Secondo l’Unicef ci sono 250mila bambini malnutriti nello Stato africano: se non verranno approntate le cure necessarie, 1 su 5 rischia di morire. All’allarme per l’assenza di acqua, cibo e strutture igienico sanitarie adeguate, si unisce quello per il supporto psicologico, in un Paese martoriato dalle violenze di Boko Haram.
Si calcola che in sette anni di conflitto Boko Haram abbia causato la morte di oltre 12 mila persone, mentre due milioni e mezzo sono state costrette a cercare riparo nel sud del paese o in altre nazioni. La crisi alimentare sta colpendo in particolare la regione del Borno, a nordest del paese, al confine con il Ciad.
La strada è ancora lunga
Alla Conferenza internazionale sull’Aids in corso a Durban, Medici senza frontiere chiede ai leader globali di implementare un piano d’azione per affrontare la grave mancanza di accesso al trattamento nei paesi dell’Africa occidentale e centrale, dove meno del 30% delle persone ha accesso alle cure. Vittoria Gherardi di Msf.
#NoBavaglioTurco
Oggi a Roma il flash mob sotto l’ambasciata della Turchia per richiamare l’attenzione sulle violazioni dei diritti civili e la demolizione dello stato di diritto ad Ankara, dopo il tentativo di colpo di stato fallito nei giorni scorsi. L’iniziativa è organizzata da Articolo 21, Usigrai e Federazione nazionale della stampa.
L’iniziativa ha l’obiettivo di chiedere la scarcerazione dei giudici e dei cronisti arrestati, per sollecitare le istituzioni comunitarie a fare la loro parte.
Ma vuole anche essere un segnale verso i media, affinchè non si spengano i riflettori e si continui a dare voce e sostegno a chi continua ogni giorno a battersi per la tutela dei diritti umani e per il ripristino dell’ordinamento democratico,
Gli arresti arbitrari, le foto dei prigionieri denudati, la chiusura dei siti, la ripresa delle minacce verso gli ultimi media indipendenti, il ventilato ripristino della pena di morte non sono compatibili con la democrazia.
L’appuntamento è alle 14.30, in via Palestro, davanti alla sede dell’ambasciata turca.
Profughi e richiedenti asilo, chi ospita di più sono i Paesi poveri
Nonostante si parli di “invasione” di immigrati in Italia e in Europa, sono i Paesi più poveri al mondo che ospitano la maggior parte dei profughi e richiedenti asilo.
Secondo il rapporto di Oxfam “La misera accoglienza dei ricchi del mondo”, nel 2015 le sei economie più grandi del pianeta (Stati Uniti, Cina, Giappone, Francia, Germania e Regno Unito, che insieme rappresentano il 56,6% del pil globale) hanno ospitato complessivamente 2,1 milioni di rifugiati e richiedenti asilo, ovvero l’8,8% del totale. Contemporaneamente, Giordania, Turchia, Libano, Sud Africa, Pakistan e Territorio Palestinese Occupato si sono fatti carico di oltre 11,9 milioni, nonostante rappresentino insieme il 2% dell’economia mondiale.
Il nostro Paese, in realtà non nuovo all’accoglienza di immigrati dopo l’esperienza degli anni Novanta della crisi albanese, ha ospitato nello scorso anno quasi 135mila persone (lo 0,6% del totale), ma è ancora lontana dalle cifre tedesche, che si attestano attorno a 736mila. Il Regno Unito ha invece accolto 168mila rifugiati: un numero “vergognoso”, secondo il direttore esecutivo di Oxfam del Regno Unito Mark Goldring.
In base ai numeri della confederazione internazionale specializzata in aiuti umanitari, oggi sono più di 65 milioni le persone in fuga in tutto il mondo a causa, di conflitti, persecuzioni e violenze: si tratta del numero più alto mai registrato. Un terzo di queste persone sono rifugiati e richiedenti asilo, provenienti soprattutto dalla Siria, ma anche da Paesi che registrano un elevato tasso di instabilità politica come il Burundi, il Sud Sudan, l’Iraq e lo Yemen.
