La Lega algerina per la difesa dei diritti umani ha denunciato che il governo di Algeri ha arrestato centinaia di immigrati provenienti da vari paesi africani, rei di essere entrati illegalmente. Secondo l’Aldhr, la polizia ha compiuto raid in varie zone della Capitale, catturando circa 1.400 persone tra cui anche donne incinte e minori.
(Foto: AFP)
Una mano globale
Oggi si festeggia la giornata internazionale del volontariato. Tanti gli eventi in programma. Il servizio di Giovanna Carnevale.
Sono oltre un miliardo in tutto il mondo i volontari che dedicano il loro tempo libero per sostenere iniziative di pace, fornire assistenza medica, vegliare sui diritti umani e operare in vari settori del sociale. Per riconoscere e promuovere il loro lavoro, l’Assemblea delle Nazioni Unite ha istituito nel 1985 la Giornata mondiale del Volontariato, di cui oggi si celebra la 31esima ricorrenza. Numerose, in Italia, le iniziative organizzate per questa data, per la prima volta raccolte in un sito, divise per regione e tipologia. giornatavolontariato.csvnet.it è il portale pensato dai centri di servizio dove compaiono tutte le feste, i convegni e le manifestazioni sui territori. L’elenco potrà essere integrato con una semplice segnalazione online, mentre il sito resterà uno spazio permanente in cui rendere visibili i momenti di riflessione sulla giornata del volontariato.
Morte di un clown ad Aleppo
Si chiamava Anas Al Basha, aveva 24 anni e per lavoro si era scelto quello di portare un sorriso ai bambini siriani traumatizzati dai bombardamenti. Ieri è stato ucciso da un raid aereo mentre si trovava con i suoi colleghi dell’Associazione Space for Hope.
Per il sottosegretario dell’Onu per gli Affari umanitari, Aleppo, straziata dai combattimenti, rischia di diventare un “gigantesco cimitero”. 224 organizzazioni della società civile hanno lanciato un appello ai membri delle Nazioni Unite affinché in Siria cessino gli attacchi illegali e sia garantito l’accesso per gli aiuti umanitari. Di seguito è riportato il testo:
“Il Consiglio di sicurezza ha tradito i siriani. In quasi sei anni di conflitto, quasi mezzo milione di persone ha perso la vita e 11 milioni sono state costrette a lasciare le loro case.
Di recente, i governi della Siria e della Russia e i loro alleati hanno portato a termine attacchi illegali sui quartieri orientali di Aleppo, nel totale disprezzo per i 250.000 civili lì intrappolati.
I gruppi armati di opposizione a loro volta hanno colpito con colpi di mortaio e altri proiettili i quartieri di Aleppo ovest, anche se secondo l’Alto commissario Onu per i diritti umani “gli attacchi indiscriminati contro la parte orientale della città da parte delle forze governative e dei loro alleati sono responsabili della stragrande maggioranza delle vittime civili.
I tentativi di porre fine a queste atrocità e di chiamare a risponderne i responsabili sono stati ripetutamente bloccati dalla Russia, che continua a fare cattivo uso del suo potere di veto all’interno del Consiglio di sicurezza.
L’Inviato speciale per la Siria, Staffan de Mistura, ha ammonito che le Nazioni Unite non permetteranno ‘un’altra Srebrenica, un altro Ruanda, una possibilità che tristemente siamo in grado di vedere davanti a noi se qualcosa non verrà fatto’.
Tuttavia, non c’è segnale che la paralisi del Consiglio di sicurezza terminerà presto. Il guardiano della pace e della sicurezza internazionali non ha saputo svolgere il ruolo affidatogli dalla Carta delle Nazioni Unite ed è venuto meno alla responsabilità di proteggere la popolazione siriana.
