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Meno reclusi


Il Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, fornisce l’aggiornamento sul numero dei detenuti in carcere e sui casi di contagio. Ad oggi si contano 55.036 presenze a fronte delle 61.230 del 29 febbraio scorso, con una riduzione di oltre 6 mila unità. Sono 94 quelli attualmente positivi al virus, quasi tutti asintomatici. Contagiati anche 204 agenti di Polizia Penitenziaria.

Politica comune


Nella Ue l’assistenza sanitaria è gestita dai governi nazionali, ma è necessario garantire i diritti di tutti in modo omogeneo. Questo l’impegno del Commissario europeo per il Lavoro e i Diritti Sociali, Nicolas Schmit, secondo il quale “il Fondo Sociale Europeo e il Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti dovrebbero essere utilizzati appieno dai Paesi dell’Unione, che possono richiedere denaro per sostenere le persone con disabilità”.

Una brutta selezione


In epoca Covid le persone colpite da Alzheimer rischiano più di prima di essere escluse dalle cure. Un appello dei “terapisti occupazionali”. Il servizio è di Paolo Andruccioli.

E’ necessario evitare che una semplice diagnosi rappresenti per una persona affetta da demenza senile o Alzheimer il diniego all’accesso alle cure. Le scarse risorse finanziarie non possono essere una giustificazione per trascurare un milione di persone che in Italia sono affette da questa malattia penalizzando contemporaneamente 3 milioni di familiari che li seguono quotidianamente. E’ l’appello lanciato dall’AITO (Associazione Italiana Terapisti occupazionali, operatori sanitari che si occupano di riabilitazione). «Ribadiamo il nostro impegno per un approccio alla demenza basato sui diritti umani – sostengono – Una diagnosi di demenza da sola, infatti, non dovrebbe mai essere una ragione per rifiutare alle persone l’accesso ai trattamenti, alla cura e al supporto”. Stesso messaggio quello di Alzheimer Europe.

Grazie, ma non basta


“Mi auguro che a maggio si vada oltre la misura dei buoni spesa. L’emergenza è emergenza, ma il disagio di molti purtroppo è una normalità che attende risposte da anni”: Lo afferma Gianmario Gazzi, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali. Ascoltiamolo. (sonoro)

Un tetto anche per loro


Tutte le sedi italiane dell’Associazione Avvocato di strada hanno inviato ieri lettere al Ministero Interno, ai Prefetti, ai Presidenti di Regione e Sindaci per chiedere di non multare le persone senza dimora, che hanno diritto all’abitazione e alla salute. “Di fronte alla pandemia non siamo tutti uguali”, sottolinea Antonio Mumolo, presidente dell’Associazione.

Tra le mura di casa


“In questo periodo di emergenza, dobbiamo prestare particolare attenzione al problema della violenza domestica ai danni delle donne”. Lo ha dichiarato Evelyn Regner, presidente della Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere al Parlamento europeo, facendo esplicita richiesta agli Stati membri e all’Unione di rafforzare il sostegno alle vittime, che con le misure restrittive sono aumentate in alcuni Paesi almeno di un terzo. In crescita le violenze in Francia.

La disabilità dimenticata


Il governo sta facendo molto per mettere in campo le misure necessarie a salvare il Paese. Ma ci sono fasce di popolazione che attendono soluzioni. Il servizio di Paolo Andruccioli.

Il Cura Italia non cura tutti. Succede per esempio per le persone con disabilità. Ed è il presidente della Fish, la Federazione Italiana per il superamento dell’handicap, Vincenzo Falabella a lanciare l’allarme sull’emergenza Coronavirus. In particolare il Presidente si riferisce all’articolo 26 del decreto “Cura Italia” che prevede che le assenze dei lavoratori con grave disabilità o con patologie che comportano immunodepressione, o esiti da patologie oncologiche, fino a fine aprile, siano equiparate a ricovero ospedaliero. “Ma a oltre 15 giorni dall’entrata in vigore, quella disposizione è ancora inapplicata: i lavoratori con disabilità, le aziende, le amministrazioni, i medici sono stati abbandonati nel caos senza nessuna indicazione operativa se non un articolo di legge carico di ambiguità”.

Cancelli chiusi


Oltre 120 milioni di bambini e studenti sono fuori dalla scuola in Africa Occidentale e Centrale, perché quasi tutti i paesi hanno chiuso scuole e università per contenere il Covid-19, ma il numero è destinato ad aumentare man mano che il virus si diffonderà. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

Liberiamoli


Ci sono una sessantina di “piccoli galeotti” nelle carceri italiane insieme alle loro madri. Sarebbe proprio questo il momento giusto per farli uscire. Lo propone Luigi Manconi, secondo il quale servirebbe uno stanziamento di circa un milione di euro per collocarli nelle case famiglia, ma le risorse non ci sono. Ascoltiamolo. (sonoro)

Troppe diseguaglianze


Con la chiusura delle scuole aumentano le distanze e l’isolamento di bambini e ragazzi più vulnerabili. Tra gli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado che partecipano al progetto Fuoriclasse di Save the Children, il 46% si è ritrovato a casa senza un pc o un tablet per la didattica a distanza e il 51% senza l’accesso a internet.