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Liberi di correre


L’intelligenza artificiale permetterà agli ipovedenti e ai non vedenti di correre in autonomia, grazie ad un sistema che Google sta testando. Il progetto è ancora in fase iniziale. A guidare l’utente sarà un’app che trasforma lo smartphone e un dispositivo indossabile in una sorta di occhio e orecchio che guida sul percorso, insieme ad un’imbracatura ed alle cuffie.

Per utilizzare il sistema, il runner deve collegare un telefono Android ad una imbracatura progettata da Google che gira intorno alla vita. L’app Project Guideline poi utilizza la fotocamera del telefono per tenere traccia del percorso. L’app invia segnali audio alle cuffie a conduzione ossea (vibrano in una parte vicino all’orecchio): quando un corridore si allontana dal percorso stabilito il suono diventerà più forte. L’app non necessita di una connessione Internet e può tenere conto di una serie di condizioni meteorologiche e di illuminazione.
Google ha sviluppato il sistema con l’aiuto di Thomas Panek, presidente e Ceo di Guiding Eyes for the Blind e appassionato runner. Non è la prima volta che il colosso tecnologico sviluppa dei sistemi che vanno in aiuto ad alcune disabilità. L’ultima in ordine di tempo è Lookout, un’applicazione che permette a persone con disabilità visive di vivere il quotidiano con maggiore autonomia grazie all’Intelligenza artificiale e alla descrizione in voc

Compagni di squadra


Mentre in Italia per la prima volta si inizia a parlare di professionismo sportivo femminile, a seguito della recente riforma, in Svezia i giocatori di prima e seconda divisione hanno deciso di rinunciare a metà delle entrate che percepiscono dalla Federazione per pagare parte degli stipendi delle giocatrici. Infatti, il campionato femminile è in crisi a causa dell’emergenza Coronavirus.

A dare la notizia è stato Karl Erik Nilsson, presidente della Federcalcio svedese, annunciando che sono stati raccolti 490mila euro, utilissimi a dare un po’ di respiro al movimento. Un’iniziativa senza precedenti, come riporta Mundo Deportivo, che nasce in un Paese in cui il calcio femminile è sviluppatissimo, con un campionato molto seguito e una nazionale che rappresenta una bella realtà (Svezia terza ai Mondiali del 2019, battuta in semifinale dall’Olanda che aveva eliminato anche l’Italia). Un movimento che però adesso risente della crisi economica, complice la chiusura delle regioni delle grandi città svedesi dopo che, nelle ultime settimane, il numero dei contagi è raddoppiato.

Sul grande schermo


E’ in corso la decima edizione del Matera sport film festival, che si svolgerà completamente on line. Trenta le opere in concorso, provenienti da ogni angolo del mondo, che saranno visibili per l’intera durata della manifestazione. Come ogni anno il Festival racconta il legame tra sport e cultura, anche attraverso appuntamenti in diretta con ospiti e personalità dello sport e della cultura.

Il Matera sport film festival, che si concluderà domenica 6 dicembre, è organizzato dall’associazione Matera Sports Academy, in collaborazione con l’Uisp Matera e con il sostegno del Comune di Matera e del programma Sensi Contemporanei Cinema della Regione Basilicata. Matera Sport Film Festival aderisce al network dei festival lucani “BasilicataCinema”. “Era importante dare continuità alla manifestazione – ha detto Michele Di Gioia, presidente Uisp Basilicata, durante la diretta di apertura – il Festival da dieci anni esprime un sentimento innovativo, per quanto riguarda il nostro territorio ma anche il sud Italia in generale, legando i temi della cultura e dello sport. Ogni anno valorizziamo non solo opere del settore audiovisivo ma anche altre forme artistiche, per dare un senso a questo connubio”.

L’edizione 2020 riserverà diversi appuntamenti in diretta: focus, interviste, incontri con ospiti e personalità dello sport e della cultura, per vivere la consueta atmosfera del Festival, nonostante la modalità virtuale. Venerdì 4 dicembre si terrà il videoincontro “Sport sociale, un capitale-Idee per una strategia di sostenibilità”, con l’intervento di Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp e di Domenico Bennardi, sindaco di Matera. Insieme a loro ci saranno rappresentanti delle istituzioni e del terzo settore (il programma è in via di definizione). Sabato 5 dicembre appuntamento con “Ma che genere di sport è questo?-Media, donne, sport”, con gli interventi, tra gli altri, di: Manuela Claysset, responsabile politiche di genere Uisp; Marina Cosi, vicepresidente di Giulia Giornaliste; Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai; Sandra Mayers, olimpionica spagnola di atletica leggera; Ivano Maiorella, direttore di Uispress.

