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In macerie


nepal-771782__180Dopo un anno dal terremoto, il Nepal prova a rialzarsi. Il servizio di Giovanna Carnevale.

 

Dopo il bilancio devastante di quasi novemila vittime e settecentomila famiglie lasciate senza una casa, la ricostruzione del Nepal è ancora lontana. A fare il punto della situazione sono le associazioni e le ong che si sono attivate in aiuto alla popolazione: molte le comunità che vivono ancora in alloggi di fortuna, mentre la promessa del governo di dare 1.600 euro a ogni famiglia sfollata è rimasta lettera morta. Risultati positivi del lavoro di un anno, però, ci sono: centinaia di migliaia le persone aiutate da organizzazioni come Save the Children e Sos Villaggi dei bambini con donazioni in denaro, kit igienici e ricostruzioni delle case distrutte. Grazie alla ong bolognese Gruppo di volontariato civile e alla Regione Emilia Romagna, oltre 2300 bambini sono potuti tornare a scuola.

In manette


CarcereSono oltre cento le persone arrestate negli ultimi giorni dalle autorità dell’Egitto per le proteste anti-regime. Tra queste anche la giornalista che aveva intervistato la famiglia presso la quale erano stati trovati documenti intestati a Giulio Regeni e il direttore della Commissione egiziana per i diritti e le libertà.

 

Un giro di vite che è iniziato giovedì 21 aprile ed è culminato nella giornata di ieri, durante la quale si è svolta una manifestazione contro la cessione dell’Egitto all’Arabia Saudita di due isole, Tiran e Sanafir, nel golfo di Aqaba. Decine gli attivisti finiti in manette con l’accusa di aver incitato alla protesta, giornalisti (tra cui anche quattro fermati di nazionalità francese) e altre personalità di rilievo politico, come il direttore del consiglio di amministrazione della Commissione egiziana per i diritti e le libertà. La ong aveva documentato le sparizioni forzate in Egitto negli ultimi otto mesi, indicando le responsabilità di alcuni apparati statali.
Un reporter della Bbc è stato preso a pugni durante la protesta del 25 aprile, che ha visto la polizia usare gas lacrimogeni contro i manifestanti. Nel mirino delle autorità ci sarebbe anche l’agenzia di stampa Reuters, dopo la pubblicazione di un articolo sulla morte di Giulio Regeni, giudicato “infondato” e per il quale il Ministero dell’Interno “si riserva il diritto di intraprendere azioni legali”.

A rischio


children-334528__180Secondo l’ultimo rapporto Unicef, la povertà infantile in Grecia è aumentata del 6,3% negli ultimi dieci anni. Nel 2014 oltre 420mila bambini vivevano in condizioni di indigenza, tre punti percentuali in più rispetto al 2010. Diminuita nel frattempo la spesa media mensile delle famiglie con due minori a carico: 800 euro in meno in quattro anni.

 
Il nuovo rapporto annuale Unicef “La condizione dell’infanzia in Grecia 2016 – I bambini a rischio” conferma il drammatico peggioramento delle condizioni di vita dei bambini in Grecia: aumenta la povertà infantile e diminuisce la spesa media mensile delle famiglie con due figli a carico.
“Il livello di deprivazione materiale riflette la debolezza economica nell’acquistare beni ritenuti opportuni o necessari per una vita soddisfacente”, ha detto l’Unicef. “Questo indicatore distingue le persone che non possono permettersi l’acquisto di un determinato bene o servizio da quelle che non vogliono o non ne hanno bisogno. La grave deprivazione materiale è intesa come l’incapacità oggettiva delle famiglie di potersi permettere almeno quattro tra nove beni e servizi (quali: affitto, elettricità, acqua, riscaldamento, carne, vacanze, Tv, auto, telefono)”.

Voci strozzate


“In tutto il mondo la libertà di stampa è in consistente e preoccupante declino”. Così Reporter senza frontiere riassume i dati del rapporto annuale sullo stato dell’informazione. E tra i Paesi in cui viene minata l’espressione c’è anche l’Italia, scesa al 77° posto, indietro di altre quattro posizioni rispetto al 2014. I reporter italiani più a rischio sono coloro che fanno inchieste sul crimine organizzato e sulla corruzione.

In macerie


terremoto ecuadorÈ di 413 morti e oltre 2.000 feriti l’ultimo bilancio del terremoto che ha colpito l’Ecuador nella notte tra venerdì e sabato scorsi. L’Unione Europea ha stanziato un milione di euro, in prima fila anche Caritas. Ascoltiamo Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale. (sonoro)

Morte per (mancato) soccorso: le responsabilità europee


barcone-immigratiNel giorno dell’anniversario della strage del 18 aprile 2015 costata la vita a circa ottocento migranti, un barcone proveniente dall’Egitto e diretto in Italia si rovescia nel Mediterraneo con più di quattrocento persone a bordo.

Non è fatalità, sono tragedie che si potevano evitare, ma il cui peso è stato consapevolmente trascurato dalle strategie messe in campo dall’Unione europea. A dimostrarlo è un recente studio condotto da ricercatori dell’Università di Londra e York, intitolato “Death by (failure to) rescue”, ovvero “Morte per mancato soccorso”.

La ricerca rivela come la decisione presa nell’autunno 2014 di sostituire l’operazione Mare Nostrum con Triton abbia prodotto solo risultati disastrosi: se nei primi quattro mesi del 2014 le vittime in mare erano state diciassette, nello stesso periodo dell’anno successivo, il numero è salito a 1600.

La priorità dell’Ue nella gestione dei flussi migratori è passata dal prestare soccorso ai migranti in mare al disincentivare le partenze dai Paesi di origine, ma il fallimento, sotto gli occhi di tutti, è stato totale: i viaggi della speranza non sono diminuiti, e ad essere aumentati sono soltanto le morti.

