Recupero crediti e stipendi non pagati: la crisi la pagano ancora i lavoratori. Dallo studio sui dati dell’Ufficio vertenze del lavoro della Cgil di Milano emergono i numeri di questa situazione. Nel primo semestre del 2014 sono state aperte 670 pratiche per il recupero credito: sono la voce più importante delle 2.394 vertenze partite tra gennaio e giugno. Il dato 2013 era di 1.817 casi di recupero credito su un totale di 5.239 vertenze. Il record storico registrato dallo sportello della Camera del Lavoro è stato nel 2010: 2.289 casi di recupero crediti su un totale di 5.838 vertenze. “I lavoratori sono diventati una forma di ammortizzatore sociale non riconosciuta”, commenta Graziano Gorla, segretario della Camera del Lavoro di Milano.
Nella categoria rientrano i licenziati che non hanno ottenuto il Tfr, quelli a cui non sono state versate della mensilità, lavoratori a cui l’azienda deve versare degli arretrati, ma ne paga solo una parte. A queste si aggiunge anche una categoria che è molto più difficile da tracciare. Sono sempre più numerose, infatti, le aziende con meno di 15 dipendenti che non licenziano ma non pagano gli stipendi. “Molti hanno paura a rivolgersi a noi perché non vogliono perdere il posto di lavoro”, aggiunge Gorla.
Per il sindacato, dall’introduzione della Legge Fornero con la possibilità di licenziare più facilmente anche nelle aziende con meno di 15 dipendenti, la difesa del lavoratore è diventata sempre più difficile. Secondo Marco Locati, responsabile dell’Ufficio vertenze, “il legislatore di tutti i colori politici in questi anni si è accanito per deregolamentare il mercato del lavoro”. E ci ha rimesso anche il diritto del lavoro, sulla base di due falsi miti: la necessità di ridurre le lungaggini burocratiche dei processi e una maggiore richiesta di flessibilità come antidoto alla crisi. “Il Tribunale di Milano è sempre stato virtuoso: al massimo in un anno si arrivava a primo grado. Non era necessario cambiare il sistema”, spiega Locati. Falso anche il mito della flessibilità: “Più di così non è possibile e comunque non siamo ancora fuori dalla crisi”, continua.
(Fonte: Redattore Sociale)
Altra selva burocratica tutta la normativa per il recupero crediti nel caso di aziende che hanno avuto un appalto, normata dai decreti datati 22 maggio 2012. “È molto complesso risalire la filiera e chiedere conto alle stazioni appaltanti”, è il commento di Cgil. E quando a dare l’appalto è un’ente pubblico “il credito del lavoratore è perso e l’unico modo per ottenere almeno qualcosa è rivolgersi al Fondo di garanzia del’Inps”, aggiunge Locati.
A due velocità
Il divario del Pil pro capite tra Nord e Sud è tornato ai livelli di dieci anni fa. Nel Mezzogiorno, dall’inizio della crisi i consumi delle famiglie sono diminuiti del 13% e gli investimenti nell’industria sono calati addirittura di 53 punti. Come uscirne? Lo abbiamo chiesto al direttore di Svimez, Riccardo Padovani.
A tasche vuote
La crisi non allenta la presa e i redditi si fanno sempre più bassi. Secondo gli ultimi dati dell’Istat una donna su due non arriva a mille euro al mese, una soglia che non riesce a raggiungere anche un uomo su tre.
Un Paese immobile
Meno di un italiano su due in età da lavoro ha un impiego. È quanto rilevato da uno studio dell’Associazione Bruno Trentin, realizzato elaborando i dati dell’Istat. Il tasso di occupazione è del 48,7%, nell’Eurozona peggio di noi soltanto la Grecia.
Buone pratiche
Un’app per aiutare i bambini autistici a superare problemi cognitivi e motori. È il Fifth Element Project. Il bambino, giocando a casa con l’applicazione, svolge degli esercizi che vengono registrati da una telecamera. In questo modo il terapista può controllare in tempo reale il paziente. Matteo Valoriani, uno degli inventori.
Nutrire il pianeta, rispettare i diritti
Secondo i dati dell’Istat, in Italia circa 400.000 migranti lavorano in agricoltura per poco più di due euro l’ora. Contro questo sfruttamento arriva il progetto “Qualità del lavoro” promosso dall’Arci. Sergio Giovagnoli, uno dei responsabili.
Il tempo giusto
Gli italiani dedicano 19 ore ogni mese al volontariato. Il servizio di Giuseppe Manzo.
Dietro la lavagna
Dietro la lavagna. L’Italia è il Paese dell’area Ocse con meno insegnanti giovani. Maglia nera con il record di professori di età compresa tra i 50 e i 59 anni e tra quelli che hanno il maggior numero di formatori ultrasessantenni.
DA “ORTOFRÙ” COSTA MENO
Un nuovo network commerciale ortofrutticolo offrirà oltre 20 nuovi posti di lavoro a disabili psichici e persone svantaggiate nelle province di Salerno e Potenza.
“Ortofrù, costa di meno vale di più”. Con questo slogan parte l’avventura della rete commerciale ortofrutticola che ha come obiettivo l’inserimento lavorativo di persone con disabilità psichica.
Giovedì 24 luglio, infatti, sarà inaugurato a Trecchina (Pz) il primo degli 11 negozi del network che nasceranno nei prossimi mesi tra la province di Potenza e Salerno. In ciascun punto vendita lavoreranno due persone, di cui una con disabilità psichica e l’altra svantaggiata sul piano socio-lavorativo (inoccupata, disoccupata, in condizioni di estrema precarietà lavorativa, in mobilità, ecc.), per un totale di più di 20 nuovi posti di lavoro.
Gli utili saranno destinati a strutture gemellate che offrono servizi sociali e socio-sanitari per disabili, bambini, anziani, famiglie disagiate. Caratteristiche principali dei negozi Ortofrù sono: prezzo più basso di mercato, prodotti freschi di stagione e locali. I punti vendita sono anche luoghi di informazione sulla corretta alimentazione e sui benefici per la salute del consumo di frutta e verdura.
La rete commerciale si servirà, inoltre, di un mezzo di trasporto per la vendita ambulante nelle zone più decentrate e per le consegne a domicilio. Il progetto “Ortofrù” è sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD e promosso dal Consorzio Sociale Cooperazione e Solidarietà in collaborazione con un’ampia partnership di associazioni, istituzioni, cooperative sociali e organizzazioni locali.
Schiavi moderni
Schiavi moderni. Drammatico scenario sul piano sanitario e lavorativo per gli agricoltori della provincia di Salerno. È quanto emerge nel nuovo rapporto di Medici per i Diritti Umani, dove gran parte del made in Italy agroalimentare si basa sull’illegalità, i sottosalari e le vessazioni dei braccianti.