Solidarietà femminile. Kim Kardashian, famosa attrice e modella statunitense, ha messo a disposizione un aereo per portare al sicuro la squadra di calcio femminile afghana messa sotto scacco dal regime talebano, procurando loro un jet privato con destinazione Inghilterra. Il timore, dice, è che l’Afghanistan diventi una notizia di ieri.
“È un tale privilegio far parte di questa missione salvavita”, ha scritto Kim sul suo profilo twitter postando il toccante video delle ragazze afghane che festeggiano la loro libertà una volta atterrate all’aeroporto di Leeds, “tutte le ragazze hanno il diritto di essere ciò che vogliono essere. Sono coraggiose ed è tragico che abbiano dovuto lasciare il loro Paese perché desiderano praticare uno sport che amano”. In Afghanistan le donne sono private del diritto di studiare, di truccarsi, di praticare sport e la storia di Mahjabin Hakimi, la giovane pallavolista della nazionale afghana decapitata per aver giocato senza indossare lo hijab è solo la punta dell’iceberg. Donne, ragazze e bambine perseguitate non vanno dimenticate. Proprio come queste 130 calciatrici, che a metà ottobre la Fifa e il governo del Qatar hanno evacuato con successo dall’Afghanistan, insieme ad alcuni loro familiari in Pakistan con un visto di 30 giorni che stava per scadere.
Informata della situazione dal rabbino di New York Moshe Margaretten, Kim ha noleggiato un charter per consentire alle calciatrici di volare dal Pakistan alla Gran Bretagna e mettersi in salvo. Ad aiutarla nelle “operazioni di evacuazione”, l’ex capitana della nazionale afgana di calcio femminile, Khalida Popal, premiata poche settimane fa dal sindacato mondiale dei calciatori FIFPRO per il suo impegno nel sociale e oggi residente in Danimarca. Importantissimo l’intervento del presidente e proprietario del Leeds Andrea Radrizzani, che si è reso disponibile per supportare le ragazze e le loro famiglie per “la costruzione di un futuro inclusivo e prospero”.
“Grazie Kim Kardashian per aver ascoltato le nostre voci, le mie ragazze si sono svegliate oggi lontane dalla paura di perdere la propria vita. Una delle ragazze ha detto ‘dopo alcuni mesi di incubi, la notte scorsa ho dormito senza la paura di perdere la vita. Ho dormito 10 ore e mi sono svegliata per fare esercizio'”: queste sono le parole di Khalida, che ha ringraziato anche Radrizzani: “grazie, è un onore e un privilegio lavorare insieme a te e al tuo staff fantastico. Insieme siamo più forti”.
La promessa di Kim Kardashian è quella di continuare “a raccontare la storia” delle donne afghane, “sportive ma anche giornaliste, giudici e attiviste” la cui vita è costantemente in pericolo. “Sono particolarmente preoccupata che l’Afghanistan stia diventando una notizia di ieri”, ha twittato, “dobbiamo mantenere viva la consapevolezza su tutte le persone ad alto rischio, in particolare donne e ragazze, a rischio di essere uccise dai talebani e dallo Stato islamico. Manteniamo vive le loro storie e facciamo il possibile per aiutarle”.
Sport Point: presentato il servizio informativo per associazioni e società
Sport Point. Presentato il progetto che mette a disposizione delle società sportive sul territorio sportelli tramite cui usufruire di servizi in ambito giuridico, fiscale, giuslavoristico, professionale e divulgativo. Protagonisti dell’iniziativa 5 enti di promozione sportiva, Csain, Csi, Pgs, Uisp, UsAcli, con il supporto di Sport e Salute spa.
Ieri è entrato in vigore il Runts-Registro Unico Nazionale del Terzo Settore: si tratta di una autentica novità anche per le associazioni sportive del territorio e un impulso importante per la ripresa. Allo scopo di fornire un servizio informativo permanente, all’inizio di novembre ha preso il via il progetto “Sport Point” attraverso l’avvio sul territorio di specifici sportelli, grazie all’implementazione della rete esistente e riconosciuta di CAF e Patronato Acli, che si integrerà con i punti di consulenza Uisp, con la rete degli sportelli già operativi di Csi, Pgs, Csain e si avvarrà del supporto strategico di Sport e Salute spa.
