A Taormina il vertice dei grandi della Terra si chiude senza accordi importanti. Il servizio di Fabio Piccolino.
“Un grande nulla di fatto”: è insufficiente il giudizio delle associazioni e delle ong dopo il G7 di Taormina. Secondo Oxfam, i leader mondiali non hanno dimostrato la volontà di affrontare seriamente le grandi questioni del nostro tempo, come la fame e la crisi migratoria.
La Coalizione italiana contro la povertà ha parlato di “summit dai risultati insoddisfacenti”, mentre Save the Children ha sottolineato l’assenza di una visione comune sul tema della migrazione, nonostante il vertice si sia tenuto in un luogo simbolo come la Sicilia. Secondo Medici Senza Frontiere la risposta alla crisi umanitaria non può essere la criminalizzazione delle persone in fuga. Mentre sul clima, pesa la posizione della nuova amministrazione americana, che ha preso tempo sull’attuazione degli accordi di Parigi.
G7, una sfida da vincere
Si apre oggi il summit dei grandi della Terra. Per ong e associazioni al centro deve esserci il tema dell’immigrazione e il diritto al cibo. Il servizio di Fabio Piccolino.
La scelta di Taormina come sede del vertice del G7 aveva l’obiettivo di tener viva l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sul tema delle migrazioni e dei profughi: le associazioni e le ong che si occupano di diritti hanno espresso tuttavia preoccupazione per quello che potrebbe rivelarsi un “accordo al ribasso”. Il timore di Action Aid è che si facciano dei “passi indietro su alcuni temi fondamentali”, come gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030. Oxfam chiede che i leader mondiali trovino una soluzione per affrontare le carestie che minacciano 30 milioni di persone in Sud Sudan, Yemen, Somalia e Nigeria. Unicef infine pone l’accento sui minori migranti, con un evento simbolico che invita a riflettere su chi è costretto a lasciare la propria terra rischiando la vita.
Spunta l’arcobaleno
Taiwan si avvia alla legalizzazione delle unioni tra le persone dello stesso sesso. La Corte costituzionale infatti ha dichiarato illegittima la legge secondo cui il matrimonio può esistere solo tra un uomo e una donna. Si tratterebbe del primo paese asiatico ad approvare le nozze gay.
Lo scorso dicembre una proposta di legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso era stata presentata dal partito progressista di Tsai Ing-wen,ma le proteste delle forze politiche conservatrici e di quelle religiose ne avevano ostacolato il percorso. La sentenza della Corte, presa da quattordici giudici, sembra essere però decisiva per un cambiamento normativo. Taiwan è considerato uno dei paesi più progressisti dell’Asia, uno dei pochi che organizza ogni anno il gay pride.
Un’altra via
L’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi ha lanciato un appello a Tripoli per la liberazione dei richiedenti asilo bloccati nei centri di detenzione per migranti in Libia, auspicando soluzioni alternative per chi viene da paesi in conflitto. “I bambini, le donne e gli uomini che hanno già molto sofferto – ha detto – non dovrebbero sopportare queste difficoltà”.
I centri di detenzione di questo tipo sono circa quaranta in Libia, dove migliaia di migranti vivono in condizioni precarie dopo essere stati intercettati o salvati nel Mediterraneo durante le loro traversate verso l’Europa. UNHCR ha assicurato di aver ottenuto la liberazione di più di 800 rifugiati vulnerabili e richiedenti asilo negli ultimi 18 mesi. Dopo una visita in un centro di detenzione libico, Filippo Grandi si è detto “scioccato dalle condizioni difficili nelle quali i rifugiati e i migranti sono detenuti” e ha promesso di rafforzare la presenza della sua organizzazione in Libia se le condizioni di sicurezza lo permettono, per fornire assistenza anche alle centinaia di migliaia di sfollati libici all’interno del Paese.
Foto: Globalist
Piena emergenza
Sono quasi due milioni le persone in fuga dal Sud Sudan a causa del conflitto, della siccità e della carestia. E la metà di loro sono bambini. Francesco Luna del Programma alimentare mondiale. (sonoro)
Gaza al buio
La chiusura dell’unica centrale elettrica della Striscia, il mese scorso, sta rendendo ancora più dura la vita di oltre due milioni di persone. Il servizio di Fabio Piccolino.
Mentre il presidente degli Stati Uniti Trump visita Israele, Gaza è senza corrente: il mese scorso è stata chiusa infatti l’unica centrale elettrica. Per le circa due milioni di persone che abitano la zona significa rinunciare all’energia tra le 16 e le 20 ore al giorno, con tutte le conseguenze che questo comporta: gli ospedali hanno cancellato gli interventi chirurgici che non siano emergenze, le riserve d’acqua sono carenti, mentre la maggior parte degli elettrodomestici sono fusi perché la corrente va e viene troppo spesso. Le Nazioni Unite hanno messo a disposizione del carburante per i generatori e stanno contribuendo al funzionamento degli impianti di desalinizzazione, che stanno però funzionando al 15% delle proprie capacità.
Incubo verde
Un colosso del legname ha portato davanti a un tribunale statunitense Greenpeace per la sua campagna a difesa delle foreste boreali, un ecosistema che offre casa a 20mila specie animali e vegetali. La multinazionale chiede 200 milioni di dollari che significherebbe la chiusura dell’associazione ambientalista.
Senza fine
Continuano le violenze in piazza in Venezuela, dove da inizio aprile sono morte 48 persone nelle proteste contro il presidente in carica Nicolas Maduro. Difficile anche la vita quotidiana nelle città, come spiega da Caracas il professor Francisco Pellegrino dell’Università cattolica Andrés Bello. (sonoro)
Liberi tutti
Oggi ricorre la Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia. Data che coincide con la rimozione dell’omosessualità nel 1990 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dalla lista delle patologie mentali. Nonostante questo, milioni di persone sono ancora oggetto di crimini d’odio e discriminazioni nel mondo.





