È la Norvegia il Paese in cui i diritti sono di casa, mentre alla Repubblica Centrafricana spetta la maglia nera. È la classifica promossa dall’ong WeWorld che analizza il concetto di progresso di una nazione attraverso i meri indicatori economici, analizzando le condizioni di vita dei soggetti più a rischio di esclusione.
Una brutta aria
L’inquinamento uccide ogni anno più di 12 milioni e mezzo di persone: è l’allarme che arriva dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La qualità dell’atmosfera, dell’acqua e del suolo, l’esposizione a sostanze chimiche, i cambiamenti climatici e le radiazioni ultraviolette sono la causa di oltre cento patologie.
Secondo l’OMS, negli ultimi dieci anni la percentuale di morti dovute a fattori ambientali non è cambiata, ma si sono modificati i tipi di disturbo: oggi i due terzi dei decessi sono dovuti a affezioni croniche, come malattie cardiovascolari, ictus, cancro o disturbi respiratori.
Nel 2012 in Europa, l’esposizione a fattori di rischio ambientale è costata la vita a 1,4 milioni di persone.
Secondo Flavia Bustreo, Vice Direttore Generale dell’OMS, “se i Paesi non intraprendono al più presto azioni volte a ridurre l’inquinamento e migliorare le condizioni dell’ambiente in cui si vive e si lavora, in milioni continueranno ad ammalarsi e a morire prematuramente”.
Il business della droga
Secondo un rapporto dell’Onu, il proibizionismo favorisce il mercato illegale e la corruzione nelle istituzioni. Il servizio di Giovanna Carnevale.
La lotta alle droghe che le Nazioni Unite portano avanti da cinquant’anni ha compromesso o minato la sicurezza di un terzo degli stati del mondo. A rivelarlo è un documento presentato recentemente dalla campagna internazionale Count the Costs, intitolato “War on drugs: undermining peace and security”, che denuncia come l’approccio proibizionistico dell’Onu mirante a ridurre la produzione a lungo termine di droghe nel mondo, in realtà abbia rafforzato i gruppi criminali organizzati e, in molti casi, posto le basi per una guerra civile all’interno degli Stati. Il business illecito di droga vale miliardi di euro all’anno, molti dei quali, come riconosciuto dallo stesso ufficio delle Nazioni Unite per la prevenzione del crimine, sono utilizzati per corrompere funzionari governativi o avvelenare le economie.
Allo stremo
Migliaia di bambini siriani costretti a nutrirsi di mangimi animali, senza cure mediche, terrorizzati e spesso arruolati per andare sul fronte di guerra. A cinque anni dall’inizio del conflitto, Save the children lancia un nuovo appello. Il servizio di Fabio Piccolino.
250 mila bambini subiscono ogni giorno le terribili conseguenze del conflitto in Siria: malnutriti, terrorizzati, senza cure mediche. La denuncia arriva dal rapporto di Save the Children “Infanzia sotto assedio”, che mette in luce le conseguenze più inaccettabili della guerra. Il dossier racconta di come in molte zone del paese non ci siano risorse alimentari sufficienti e di come, per sopravvivere, molti bambini si nutrano di foglie e di cibo per animali. Una generazione perduta: in Siria quasi tre milioni di bambini non vanno a scuola. Dall’inizio delle ostilità sono state attaccati 4000 istituti e un insegnante su cinque è stato ucciso. Per Save the Children è ora di dire basta: “Questi bambini stanno pagando il prezzo dell’immobilismo del mondo”.
Senza giustizia
Senza giustizia. Non c’è ancora un colpevole per l’omicidio in Honduras di Berta Caceres, l’attivista che nel 2015 aveva vinto il premio Goldman per l’ambiente per il suo impegno contro la costruzione di una diga in difesa dei diritti degli indigeni. L’assassinio ha il sapore amaro della storia già vista: negli ultimi quindici anni, nel paese centroamericano sono stati uccisi 111 ambientalisti.
Impossibile connettersi
In Corea del Nord chi cerca di contattare via telefono i propri cari fuggiti all’estero rischia di finire nei campi di prigionia politica. Secondo Amnesty International il controllo assoluto sulle comunicazioni è un’arma fondamentale per cancellare le informazioni sull’atroce situazione dei diritti umani nel Paese.
Non c’è pace
Nonostante il cessate il fuoco, sono almeno 240 i morti in Siria negli ultimi dieci giorni. Le violenze persistenti mettono a rischio la ripresa dei negoziati tra il governo e le opposizioni, prevista entro il 14 marzo. Le Nazioni unite intanto chiedono un’accelerazione nella consegna degli aiuti umanitari.
Aria di guerra
Si fa sempre più probabile l’ipotesi di un imminente intervento militare in Libia che coinvolgerebbe anche il nostro Paese. Un errore da non fare secondo lo storico Angelo Del Boca. Ascoltiamolo. “La guerra aerea, abbiamo visto quello che sta accadendo in Siria. Si abbattono soprattutto ospedali, case civili; tutti i giorni ci sono 30-40 morti di gente che non c’entra niente con la guerra. Se si farà una guerra a terra sarà una guerra difficilissima. Ci penseranno molte volte prima di fare un attacco che sia un’aggressione, perché in questo senso sarebbe un’aggressione.”
Carta straccia
In Turchia la libertà di stampa sempre più a rischio. Il servizio di Fabio Piccolino. “”Il governo del presidente Erdogan sta asfaltando la libertà d’informazione”. E’ il duro commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, dopo la vicenda che venerdì scorso ha coinvolto il quotidiano turco Zaman, commissariato dal tribunale per le sue posizioni anti-governative e vittima di un duro blitz delle forze dell’ordine. Reporter senza frontiere ha invitato l’Unione europea ad usare il pugno duro: secondo il segretario generale Christophe Deloire, Bruxelles deve esercitare tutto il suo potenziale per impedire che vengano calpestati i valori europei fondamentali. La mobilitazione è partita: l’organizzazione Index on Censorship ha lanciato un appello per chiedere alla comunità internazionale di prendere posizione contro i ripetuti tentativi di soffocare i media liberi e indipendenti.”
Infanzia rubata
La violenza, gli arresti e le restrizioni alla libera circolazione a Hebron e nelle altre aree occupate continuano ad avere un terribile impatto sui minori. Lo denuncia Sos Villaggi dei bambini, ong attiva in Palestina. In aumento insonnia e incubi, sentimento di morte e distruzione della sfera simbolica affettiva nel vedere la morte o l’umiliazione dei propri genitori impotenti.