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Education under fire


Tredici milioni di bambini nel mondo non hanno accesso all’istruzione a causa dei conflitti in Africa e Medio Oriente. È l’allarme lanciato da Unicef. Tra le cause principali ci sono la distruzione fisica degli edifici e il fatto che in molti casi le scuole non sono luoghi sicuri per i minori.

Senza fine


In Nigeria, l’inasprimento delle violenze compiute dagli estremisti islamici di Boko Haram ha costretto da giugno almeno 800mila civili del Nord-Est a lasciare le proprie case. Dal 2009 si calcolano 15mila morti e più di 2 milioni di sfollati. Il commento dell’africanista Giovanni Carbone. “Boko Haram ha oscillato in questi anni tra le origini di organizzazione più strettamente terroristica a organizzazione di guerriglia, che ha anche tentato il controllo di una parte del territorio nel nord della Nigeria. La Nigeria è in qualche modo in transizione perché adesso c’è un presidente che ha una grossa base di sostegno proprio presso la popolazione nell’area in cui opera Boko Haram, proprio per questo ha assicurato che la sua priorità è sconfiggere questo movimento.”

Tra muri e accoglienza


Dalla Germania che apre alla Gran Bretagna che respinge: sui profughi l’Europa è divisa in due. Il servizio è di Fabio Piccolino. “Nell’Europa dei diritti negati cresce il fronte della solidarietà. Mentre nell’Angelus di ieri, papa Francesco ha invitato tutte le parrocchie, i monasteri e i santuari ad aprire le porte ai migranti nel nome del Vangelo, circa 200 automobili di privati cittadini sono partite dall’Austria fino all’Ungheria, per aiutare centinaia di rifugiati a superare il confine. È la March of Hope, la marcia della speranza che, organizzata sui social media, rappresenta un atto politico concreto di solidarietà attiva. Accoglienza contro barriere, come le numerose iniziative che sotto la sigla #RefugeesWelcome, immaginano e provano a costruire un’Europa diversa.”

Binario morto


A Budapest migliaia di migranti restano stipati all’interno dei treni con la speranza di arrivare verso il nord Europa. Una situazione che si fa di ora in ora sempre più drammatica. Il commento di Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. “La situazione è assolutamente parossistica, paradossale, è un qualcosa da vivere da europei in territorio europeo che ha l’impressione che non possa essere vero. Oggi a Budapest regna il caos perché ancora non è stata definita una policy e una decisione strategica chiara a livello europeo tra i diversi stati membri.”

Sos Yemen


Duemila vittime in sei mesi: sono i numeri drammatici del conflitto nel Paese che sta determinando una delle peggiori crisi umanitarie del mondo. Secondo la Croce Rossa Internazionale, 21 milioni di persone hanno bisogno di assistenza immediata e 6 milioni sono a rischio di insicurezza alimentare.

I soliti a pagare


Caritas Italiana pubblica un nuovo Dossier dedicato all’ambiente. Nel documento si sottolinea l’innalzamento costante delle temperature, il depauperamento progressivo degli ecosistemi, l’aumento dei disastri naturali del 470% negli ultimi 30 anni.

Fuori dal tunnel


La situazione dell’epidemia di Ebola in Africa occidentale è molto migliorata rispetto a qualche mese fa. L’emergenza non è ancora finita ma la diminuzione del numero di pazienti permette alle strutture sanitarie di occuparsi di chi è ancora malato, riducendo ulteriormente i rischi di contagio.

Porte chiuse


In Gran Bretagna si discute di nuove politiche sull’immigrazione che escluderebbero anche i lavoratori europei. Il servizio è di Fabio Piccolino. “La Gran Bretagna stringe sull’immigrazione. Il ministro dell’interno Teresa May ha infatti annunciato nuove politiche per regolare il flusso di stranieri definendo l’attuale gestione fuori controllo e pericolosa per il sistema di welfare europeo. La proposta del ministro prevede la riforma della libera circolazione comunitaria e la permanenza nel Regno Unito soltanto a chi possiede un lavoro. Nell’ultimo anno il paese ha raggiunto il massimo livello di immigrati. Sono 329 mila le persone arrivate, prevalentemente dall’Africa sub-sahariana e dall’Asia. Le nuove politiche migratorie chiudono di fatto le porte anche ai disoccupati che provengono da altri paesi europei, compresi i molti italiani che cercano fortuna oltre Manica.”

Strage senza fine


Circa 200 cadaveri di migranti, individuati dalla Guardia costiera libica davanti alle coste di Zuwara, dopo un doppio naufragio, si aggiungono alle 71 vittime trovate soffocate nel tir abbandonato trovato ieri in Austria. Fabrice Leggeri, direttore di Frontex, l’agenzia europea per la sorveglianza delle frontiere, evidenzia che tra gennaio e luglio l’ Unione Europea ha registrato 340mila ingressi irregolari, un aumento del 175%. “Le ragioni sono geopolitiche: la guerra in Siria, l’espansione dello Stato islamico in Iraq e più in generale la destabilizzazione del Medio Oriente. La situazione richiede azioni di altra natura da parte dell’ Europa. A cominciare da una maggiore collaborazione all’interno dell’Unione per aiutare sul campo gli Stati membri in difficoltà”.

Porta chiusa


Lo scaricabarile dei paesi balcanici intralcia l’esodo dei migranti. Questa è l’analisi di Francesco Martino dell’Osservatorio Balcani e Caucaso: “Tutta l’area risente del fenomeno, ma non c’è nessun coordinamento – dice Martino – Ognuno ha una duplice politica: scoraggiare gli ingressi dei profughi e favorirne l’uscita. È l’Ungheria, la porta d’Europa sbattuta in faccia ai migranti”.