A pochi giorni dai vertici dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, 260 economisti e accademici rivolgono un appello ai vertici di Bruxelles per un accordo sulla Tassa sulle Transazioni Finanziarie. Il servizio di Giovanna Carnevale.
La Tobin tax in Europa non può più attendere. È tecnicamente fattibile, economicamente e socialmente desiderabile. Questa l’opinione dei sottoscrittori dell’appello ai vertici europei, promosso dalle Robin Hood Tax Campaigns tra cui l’italiana ZeroZeroCinque, per chiedere che si raggiunga finalmente un accordo per la tassa sulle transazioni finanziarie. Secondo le stime della Commissione europea, l’imposta è in grado di raccogliere fino a 22 miliardi di euro su base annua, che per i firmatari dell’appello potrebbero essere utilizzati per la lotta alla povertà domestica, ai cambiamenti climatici e in misure socio-sanitarie. Oltre novanta sono state le adesioni di accademici italiani, tra cui Leonardo Becchetti, Mario Pianta, Stefano Zamagni e Marco Causi.
Superare Frontex
È diventata operativa la nuova guardia di frontiera e costiera europea, che ha l’obiettivo di fornire un coordinamento internazionale sulla questione dei migranti. La nuova agenzia avrà più fondi e più uomini ed è stata inaugurata simbolicamente al confine tra Bulgaria e Turchia.
“Oggi l’Unione europea ha trasformato le ambizioni sul clima in azione per il clima”, ha dichiarato il presidente della Commissione Jean Claude Juncker. “L’accordo di Parigi è il primo di questo tipo e non sarebbe stato possibile senza l’Unione europea. Oggi abbiamo continuato a dimostrare leadership e dato prova che, insieme, l’Unione europea porta risultati concreti”. La ratifica è stata approvata con 610 voti a favore, 38 contrari e 31 astenuti. Lo scorso settembre anche Stati Uniti e Cina hanno ratificato l’accordo e depositato presso le Nazioni Unite i relativi documenti, raggiungendo così uno storico accordo.
C’è chi dice no
Con uno scarto di 65 mila voti, la Colombia ha respinto l’accordo firmato tra governo e gli ex guerriglieri delle Farc. Un risultato che tuttavia non impedisce il proseguimento del cammino verso la pace. Sentiamo Jairo Agudelo Taborda, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Barranquilla. (sonoro)
Foto: Bbc.com
Passo storico
Il Parlamento europeo ha ratificato a larga maggioranza l’accordo sul clima di Parigi, che sarà quindi applicato a partire da venerdì. Anche l’India, terzo inquinatore mondiale, ha depositato la sua firma all’Onu, portando quindi a superare la soglia minima di 55 nazioni necessaria per l’entrata in vigore del trattato. L’Italia però non è ancora tra questi.
“Oggi l’Unione europea ha trasformato le ambizioni sul clima in azione per il clima”, ha dichiarato il presidente della Commissione Jean Claude Juncker. “L’accordo di Parigi è il primo di questo tipo e non sarebbe stato possibile senza l’Unione europea. Oggi abbiamo continuato a dimostrare leadership e dato prova che, insieme, l’Unione europea porta risultati concreti”. La ratifica è stata approvata con 610 voti a favore, 38 contrari e 31 astenuti.
Lo scorso settembre anche Stati Uniti e Cina hanno ratificato l’accordo e depositato presso le Nazioni Unite i relativi documenti, raggiungendo così uno storico accordo.
Muro contro muro
Nonostante il non raggiungimento del quorum del referendum, il presidente ungherese Orban insiste e vuole cambiare la Costituzione per bloccare i profughi in entrata. Una decisione che riguarda tutta l’Europa. Coma racconta ai nostri Carlotta Sami dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. (sonoro)
Mai più
Prima Giornata della Memoria delle vittime dell’immigrazione. Il 3 ottobre di tre anni fa, 368 persone morirono annegate al largo di Lampedusa. Il servizio di Giovanna Carnevale.
