Hiroshima, ore 8,15 di 70 anni fa venne colpita dalla prima bomba atomica della storia, lanciata dagli USA per porre fine alla seconda guerra mondiale causando migliaia di vittime. Centinaia le nazioni presenti al memorial della pace, dove e’ presente per la prima volta, un rappresentante dell’amministrazione usa.
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No all’acido
Si chiama Sheroes Hangout la caffetteria gestita da cinque donne indiane sfigurate dall’acido nei pressi del Taj Mahal. L’iniziativa voluta dall’Associazione Stop Acid Attacks è un appello contro l’uso dell’acido e contro la violenza nei confronti delle donne, è un modo per ricominciare e un luogo dove chi ha subito questa tremenda aggressione possa ritrovare serenità e denunciare il reato subito.
Anniversario di sangue
Un anno fa la comunità Yazida fu perseguitata dai terroristi dell’Isis: 5000 morti, 6000 rapiti e fatti schiavi. A salvare oltre 400mila persone furono i guerriglieri curdi del Pkk che oggi sono nel mirino della Turchia. Domenica scorsa alcuni sopravvissuti yazidi hanno manifestato davanti a una rappresentanza Onu nella città irachena di Erbil per chiedere che le loro sorelle non siano abbandonate nelle mani dei fanatici terroristi.
Occhi indiscreti
Ees, il nuovo sistema di monitoraggio dei confini europei viola la privacy. La denuncia dell’ong inglese Statewatch che parla di “sfida ai diritti umani”. Il nuovo sistema, pensato tutto in digitale e con annesse impronte digitali per tutti i non europei, è stato finora discusso in gran segreto all’interno dell’Unione europea.
Perseguitati
Non c’è più tempo
Sulla situazione di Gaza le ong scrivono al premier Matteo Renzi. Sette richieste affinché siano garantiti in pieno i diritti umani della popolazione della Striscia. Se Israele e Palestina sono una priorità, le organizzazioni non governative chiedono che sia garantita loro la possibilità di fare da ponte tra le realtà in guerra.
La politica della ruspa
Una fatica quotidiana
Salario dignitoso
È quello che chiede la campagna Abiti Puliti per i lavoratori tessili dei paesi in via di sviluppo. Il servizio di Fabio Piccolino. “Si chiama Living Wage Now il nuovo sito internet che permette di rispedire simbolicamente i vestiti alle case di abbigliamento a causa dell’assenza di un salario dignitoso per i lavoratori che li hanno prodotti. Si tratta di un’iniziativa della Campagna Abiti puliti, che si batte affinché gli operai tessili di Cina, India, Bangladesh o Cambogia abbiano la possibilità di ricevere un corrispettivo che gli permetta di soddisfare i bisogni essenziali. Secondo Deborah Lucchetti, portavoce della Campagna Abiti Puliti, “I salari minimi attuali sono così bassi che i lavoratori sono costretti a vivere in povertà, senza la possibilità di offrire un futuro migliore ai loro figli”.”