Il progetto “Sport Point” è stato presentato in un webinar pubblico svolto martedi 23 novembre e trasmesso sulle pagine nazionali Facebook e sui canali You Tube di Csain, Csi, Pgs, Uisp, UsAcli. Insieme ai presidenti nazionali dei cinque Enti di promozione protagonisti del progetto, sono intervenuti Vito Cozzoli, presidente Sport e Salute spa e Gabriele Sepio, fiscalista ed esperto in legislazione del terzo settore.
“Per Sport e Salute – ha rilevato Cozzoli – è un motivo di soddisfazione aver favorito una sinergia tra gli Enti di promozione sportiva, sappiamo che solo facendo squadra possiamo aiutare lo sport a ripartire, questa è la strada giusta”. L’obiettivo del progetto, finanziato da Sport e Salute, è quello di diffondere una nuova coscienza collettiva sulle opportunità dello sport.
In apertura di dibattito, moderato da Danielle Madame, ha preso la parola il presidente dell’Us Acli Damiano Lembo, che ha posto l’accento sulla riforma dello sport all’interno della quale “ci sono prescrizioni che mal si coniugano sulle posizioni dei lavoratori sportivi, ma vogliamo vedere una punta di ottimismo, dal governo e dalla sottosegretaria Vezzali abbiamo riscontrato la volontà di porre maggiore attenzione su queste problematiche. Lo sport deve essere uno strumento di politiche pubbliche a disposizione della collettività. Progetti come Sport Point servono proprio a questo”. “Il collaboratore sportivo – ha rimarcato il presidente di Csain, Luigi Fortuna – prevede diverse sfumature, uno dei nostri punti sul progetto è l’auspicio del tavolo di lavoro tecnico trasversale”.
Per il presidente della Uisp, Tiziano Pesce serve “armonizzazione e raccordo tra le riforme del sistema sportivo. Lo sport di base con il mondo del terzo settore merita le giuste attenzioni da parte del legislatore”. Sulla coesistenza di diversi registri e sul nuovo registro sportivo, il numero uno di Pgs Ciro Bisogno ha evidenziato la necessità di chiarimenti su “chi è l’ente certificatore dei percorsi formativi dei collaboratori sportivi: sarà l’autocertificazione degli Enti? Sarà il Dipartimento per lo Sport? Domande che meritano una risposta articolata per evitare eventuali contenziosi”. Il vicepresidente del Csi, Andrea De David, ha quindi rinnovato “l’auspicio di trovare un dialogo e una mediazione tra Eps e federazioni. Sport Point arriva al momento giusto”. A fornire i dettagli del progetto è stato il vicepresidente dell’Us Acli Piero Demetri: “Tra gli obiettivi di questo network ci sono la presenza fisica di punti di accoglienza e ascolto sul territorio e la creazione di un gruppo stabile di consulenza composto dai professionisti che collaborano già con gli Enti protagonisti di Sport Point”.
di Pierluigi Lantieri
Lo sport sociale riaccende i riflettori sul Parco Verde di Caivano (Napoli)
La bellezza necessaria. Un progetto per riaccendere i riflettori sul Parco Verde di Caivano grazie allo sport sociale. 160 persone saranno coinvolte con sport tradizionali e innovativi, tra cui il plogging, che prevede la raccolta dei rifiuti mentre si corre. Inoltre, uno spazio in condizione di degrado sarà rigenerato la partecipazione comunitaria.
