nostri microfoni Luca Maséra dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione. (sonoro)
La giustizia americana blocca temporaneamente la decisione di Trump di eliminare la tutela ai cosiddetti dreamer, 800.000 persone arrivate negli Stati uniti da bambini con genitori migranti giudicati illegali. Almeno fino a quando varie cause non saranno risolte continueranno quindi ad essere applicate le norme dell’era Obama.
Sarebbero almeno 3.700 i cittadini arrestati in Iran nel corso delle proteste antigovernative, che nelle ultime ore si stanno smorzando. A riportarlo alcune ong locali, mentre le agenzie di stampa parlano di un migliaio di fermi. Nelle manifestazioni contro l’aumento dei prezzi e le difficoltà economiche hanno perso la vita oltre venti persone.
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È la drammatica media registrata nelle scuole e università indiane. Il fenomeno è in drammatica impennata, con un totale di quasi 9.500 ragazzi in un anno che hanno deciso di togliersi la vita. Tra le cause principali il non superamento degli esami.
Le ong denunciano le recenti misure di Israele per liberarsi dei migranti irregolari. Il servizio di Giovanna Carnevale.
Stop alle deportazioni di migranti irregolari fuori dal territorio israeliano: è quanto sta chiedendo il mondo delle ong a seguito delle recenti iniziative del governo di Netanyahu per incoraggiare l’abbandono del Paese di quanti non abbiano lo status di rifugiato. Tra le misure adottate, l’incentivo economico di 3.500 euro per la partenza entro tre mesi. Altrimenti? La legge israeliana prevede per i migranti irregolari la reclusione a tempo indeterminato e multe salate per chi offre loro accoglienza. Secondo le ong una somma anche maggiore sarebbe destinata ai Paesi che accoglieranno i migranti: al primo posto ci sarebbero Ruanda e Uganda, i quali avrebbero stipulato con Israele un accordo che prevede in cambio dell’accoglienza anche una maggior collaborazione sia militare che agricola. Ma i due Paesi dell’Africa orientale negano l’esistenza di tale accordo.
Fino a 50 mila euro di multa per i social media che non cancellano entro 24 ore i contenuti d’odio segnalati. È quanto previsto dalla nuova legge tedesca, la prima di questo tipo nel mondo, per arginare il fenomeno dell’hate speech, in gran parte attribuito all’assenza di controlli su piattaforme come Facebook, Twitter e Instagram.
La legge riguarda i social media con oltre 2 milioni di iscritti. Per i contenuti più complessi da esaminare (come pagine, video, fake news) è consentito un tempo di 7 giorni prima di procedere alla rimozione. Anche l’Unione europea ha recentemente chiesto alle grandi piattaforme social di fare di più per porre un freno all’hate speech, mentre l’Inghilterra pare stia pensando ad una norma ad hoc che contenga i fenomeni di estremismo online.
In Iran si aggrava il bilancio delle proteste contro il governo scoppiata giovedì scorso. Mentre l’esecutivo di Rohani non arretra e minaccia una dura repressione, nelle principali città europee si stanno svolgendo presidi di solidarietà con la popolazione. Ai nostri microfoni Franco Uda, responsabile, Arci Pace. (sonoro)
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In Islanda la parità salariale tra uomini e donne è legge, con la previsione di un’ammenda per aziende e uffici pubblici che non dimostrino l’uguaglianza di trattamento. Nel mondo, il gender gap negli stipendi continua ad esistere nonostante, come in Italia, vi siano già norme all’avanguardia.
Cresce la protesta delle associazioni dopo l’inchiesta del New York Times sulla vendita di armi italiane all’Arabia Saudita. Il servizio di Giovanna Carnevale.
Bombe italiane, morti yemeniti: questo il titolo dell’inchiesta del New York Times che nei giorni scorsi ha denunciato come le bombe dell’aviazione saudita, che hanno provocato più di 10mila vittime, tra cui civili nella guerra nello Yemen, siano state prodotte in Sardegna. Nel 2016, 45 licenze di vendita sono state rilasciate dall’Italia per un totale di oltre 480 milioni di euro. Già mesi fa le associazioni avevano lanciato al nostro governo un appello per interrompere la vendita di armi a Paesi implicati nel conflitto yemenita, dove è proprio l’Arabia Saudita a guidare la coalizione militare. La Camera, tuttavia, aveva votato per il respingimento dell’ipotesi di embargo verso il Paese che, attualmente, non subisce ancora alcuna restrizione internazionale e europea, nonostante la sua presenza stia alimentando nello Yemen una crisi umanitaria di estrema gravità.