Dopo la carneficina di Orlando torna di attualità il tema dell’accesso alle armi da fuoco negli Stati Uniti. Nonostante la stretta annunciata da Obama, oggi negli Usa ci sono 270 milioni di armi in circolazione, 89 ogni 100 abitanti, che sono la causa della morte di oltre 30 mila persone all’anno. Secondo uno studio di Archivio Disarmo, la metà delle vittime sono giovani tra i 18 e i 35 anni.
Piccoli schiavi
Ieri in tutto il mondo si è celebrata la giornata internazionale contro il lavoro minorile: 185 milioni i bambini coinvolti. Il servizio di Giovanna Carnevale.
È un affare che riguarda tutti. Così l’Organizzazione internazionale del lavoro ha commentato i dati su quello minorile, contro il quale si è celebrata ieri la giornata mondiale, promossa dalle Nazioni Unite. 168 milioni di bambini lavoratori, di cui 85 milioni svolgono attività pericolose, rischiando morte, malattie o disabilità permanenti. Oltre 20mila quelli che vengono uccisi ogni anno per questo motivo. Il fenomeno del lavoro minorile accomuna i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo, ma secondo l’Unicef la percentuale più alta si trova in Africa Subsahariana, con bambini coinvolti soprattutto nell’agricoltura. Il numero inferiore, invece, si registra nelle repubbliche dell’ex Unione sovietica. Per quanto riguarda l’Italia, dati del 2013 forniti da Save the children parlano di un coinvolgimento del 7% dei ragazzi tra sette e quindici anni.
Con i rifugiati
Al via la campagna dell’Unhcr #withrefugees per celebrare la Giornata mondiale che si terrà il prossimo 20 giugno. L’obiettivo è sensibilizzare al tema e chiedere ai governi di lavorare insieme per una vera integrazione. A settembre la petizione verrà presentata all’Assemblea generale dell’Onu.
Sos Siria
Almeno 15 persone sono state uccise da una serie di raid aerei su Aleppo, che hanno colpito anche l’ospedale Bayan. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, 10 delle vittime sarebbero bambini. L’associazione di medici volontari IDA ha denunciato inoltre che i bombardamenti hanno danneggiato il vicino ospedale pediatrico.
Secondo Medici per i diritti umani, quasi 740 operatori sanitari sono stati uccisi in più di 360 attacchi contro ospedali e altre strutture mediche da quando la rivolta contro Assad è iniziata cinque anni fa. Lo scorso aprile, un attacco aereo attribuito a forze governative ha distrutto un ospedale di Aleppo, uccidendo almeno 50 persone, tra cui uno degli ultimi pediatri rimasti in città.
In fuga
Sono circa 50 mila le persone costrette a scappare a causa degli attacchi di Boko Haram che negli ultimi giorni hanno infiammato il Niger. Il gruppo terroristico ha preso nuovamente il controllo della città di Bosso con violenti raid. Secondo l’Agenzia Onu per i rifugiati, i bisogni più urgenti degli sfollati sono acqua, cibo, riparo e aiuti medici.
La maggior parte dei rifugiati ha raggiunto a piedi la città di Toumour, 30 chilometri a Ovest di Bosso, mentre altre si sono dirette a Diffa, 140 chilometri a Ovest di Bosso, e a Kabelawa, a Nord di Bosso, dove si trova un campo che può ospitare 10.000 persone ma che è già quasi al completo.I raid di Boko Haram hanno causato la morte di oltre 30 persone.
Senza tregua
Nel primo giorno di Ramadan in Siria diciassette civili, tra cui otto bambini, sono rimasti uccisi in raid dell’aviazione russa e siriana. A riferirlo è l’Osservatorio nazionale dei diritti umani. Decine i morti anche nei giorni precedenti, dove sono stati compiuti fino a cinquanta attacchi aerei in sole 24 ore.
Un altro sì
A distanza di un secolo, anche la Germania riconosce ufficialmente il genocidio degli armeni. Il servizio di Giovanna Carnevale.
Con voto quasi unanime, il Parlamento tedesco ha riconosciuto come genocidio il massacro degli armeni, compiuto dalla Turchia tra il 1915 e il 1916 causando oltre un milione di morti, anche se i numeri non sono mai stati accertati. Le deportazioni, organizzate principalmente dai Giovani Turchi al potere, furono condotte con la supervisione di ufficiali dell’esercito tedesco. Immediata è stata la reazione del presidente Erdogan, che ha condannato il fatto e ritirato il suo ambasciatore a Berlino. Aumentano così le tensioni con l’Unione europea, esistenti da anni proprio per la definizione di genocidio, ovvero un’eliminazione di individui su base etnica, religiosa, nazionale o razziale. Attualmente sono 22 i Paesi in tutto il mondo che hanno proceduto al riconoscimento ufficiale, tra cui l’Italia, la Francia e la Russia.
Buone pratiche
A Parigi sorgerà presto un campo profughi umanitario nel rispetto delle norme Onu. Ad annunciarlo è la sindaca Anne Hidalgo, secondo la quale “è ora di prendere l’iniziativa perché non c’è più tempo”. La struttura sarà creata sul modello di quello aperta con il contributo di Medici senza frontiere nel nord della Francia, con l’aiuto di associazioni e volontari.
La Hidalgo ha definito la situazione dei rifugiati “vergognosa”, facendo appello al dovere di umanità. “Non possiamo più accettare la situazione umanitaria e sanitaria degli insediamenti informali che si sviluppano a Parigi” ha detto la sindaca. “L’Europa non è all’altezza della sua storia e il nostro Paese neppure. È il momento di passare alla velocità superiore”. Il nuovo campo dovrebbe essere costruito con casette modulari e attenersi alle regole delle Nazioni unite.
Giustizia è fatta
L’ex dittatore del Ciad Hissene Habré è stato condannato all’ergastolo per crimini contro l’umanità. Soprannominato “il Pinochet africano”, è ritenuto il maggiore responsabile della scomparsa di 40mila persone, omicidi politici, tortura e violenza sessuale. È la prima volta che un leader africano viene messo alla sbarra da un tribunale speciale nel continente.
La corte si è riunita a Dakar con il sostegno dell’Unione Africana: i reati contestati si riferiscono al periodo che va tra il 1982 e il 1990.
Contro Habrè si erano espresse molte associazioni per la difesa dei diritti umani, come Human Right Watch.
Patrimonio minacciato
Decine di siti Unesco potrebbero essere compromessi dal riscaldamento globale. Il servizio di Giovanna Carnevale.
Il cambiamento climatico sta diventando uno dei maggior rischi per i siti Patrimonio dell’Umanità in tutto il mondo. L’ultimo rapporto dell’Unesco e del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente non lascia dubbi: trentuno, tra monumenti, città e luoghi naturali potrebbero scomparire o essere irrimediabilmente danneggiati entro il 2030 a causa dell’innalzamento della temperatura globale, che porta con sè fenomeni meteorologici sempre più estremi, aumento del livello del mare e dell’acidità degli oceani.
Tra i siti minacciati dell’Unesco compaiono anche Venezia, Yellowstone, il parco naturale più antico al mondo, Stonehenge nel Regno Unito, le isole Galapagos e la Statua della Libertà. Presente inizialmente nel rapporto, ma poi fatta eliminare dal governo australiano, anche la barriera corallina, che secondo alcuni scienziati sarebbe affetta per il 93% dallo sbiancamento dei coralli.