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Ni una menos


Migliaia di persone in piazza in Messico contro il femminicidio, dopo l’ennesimo delitto ai danni di una ragazza di 19 anni. Dall’inizio dell’anno le donne uccise sono state almeno 83. Secondo Amnesty International, nel paese centroamericano gli episodi di violenza sessuale avvengono quotidianamente.

Senza pane quotidiano


In aumento la fame nel mondo e il rischio malnutrizione: coinvolti oltre oltre 300 milioni di bambini. Il servizio di Fabio Piccolino.

La fame nel mondo è in aumento, dopo anni in cui la situazione era sensibilmente migliorata. Ad affermarlo sono i numeri del Rapporto congiunto di Fao, Unicef, Organizzazione Mondiale della sanità, Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo e Programma alimentare mondiale.
Rispetto allo scorso anno, le persone in una situazione di insicurezza alimentare sono 38 milioni in più, principalmente a causa della proliferazione di conflitti violenti e agli shock legati al clima. Si tratta dell’11% della popolazione mondiale.
Il Rapporto rientra nel programma di valutazioni globali delle Nazioni Unite dopo l’adozione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile, che mira a porre fine alla fame e a tutte le forme di malnutrizione entro il 2030.

All’ombra del muro


Caritas presenta un dossier sulle barriere costruite dall’uomo per separarsi da altri uomini, aumentate esponenzialmente negli ultimi anni. Se alla caduta di quello di Berlino se ne contavano 15, oggi le protezioni a carattere repressivo-difensivo sono oltre 60. Un focus specifico è dedicato alla questione israelo-palestinese.

 

Quella tra Israele e Palestina “è la più lunga crisi umanitaria della storia delle Nazioni Unite”, come dichiarato nel giugno 2017, da Robert Piper, UN coordinator for Humanitarian Aid and Development Activities, che aggiunge: “Vivere sotto una occupazione militare straniera per anni, genera disperazione, soffoca le iniziative e lascia generazioni in una sorta di limbo politico ed economico”.
Il Dossier riporta inoltre l’esperienza del progetto di gemellaggi avviato fra Caritas Gerusalemme, parrocchie locali e Caritas diocesane italiane. Iniziativa che ha l’intento di costruire relazioni che siano segno di speranza e strumento per alleviare la povertà estrema, grazie all’avvio di pellegrinaggi solidali, la promozione di gruppi di volontariato, la realizzazione di microprogetti di sviluppo.

Ombre egiziane


Il consulente legale della famiglia di Giulio Regeni al Cairo, Ibhrahim Metwaly, è stato arrestato. “La Procura della Sicurezza dello Stato ha deciso una carcerazione preventiva di 15 giorni” annuncia il Coordinamento dei diritti e le libertà sulla sua pagina Facebook. Molte ong chiedono al governo di Al Sisi chiarimenti per questa oscura vicenda.

Viaggi spaventosi


È il titolo del rapporto di Unicef e Organizzazione internazionale per le migrazioni sui diritti umani di bambini e giovani rifugiati che tentano di raggiungere l’Europa: nel 77% dei casi si verificano abusi e sfruttamento. La maggior parte delle persone che hanno attraversato la Libia sono fortemente colpite da illegalità, milizie e criminalità.

 

Il rapporto – basato su testimonianze di circa 22mila migranti e rifugiati, compresi 11mila bambini e giovani intervistati dall’Oim – mostra anche che, “mentre tutti i bambini migranti sono esposti a grandi rischi, coloro che provengono dall’Africa sub sahariana hanno probabilità molto maggiori di subire sfruttamento e tratta rispetto a persone che si spostano da altri Paesi del mondo: lungo la rotta del Mediterraneo Orientale, il 65% rispetto al 15% e lungo la rotta del Mediterraneo centrale l’83% rispetto al 56%. Il razzismo è probabilmente il principale fattore alla base di questa discrepanza”. “Bambini e giovani che viaggiano da soli o per lunghi periodi sono tra i più vulnerabili a sfruttamento per mano di responsabili di tratta e gruppi criminali durante il viaggio”.

Tortura, l’Egitto blocca il sito di Human Right Watch


L’Egitto ha bloccato il sito di Human Rights Watch, dopo la pubblicazione di un dossier sulla tortura sistematica nelle carceri del Paese.
Secondo l’organizzazione, sotto il comando del presidente Abdel Fattah al-Sisi, le forze di polizia regolare e i funzionari della Sicurezza nazionale dell’Egitto sottopongono regolarmente a tortura i detenuti politici, facendo ricorso a varie tecniche come pestaggi, scosse elettriche, posizioni stressanti, e talvolta stupro.

