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Verità per Giulio


Ad un mese dalla scomparsa prima e dalla morte poi di Regeni, il giovane ricercatore italiano torturato e ucciso al Cairo, troppe ancora le reticenze dell’Egitto per far luce sulla vicenda. Ai nostri microfoni Giuseppe Acconcia, giornalista ed esperto di Medioriente. “Il caso Regeni è pieno di depistaggi, perché subito sono state avanzate delle ipotesi che poi nettamente vengono scartate, dalla pista dell’incidente stradale alla pista del delitto sessuale, alla pista della rapina fino al coinvolgimento dei Fratelli Mussulmani e alla pista dello spionaggio. E’ evidente che una completa verità e una completa giustizia nel caso Regeni è molto difficile che venga raggiunta date le condizioni politiche in cui si trova l’Egitto in questo momento.”

Diritti umani in pericolo


È la denuncia di Amnesty International presentando il suo nuovo rapporto. L’organizzazione spiega che ad essere minacciate non sono solo le garanzie civili, ma anche le leggi e il sistema che le proteggono. I diritti individuali rischiano così di essere compromessi a causa di interessi egoistici nazionali di corto respiro.

Quanto costa la fine di Schengen?


I calcoli di uno studio tedesco sullo stop del trattato di libera circolazione prevedono due scenari. Secondo quello più pessimistico gli Stati europei perderebbero 1.430 miliardi in dieci anni a causa di movimenti delle merci più lenti e prezzi più elevati. Le perdite per l’Italia potrebbero arrivare fino a 148 miliardi.

Giustizia sociale cercasi


Secondo il rapporto della Fondazione Bertelsmann, in Europa ci sono troppi squilibri e c’è bisogno di società più inclusive. Ai nostri microfoni, il commento dell’economista Eleonora Romano.

“Le politiche europee forse non hanno avuto ripercussioni particolarmente positive sulla condizione e l’inclusione sociale dei cittadini. Questi risultati ci ribadiscono la necessità di porre in primo piano l’obiettivo di una maggiore giustizia sociale quale elemento funzionale alla crescita e alla ripresa economica. Questo vuol dire anche che si richiedono interventi mirati delle politiche negli ambiti dell’istruzione, dell’occupazione e della lotta alla povertà”.

RefAid


È questo il nome della piattaforma online pronta a mappare e coordinare le ong di mezzo continente. Si tratta di un sistema di geo-localizzazione che permetterà ad ogni migrante di sapere in tempo reale sul proprio smartphone quale organizzazione non governativa è a lui più vicina.

Rete smascherata


Combattere le notizie false su profughi e migranti: è l’obiettivo di Hoaxmap, il sito tedesco creato dalla trentenne Karolin Schwarz. Attraverso la piattaforma viene verificata l’attendibilità degli articoli pubblicati, che spesso si rivelano bufale che gettano discredito sui rifugiati e i richiedenti asilo.

Senza pietà


La Corte suprema dell’Arabia Saudita ha confermato la pena di morte nei confronti di Ali Mohammed al-Nimr, giovane attivista condannato per reati commessi all’età di 17 anni. La decisione si baserebbe su una confessione estorta con torture e maltrattamenti. Amnesty International chiede l’annullamento della sentenza, indagini sulle torture e il rispetto dei diritti umani.

