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Sos Yemen


Continua nel Paese una guerra ormai fuori controllo. Il servizio di Fabio Piccolino. “Nello Yemen si continua a morire. Negli ultimi due giorni 50 persone hanno perso la vita negli scontri tra la coalizione araba e i ribelli. E’ l’ennesimo atto di una guerra da troppo tempo ormai fuori controllo, che ha registrato finora 4 mila morti e oltre 20 mila feriti. Un conflitto che ci coinvolge da vicino, perché tra i fornitori di armi dell’Arabia Saudita c’è anche l’Italia: una situazione che Amnesty International e Rete Disarmo, non hanno esitato a definire “inaccettabile”. Solo pochi giorni fa un raid aereo ha distrutto un ospedale di Medici Senza Frontiere: l’associazione umanitaria è intervenuta duramente, sottolineando come senza la garanzia che le strutture civili siano risparmiate dai bombardamenti, sia impossibile continuare a lavorare.”

Un esodo senza precedenti


L’Unione europea per la prima volta fa i conti con l’emergenza profughi. La Commissione stima che entro il 2017 arriveranno sul vecchio continente oltre 3 milioni di richiedenti asilo. Associazioni e ong chiedono a Bruxelles una politica basata sull’accoglienza e non sui muri e sulle quote.

Pugno duro


Cinquantotto licenziamenti e due arresti di giornalisti. Sono i primi atti del presidente Erdogan, fresco vincitore delle elezioni in Turchia. Secondo Reporter senza frontiere siamo di fronte ad un attacco violento della libertà di pensiero. Ascoltiamo il presidente italiano dell’associazione, Mimmo Càndito. “La vittoria schiacciante di Erdogan gli dà la possibilità di muoversi con assoluta libertà, praticamente senza controlli e mettere un bavaglio o comunque influenzare o condizionare o reprimere i percorsi della libertà di stampa quale che essa sia, cioè giornali, la televisione, la radio, ma anche gli stessi blog. Teniamo conto che la Turchia è il paese nel quale c’è il più alto numero di giornalisti in galera ed è il paese che negli ultimi mesi ha registrato il licenziamento di mille giornalisti, proprio per pressioni del potere politico.”

#FreeAhmed


È l’appello per la liberazione del giornalista camerunense Ahmed Abba, in carcere dallo scorso 30 luglio con l’accusa di sostenere Boko Haram. Il cronista stava indagando proprio sul gruppo terroristico ed è tuttora detenuto in un luogo segreto. Secondo Amnesty International, le autorità locali devono garantire il rispetto dei diritti umani.

Memoria viva


Ad un mese esatto dalla strage all’ospedale di Medici senza frontiere a Kunduz, in Afganistan, ancora non è partita nessuna indagine indipendente per trovare i colpevoli. In molte capitali del mondo la ong ricorderà oggi il tragico anniversario per chiedere verità e giustizia nei confronti delle 30 vittime.

Non è un film


Una famiglia di rifugiati curdi da due mesi è bloccata dentro l’aeroporto di Mosca. L’incredibile storia nel servizio di Fabio Piccolino. “Una famiglia di rifugiati curdi è bloccata dentro l’aeroporto di Mosca da quasi due mesi. Moglie, marito e quattro bambini dai tre ai tredici anni sono costretti a dormire sul pavimento senza poter fare una doccia, respirare aria fresca o ricevere cure mediche. Hasan, Gulistan e i loro figli sono scappati dalla Siria, dove hanno lasciato una casa distrutta dalla guerra, e hanno cercato riparo in Russia, dove però gli è stato negato la status di rifugiati. Per cercare di sbloccare questa situazione e garantire loro almeno rifugio temporaneo è stata aperta una petizione sul sito Change.org, che ha raggiunto in pochi giorni quasi 75 mila adesioni. Una storia paradossale che coinvolge proprio un Paese protagonista della campagna militare in Siria.”

Una croce sopra


Domenica la Turchia è chiamata alle urne in un clima di repressione e paura. A due anni dalla rivolta di Gezi park e a pochi mesi dalla strage alla manifestazione pacifista di Ankara c’è però voglia di cambiamento. Come ci racconta la giornalista di Dynamo Press, Serena Tarabini. “Io credo che nonostante tutto, nonostante la società turca sia profondamente colpita, ferita, shockata, spaventata e anche stanca di essere repressa, non solamente attaccata dal suo stesso governo, nonostante questo abbiamo visto tornare in piazza le persone immediatamente dopo quel gravissimo attentato. Le persone non se ne sono rimaste dentro casa spaventate, terrorizzate, ma sono andate a riprendersi quello che sentono sempre di più essere un loro spazio.”

Bombe su bombe


Un ospedale supportato da Medici Senza Frontiere nello Yemen è stato distrutto da un raid aereo della coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Non ci sono state vittime ma 200.000 persone rimangono ora senza accesso a cure mediche salvavita. A meno di un mese dall’attacco all’ospedale di Kunduz in Afghanistan, un’altra grave violazione del diritto internazionale umanitario.

110 e lode di diritti


In Germania già 15mila persone hanno chiesto di iscriversi ai corsi online della Kiron university. L’ateneo è rivolto a persone con status di rifugiato o richiedente asilo. Il percorso durerà tre anni e solo alla fine saranno richiesti i documenti d’iscrizione di cui spesso queste persone sono privi.

Di male in peggio


È di circa 280 morti il bilancio del terremoto che ha colpito l’Afghanistan e il Pakistan, Immediata la mobilitazione delle organizzazioni umanitarie:  Caritas Italiana, Medici Senza Frontiere, Action Aid e Intersos stanno organizzando gli aiuti, attivando le proprie reti sul territorio. L’impatto del sisma è stato devastante, in una zona già messa in ginocchio da anni di guerra.