Questo è il motivo per cui, come coalizione di 224 organizzazioni della società civile, sollecitiamo gli stati membri delle Nazioni Unite a richiedere la convocazione di una sessione speciale di emergenza dell’Assemblea generale, che chieda la fine degli attacchi illegali contro Aleppo così come contro altre zone della Siria e l’accesso umanitario immediato e non ostacolato in modo che aiuti vitali possano arrivare a tutti coloro che ne hanno bisogno. Gli stati membri dovrebbero anche prendere in considerazione possibili soluzioni per portare di fronte alla giustizia i responsabili dei gravi crimini di diritto internazionale commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto.
Abbiamo apprezzato la leadership mostrata dal Canada nel sollecitare un’azione dell’Assemblea generale. Ora chiediamo a tutti gli stati membri a unirsi ai 73 stati, di ogni regione del mondo, che hanno fatto altrettanto aderendo alla loro iniziativa.
Questi paesi dovrebbero collaborare nel chiedere la convocazione, nel tempo più breve possibile, di una sessione speciale di emergenza, come già fatto in passato quando l’azione del Consiglio di sicurezza risultava bloccata.
Chiediamo, in particolare, ai 112 sostenitori del Codice di condotta su responsabilità, coerenza e trasparenza – che prevede l’impegno ad appoggiare ‘azioni tempestive e decisive’ per prevenire o porre fine a genocidi, crimini di guerra e crimini contro l’umanità – a unirsi a quel tentativo e a promuovere azioni significative attraverso l’Assemblea generale.
La mancanza d’azione non dovrebbe far parte delle opzioni possibili.
Gli stati membri delle Nazioni Unite devono usare tutti gli strumenti diplomatici a loro disposizione per fermare le atrocità e proteggere milioni di civili siriani. La storia giudicherà severamente coloro che non lo faranno”.
Getting to zero
È l’obiettivo dell’organizzazione mondiale della sanità in occasione della Giornata internazionale contro l’Aids. Il servizio di Fabio Piccolino.
Zero nuove infezioni, zero discriminazioni, zero morti: un obiettivo ambizioso ma non impossibile che l’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa da qui al 2030 per celebrare la Giornata mondiale per la lotta all’Aids. Sono quasi 36 milioni nel mondo le persone positive all’HIV: in Europa un sieropositivo su sette non sa di esserlo. Anche per questo da oggi sarà disponibile anche in Italia un kit per l’autodiagnosi della sieropositività, reperibile in farmacia senza bisogno di ricetta medica.
In Sudafrica intanto, è iniziata la sperimentazione di un nuovo vaccino che interesserà oltre 5000 persone e che si concluderà nel 2020. Si tratta dello studio più grande mai realizzato nel Paese, dove ogni giorno vengono infettate dal virus mille persone.
Non c’è pace
Raccolti distrutti, scuole inagibili, violenze sulle categorie più vulnerabili. A quasi due mesi dal passaggio dell’uragano ad Haiti, è questa la situazione sull’isola caraibica: Matthew ha colpito oltre 2 milioni di persone, di cui 900 mila bambini.
In tre grandi dipartimenti del Paese (Grand’Anse, Sud e Nippes) ha distrutto la totalità dei raccolti, mentre nelle zone del Sud, in cui i principali centri sono villaggi rurali (come Saint Louis, Saint Jean e Tiburon), ne è andato perduto l’80 per cento. Persino gli alberi da frutto sono stati sradicati: “Qui il cocco è una fonte di reddito importante, è venduto a livello nazionale e all’estero. E anche se ripiantato, impiega 6 anni a ricrescere – spiega Chiara Caporizzi, rappresentante della ong bolognese Gvc ad Haiti –. I campi sono pieni di detriti, alberi caduti e carcasse di animali. Pensare che nel giro di qualche settimana si sarebbero dovuti raccogliere fagioli, patate e tutti gli altri prodotti alla base dell’alimentazione. Andando a visitare queste zone il contrasto fra la bellezza dei luoghi, il mare limpidissimo, le montagne maestose, e la rovina nei campi, con tutti – ma proprio tutti – gli alberi recisi, è impressionante”.
