Domenica torna la manifestazione nazionale dell’Unione italiana sport per tutti, con partenza simultanea da oltre 60 città nel mondo. Ai nostri microfoni Vincenzo Manco, presidente Uisp. (sonoro)
Basket beats border
È partito il crowdfunding per sostenere la seconda edizione del progetto che lo scorso anno ha permesso alle ragazze del Real Palestine Youth di partire dal campo profughi di Shatila, a Beirut, di giocare con tre squadre romane di pallacanestro sociale. Il team è composto da ragazze palestinesi, libanesi e siriane.
Al centro del progetto c’è l’idea che lo sport, e in questo caso il basket, possa essere veicolo di emancipazione e di educazione a uno stile di vita sano e positivo, ma anche di dialogo e incontro tra persone di culture e background completamente diversi. Basket Beats Borders Vol. 2 è un torneo di basket femminile che si terrà a Roma a fine giugno 2018 e coinvolgerà le ragazze palestinesi, libanesi e siriane del Real Palestine Youth F.C. e alcune squadre romane ed un’opportunità di incontro tra giovani italiane, palestinesi, libanesi e siriane, dove lo sport rappresenta il mezzo per entrare in contatto, divertirsi e condividere le proprie esperienze sportive e di vita.
Ring solidale
Possibile rivoluzione nel mondo della boxe: la Federazione Pugilistica Italiana ha istituito una commissione di studio per l’accesso di atleti con disabilità alla pratica del pugilato amatoriale. La decisione nasce dalla volontà di delineare un percorso di pieno coinvolgimento degli sportivi prevedendo l’informazione per gli appassionati e la formazione di dirigenti e tecnici.
“Il crescente interesse verso la nostra disciplina – recita una comunicato della Fip – e l’aumento del numero di praticanti tesserati, con particolare riguardo al settore femminile e giovanile, ha determinato la volontà di delineare un percorso di pieno coinvolgimento del mondo degli sportivi diversamente abili prevedendo una corretta informazione a tutti gli appassionati e una puntuale formazione dei dirigenti e tecnici delle società e associazioni affiliate alla FPI, anche raccogliendo le diverse e positive esperienze maturate nel territorio”.
Qua la mano
Dario Bolis è un papà di Lecco che ha riunito attorno a sé una decina di adolescenti e contattato tutte le squadre giovanili del territorio, proponendo agli allenatori incontri amichevoli con la sua squadra senza uniforme e senza tecnico. Dopo le perplessità iniziale l’iniziativa sta prendendo piede: i ragazzi si incontrano, giocano, si divertono senza ansie, frustrazioni né esasperazioni.
L’unica classifica che conta è quella del divertimento. E non può essere altrimenti, se scegli di scendere in campo senza una uniforme, senza un allenatore e anche senza un nome. Aspettando il fischio d’inizio per fare quello che più ti piace fare, alla faccia di allenatori opprimenti, genitori frustrati e ansie da prestazione ingestibili: tirare calci a un pallone. “Mio figlio ha smesso di giocare perché non reggeva più lo stress dell’ambiente. Il clima dentro e fuori lo spogliatoio gli aveva fatto passare la voglia. Il serbatoio della passione si era esaurito. È bastato aprire gli occhi e fare un po’ di passaparola per rendersi conto che erano tanti i coetanei nelle sue stesse condizioni. Da lì è nata l’idea: mettiamoci insieme e giochiamo. Solo per il piacere di farlo”. Una squadra che fa solo le amichevoli. Ecco l’intuizione di Dario Bolis, 48 anni. La formazione è liquida: cambiano i ragazzi, se ne aggiungono dei nuovi, alcuni hanno altri impegni, non servono tesseramenti e cartellini. I novanta minuti però sono veri, autentici. Si corre, si passa, si lotta comunque per vincere, mettendoci cuore e muscoli. I ragazzi della squadra non squadra sono senza un tecnico in panchina e non hanno genitori urlanti sulle tribune. Ma sanno giocare. Si divertono loro e si divertono gli avversari.
Bike sharing solidale
La società cinese Gobee lascia il mercato europeo abbandonando i propri mezzi per le vie di Firenze. La cooperativa Ulisse le recupera per poi rivenderle online. Sono già 41 le due ruote trovate. Così l’ambiente è più pulito e intanto si finanzia il reinserimento lavorativo dei detenuti del carcere di Sollicciano.
Gobee era una della tante piattaforme di bike sharing che sono sbarcate nelle nostre città. Solo che l’avventura del colosso cinese con sede a Hong Kong è durata solo pochi mesi. In una mail inviata a tutti gli utenti (più di 45mila), ha annunciato di abbandonare il progetto e di aver chiuso tutti gli account già attivati, provvedendo al rimborso di ogni eventuale credito. Il motivo? Un business economicamente insostenibile, dicono. Troppi atti vandalici contro le flotte di biciclette lasciate con fiducia al servizio dei cittadini. Dai furti ai danneggiamenti. Non solo l’Italia ma tutta l’Europa è stata una delusione della società. Quello che non ha detto Gobee nel comuncare il suo abbandono del mercato Ue è che avrebbe lasciato le bici dove stavano, cioè sui marciapiedi delle nostre città. La Cooperativa Ulisse da anni permette ai detenuti di Sollicciano di riparare le due ruote rotte della depositeria comunale per poi rivenderle. Le due ruote recuperato finora sono 41. Una volta rivoluzionate nell’estetica verranno rivendute online sui siti di Ulisse e Piedelibero.