Una speranza disattesa: quella dell’ottobre 2013 doveva essere l’ultima strage nel Mediterraneo, invece dopo i circa 370 migranti morti mentre tentavano di raggiungere l’Italia, le vittime sono aumentate. Secondo l’Unicef, quasi 11.500 persone fino ad oggi. Il mondo associativo continua a chiedere la costruzione di corridoi umanitari per mettere in sicurezza i migranti e la fine dell’innalzamento di muri in Europa che violano i diritti umani. In occasione del terzo anniversario di quel tragico tre ottobre, sono tante le iniziative nel nostro Paese che celebrano il ricordo del naufragio e chiedono giustizia. Tra le altre, si conclude oggi quella a Lampedusa organizzata insieme al Comitato 3 ottobre all’insegna dello slogan: proteggere le persone, non i confini.
Infanzia sotto assedio
“I bambini di Aleppo sono intrappolati in un incubo”: è l’allarme lanciato dall’Unicef secondo cui da venerdì scorso, sono stati uccisi almeno 96 minori e 230 sono stati feriti. Il sistema sanitario è al collasso e ieri si è registrato il bombardamento di due ospedali, costato la vita a sei persone.
Sono 250.000 i civili assediati nel settore orientale di Aleppo, dove dalla scorsa settimana gli intensi bombardamenti da parte delle forze governative hanno ucciso circa 400 persone e ferito altre 1700.
Nella stessa zona sono rimasti sul campo soltanto 30 medici: secondo l’Unicef i bambini con poche possibilità di sopravvivenza vengono spesso lasciati morire perché le scorte sono poche e limitate.
Per l’organizzazione umanitaria “Niente può giustificare un tale violenza sui bambini e una tale non curanza del valore della vita umana. La sofferenza, e il suo impatto sui bambini, è sicuramente la cosa peggiore che abbiamo visto”.
A secco
Lo Yemen, dilaniato dai bombardamenti sauditi e le offensive dei ribelli si trova a dover affrontare una grave emergenza idrica. Secondo la Banca Mondiale, il 70% della popolazione non ha accesso ad acqua potabile sicura: milioni di persone sono sull’orlo della carestia.
Un tempo lo Yemen, uno dei paesi più aridi sulla terra, era noto per le sue sofisticate tecniche di conservazione dell’acqua. Oggi le riserve sono stanno finendo: in nessun altro paese del mondo il tasso di esaurimento delle falde acquifere procede così rapidamente.
La carenza di acqua e di cibo, è aggravata dalla distruzione delle infrastrutture da vari gruppi in conflitto e il blocco imposto dalla coalizione saudita.
Corsa alla terra
Aumentano nel mondo i casi di compravendita forzata di milioni di ettari di foreste, coste e terreni coltivati. La maggior parte avviene nei Paesi poveri e senza tenere conto dei diritti delle comunità che vi risiedono. La denuncia di Giorgia Ceccarelli della ong Oxfam, che ha realizzato il rapporto sul land grabbing. (sonoro)
In ginocchio
Quasi due milioni di persone ad Aleppo sono di nuovo senza acqua corrente, dopo che una stazione di pompaggio è stata danneggiata dagli attacchi e un’altra è stata disattivata. La denuncia arriva da Unicef, che fa sapere che aumenterà il trasporto idrico di emergenza in tutta la città, ma anche che questa soluzione non è sostenibile nel lungo periodo.
“Privare i bambini dell’ acqua li mette a rischio di terribili epidemie di malattie trasmesse dall’acqua e si aggiunge alla sofferenza, alla paura e all’orrore che i bambini di Aleppo vivono a ogni giorno”, si legge nella nota di Unicef. “Nella parte orientale di Aleppo, la popolazione dovrà ricorrere ad acqua di pozzo altamente contaminata. Nella parte occidentale, i già esistenti pozzi d’acqua profondi saranno una fonte d’acqua alternativa sicura”. “Per la sopravvivenza dei bambini è fondamentale che tutte le parti in conflitto fermino gli attacchi contro le infrastrutture idriche, diano accesso per valutare e riparare i danni alla stazione di Bab-al- Nayrab, e facciano di nuovo passare l’acqua alla stazione di Suleiman al-Halabi”.
Foto: Huffington Post