Il Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, è una realtà difficile da vivere ancor di più dopo gli sgomberi di Scampia che hanno reso il parco la più grande piazza di spaccio d’Europa. Un ghetto nato sulle ceneri delle speculazioni edilizie e diventato nel tempo un luogo di criminalità. Ma una luce nel buio si è accesa con il progetto “La bellezza necessaria”, con cui l’Uisp Campania – che ne è promotrice – ha partecipato al bando aperto da Fondazione con il Sud. Il progetto, che si rivolge a 160 persone coinvolte nelle attività, ha permesso di rigenerare uno spazio in condizione di degrado e di attivare processi di partecipazione comunitaria tramite lo sport sociale. Con “La bellezza necessaria” si intende la forza che si genera quando lo sport diventa sociale ed incontra la cittadinanza: un’unione resa possibile proprio Parco verde di Caivano, trasformato grazie all’azione attrattiva e democratica dello sport sociale in un punto di incontro tra sport tradizionali e quelli innovativi.
Tra gli obiettivi del progetto c’è veicolare uno sport sociale e non competitivo, introdurre pratiche sportive innovative, quali il plogging, che prevede la raccolta dei rifiuti mentre si corre, e un laboratorio ambientale interattivo in cui potrà essere praticata l’arrampicata sugli alberi. Spazio anche ad attività sportive non tradizionali, quali cricket e badminton; eventi pubblici di sensibilizzazione sul tema dell’inclusione sociale (reading letterari, performance, concerti); corsi per il rafforzamento delle competenze di docenti e operatori del privato sociale. Così, Parco Verde ha ripreso vita ed è stato trasformato in un moderno campo polivalente, nelle palestre dell’istituto scolastico del quartiere e nei cortili dei condomini. Oltre ad Uisp Campania, soggetto responsabile del progetto, tra i partner figurano le Asd Phoenix Caivano, Pallacanestro Jirafa Caivano, Patatrac, Un’Infanzia da vivere; il Comune di Caivano; I.C.3 Parco Verde; Intra Cooperativa sociale Onlus; Uisp Zona Flegrea; Uisp Napoli; Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale. “Scopo del progetto è costruire qualcosa di bello a Caivano. Siamo del parere che attraverso lo sport si possa riqualificare quella zona e si possano creare i presupposti per un rilancio e una valorizzazione. Parco Verde è la principale piazza di spaccio della Campania, ma vogliamo che sia anche altro. Cerchiamo di dare un’alternativa ai ragazzi, di far vedere loro cosa c’è oltre le realtà più tristi che aprono alla criminalità. Lo sport ha una forza trasversale”, dice Antonio Marciano, presidente Uisp Campania. Perché “bellezza necessaria?! “Proprio perché la bellezza è necessaria per riqualificare, serve uno strumento valido per risanare. L’Uisp Campania può essere una porta di ingresso verso un altro modo di intendere la vita. Attraverso questo progetto cerchiamo di offrire alternative e possibilità. Oltre ai ragazzi, vogliamo avvicinare i genitori. Lo sport può essere una porta”, prosegue.
Un obiettivo da raggiungere con la forza delle associazioni, come ha raccontato questa settimana Corriere – Buone notizie in un articolo. Arriva da “Un’infanzia da vivere”, che lotta e si impegna attivamente per offrire un’alternativa alla criminalità ai ragazzi, la proposta di un crowfunding per acquistare due pulmini destinati al trasporto dei giovani sportivi nei tornei e per accompagnarli a svolgere attività ricreative fuori dal Parco. Infatti, i due mezzi di trasporto che l’associazione aveva in dotazione, sono sati incendiati. Fiamme dolose, volutamente accese da chi ha voluto mandare un chiaro segnale di minaccia per rispondere alla solidarietà. La campagna di crowfunding è sostenuta da Fondazione Con il Sud.
Parco Verde oggi è un luogo sicuro, che cerca di rispondere alle minacce. “Succederà che una apparente sconfitta diventerà una leva per il rilancio”, dice il presidente di Fondazione Con il Sud Carlo Borgomeo. “L’associazione non si lascia intimidire. Ricompreremo i pulmini e continueremo ad agire per dare speranza e un futuro migliore a questi ragazzi”, è il commento invece d Bruno Mazza, 40 anni, con un passato da ex detenuto e nella criminalità. In carcere, una nuova consapevolezza e due diplomi, uno da geometra e uno da alberghiero. “Ho deciso che farò di tutto per evitare che i piccoli finiscano su quella strada”, racconta a Il Corriere. Il Parco è un luogo di unione dove i più piccoli giocano a calcio. “Tra i nostri progetti quello di portare qui i bambini di Posillippo, Ponticelli, Vomero per far vedere loro la bellezza che sta nascendo”, prosegue Mazza.