Bombe illegali
Nonostante una legge dello Stato lo vieti, l’Italia continua ad esportare armi a Paesi in guerra per otto miliardi di euro. È la denuncia della Rete Disarmo, ascoltiamo ai nostri microfoni uno dei coordinatori Giorgio Beretta. (sonoro)
Ritorno al passato
Il fallito golpe in Turchia fortifica la leadership di Erdogan che annuncia un nuovo pugno duro in tutto il Paese. Il servizio di Fabio Piccolino.
Il tentato golpe fa tornare d’attualità il tema dei diritti umani in Turchia. All’indomani del fallimento del colpo di stato, il presidente Erdogan sembra avere tutta l’intenzione di consolidare il proprio potere a discapito del rispetto delle libertà individuali. Secondo la Corte Europea, la Turchia è il paese dove i diritti umani vengono infranti più di ogni altro in Europa, e la violazione più comune è proprio quella che prevede il diritto ad un giusto processo. Negli ultimi anni il governo di Erdogan si è reso protagonista del controllo dei mezzi di informazione, dell’arresto degli oppositori politici e dei giornalisti, e dell’oscuramento dei social network. I seimila arresti delle ultime ore non fanno presagire un futuro sereno.
#PortesOuvertesNice
È l’hashtag lanciato dal comune di Nizza subito dopo l’attacco terroristico di questa notte per fornire aiuto e assistenza alle vittime. La solidarietà ha cominciato ad organizzarsi immediatamente attraverso i social, proprio come avvenuto lo scorso novembre dopo gli attentati di Parigi. In campo anche tante associazioni internazionali.
Alla fame
Secondo l’ultimo rapporto di Save the children, ogni anno oltre tre milioni di bambini muoiono per denutrizione. Il servizio di Giovanna Carnevale.
Sono oltre tre milioni i bambini che ogni anno muoiono per malnutrizione, l’80% dei quali vive nell’Africa sub-sahariana o in Asia meridionale. Secondo Save the children, nonostante l’incidenza della malnutrizione cronica sia diminuita di un terzo dal 1990 ad oggi, i progressi fatti in questo verso sono stati lenti e diseguali, svantaggiando, ad esempio, i bambini delle aree rurali rispetto a quelli delle città. Anche fenomeni climatici globali che causano siccità incidono sul quadro già drammatico. I governi di tutto il mondo hanno aderito all’obiettivo di riduzione dei casi di malnutrizione cronica del 40% entro il 2025 e di eliminazione di tutte le forme il 2030. Ma “mai come adesso”, ha detto Daniela Fatarella, vicedirettore di Save the children Italia, “il bisogno di continuare nella lotta è reale e urgente”.
Ong nel mirino
Il Parlamento israeliano ha approvato una legge che prevede controlli più severi per le organizzazioni non governative che ricevono oltre la metà dei finanziamenti da governi esteri. Secondo le opposizioni, il provvedimento tende a colpire soprattutto i soggetti di sinistra che difendono i diritti dei palestinesi.
Guerra civile
Violenti scontri tra forze di governo e opposizione nella capitale del Sud Sudan, dove sono già morte oltre duecento persone e diecimila, secondo l’Onu, stanno tentando la fuga. Il Consiglio di sicurezza ha chiesto ai Paesi africani di inviare caschi blu supplementari per porre fine alle ostilità.
Il Sud Sudan arriva al quinto anno di indipendenza con una settimana di combattimenti che stanno provocando fuga generale e vittime nella capitale Juba. Gli scontri vedono da una parte le forze fedeli al presidente Salva Kiir e dall’altra quelle che appoggiano il vicepresidente Riek Machar.
Almeno duecento sono i morti finora, ma la conta è difficile perché, riporta una fonte del luogo all’Ansa, i soldati impediscono ai medici di esaminare i corpi. Il segretario dell’Onu Ban ki-Moon ha lanciato un appello per far cessare “questa insensata e inaccettabile violenza che ha il potenziale di far regredire i progressi fatti finora nel processo di pace”.
Foto: Ansa