Per accedere alla visione dei film in concorso è necessario registrarsi nel seguente modo: inviare una email indicando nome, cognome, città e stato alla segreteria del festival: info@materasportfilmfestival.it; accedere alla pagina MSFF20 LIVE STREAM inserendo la password ricevuta via mail; per visionare i film desiderati, occorre inviare una mail alla segreteria del festival (info@materasportfilmfestival.it) indicando i titoli; inserire le password ricevute via mail per poter visionare i film desiderati.

Debutti


In Italia, la calciatrice azzurra Sara Gama è la prima vicepresidente dell’Associazione italiana calciatori; in questi stessi giorni, con la riforma dell’ordinamento sportivo, finalmente si inizia a parlare anche da noi di professionismo sportivo femminile e stasera la francese Stephanie Frappart sarà a Torino per arbitrare, prima donna della storia, una partita della Champions League maschile.

Giorni entusiasmanti per lo sport femminile, in particolare il calcio. Sara Gama è la prima donna ad essere nominata vice presidente dell’Assocalciatori. Capitano della Juventus e della Nazionale Italiana, ha da sempre lottato per i diritti delle calciatrici. La sua elezione è avvenuta lunedì 30 novembre dopo la nomina a nuovo presidente di Umberto Calcagno. Con Davide Biondini nel ruolo di vice presidente vicario e Gianni Grazioli direttore generale, la nomina di Sara Gama rappresenta un momento importantissimo per il calcio italiano. Specie per i diritti delle calciatrici. Sara Gama è infatti in prima linea nella lotta per la parità di trattamento delle atlete specie in vista del passaggio al professionistico preciso nel 2022.

Una giornata davvero storica per il riconoscimento di uno status che fino a pochi anni fa sembrava davvero irraggiungibile per tutto il movimento in rosa. Ben quattro campionati, due Coppe Italia, tre Supercoppa Italiane e la fascia da capitano della Juventus e della Nazionale Italiana per Sara Gama che in pochissimo tempo si è fatta conoscere in tutto il mondo. Nata a Trieste nel 1989, è stata da sempre appassionata di sport e calcio. Prime esperienze nello Zaule e nella Polisportiva San Marco di Villaggio del Pescatore prima del passaggio Tavagnacco. Ha poi vestito le maglie del Chiasiellis e Pali Blues prima dei tre anni a Brescia in due tornate diverse. Nel mezzo anche un biennio al Paris Saint-Germain che le ha consentito di maturare molto.

Nel 2017 arriva la Juventus che consente a Sara di potersi consacrare definitivamente. Sara Gama fa parte del consiglio federale dal 2017: è uno dei volti più attivi del movimento femminile italiano, in grande crescita proprio dopo il successo al Mondiale 2019. Nel 2001, l’attuale ct azzurra, Milena Bertolini, era stata la prima donna a entrare in consiglio Figc sempre con l’Aic. Stéphanie Frappart, invece, diventerà la prima donna ad arbitrare in Champions League, dirigendo la sfida Juventus-Dinamo Kiev, e confermandosi così come uno dei più importanti direttori di gara del calcio contemporaneo. La francese, infatti, è stata premiata nel 2019 con il Globe Soccer Award dedicato al miglior arbitro dell’anno, fino a quel momento assegnato esclusivamente ai maschi, ma è almeno da sei anni che sta abbattendo un muro dopo l’altro, affermandosi come una delle figure principali nella lotta agli stereotipi di genere nel calcio. Frappart è nata a Herblay, a nord di Parigi, in quella regione dell’Ile-de-France che fa ormai da culla a quasi tutto il meglio del calcio transalpino ed europeo. Arbitra dall’età di 13 anni e ha vissuto una rapida ascesa che, dopo un Master in Scienze motorie e il ruolo di direttrice del Dipartimento amministrativo della FSGT (la Federazione Sportiva e Ginnica del Lavoro della città di Parigi), l’ha portata ad arbitrare un match maschile già nel 2014, a soli 30 anni, dirigendo la sfida di Ligue 2 tra Niort e Brest, stabilendo così il suo primo record.