A testimoniare il grande valore del parco, un finanziamento straordinario di 100 mila euro da parte della giunta regionale per la realizzazione dell’intervento finalizzato alla ristrutturazione di due campetti da calcio ubicati all’interno del Parco Verde. L’attuazione dell’intervento è demandata all’Agenzia Regionale per le Universiadi e lo Sport (ARUS).
Sport per la terza età: il progetto presentato ad Ascoli Piceno
Sport per la terza età. Ad Ascoli Piceno un progetto che promuove il benessere fisico degli over 65 attraverso l’attività motoria, gratuita. Saranno realizzate attività all’aperto nei vari parchi della città con piccoli gruppi suddivisi in base alle fasce d’età. L’iniziativa rappresenta anche un’opportunità lavorativa per giovani laureati.
“Porto i saluti del sindaco che è stato uno dei promotori di questa iniziativa – ha commentato l’assessore allo sport Nico Stallone durante la presentazione del progetto -. Lui ha sposato questa causa fin da subito. Oggi non è un caso che di fianco a me ci sia Brugni perché insieme abbiamo voluto unire le forze per una nicchia trasversale che riguarda sport e sociale. Questo attraverso delle iniziative che coinvolgeranno entrambi gli ambiti e rivolte a persone over 65. Per la prima volta ci siamo dati l’obiettivo che la prossima primavera, oltre a fare le Ascolimpiadi, allestiremo anche le Ascoli Paralimpiadi. Quello che presentiamo stamattina è un progetto di grande valore sociale e sportivo. Questa città nell’ambito sportivo ha delle eccellenze. Lo scorso anno nella giornata dedicata a Vittori mi sono reso conto che nelle altre zone d’Italia c’e una certa riverenza. Oggettivamente abbiamo delle cose in più degli altri. Anche questo può essere un progetto rivoluzionario per la città. Un progetto di alta professionalità che si svilupperà nello spazio della palestra dell’Officina dello Sport, ma che riguarderà anche spazi all’aperto circostanti. Inizieremo come primo passo a Monticelli ma la possibilità di aderire riguarderà l’intera cittadinanza. Il primo passo sarà qui ma poi la porteremo anche in tutti gli altri quartieri della città dove ci sono dei parchi adatti. Parliamo di un grande progetto che si sviluppa step by step”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’assessore alle politiche sociali Massimiliano Brugni: “Condivido tutto ciò che ha detto Nico – ha sostenuto -. Questo è un progetto pilota che riguarda l’attività fisica over 65. L’amministrazione sta spingendo in questa direzione perché la popolazione in città di questa fascia d’età sta crescendo a causa delle poche nascite. Vogliamo cercare di dare quanti più servizi possibili. Gli over 65 rappresentano la spina dorsale della nostra società. Fare attività fisica e farla con professionisti del settore significa evitare che molte persone abbiano problemi di salute. Ciò si traduce anche nel risparmio di servizi sanitari. Vorremmo allargare l’iniziativa il più possibile a tutto il nostro territorio. Con lo sport riusciremo a dare una mano alle fasce di persone più fragili”.