Il rapporto documenta come le forze di sicurezza, in particolare i funzionari dell’Agenzia di Sicurezza nazionale, che fa capo al ministero dell’interno, facciano ricorso a tortura per forzare i sospetti a confessare o condividere informazioni, oppure per punirli. Accuse di tortura sono state comuni fin da quando al-Sisi, allora ministro della difesa, rovesciò l’ex presidente Mohamed Morsy nel 2013, dando il via a violazioni dei diritti di base su larga scala. La tortura è a lungo stata un male endemico all’interno delle forze dell’ordine egiziane, e proprio i dilaganti abusi da parte delle forze di sicurezza contribuirono ad accendere, a livello nazionale, le rivolte che portarono nel 2011 alla deposizione di Hosni Mubarak, leader di lungo corso, dopo quasi trent’anni.

Human Rights Watch ha intervistato 19 ex-detenuti e la famiglia di un ventesimo detenuto, torturati tra il 2014 e il 2016, oltre ad avvocati egiziani di difesa e per i diritti umani. Human Rights Watch ha anche studiato decine di rapporti sulla tortura realizzati da gruppi egiziani per i diritti umani e da organi d’informazione. Le tecniche di tortura documentate da Human Rights Watch sono state praticate in stazioni di polizia e uffici della Sicurezza nazionale in tutto il Paese, con l’uso di metodi praticamente identici, per molti anni.

Il rapporto completo  “‘We Do Unreasonable Things Here’: Torture and National Security in al-Sisi’s Egypt” si può leggere qui

In emergenza


I Rohingya che fuggono dalla violenza in Myanmar verso il Bangladesh sono ormai oltre 290.000. Le persone arrivano nel Paese spesso in gravi condizioni, molto traumatizzate e senza aver avuto accesso a cure. Secondo Medici Senza Frontiere, senza un aumento del supporto umanitario, i potenziali rischi per la salute sono altissimi.

 

La maggior parte dei nuovi arrivati risiede in baraccopoli già esistenti, in campi delle Nazioni Unite, in tre nuove baraccopoli che sono emerse di recente o nella comunità ospitante. Molti rifugiati sono però bloccati in terre di nessuno al confine con il Myanmar. Anche prima del più recente afflusso, molti rifugiati Rohingya in Bangladesh vivevano in condizioni di insicurezza, sovraffollamento e mancanza di igiene, con poca protezione dalle intemperie. “In tanti anni, non abbiamo mai visto nulla di simile”, dichiara Pavlo Kolovos, capo missione di MSF in Bangladesh. “Le nostre équipe vedono fiumi di persone che arrivano in condizioni terribili, molto traumatizzate e senza aver avuto accesso a cure mediche. Molti dei nuovi arrivati hanno bisogni medici seri, come ferite dovute alla violenza gravemente infette e complicazioni ostetriche in stadio avanzato. Senza un aumento del supporto umanitario, i potenziali rischi per la salute sono altissimi”.

Meno bombe, più salute


Per sradicare la malaria, basterebbe rinunciare a tre ore all’anno di spese militari, parola delle ong. Il servizio di Fabio Piccolino.

 

“Se si volesse sconfiggere la malaria nel mondo sarebbe sufficiente rinunciare a tre ore all’anno di spese militari”: lo ha affermato il portavoce di Rete Disarmo Francesco Vignarca. Si stima infatti che la cifra necessaria per rendere accessibili i farmaci per tutte le persone che ne sono colpite e fare interventi strutturali come l’accesso all’acqua, la bonifica delle aree stagnanti e la prevenzione, sarebbe di circa 600 milioni di dollari all’anno fino al 2030. Lo sradicamento della malattia è uno degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Onu; ogni anno 429 mila persone muoiono di malaria. Per il 70% si tratta di bambini.

Aria pulita


Il governo francese ha presentato una proposta di legge per vietare l’estrazione di petrolio e gas entro il 2040. Si tratta di una decisione strategica per contrastare il riscaldamento globale e ridurre l’inquinamento, in linea con gli accordi di Parigi sul clima. Nel Paese transalpino i giacimenti ancora in funzione sono 63.

 

Secondo il quotidiano Le Parisien, si tratta di una misura simbolica, poiché nel 2016 la produzione francese di idrocarburi ha rappresentato appena l’1% dei consumi.
La proposta, che ha avuto il plauso dei gruppi ambientalisti,  è stata aspramente criticata dalle industrie petrolifere .

Terrore continuo


Amnesty international ha denunciato l’aumento degli attentati di Boko Haram e del numero di vittime civili nella regione del Lago Ciad. Secondo l’organizzazione per i diritti umani almeno 381 civili sono rimasti uccisi nella nuova campagna di attentati suicidi.