Ultimo saluto
Cuba si prepara a vivere una settimana di lutto nazionale. Le ceneri di Fidel Castro percorreranno l’isola, da Oriente a Occidente, toccando i luoghi che hanno scandito la storia della rivoluzione. Fino a raggiungere Santiago de Cuba dove domenica 4 dicembre, si svolgeranno i funerali di Stato. Sul presidente sentiamo il commento del professor Antonio Maria Baggio, esperto di politica latinoamericana. (sonoro)
L’omicidio di Stato non è estinto
Mentre l’Onu approva una risoluzione per invocare una moratoria universale delle esecuzioni in tutto il mondo si registra un nuovo consenso verso la pena di morte. Il servizio di Fabio Piccolino.
Le Nazioni Unite hanno appena approvato una risoluzione per una moratoria universale delle esecuzioni, ma la pena di morte è una pratica più che mai in voga, cresciuta del 54% nel 2015.
Negli Stati Uniti la pena capitale è ancora in vigore in 32 stati, e contemporaneamente alle elezioni che hanno portato Donald Trump alla Casa bianca, è stata ripristinata in Nebraska e difesa in California e in Oklahoma.Una tendenza in preoccupante ascesa anche alla luce della situazione politica di alcuni paesi: il presidente turco Erdogan ha minacciato il ritorno del boia in seguito al fallito golpe dello scorso 15 luglio , così come Rodrigo Duterte nelle Filippine, che auspica il ripristino delle impiccagioni come soluzione finale alla dura politica intrapresa contro il narcotraffico.
Col fiato sospeso
Il presidente dell’autorità francese sulla sicurezza nucleare ha lanciato un allarme sulla situazione dei reattori nel Paese, la cui sicurezza è sempre meno garantita. Il quadro è diventato molto preoccupante dall’aprile 2015, ha detto, e per questo motivo 12 impianti sono attualmente fermi o stanno per essere fermati.
La maggior parte dei reattori nucleari francesi sono stati costruiti negli anni Settanta, e oggi richiedono una costosa manutenzione e garantiscono sempre minore sicurezza. Dalle centrali dipende circa il 78% dell’elettricità in Francia, nonostante la legge varata lo scorso anno dal governo socialista che fissa come obiettivo lo sviluppo di forme energetiche alternative.
Senza respiro
Ogni anno in Europa ci sono 467mila morti premature causate dall’inquinamento: l’85% della popolazione urbana dell’Unione è esposto alle polveri sottili in maniera dannosa per la salute. I dati arrivano dall’Agenzia europea per l’ambiente, che sottolinea la necessità di una trasformazione radicale della mobilità, dell’energia e del sistema alimentare.
Il Rapporto è stato presentato in concomitanza con il voto a Strasbugo per l’introduzione di I nuovi limiti alle emissioni inquinanti per il periodo 2020-2030. Secondo il direttore esecutivo dell’Agenzia europea per l’ambiente, Hans Bruyninckx, “è necessaria un’azione da parte di tutti, tra cui le autorità pubbliche, le imprese, i cittadini e la comunità della ricerca”.
Turchia: Erdogan chiude 400 Ong
Un decreto emesso il 22 novembre ai sensi dello stato d’emergenza ha ordinato la chiusura definitiva di 375 organizzazioni non governative della Turchia. “La chiusura di quasi 400 Ong va inquadrata nel sistematico tentativo in corso da parte delle autorità turche di ridurre definitivamente al silenzio ogni voce critica” – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per l’Europa.
“Sono state chiuse associazioni di giuristi contro la tortura, organizzazioni per i diritti delle donne che gestivano rifugi per le sopravvissute alla violenza domestica, centri di assistenza per i rifugiati e gli sfollati interni e anche la principale Ong per i diritti dei bambini” – ha sottolineato Dalhuisen.
“Alla società civile turca dev’essere permesso di continuare a svolgere il suo prezioso lavoro senza timore di rappresaglie o punizioni. L’azione delle Ong è di vitale importanza soprattutto nel contesto dell’attuale crisi dei diritti umani in Turchia, dove l’evidente abuso dei poteri d’emergenza ha gettato un’ombra su una già devastata società civile” – ha concluso Dalhuisen.
(Redazione)