Da allora, Frappart si è affermata come una delle migliori direttrici di gara in campo femminile, arbitrando ai Mondiali e alle Olimpiadi, e un vero riferimento per tutta la categoria. Ha subito ricevuto le attenzioni e il supporto della Federcalcio francese, in particolare del selezionatore degli arbitri del calcio professionistico transalpino Pascal Garibian, che il 28 aprile 2019 l’ha fatta debuttare in Ligue 1, dirigendo Amiens-Strasburgo. Prima donna ad arbitrare un match della prima serie maschile: un altro traguardo storico. Pochi mesi dopo, è stata di nuovo chiamata a lavorare ai Mondiali femminili, i più seguiti e pubblicizzati della storia, e designata per la finale tra Stati Uniti e Olanda, venendo di fatto certificata come la migliore a livello femminile. Un risultato che, a questo punto, ha convinto la UEFA ad affidare a Frappart la direzione della Supercoppa europea dello stesso anno tra Chelsea e Liverpool, che è stato il momento in cui il suo nome è diventato realmente di fama globale. Opinione che da allora non solo non è cambiata, ma si è anche rafforzata, tant’è vero che lo scorso 22 ottobre Frappart ha diretto per la prima volta anche un match di Europa League (quarto record), con la sfida tra Leicester City e Zorya, che ha fatto da antipasto per l’esordio in Champions League di questa sera.

A 37 anni da compiere tra poche settimane, Frappart è ormai il nome di punta tra le direttrici di gara, e ha ancora tempo e modo di stabilire ulteriori primati. “Tecnicamente e fisicamente siamo come gli uomini – aveva detto, prima della Supercoppa – Spero che il mio esempio serva per tutti gli arbitri donna e per tutte le ragazze che aspirano a fare questo lavoro”. Intanto, con Juventus-Dinamo Kiev Stéphanie Frappart diventerà anche la prima donna ad arbitrare una squadra italiana, visto che in Serie A ancora il muro non è caduto.

di Pierluigi Lantieri

Un mister ai fornelli


A Firenze la polisportiva Affrico si trasforma in mensa per chi ha bisogno: il maestro di tennis impacchetta la pasta al pomodoro, l’istruttore di basket fa il portantino, l’allenatore di calcio va in cucina a controllare le pietanze, come fosse master chef. Così tutti quelli che hanno perso il lavoro o hanno difficoltà a fare la spesa, possono usufruire di una cena gratis.

L’Affrico, da società sportiva, si è trasformata in una specie di Caritas. “Sarebbe bello se lo facessero tutte le società sportive” sussurra qualcuno nei corridoi tra la cucina e il bar. Tutte le sere a partire dalle 19 e fino alle 19.45, dirigenti e allenatori fanno i volontari per preparare e distribuire pasti caldi gratuiti da asporto. Nel quartiere si è sparsa la voce e i primi utenti sono già arrivati. La prima è una signora fiorentina arrivata in autobus con il 10: chiede gentilmente, quasi vergognandosi, tre pasti caldi, uno per sé, uno per il marito e uno per il figlio.

Poi torna alla fermata dell’autobus e aspetta al freddo. Poi arrivano due migranti sudamericani: “Ho perso il lavoro – dice uno di loro – e così non ho potuto rinnovare il permesso di soggiorno, anche un pasto gratis può aiutare”. Da anni l’Affrico è un punto di riferimento del quartiere, delle famiglie, dei ragazzi, degli anziani. “Sono profondamente convinto del ruolo sociale che le società sportive ricoprono – ha detto Luca Giotti, direttore generale della Poli – ruolo che non sempre a mio parere ci viene riconosciuto come dovrebbe. Noi proveremo ancora una volta a dare un contributo cercando, in questo momento così difficile e delicato, di essere vicino a chi ne ha più bisogno. Ci impegneremo per far sì che uomini e donne non perdano il valore di essere persone, consegnando loro un pasto caldo che speriamo sia di conforto e aiuto”.

Alla fine della città


Si conclude oggi a Roma la prima edizione della rassegna che vuole coniugare la mobilità sostenibile con le arti performative, il lavoro agricolo con la fatica dello sport, il gesto danzato con la vita di tutti i giorni, e raccontare i luoghi e la città, sintetizzando con arti visive e scrittura il quotidiano. Il progetto prevede reportage fotografici e radiofonici, esplorazioni a piedi e a pedali e tanto altro. Tutti gli incontri e i materiali consultabili sul sito associazioneticonzero.it e Facebook sui profili “Alla fine della città” e “Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza”.

