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Una carovana per Kobane


È appena partita una delegazione internazionale verso la città siriana diventata, suo malgrado, simbolo di una crisi umanitaria senza fine. Presente anche l’associazione A Sud, con Salvatore Altiero. Ascoltiamolo ai nostri microfoni. “La necessità nasce da quello che ultimamente abbiamo visto e ascoltato tutti. Su quella che è stata la resistenza del popolo curdo alle barbarie dell’Isis, la resistenza di Kobane; il bambino che è diventato l’immagine simbolo del viaggio dei migranti verso l’Europa in questi giorni veniva appunto da Kobane.”

Belle speranze


Negli ultimi 25 anni la mortalità infantile nel mondo è stata dimezzata. Il servizio di Fabio Piccolino. “Negli ultimi 25 anni la mortalità infantile nel mondo è stata dimezzata. Una notizia positiva, ma tuttavia insufficiente rispetto ai cosiddetti Obiettivi di sviluppo del Millennio dell’Onu, in cui si auspicava per il 2015 una riduzione dei decessi del 75%. I progressi più significativi sono stati raggiunti in Asia orientale, America Latina e Caraibi, mentre la situazione più critica continua ad essere quella dell’Africa sub-sahariana. Secondo l’Unicef sono stati fatti dei progressi enormi per ridurrei i decessi dei bambini, ma da adesso in poi occorre uno sforzo doppio. Il prossimo 25 settembre a New York verrà approvata dalle Nazioni Unite l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che fissa gli obiettivi per i prossimi 15 anni: una sfida globale da vincere su tutti i fronti.”

Binario verde


Entro tre anni le ferrovie olandesi saranno completamente alimentate con energia eolica proveniente dalle centrali dei Pesi Bassi, del Belgio e dei Paesi Scandinavi. L’iniziativa, prima in Europa, permetterà una fortissima riduzione delle emissioni di CO2 e secondo i promotori dell’iniziativa, farà da esempio per gli altri settori.

Un’Europa per pochi


Nel vecchio continente ci sono 342 miliardari ma 123 milioni di persone, quasi un quarto della popolazione, sono a rischio povertà o esclusione sociale. È l’impietosa fotografia scattata da Oxfam sulla disuguaglianza nel continente. A pesare le politiche di austerity e gli scarsi investimenti.

Africa, è allarme deforestazione


trees129 ettari di foreste in meno in 25 anni, una superficie equivalente al Sudafrica: sono i dati preoccupanti emersi nel corso del 14° Congresso mondiale delle Foreste della Fao a Durban.
Tra i dieci paesi maggiormente interessati dal fenomeno ben cinque sono africani: Sierra Leone, Liberia, Guinea e Guinea Bissau e il bacino del Congo, che ospita il 90% delle foreste tropicali dell’Africa.
Allarmante inoltre la situazione del Madagascar, che solo nello scorso anno ha perso 320.000 ettari di foreste, circa il 2% dell’intera area boschiva.
Mentre le foreste del mondo si riducono, aumenta la popolazione, e il terreno forestale viene convertito in terreno agricolo o destinato ad altri usi, specie con lo sviluppo dell’agricoltura intensiva.
Ad influire inoltre c’è il contrabbando di legname e sfruttamento dei giacimenti minerari.

Education under fire


Tredici milioni di bambini nel mondo non hanno accesso all’istruzione a causa dei conflitti in Africa e Medio Oriente. È l’allarme lanciato da Unicef. Tra le cause principali ci sono la distruzione fisica degli edifici e il fatto che in molti casi le scuole non sono luoghi sicuri per i minori.

Senza fine


In Nigeria, l’inasprimento delle violenze compiute dagli estremisti islamici di Boko Haram ha costretto da giugno almeno 800mila civili del Nord-Est a lasciare le proprie case. Dal 2009 si calcolano 15mila morti e più di 2 milioni di sfollati. Il commento dell’africanista Giovanni Carbone. “Boko Haram ha oscillato in questi anni tra le origini di organizzazione più strettamente terroristica a organizzazione di guerriglia, che ha anche tentato il controllo di una parte del territorio nel nord della Nigeria. La Nigeria è in qualche modo in transizione perché adesso c’è un presidente che ha una grossa base di sostegno proprio presso la popolazione nell’area in cui opera Boko Haram, proprio per questo ha assicurato che la sua priorità è sconfiggere questo movimento.”

Tra muri e accoglienza


Dalla Germania che apre alla Gran Bretagna che respinge: sui profughi l’Europa è divisa in due. Il servizio è di Fabio Piccolino. “Nell’Europa dei diritti negati cresce il fronte della solidarietà. Mentre nell’Angelus di ieri, papa Francesco ha invitato tutte le parrocchie, i monasteri e i santuari ad aprire le porte ai migranti nel nome del Vangelo, circa 200 automobili di privati cittadini sono partite dall’Austria fino all’Ungheria, per aiutare centinaia di rifugiati a superare il confine. È la March of Hope, la marcia della speranza che, organizzata sui social media, rappresenta un atto politico concreto di solidarietà attiva. Accoglienza contro barriere, come le numerose iniziative che sotto la sigla #RefugeesWelcome, immaginano e provano a costruire un’Europa diversa.”

Binario morto


A Budapest migliaia di migranti restano stipati all’interno dei treni con la speranza di arrivare verso il nord Europa. Una situazione che si fa di ora in ora sempre più drammatica. Il commento di Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. “La situazione è assolutamente parossistica, paradossale, è un qualcosa da vivere da europei in territorio europeo che ha l’impressione che non possa essere vero. Oggi a Budapest regna il caos perché ancora non è stata definita una policy e una decisione strategica chiara a livello europeo tra i diversi stati membri.”

Sos Yemen


Duemila vittime in sei mesi: sono i numeri drammatici del conflitto nel Paese che sta determinando una delle peggiori crisi umanitarie del mondo. Secondo la Croce Rossa Internazionale, 21 milioni di persone hanno bisogno di assistenza immediata e 6 milioni sono a rischio di insicurezza alimentare.