Nazzareno Salvatori, direttore tecnico Officina dello Sport ed ex preparatore atletico di Serie A: “A livello nazionale ed europeo esiste già un progetto enorme che si sta sviluppando. Si parla di invecchiamento di successo perché le persone al di sopra dei 65 anni sono quelle che rivestono maggior importanza a livello numerico all’interno della popolazione del nostro Paese. Il primo passo di questo progetto pilota sarà quello di fare uno screening degli over che verranno a partecipare con apposite valutazioni scientifiche che poi seguiranno. La valutazione ci consentirà di capire se questa attività ha prodotto risultati. A seguire pensiamo di favorire un’attività fisica sana all’aperto nei vari parchi della città. Il progetto parte oggi e lo pubblicizzeremo via social. Le attività si svolgeranno presso la nostra palestra nella struttura dell’Officina dello Sport. Non ci saranno sessioni di massa, ma gruppetti di massimo 4-5 persone alla volta suddivise in base a delle fasce d’età. Questa iniziativa potrebbe inoltre riuscire a dare lavoro anche a nuovi giovani laureati. Andremo di pari passo al progetto Palestre Sicure già in atto a livello nazionale e che la regione Marche si sta preparando ad attuare”.
Etta Cesari, presidente Asd Picchiorunning: “La cosa che più ci è piaciuta è quella riguardante le persone che facendo sport possono migliorare il benessere fisico e la propria salute. Molti dei miei successi sono arrivati grazie all’Officina dello Sport che ringrazio. Loro sono in grado di portare una persona alla sua totale concretezza e benessere, fino a sentirsi quasi atleti”.
Nicola Silvaggi, coordinatore scientifico Officina dello Sport ed ex direttore tecnico Fidal: “La nostra vita è contraddistinta di due fasi. La crescita della condizione fisica che si ottiene fino ai 30 anche senza fare attività fisica. dove diventiamo sempre più efficaci anche senza fare sport. Poi si ha una fase in cui si mantiene la propria forma e infine c’è una fase di di decadimento. La sarcopenia è la cosiddetta perdita di massa muscolare. Dopo i 60 anni la fase di decadimento è più accentuata. Non possiamo evitare l’invecchiamento, ma possiamo contrastare questo decadimento. Questo ci fa capire quanto l’attività fisica sia importante. Fare sport ci evita di ricorrere al dottore, a cure e spese sanitarie”.
Quei Paesi che si puliscono la coscienza con lo sportwashing
Sportwashing: la moda del momento per i Paesi che non rispettano i diritti umani è pulirsi la coscienza con un pallone. Il servizio di Elena Fiorani.
Molti stati sfruttano lo sport per far distogliere lo sguardo dalla pessima situazione dei diritti umani nel proprio paese tramite l’acquisto di squadre sportive, organizzazione di eventi o sponsorizzazione degli stessi. Tramite queste operazioni di soft power, è possibile proiettare all’esterno un’impressione più democratica, aperta e attenta ai diritti rispetto alla realtà.
Gli stati del Golfo hanno iniziato a ospitare e organizzare eventi sportivi internazionali, come il Qatar, con i mondiali di calcio 2022. A tutto questo però c’è modo di opporsi. Le organizzazioni possono fare ricerche, attivismo, advocacy; gli sportivi e le sportive possono dare un segnale. Rifiutare di partecipare a eventi sportivi dove i diritti umani non esistono però è una scelta poco popolare, per adesso in pochi si sono distinti per senso critico e di giustizia.
Aggiornate linee guida Cio: più inclusione verso atleti e atlete transgender
Giochi di tutti. Il Comitato Olimpico Internazionale ha aggiornato le proprie linee guida sulla partecipazione di atleti e atlete transgender alle Olimpiadi, e più in generale alle competizioni sportive agonistiche. Le nuove indicazioni sono molto più inclusive delle precedenti, escludono infatti l’analisi dei livelli di testosterone, pratica considerata molto invasiva.
Le linee guida non sono vincolanti per le federazioni dei vari sport, ma sono un importante modello a cui fare riferimento. Sono state preparate dopo avere consultato più di 250 fra atleti ed esperti, e dovrebbero entrare in vigore dopo le Olimpiadi invernali del 2022, in programma a Pechino.
La notizia è stata commentata positivamente da diversi atleti e atlete transgender. «Le nuove linee guida del CIO sono pionieristiche perché riflettono qualcosa che sappiamo da tempo: che gli atleti e le atlete come me partecipano alle competizioni sportive senza alcun vantaggio competitivo, e che la nostra umanità merita di essere rispettata», ha commentato Quinn, un’atleta che gioca per la nazionale femminile di calcio del Canada e che è transgender.