Una rassegna del contemporaneo tra metropoli e campagna, letteratura e follia, narrazioni e mappe interattive. Una rassegna che prevede reportage fotografici e radiofonici, laboratori digitali, proposte digitali per esplorazioni/itinerari a piedi e a pedali, podcast di letture ad alta voce, dirette radiofoniche tra musica e approfondimenti, consulte cittadine e incontri online. Il progetto triennale si svolge nel XIV Municipio, porta nord ovest di accesso alla città, lungo la traiettoria che va da Valle Aurelia al borgo di Santa Maria Galeria.

In particolare, come la punta di un compasso, pone il fulcro stanziale nell’area di Casal del Marmo, tra agricoltura biologica, carcere minorile, scuola di base ed ex manicomio, e traccia le tappe itineranti nelle aree verdi: Parchi dell’Insugherata, del Pineto e di Villa Mazzanti, Monumento naturale di Galeria Antica, ciclabile Monte Mario. Tutti gli incontri e i materiali visibili sul sito associazioneticonzero.it e FB alla fine della città e FB biblioteca della bicicletta Lucos Cozza

Noi non ci arrendiamo


In una lettera aperta il commento dell’Uisp sulla riforma dello sport. Il servizio di Elena Fiorani

La lettera, firmata dal presidente nazionale Uisp Vincenzo Manco, arriva dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri di cinque decreti legislativi in attuazione della legge delega sulla riforma dell’ordinamento sportivo.

Oggi è un giorno buono per lo sport – scrive Manco – se pensiamo agli effetti che dispiegano i cinque decreti approvati, in particolare sulle questioni del lavoro sportivo, sul professionismo femminile, sulla parità e il contrasto alla violenza di genere. Invece è tutt’altro che un buon giorno per la mancata approvazione del decreto sulla governance dello sport”.

Per il presidente dell’Uisp questa è una grande occasione mancata per ammodernare un sistema che mostra forti limiti allo sviluppo della pratica e della cultura dello sport e del movimento nel nostro Paese, a causa di un sistema sportivo chiuso che non permette lo sviluppo di tutte le energie vitali a disposizione che la cultura motoria e sportiva meriterebbe.

25 novembre tutti i giorni


La Figc e la Divisione Calcio Femminile sostengono la campagna “2020. Il mondo si è fermato. I centri antiviolenza D.i.Re NO”, lanciata in occasione della Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne. L’associazione ha  garantito l’assistenza alle vittime di violenza e ai loro figli anche nei  momenti più difficili del primo lockdown e anche ora che il paese è diviso in zone rosse, arancioni e gialle.

D.i.Re è la più grande associazione nazionale che si occupa di prevenzione e contrasto della violenza contro le donne. Ogni anno, grazie a 103 centri antiviolenza, più di 100 case rifugio e case di semi autonomia e centinaia di sportelli di primo contatto che lavorano in sinergia con gli enti locali, supporta migliaia di donne e ragazze nel percorso per riconquistare la propria vita. Questa iniziativa, accompagnata dal claim ‘2020. Il mondo si è fermato. I centri antiviolenza D.i.Re NO’, prende le mosse dall’esperienza vissuta in questi mesi dai centri antiviolenza della rete D.i.Re, che non hanno mai fatto venire meno il loro supporto alle donne vittime violenza e ai loro figli, garantendo assistenza nei momenti più difficili del primo lockdown e anche ora che il paese è diviso in zone rosse, arancioni e gialle.

E se nel 2019 le donne accolte e sostenute dai centri antiviolenza D.i.Re sono state in media 1.695 al mese, per un totale di 20.432, questa cifra è salita a quasi 3.000 al mese tra il 2 marzo e il 3 maggio 2020, confermando quanto la violenza tra le mura domestiche si sia aggravata durante il lockdown. I dati dei centri antiviolenza D.i.Re per il 2019 confermano infatti come il maltrattante nell’83,7% dei casi abbia (o abbia avuto) le chiavi di casa. Si tratta infatti dell’attuale partner nel 55% dei casi, dell’ex partner nel 20%, o di un altro familiare nell’8,7%.

“Siamo felici di trovare nuovamente la FIGC e la Divisione Calcio Femminile al nostro fianco, perché le donne che giocano a calcio sono la dimostrazione che è possibile uscire dalle gabbie degli stereotipi e pregiudizi in cui troppo spesso vogliono intrappolare le donne, e che troppo spesso finiscono per condonare o minimizzare la violenza”, ha affermato Antonella Veltri, presidente di D.i.Re. Un concetto ribadito anche dal presidente della Divisione Calcio Femminile Ludovica Mantovani: “Siamo orgogliosi che il nostro mondo sia un veicolo strategico per arrivare alle famiglie italiane tramite l’immagine incisiva delle nostre atlete, che rappresentano un simbolo di empowerment femminile. L’educazione alla parità di genere deve diventare una componente essenziale di tutto il sistema di formazione. I centri antiviolenza sono luoghi protetti, in cui si promuove anche l’autoconsapevolezza e quindi semplicemente grazie di esserci sempre per tutte noi. Dobbiamo vincere questa partita insieme”.