Hacking di Stato: quando a essere spiati sono gli attivisti


hackingSe lotti per i diritti umani, lo Stato ti tiene sotto controllo. Per quanto questa affermazione possa sembrare paradossale se pronunciata oggi, nel pieno di un’era che è anche frutto di sforzi per il riconoscimento di diritti universali, non è poi così distante dalla realtà.
Secondo uno studio di Amnesty International, l’hacking di Stato, ovvero la pratica dei governi di intrufolarsi nei computer o negli smartphone, sta diventando una minaccia anche per la sicurezza di giornalisti, attivisti e cooperanti. “Abbiamo sempre saputo che i governi e le forze militari si spiavano l’un l’altro”, si legge sul sito di Amnesty International, “ma negli ultimi cinque anni li abbiamo visti spiare anche giornalisti, ong e attivisti per i diritti umani”.
Se la maggior parte delle volte i software che permettono di controllare le azioni di chi usa un computer sono utilizzati per finalità legittime, come ad esempio per la sicurezza dello Stato, in altri casi il confine della legalità viene superato e si entra nello spionaggio vero e proprio.
In molti Stati, quindi, impegnarsi nella difesa dei diritti umani vuol dire rischiare di trovarsi nel mirino dei propri governi, tracciato e controllato nei movimenti.
I principali Paesi in cui avviene l’hacking di Stato sono ovviamente quelli dove i diritti umani non hanno un grande riconoscimento: già nel 2010 Google, Adobe e Yahoo avevano provato le intrusioni del governo cinese nei confronti di obiettivi civili. In Russia sono stati documentati casi di spionaggio che riguardano soprattutto attivisti per i diritti gay, mentre in Egitto, in Marocco e nel Bahrain, gli attacchi sono stati compiuti a danno di giornalisti.
Ma questa forma di spionaggio illegale non esiste soltanto nei cosiddetti Stati canaglia. Le comunicazioni riservate di Amnesty International stessa, infatti, sarebbero state intercettate dall’intelligence inglese.
E comunque, secondo Amnesty International, i casi di hacking documentati nei confronti di attivisti sono solo la punta di un iceberg, perché è abbastanza raro che le ong siano dotate degli strumenti per capire quando è in corso un attacco contro di loro. Inoltre, molte di queste organizzazioni preferiscono non rendere pubblici i loro problemi di sicurezza per non minare la fiducia che gli attivisti ripongono in esse.
Proprio per questo motivo, Amnesty ha realizzato, nell’ambito della campagna di denuncia dell’hacking di Stato, una mini-guida per le comunicazioni sicure che comprende sei strumenti da poter utilizzare per salvaguardare la propria privacy. Con un’avvertenza: “nessuno strumento di comunicazione è sicuro al 100% ed esiste un’infinità di modi per intercettare o registrare ogni forma di comunicazione da parte di governi ed agenzie spionistiche”.

Ospedali sotto le bombe


Nuovi raid aerei contro le strutture di Medici senza Frontiere. Decine di morti in Siria, dove erano in cura feriti da guerra ma anche pazienti civili. “È sempre più difficile andare avanti in queste condizioni”, è la denuncia ai nostri microfoni di Loris De Filippi, presidente di Msf Italia. “Nei cinque anni di conflitto più di 180 strutture sono state colpite e circa 700 tra medici e infermieri sono stati uccisi. La struttura di Maarrat al Numan che è stata distrutta è una struttura che in qualche modo dava l’opportunità di curarsi per un comprensorio di circa 50 mila persone. Aveva due sale operatorie, aveva circa 40 posti letto e permetteva non solo ai feriti di guerra, ma anche alle madri, ai bambini e a moltissimi pazienti che hanno delle patologia croniche di trovare un cura.”

One Billion rising


Grande partecipazione ieri in tante piazze del mondo per la manifestazione contro la violenza sulle donne. Il servizio di Fabio Piccolino. “Un miliardo di persone contro gli abusi sulle donne: è la One Billion Rising, celebrata ieri in tutto il mondo. Un appuntamento per un obiettivo preciso:  trasformare la festa di San Valentino da giornata dei fiori e dei cioccolatini a momento di mobilitazione e di impegno civile contro la violenza di genere. Nata nel 2012, l’iniziativa è cresciuta di edizione in edizione, diventando sempre più globale: dal Messico alla Francia, dalla Polonia al Camerun, fino all’Italia, con eventi in moltissime città. In alcuni paesi, come nelle Filippine o nella Repubblica Repubblica Democratica del Congo, ai diritti delle donne si sono unite le istanze di chi combatte contro la povertà, l’ingiustizia sociale e le discriminazioni.”