Le nuove linee guida del CIO hanno come obiettivo quello di «promuovere un ambiente sicuro e accogliente per tutti, in linea con i principi esposti nella Carta Olimpica» e si basano su otto principi fondamentali, fra cui inclusione, non discriminazione, equità e rigore scientifico. Uno dei punti più importanti del documento, il settimo, vieta esplicitamente che gli atleti e le atlete debbano «sottoporsi a procedure o trattamenti medici non necessari» per poter partecipare a una competizione agonistica.
È un cambiamento piuttosto radicale rispetto alle linee guida del 2015, che fissavano un limite massimo alla quantità di testosterone affinché le atlete donne potessero partecipare alle competizioni femminili: cosa che comportava spiacevoli esami a cui sottoporsi periodicamente o nei casi più gravi a cure ormonali per poter gareggiare ufficialmente, come accadde alla mezzofondista sudafricana Caster Semenya (che fra l’altro non è transgender). Prima del 2015 le linee guida erano ancora più stringenti e permettevano agli atleti e alle atlete transgender di gareggiare nella categoria del genere in cui si riconoscono soltanto dopo un’operazione chirurgica di modifica del sesso biologico.
Diversi osservatori spiegano comunque che non essendo vincolanti, l’applicazione delle linee guida sarà a discrezione delle singole federazioni nazionali. «Non potremo stabilire che le linee guida attuate da un certo sport, come per esempio l’atletica leggera, sono sbagliate», ha detto al Guardian Richard Budgett, responsabile sanitario del CIO.
Non tutti si sono detti d’accordo con le nuove linee guida. Joanna Harper, studiosa e atleta transgender, spiega per esempio che «le donne transgender sono in media più alte, grosse e forti delle donne cisgender, e in molti sport queste caratteristiche rappresentano dei vantaggi».
Verso Qatar 2022: Amnesty denuncia le condizioni dei lavoratori migranti
Un calcio ai diritti. Si avvicinano i mondiali di Qatar 2022 ma non migliorano le condizioni dei diritti umani. Il servizio è di Pierluigi Lantieri.
Manca un anno all’inizio dei mondiali di calcio: il tempo perché il Qatar mantenga gli impegni di abolire il sistema denominato “kafala” e di aumentare la protezione dei diritti dei lavoratori migranti sta scadendo. Lo ha dichiarato Amnesty International nel suo “Reality check 2021”, una nuova analisi della condizione del sistema del lavoro in Qatar.
Dalla ricerca emerge come nell’ultimo anno non vi siano stati progressi e alcune vecchie prassi siano tornate in auge, con la riemersione di alcuni dei peggiori aspetti del sistema del “kafala” e la neutralizzazione delle recenti riforme. Amnesty International chiede alle autorità locali di prendere misure urgenti per ridare vita alle riforme prima che sia troppo tardi.
di Pierluigi Lantieri
Oro mondiale del pararafting italiano: un titolo nel segno dell’inclusione
Nel segno dell’inclusione. Un titolo iridato da poco conquistato ai Mondiali di Francia e un sogno chiamato Giochi paralimpici per il pararafting italiano, disciplina nata 3 anni fa e in forte crescita. Gli equipaggi in Francia erano composti da due paratleti e due normodotati, a dimostrazione della volontà di inclusione e a tutela dei diritti di uguaglianza.
