A un anno dalla firma dell’accordo Italia-Libia per fermare i flussi migratori diretti in Europa, Amnesty International torna a denunciare le condizioni disumane dei detenuti nelle carceri libiche e a chiedere trasparenza sulle procedure di rimpatrio volontario. Alternative migliori, dichiara l’associazione, sarebbero l’aumento dei reinsediamenti e il rilascio di visti umanitari.
“L’Europa deve urgentemente porre il tema della dignità umana al centro delle sue politiche in materia d’immigrazione. Se l’Italia è al posto di guida, tutti i governi europei che cooperano con la Libia nel controllo delle frontiere hanno la loro parte di responsabilità per il trattenimento di migranti e rifugiati in centri dove si verificano violenze indescrivibili”, ha detto Iverna McGowan, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee. “In ogni parte del mondo la gente è rimasta scioccata dall’agghiacciante situazione dei migranti e dei rifugiati in Libia. I governi europei hanno reagito con rimedi provvisori, come le evacuazioni senza alcuna garanzia che le persone tornate nei luoghi di origine possano riprendere una vita in condizioni di sicurezza. Sollecitiamo i leader europei ad assicurare che quelle garanzie siano applicate, soprattutto mediante l’offerta di posti per il reinsediamento e visti umanitari per le persone che sono in un disperato stato di necessità”.
Cimitero Mediterraneo
Due donne morte, due bambini rimasti orfani, 800 migranti salvati nel naufragio. E’ solo l’ultima tragedia del mare. Medici senza frontiere chiede ancora una volta all’Europa di intervenire per risolvere una situazione che si aggrava ogni giorno di pi.
I soliti a pagare
Gli Stati Uniti riducono i finanziamenti all’Agenzia Onu per i profughi palestinesi, che è costretta tagliare i suoi servizi. Contro questa decisione, 13.000 dipendenti hanno scioperato nella giornata di ieri lasciando chiuse le scuole nella Striscia di Gaza.
Pugno duro
Oltre duecento i russi arrestati in questi giorni per aver protestato in vista delle elezioni presidenziali di marzo. Il servizio di Giovanna Carnevale.
Contro quelle che chiamano “false presidenziali”, ovvero elezioni di facciata vista la quasi assenza di candidati concorrenti a Putin, in Russia migliaia di persone sono scese in piazza guidate dal leader di opposizione Navalny. Ma per loro sono scattati, oltre che per Navalny stesso, oltre 240 arresti, secondo una ong del Paese, per aver tenuto cortei senza autorizzazione. Le proteste seguono la bocciatura della candidatura di Navalny alle presidenziali: l’unico uomo che avrebbe potuto mettere in difficoltà l’attuale presidente nel voto popolare è stato condannato per appropriazione indebita, ma per lui si tratta di una sentenza politica e continua con il suo impegno di attivista e blogger invitando i russi a boicottare le elezioni e a non riconoscerne i risultati.
Photo/Mikhail Metzel
Sos infanzia
Nella Repubblica Democratica del Congo, oltre 800.000 bambini sono sfollati nel 2017 a causa di violenza interetnica e scontri fra l’esercito regolare, le milizie e i gruppi armati. Per l’Unicef si tratta di una delle crisi di sfollati più grandi al mondo.
Bersaglio umanitario
Sei morti morti e dieci persone ferite. È il tragico bilancio dell’attacco alla sede afgana di Save the Children. Che annuncia la sospensione delle attività nel Paese. Da Kabul, Filippo Ungaro della ong. (sonoro)
Pericoloso silenzio
Corea del Nord, Eritrea, Burundi, Sudan, Vietnam e Perù: sono alcune tra le crisi umanitarie più gravi nel mondo ma di cui i media parlano poco. A riportarlo l’organizzazione internazionale Care, che elenca le dieci situazioni più critiche a livello mondiale.
Co-opera
Domani e dopodomani, a Roma, la prima conferenza nazionale sulla cooperazione allo sviluppo, con un’importante presenza di associazioni e ong. Ai nostri microfoni Luca De Fraia, coordinatore della Consulta Europa e mondo del Forum Terzo Settore. (sonoro)
Aiuto allo Sviluppo, il fondo c’è ma non si vede
Difficoltà di accesso ai dati, poca chiarezza nelle voci di spesa, nella denuncia del Rapporto Oxfam-Openpolis. Il servizio di Giovanna Carnevale.
A pochi giorni dalla prima conferenza nazionale sulla cooperazione allo sviluppo che si terrà il 24 e 25 gennaio a Roma, un’analisi realizzata da Openpolis e Oxfam denuncia anomalie e scarsa trasparenza nella destinazione degli aiuti per la cooperazione internazionale. Sulla carta, si tratta di un trasferimento di risorse e mezzi verso Paesi e aree ancora in difficoltà, ma di fatto una parte sempre più consistente rimane nelle zone ricche e spesa per gestire l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo. Nel 2016, riportano le due associazioni, il volume dell’aiuto pubblico allo sviluppo mondiale ha superato 154 miliardi di euro, con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente. Ma contemporaneamente è cresciuta la percentuale delle risorse che rimane negli Stati donatori: i fondi Ue verso i Paesi poveri sono passati da 9,7 miliardi di euro del 2011 a 8,5 miliardi nel 2016. In Italia la diminuzione è stata del 71%.