Spettacolo Belpaese


Alle 21, sul canale youtube di Va’ Sentiero, l’anteprima del docufilm “Alla scoperta del Sentiero Italia. I primi 3.548 km da Trieste ai Monti Sibillini”, che condensa in 50 minuti i paesaggi, i volti e le storie che il team ha incontrato durante i primi 7 mesi della spedizione. “Il trekking più lungo al mondo nel Paese più bello del mondo” da percorrere all’insegna della consapevolezza ambientale e del turismo lento.

Appuntamento in diretta alle 21.00 sul canale YouTube di Va’ Sentiero per la proiezione; alle 21.55 ci si sposta su Facebook per il Question Time aperto alle curiosità di tutti gli spettatori. Modera Frank Lotta, speaker di punta di Radio Deejay e conduttore del programma Deejay On the Road. Autoprodotto da Va’ Sentiero con video e montaggio di Andrea Buonopane, il docufilm “Va’ Sentiero – Alla scoperta del Sentiero Italia.

I primi 3.548 km da Trieste ai Monti Sibillini” condensa in 50 minuti i paesaggi, i volti e le storie che il giovane team di Va’ Sentiero ha incontrato durante i suoi primi 3.548 km percorsi nei primi 7 mesi della spedizione lungo il Sentiero Italia, attraversando Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Marche.

Un cammino, questo, senza precedenti, iniziato lo scorso anno con un duplice obiettivo: da una parte promuovere il Sentiero Italia – il trekking più lungo al mondo – all’insegna della consapevolezza ambientale e del turismo lento; dall’altra, valorizzare le Terre Alte rispettandone le peculiarità locali e ambientali e contribuendo a sostenere il tessuto socio-economico delle aree interne, troppo spesso in via di spopolamento.

Capitano, oh mio capitano


“France’ dacce ‘na mano, il tuo campetto non esiste più”. Il calcio popolare romano chiede aiuto a Totti. Gli  attivisti del Calcio popolare Borgata Gordiani gli hanno scritto una lettera aperta chiedendo di aiutarli a riqualificare il campo smantellato dall’amministrazione capitolina per la presenza di amianto senza mai interloquire con gli attivisti del quartiere.

La porta dove il Capitano aveva segnato i primi gol della sua vita calcistica non c’è più. L’impianto del quinto municipio smantellato dall’amministrazione grillina per la presenza di amianto e mai più ripristinato. Forse solo il campione potrà restituirlo ai ragazzi del quartiere. I ragazzi della sua generazione che come lui hanno giocato sul campo di Villa Gordiani, quando un Totti ancora bambino indossava la maglia della Lodigiani e incassava dal padre e dallo zio “cinquemila lire a gol”. All’epoca era il campo della Fortitudo. Totti calciava e il pallone finiva sistematicamente in una porta che adesso non c’è più.

Dopo aver visto il film di Alex Infascelli gli attivisti del Calcio popolare Borgata Gordiani hanno scritto una lettera pubblica al “Capitano” per chiedergli di aiutarli a riqualificare il campo smantellato dall’amministrazione grillina per la presenza di amianto senza mai voler interloquire con gli attivisti del quartiere.

“Le abbiamo provate tutte – scrivono gli attivisti del Calcio popolare Borgata Gordiani – abbiamo baccagliato quando so’ arrivate le ruspe interrompendo i lavori, siamo andati ai Consigli del municipio V, abbiamo raccolto firme e presentato progetti. Niente. Non c’hanno mai ascoltato”.

Oggi però, proseguono, come se stessero parlando a un amico, “abbiamo scoperto che su quel campo anche tu hai scritto un pezzetto della tua storia. Quella che pensavamo essere una storia solo nostra è una storia anche tua. E allora ancora una volta non vogliamo avere rimpianti e parliamo con te: dacce ‘na mano France’. Ridiamo ai ragazzini di questo quartiere il sogno di entrare in campo e cercare con gli occhi i genitori sotto quel monumento. Com’era prima. Com’era quando hai segnato quel rigore. È questo il nostro sogno. Niente di più. Tu puoi aiutarci a realizzarlo. Ascoltace almeno te, France’. E non te scordà che ce devi cinquemila lire”.