Un titolo mondiale che vale molto più di un risultato maturato in gara. Un oro iridato che rappresenta lo spot migliore per una disciplina spettacolare, che chiede di poter essere conosciuta, uno sport che ambisce a entrare nel programma dell’evento più importante per un atleta: l’Olimpiade. Riccardo Novella è senza dubbio uno degli atleti più rappresentativi del pararafting nel nostro Paese e ai recenti Mondiali di L’Argentière-la-Bessée, in Francia, ha fatto capire quanto possa andare lontano lui e l’intero movimento: “Torno con un titolo mondiale nel primo anno in cui le gare di rafting e pararafting si sono svolte in concomitanza”. Novella, di Gravellona Lomellina, nel Pavese, portacolori della società Movimento e Natura, ha trionfato in un team composto dal compagno di squadra Marco Montagna, e da Carlo Benciolini e Nicola Speri del Canoa Club Pescantina. L’Italia ha gareggiato anche con un secondo equipaggio, terzo nella generale, composto da Massimo Giandinoto, Rosario Sperandini, Rinaldo Veneroni e Damiano Casazza. Due, quindi, gli equipaggi nel pararafting, due nel rafting maschile e altrettanti nel femminile e nella categoria mix. Gli azzurri del pararafting si sono imposti nella classifica generale, conquistando l’oro nella graduatoria complessiva grazie al primo posto nelle specialità downriver e Rx e al secondo posto nello slalom.
“È anche il primo anno che esiste un Campionato mondiale di pararafting vero e proprio”, racconta Riccardo Novella, e il riferimento è ai Mondiali del 2019 in Ucraina, poco più che un test, con poche Nazioni partecipanti. “Anche se le gare si sono svolte in un ambiente blindato, purtroppo le restrizioni legate al covid non hanno consentito a tutti gli equipaggi di presentarsi all’appuntamento”. Tanta, a ogni modo, la soddisfazione per un evento che ha segnato un punto di svolta per l’inclusione e il fair play sportivo. “Questi Mondiali hanno gettato le basi per far crescere il movimento del pararafting a livello internazionale: gli equipaggi para erano composti da due paratleti e due normodotati, a dimostrazione della volontà di inclusione e a tutela dei diritti di uguaglianza per tutti gli atleti impegnati nell’attività sportiva espressa sia dalla Federazione italiana rafting che dalla World Rafting Federation”. Il sogno, ora, è quello che il pararafting possa entrare nel programma dei Giochi paralimpici: “Il nostro auspicio è che questo sport venga esternato al massimo”.
Tornando alle gare disputate in Francia, Novella osserva: “I risultati ottenuti premiano la costanza e la perseveranza del Team Italia di pararafting, e da queste basi siamo pronti ad accelerare ulteriormente, concentrandoci su quello che accadrà nel 2023 quando i prossimi Mondiali, anche grazie ai grandissimi risultati ottenuti in questo appuntamento iridato, andranno in scena in Valtellina”. È anche grazie a eventi internazionali come quello in programma tra due anni che il pararafting punta a crescere ulteriormente e a diventare sempre più una grande opportunità per il maggior numero di persone possibile, come conferma Elena Bragastini, tecnico Firaft e responsabile per il pararafting: “Per avvicinarsi a questo sport è sufficiente andare in una delle varie società presenti sul territorio e in particolare in quelle che sono maggiormente impegnate a livello agonistico”, spiega. “Il Nord Italia è ricchissimo di realtà di questo tipo, così come la Toscana, mentre per il resto del nostro Paese la crescita e lo sviluppo dell’attività ha bisogno ancora di qualche accorgimento, ma sono certa che arriveremo a fare ulteriori passi avanti a breve”. L’unico requisito per potersi avvicinare a questo sport è quello di avere un buon rapporto con l’acqua, o comunque non averne paura. “In ogni caso, una volta preso contatto con le società, saranno poi le guide rafting e gli allenatori a permettere a tutti coloro che lo vorranno di superare i propri limiti e avventurarsi in questo straordinario mondo”, prosegue Elena Bragastini.
Il pararafting è nato da pochissimo, all’incirca tre anni fa, e quasi per divertimento, con alcuni ragazzi amputati che per provare a rimettersi in gioco hanno affrontato una discesa a bordo di un gommone. “Fu un’esperienza esaltante, a tal punto che si iniziò da subito a lavorare per dare numeri e una reale struttura a tutta l’attività italiana, ma anche ovviamente internazionale”. I pionieri italiani del pararafting attualmente sono diventati agonisti e alle loro spalle stanno crescendo molti altri atleti di valore. “Inoltre, il Mondiale in Francia ci ha permesso di crescere ulteriormente”. In Italia il pararafting è praticato prevalentemente da persone con amputazioni, spiega il tecnico, “ma proprio a L’Argentière-la-Bessée, confrontandoci con il resto del mondo e in particolare con i cileni, abbiamo visto che, adattando il gommone in maniera particolare, l’attività è praticabile anche in presenza di altri tipi di disabilità. E questo è un ulteriore sprone a lavorare per crescere e diventare ancora più inclusivi”.