Secondo i documenti esaminati dai ricercatori inglesi, sia il naufragio del 18 aprile 2015, sia quello di pochi giorni prima in cui morirono altri quattrocento migranti, potevano essere evitati se l’operazione Triton, che ha il mandato di non spingersi oltre le trenta miglia dalle coste europee, non avesse preso il posto di Mare Nostrum, un’operazione militare e umanitaria.

Da diversi mesi l’Italia chiedeva all’Europa di non essere lasciata sola nella gestione dei migranti, e l’analisi che alla fine venne fatta del problema migratorio fu che l’efficacia di Mare Nostrum nel salvare le vite in mare rappresentava un incentivo alle partenze. Meglio, quindi, decisero le autorità europee, frenare queste ultime direttamente e puntare al controllo delle coste dell’Europa.

Ma a non arrivare più sulle nostre coste, ora, sono i diritti umani, mentre il Mare Nostrum è diventato un cimitero di disperati.

Cimitero Mediterraneo


barcone-immigratiMentre l’Europa discute, senza trovare accordi, di politiche di accoglienza un’altra strage di migranti si compie davanti al nostro Paese. Il servizio di Giovanna Carnevale.

 

Sarebbero oltre 400 i migranti annegati nel Mediterraneo nella giornata di ieri mentre cercavano di raggiungere l’Italia dall’Egitto su un barcone. Una “tragedia annunciata”, così l’ha definita Migrantes, mentre Arci parla di “morti a causa dei muri e del cinismo europeo”. Associazioni e ong hanno subito chiesto l’avvio di canali umanitari, sottolineando come il fenomeno migratorio vada gestito, fornendo un’alternativa legale al traffico di esseri umani, e non contrastato. Esattamente un anno fa un’altra strage in mare costava la vita a circa 800 persone.
E proprio ieri uno studio di ricercatori inglesi ha dimostrato i risultati disastrosi prodotti dalla sostituzione dell’operazione Mare Nostrum con Triton: 1600 morti nei primi quattro mesi del 2015 contro i 17 dello stesso periodo nel 2014.

“Un gesto di grande valore simbolico”


Così la portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati Carlotta Sami commenta la visita, lo scorso sabato, di Papa Francesco a Lesbo tra i migranti. Un messaggio a tutta l’Europa, dice. Ascoltiamola. (sonoro)

Pugno duro


tuchia33Nella sua lotta al terrorismo, la Turchia sta calpestando la dignità dei cittadini e attaccando la libertà di stampa. A denunciarlo è il commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, che parla di “danni irreparabili al pluralismo” e di ingiustificate restrizioni imposte alla popolazione.

 

Citando le operazioni antiterroristiche degli ultimi mesi, Nils Muiznieks ha detto che in Turchia “il rispetto per i diritti umani si è deteriorato a una velocità allarmante”. Sono sempre di più le città a maggioranza curda dove viene imposto il coprifuoco e l’esercito esegue raid contro i militanti del Pkk. Nelle operazioni, come denunciano molte ong, non vengono colpiti soltanto i combattenti per l’indipendenza, ma anche civili. Secondo Strasburgo, “le autorità turche hanno il dovere di condurre inchieste effettive” sull’accaduto, “e risarcire senza indugio la popolazione locale che chiaramente ha sofferto enormi danni”.

Disuguaglianze tra minori, i dati Unicef. Italia agli ultimi posti tra i Paesi ricchi


shoes-505471__180Maglia nera per l’Italia per quanto riguarda le disuguaglianze tra i bambini. In base alla classifica stilata dall’Unicef, il nostro Paese si posiziona trentacinquesimo sui quarantuno dell’Unione europea e dell’Ocse per quanto riguarda le disparità di reddito.

Il rapporto dell’Unicef analizza il divario tra i minori in termini di reddito, istruzione, salute e soddisfazione nei confronti della vita, rilevando che la Danimarca è lo Stato (tra quelli Ue ed Ocse) dove le disuguaglianze tra i bambini che si trovano nella fascia più bassa della distribuzione del benessere e quelli nella fascia media sono più lievi, mentre Israele è all’ultimo posto.

Se in media l’Italia si posiziona trentacinquesima su quarantuno Paesi, risultati non molto diversi li ottiene per quanto riguarda i singoli parametri utilizzati nella classifica Unicef: nel divario sui risultati scolastici è ventiduesima su trentasette, ventottesima su trentacinque nell’ambito della salute e ventiduesima su trentacinque in termini di soddisfazione nei confronti della vita.

I dati del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, riferiti al 2013, evidenziano poi un netto peggioramento nel nostro Paese (di circa otto punti percentuali) rispetto al 2008, soprattutto per quanto attiene la salute: il 30,5% degli adolescenti italiani ha riferito di soffrire quotidianamente di uno o più disturbi.

Estonia, Lettonia, Irlanda e Polonia riportano un trend positivo sul rendimento scolastico, essendo riusciti a ridurre nel tempo il numero di bambini privi di  competenze.

Il rapporto dell’Unicef dimostra come essere cittadini di un Paese “ricco” rispetto a quelli sottosviluppati o in via di sviluppo, non vuol dire automaticamente vivere in una società dove il benessere è ugualmente distribuito. Gli Stati Uniti e il Giappone, ad esempio, che rappresentano due degli Stati più ricchi del mondo, si posizionano in basso nella classifica per distribuzione di reddito. Rispetto al 2002, però, gli Stati Uniti sono gli unici, insieme alla Spagna, ad essere migliorati in tutti e quattro gli indicatori.