Fianco a fianco
Domenica un giovane in carrozzina elettrica correrà la Maratona di Milano insieme ad un amico, per rappresentare il superamento di ogni barriera. Il servizio di Elena Fiorani.
Torna la Milano Marathon, appuntamento di spicco nel mondo del running, ma quest’anno tra le migliaia di podisti ci sarà un corridore speciale: si tratta di Jacopo, 15enne friulano affetto da distrofia muscolare di Duchenne e Becker. Domenica Jacopo correrà sulla sua carrozzina elettrica e al suo fianco ci sarà Fiorenzo. I due giovani sono soci di Parent Project onlus, l’organizzazione che riunisce genitori e ragazzi che soffrono della grave malattia degenerativa. La distrofia muscolare di Duchenne è una patologia che colpisce 1 neonato maschio su 5000 ed è la forma più grave delle distrofie muscolari. Con la partecipazione alla maratona i due ragazzi dimostreranno che lo sport unisce e aiuta a superare ogni barriera
W la bici viva
Fino al 15 aprile Feltre, in provincia di Belluno, ospita una festa che accoglierà cicloviaggiatori e cicloartisti, giornalisti e scrittori, per dieci giorni di arte e cultura dedicate alle due ruote. Verrà inaugurata una biblioteca specializzata nella bicicletta in tutte le sue forme letterarie.
La manifestazione è organizzata dal Comune di Feltre e dall’associazione Ti con Zero, con la direzione artistica di Fernanda Pessolano e il sostegno del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e di Sportful. Fra i partecipanti, oltre a tutti quelli già citati, Sandro Donati, maestro dello sport e allenatore di atletica; Lorenzo Cremonesi del “Corriere della sera”; Claudio Gregori della “Gazzetta dello Sport”; lo scrittore e giornalista Marco Pastonesi; l’autore e pedalatore Alberto Fiorin. Il festival è realizzato con la collaborazione di numerosi enti e associazioni del territorio. Perché la bici può raccontare non solo storie rotonde, ma pure ovali. E perché la bici è sempre musica, ritmo, andatura. Sono passati più di duecento anni da quando il barone tedesco Von Drais inventò un mezzo a due ruote con manubrio e sella, ma senza pedali, eppure già capace di sostituirsi a cavalli e carrozze. E da allora la bicicletta non ha mai perduto la propria vocazione alla modernità, il proprio istinto alla velocità, il proprio destino al futuro.
Un calcio agli stereotipi
Per la prima volta in Sudan una donna allenerà una squadra maschile. Si chiama Salma al-Majidi, ha ventisette anni e sarà alla guida dell’Al-Ahly. È stata già soprannominata Sister Coach dai suoi giocatori.
(Foto: La Repubblica)
Sport Gioventude
È il progetto di Coni Sardegna, Regione, Direzione Scolastica e Cip, a sostegno dell’educazione fisica nelle prime tre classi della scuola primaria. Grazie a questa iniziativa, verranno implementate le ore di attività motoria proprio per i giovanissimi, ovvero coloro i quali in quella precisa fascia di età sono più propensi a sviluppare abilità motorie, forti relazioni sociali, a percepire l’appartenenza a un gruppo, a fare squadra, a definire se stessi grazie a una sana ed efficace competizione in relazione alla propria persona e agli altri.
Un nuovo inizio
Da Amman, Giordania, la storia dei rifugiati siriani resi disabili dalla guerra che stanno ricostruendo la propria vita attraverso l’attività fisica. Il servizio di Elena Fiorani.
Almeno una volta alla settimana i rifugiati siriani con disabilità di Amman si ritrovano al centro del Comitato Paralimpico giordano per praticare diverse attività, dal tennistavolo al lancio del peso, che permettono di ritrovare la forma fisica e al tempo stesso rappresentano uno strumento per il rilancio delle proprie competenze in senso più ampio. Oggi una delle sfide principali è dare continuità a queste attività. Dall’inizio della guerra in Siria la Giordania ha accolto ufficialmente oltre 650.000 uomini, donne e bambini. Unhcr stima che un profugo su quattro sia affetto da qualche forma di disabilità, congenita o causata da bombardamenti e torture. Lo sport può giocare un ruolo fondamentale per il recupero fisico e psicologico: infatti, attraverso l’attività sportiva si ridefinisce il proprio corpo, il rapporto con lo spazio e soprattutto si smette di essere persone che hanno perso abilità, ma si diventa persone che ne hanno altre e le sanno usare.