“Il timoniere e la prodiera”: il racconto dell’oro olimpico di Tita e Banti
“Il timoniere e la prodiera”. Cosa si prova a volare tra le onde? Prova a raccontarlo il documentario di e con Marco Pastonesi, in cui Ruggero Tita e Caterina Banti raccontano i decolli del loro catamarano olimpico a Tokyo 2020, con cui hanno vinto la medaglia d’oro in una prova mista. Tra nuovi obiettivi e nuovi sogni, ci sono la fatica dello sport, gli allenamenti e le emozioni.
Tre mesi fa. Dodici regate (quattro primi, quattro secondi e tre terzi, totale: primo posto in classifica) più quella finale (punteggio doppio: sesto posto, ma davanti agli avversari diretti, inglesi). Morale della favola: medaglia d’oro olimpica nel Nacra 17, la prima medaglia d’oro italiana in una prova mista. Perché Ruggero Tita è il timoniere e Caterina Banti la prodiera. E, insieme, su quel catamarano che sta fuori dall’acqua, decollano e volano.
Tre mesi dopo. Caterina fra Trevignano e Anguillara, sul Lago di Bracciano, Ruggero a Torbole, sul Lago di Garda. Poi ancora insieme, tra preparazione e festeggiamenti, e già la testa e sempre i muscoli pronti per altre scadenze, altre urgenze, rivincite mondiali, nuovi obiettivi per alimentare nuovi sogni. Siamo andati a trovarli per cercare di sapere che cosa si prova a volare: le sensazioni, i suoni, anche le premonizioni e le intuizioni, anche gli allenamenti e le uscite. Figli e – allo stesso tempo – padroni del vento, Ruggero e Caterina hanno già puntato i Giochi di Parigi. Stavolta, a dividerli, solo un triennio.
E’ nato così “Il timoniere e la prodiera”, un documentario di e con Marco Pastonesi, con la regia di Carlo Molinari, realizzato per “Alla fine della città”, un progetto triennale dell’associazione Ti con Zero, promosso da Roma Culture, vincitore dell’Avviso Pubblico Contemporaneamente Roma 2020 – 2021 2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali e realizzato in collaborazione con SIAE. Si tratta di un modo per coniugare Roma con la mobilità sostenibile e le arti performative, il lavoro agricolo con la fatica dello sport, il gesto danzato con la vita di tutti i giorni, è raccontare i luoghi e la città, sintetizzare con arte e scrittura il quotidiano, conoscersi e riconoscersi. E’ una rassegna del contemporaneo tra metropoli e campagna, letteratura e follia, narrazioni e mappe interattive.
Facciamo pari: lunedì a Roma “La partita della parità e del rispetto”
Facciamo pari. Lunedì a Roma attori, sportivi e giornalisti contro le discriminazioni. Il servizio è di Elena Fiorani.
L’impianto sportivo Fulvio Bernardini, nel quartiere Pietralata a Roma, ospiterà lunedì 15 novembre a partire dalle 11, “La partita della parità e del Rispetto”, promossa da Uisp, Amnesty International, Associazione Italiana Calciatori, Sport4Society e Usigrai. La partita rappresenta una tappa di avvicinamento alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si terrà in tutto il mondo il 25 novembre.
Amicizia, inclusività, unione, parità di genere, infatti, sono i valori alla base dello sport per tutti e per tutte. Le squadre in campo saranno composte da rappresentanti dello spettacolo, del giornalismo, dello sport e della politica, oltre a tre calciatrici afgane che hanno trovato riparo in Italia dopo la fuga dai talebani.